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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
15-04-2008, 21.58.03 | #3 | ||
Utente bannato
Data registrazione: 14-04-2008
Messaggi: 169
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Riferimento: Il Cavallo Alato
Citazione:
Grazie Koli. Non lo so. Me lo sono chiesto anch'io ed è una delle ragioni per cui ho voluto iniziare questa discussione, poichè da solo non riesco a sistemare il mio problema rispetto all'a-priori. Può darsi che l'a-priori sia ininfluente, non so. Mi pare difficile avere l'idea di un cavallo a priori. Ho la sensazione che la questione dell'a-priori riguardi perciò certi meccanismi del conoscere, come la tendenza a completare le informazioni mancanti. Citazione:
postulo che l'idea sia come un' "immagine" come una figurina collegata con un filo (che stimo essere la logica e il logos) alla cosa fisica. L'immagine se è integra restituisce una immagine completa del cavallo. Se è corrotta solo una porzione. La mia tesi è che come si è formata l'immagine del cavallo alato per una precisa volontà (non per errata conoscenza ovviamente) così possono formarsi idee che chiamo false idee, aggregati di idee corrotte. Come nel campo delle immagini, idee visuali, anche nel campo delle idee intellettuali, possono formarsi per volontà o per errore false idee. Il concetto è che l'Idea sarebbe una estensione della cosa (porzione della sostanza unica) che pensa se stessa e darebbe l'immagine dell'insieme di attributi che caratterizzano la cosa stessa. Le idee deriverebbero dalle cose e le cose deriverebbero da un'unica sostanza che ha infiniti attributi. La processione delle cose non si darebbe per riproduzione. Non si possono riprodurre perchè solo Dio, la sostanza unica, si genera cioè si riproduce. La processione delle cose si darebbe per "perdita" di attributi. Le cose non si riproducono ma perdono attributi e così facendo si distinguono. Perchè se dagli attributi si conosce una sostanza, differenziandosi per la perdita di questi si danno tante sostanze parziali (o apparenti). (Ogni cosa conserva in sè l'attributo della sostanza unica di avere la propria causa in sè perciò le percepiamo come sostanze proprie). La tendenza alla perdita di attributi sarebbe determinata dall'attributo che la sostanza unica avrebbe di "perdersi", attributo opposto a quello di "esserci" e che è conservato in ogni cosa. La contrapposizione tra questi due attributi determina il divenire della sostanza il suo esistere. La sua causa sufficiente di moto. Gli attributi di pensiero, estensione, e di avere la causa in sè, conservati fino all'ultimo in ogni cosa stimolano l'intelletto a riconoscerle, giustificarle e completarle. Costruendo convinzioni errate. Probabilmente per un condizionamento a priori. Questa della corruzione è un'idea cardine quindi, essendo un'idea che viene dalla realtà in cui si esperimenta la corruzione delle cose e trasposta al mondo delle idee, trattandosi di un'idea derivata dalla natura può essere più o meno corrotta e magari non avere alcuna attinenza in sè con la realtà come il cavallo alato. Ma potrebbe anche essere veritiera. Perciò sto cercando di aiutarmi parlandone. In sè un sistema logico non avrebbe bisogno di dimostrazioni tangibili ma le dimostrazioni della logica sono rifiutate rifiutate per la loro autoreferenzialità. Io sono convinto esista una connessione tra empireo e logica poichè sono convinto profondamente che la realtà è l'estensione del pensiero della sostanza unica, la sua immagine. L'ho riletto diverse volte... ma non riesco a essere più chiaro!... |
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17-04-2008, 09.28.25 | #4 |
Ospite abituale
Data registrazione: 17-07-2007
Messaggi: 128
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Riferimento: Il Cavallo Alato
Due cose:
- è facile in questo tuo sistema ribaltare il tuo assunto che non esistono idee a-priori...le cose sono il frutto della corruzione, ossia della perdita di attributi che nella sostanza unica sono infiniti e convivono in sintesi armonica...nonostante questa perdita c'è un limite di corruzione, ossia un punto oltre il quale non si può più perdere altro. Questo limite è costituito dal pensiero, estensione, e dall'avere la causa in sè come tu stesso affermi, che sono caratteristiche imprescindibili delle cose...ora se il pensiero è una di queste caratteristiche imprescindibili significherà che oltre ad essere un universale è anche un originario; e se è un originario avrà dei principi operativi, dei meccanismi di funzionamento anteriori ad ogni applicazione del pensiero stesso ai dati della conoscenza..e se la cosa si conosce, il suo essere cosa dipende dalla sua conoscenza di sè...gli universali sono in un certo senso gli a-priori: i concetti stessi di unità, pluralità, estensione, causalità, etc sono gli a-priori della conoscenza -perchè le cose procedono dalla sostanza unica? è una necessità metafisica? |
18-04-2008, 00.29.46 | #5 | |||
Utente bannato
Data registrazione: 14-04-2008
Messaggi: 169
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Riferimento: Il Cavallo Alato
Citazione:
Citazione:
E' un capovolgimento interessante anzi mi pare proprio una conseguenza accettabile, se capisco bene sarebbe la Sostanza a conoscermi, a permettermi di conoscerla. Trattandosi di monismo hai completato il mio ragionamento perchè io avevo lasciato fuori dal sistema l'osservatore. Questo mi fa venire in mene una frase di un filosofo, credo tedesco, credo posteriore a Hegel ma non ricordo il nome, che ha detto: "La mente è natura pensante, la Natura è mente operante" In questa rappresentazione non è nemmeno un ribaltamento non di senso è solo lo stesso senso visto specularmente. E' vero, da un lato ci si può compiacere di un sistema monistico si possono costruirne infiniti, tutti carini ma in definitiva sono autoreferenziali, ma dall'altro lato in fondo solo con la Logica si possono dimostrare i limiti della stessa. Ero interessato a trovare l'anello di congiunzione tra immaginazione e realtà, qualcosa che permetta di uscire dal gioco degli specchi della "rappresentazione" e di dimostrare che la logica non è solo autoreferenziale. Quanto tu affermi vorrebbe dire che qualsiasi cosa posso pensare e conoscere non è altro che ciò che la sostanza, casualmente o per chissà quale motivo, pensa e conosce di sè tramite me, giusto? Citazione:
La tendenza alla perdita di attributi sarebbe determinata dall'attributo che la sostanza unica avrebbe di "perdersi", attributo opposto a quello di "esserci" e che è conservato in ogni cosa. Sarebbe la contrapposizione tra "è" non "è" a determinare la perdita di attributi. Tra gli infiniti dovrebbe avere quello di verità dei propri attributi. L'unica maniera per essere e nel contempo non essere è diversificarsi. Perdendo un attributo la sostanza è e nel contempo la seconda sostanza dalla differenza di attributi "non è" più uguale alla prima! La differenza tra le due sostanze determina che vi è stata una successione, non possono coincidere essendo diverse per cui nella seconda sostanza istantaneamente si da lo Spazio, il Tempo, il Moto, che sono funzione del mondo tridimensionale (V=S/T...) ed ovviamente un corpo che occupi lo spazio dato (E=M*V2...) sono tutti elementi efficienti e necessari dalla successione. Si tratti di meccanismi necessari. E' pura metafisica è vero ma un buon metafisico ritiene che il monismo sia assolutamente vero ed evidente e a me pare che il cavallo alato sia la dimostrazione almeno di ciò. Almeno, io ci sono arrivato da questa strada. |
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18-04-2008, 11.35.53 | #6 | ||
Ospite abituale
Data registrazione: 17-07-2007
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Riferimento: Il Cavallo Alato
Citazione:
si ma non lo penso io...in genere l'idealismo tedesco arriva a queste conclusioni La tendenza alla perdita di attributi sarebbe determinata dall'attributo che la sostanza unica avrebbe di "perdersi", attributo opposto a quello di "esserci" e che è conservato in ogni cosa. Citazione:
sempre ritornando all'idealismo, queste considerazioni che tu fai sono antiche: pressappoco gli stessi ragionamenti sulla dialettica tra essere e non essere come generatori di tutta la realtà ideale si trovano già in Platone, soprattutto nel dialogo "Parmenide" ... quanto siano fondamentali i ragionamenti di Platone lo conferma anche la ripresa delle stesse considerazioni nella "Logica" di Hegel Il problema però è che Platone ammette gli a-priori...anzi senza gli a-priori non sarebbe possibile la logica rigorosa...per fare un esempio: senza il concetto innato o a-priori di unità non potrebbe esistere per esempio il principio di identità o qualsiasi altro principio di logica...ugualmente il concetto di identità deve necessariamente precedere il principio di identità come il concetto di differenza deve precedere il principio di contraddizione e così via con tutte quelle idee a-priori che poi bene o male ritroveremo anche nel sistema delle categorie kantiane ( sempre per fare un esempio della grandissima importanza di Platone per la filosofia occidentale )... |
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21-04-2008, 12.11.38 | #7 | |
farabutta
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Riferimento: Il Cavallo Alato
Citazione:
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30-04-2008, 22.43.25 | #8 | ||||||||||||
Utente bannato
Data registrazione: 14-04-2008
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Riferimento: Il Cavallo Alato
Citazione:
Non lo è anzi potrebbe sembrare ateismo come quello di Spinoza. Si tratta di pure rappresentazioni diverse. Livelli diversi dove la stessa cosa l'assenza, il non è, si chiama in modo diverso perchè conduce ad effetti diversi. In fisica è l'entropia e l'attrito. In religione è il male. Puramente come assenza di bene. Quindi non è manicheismo, perchè il mio sforzo è di rimanere rigorosamente nell'unica sostanza e unico principio. Citazione:
E' un po' complicato... se ti ci vuoi mettere mi fa davvero molto piacere, mi sarebbe molto utile! Io lo spiego così, la sostanza unica ha l'attributo di "essere" e l'attributo di essero vero nei suoi attributi. Questo implica che i suoi attributi per essere veri devono essere oltre che "in sè", "per sè". Perciò l'attributo di essere deve esplicarsi, cioè "darsi", deve esser-ci, da ciò l'esistenza, è il "ci" che implica cosa e dove. Esplicandosi la sostanza produce una sua "immagine" una nuova "cosa" una sostanza ma apparente perchè priva di un attributo della sostanza unico che è l'attributo divino per eccellenza la capacità di generarsi. La perdita di un attributo è necessaria altrimenti si darebbero due sostanza e due tutti il che è assurdo. Da quel momento la nuova sostanza apparente continua a scindersi perchè ha conservato tutti gli altri attributi per cui anche quelli di "avere attributi veri" e di "essere". Perciò riproduce il processo di esplicazione Si ha una sequela di sostanze apparenti che via via hanno sempre meno attributi. Questa teoria comferma che l'esistenza implica l'origine dell'universo e la sua caducità. Comferm quanto detto S.Agostino ha detto che Dio è origine del Male perchè fonda il libero arbitrio. La prova dell'esistenza di Dio sarebbe è nell'esistenza di tutto ciò che esiste, l'esistenza è lo specchio di Dio ma non è di Dio. L'esistenza contiene il male come conditio sine qua non e Dio non condivide nulla di ciò che esiste perchè non può condividere il male. Questa teoria conferma S.Tommaso "Dio non può trasgredire la regole da lui stesso create" proprio perchè scisso dalla creazione. E inoltre conferma la verità di Cristo. Il Credo Niceno-Costantinopolitano dice: "generato e non creato della stessa sostanza del padre per mezzo di lui tutte le cose sono stare create..." Questa frase che si recita nel rito della messa e nessuno ci fa caso ma è una frase concepita nel clima culturale gnostico ed è perfettamente compatibile con la mia teoria. Citazione:
Per quanto detto prima le sostanze apparenti producono idee di sè. Tramite le idee si arriva all'attributo essere, copia della sostanza unica, presente in ogni sostanza apparente e da li tramite un filo logico (il logos) si arriva all'essere originale di Dio. Gli attributi sono stati letteralmente copiati dalla sostanza unica in ogni sostanza apparente ma ognuna ne ha solo una parte. Questa teoria conferma il significato dei simboli, "Symbolon" ponti. Citazione:
Argomento affrontato nelle precedenti risposte. Citazione:
Quando Spinoza dice che Dio è l'ente la cui essenza implica la sua esistenza intende questo. [/quote] Forse ricordo male, mi pareva che Spinoza intendesse per esistenza esattamente l'esistenza nella realtà, e perciò Dio esiste, secondo la sua 'dimostrazione', nel senso che è sostanza. Citazione:
La sostanza è quella cosa che esiste in sè e non in altro. di conseguenza è un principio d'ordine se da questa sostanza derivano modi diversi di apparire della stessa ("modi" è il concetto di Spinoza che io spiego con l'idea della sostanze apparenti). Quei modi diversi che l'uomo conosce e che compongono la realtà hanno tutti un'unico riferimento, la sostanza unica, ovviamente. Che è il principio d'ordine, quello che chiamiamo la causa di qualcosa. Non ne possono esistere ovviamente due perchè sarebbe assurdo. Tuttavia pur esistendo un solo principio d'ordine esiste la falsa idea che ne esista più di uno. Le false idee che sono il vero problema della conoscenza hanno sempre una spiegazione logica all'interno di questa teoria. In questo caso è molto semplice, le cose hanno conservato l'attributo di "essere in sè e non in altro", l'attributo della sostanza! Tale "memoria" fornisce l'imput falsificante al cervello che è predisposto da un a-priori a riconoscere per via di quell'attributo una sostanza unica in quella cosa, e quindi una sua spiegazione cioè un suo principio d'ordine. L'a-priori si può spiegare con l'attributo che la sostanza ha di conoscere se stessa. tale attributo è conservato in noi e riconosce l'attributo "di essere in sè e non in altro" conservato nelle cose. E genera l'illusione. Citazione:
Sono daccordo in una certa misura, se l'uso che si fa dei dati servi per gestire la situazione reale con la quale ci relazioniamo è ovvio che è utile. Se guido un'auto i dati provenienti dai sensi mi servono per guidare è quell'azione non è assurda, è vera e ben condotta. Tramite quei dati posso anche cominciare un percorso che mi porta all'essere da cui tutto è originato ma se confido solo nell'esistere mi faccio sviare per il processo d'illusione di cui ho detto poc'anzi. Citazione:
Come vedi non mi sto sottraendo alla critica, espondendoti la mia teoria che è imperfetta ancora e le critiche mi servono per migliorarla. Citazione:
Beh, era l'idealismo dell'Io... non è lo stesso, d'accordo. Citazione:
Alla luce di quanto ho esposto dovrebbe essere chiaro. Certo ha una grande dignità. il politeismo si basa sull'idea della generazione il monoteismo sulla creazione. Anche il politeismo ha avuto in realtà un processo di unificazione tramite le trinità e vi era nei filosofi l'idea di Dio come un unico concetto. Ma tale processo era impossibile che arrivasse all'esito moteista perchè continuava a vedere più principi d'ordine in armonia o conflitto. (Filosofi esclusi, mi riferisco alle tradizioni religiose). Sia la generazione che la creazione sono idee tratte dalla natura e dalla pratica umana che diventano "false idee" sul modo in cui Dio ha fatto il mondo. Il processo che ho descritto è una cosa diversa ma assomiglia a entrambi e occorrerebbe una parola nuova. Citazione:
No, no, io no! E' il politeista. Ho detto che lo rispetto ma non lo condivido. Lo rispetto perchè mi sono dato una spiegazione di quella illusione. Dietro c'è una verità. E' un'illusione quella vive, io cmq gli riconosco una dignità perchè è una falsa idea molto comprensibile. la sua non è ignoranza incolpevole poichè ha l'inganno dei sensi. Citazione:
Perchè sono modi della sostanza unica. In Fisica abbiamo l'attrito che impedisce alle leggi perfette della fisica di esplicarsi perfettamente In morale il male che impedisce la felicità dell'uomo In religione il male che impedisce che il mondo sia un paradiso... Sono rappresentazioni. Sulle sostanze apparenti, che poi in realtà sono le cose sono composte da più sostanze apparenti da qui il casino di ripercorrere il filo... per sostanze nel campo della nostra realtà tridimensionale intendo le sostanze vere e proprie, metalli, non metalli. Le mie non sono solo categorie mentali sono cose vere, come le intendo io, che esistono fisicamente non solo logicamente. Sono concetti molto sviluppati nel campo dell'esoterismo. Ho studiato quel campo ma non ne sono un seguace perchè tutte le dottrine che ne fanno parte perseguono l'idea dell'esistenza di diversi principi d'ordine, quando l'ho capito l'ho abbandonato. Tuttavia gli studi di Simbolica sono accessibili solo tramite questa disciplina. Ciao |
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01-05-2008, 08.04.06 | #9 | |
Ospite di se stesso
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Riferimento: Il Cavallo Alato
Citazione:
Cioè:il male fa parte di quel processo illusorio di cui parli ed è quindi una scissione dualistica nella rappresentazione del mondo,un suo riflesso ,oppure? Credi forse ad una forza che si oppone a Dio :cosa intendi con "Dio non condivide" ? |
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01-05-2008, 16.51.09 | #10 | ||
Utente bannato
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Riferimento: Risposte Pt.1
Noor, Fealoro,
ho commesso alcuni errori di scrittura. Del politeismo, errata corrige: E' un'illusione quella che vive, io cmq gli riconosco una dignità perchè è una falsa idea molto comprensibile. la sua è ignoranza incolpevole poichè ha l'inganno dei sensi. Dell'esistenza, errata corrige: La prova dell'esistenza di Dio sarebbe nell'esistenza di tutto ciò che esiste, l'esistenza è lo specchio di Dio ma non è Dio. Noor, questo pensiero può aver generato confusione, dopo rispondo alla tua domanda sul male. L'esistenza in quanto esistenza delle cose è una cosa originata da Dio ed è di Dio quindi. L'esistenza come predicato non è di Dio. Sarebbe assurdo Dio non può essere costituito di "non è", è puro "è". Chi dice che Dio non esiste ha in un certo senso ragione. Per questo io sembro assolutista ma non lo sono perchè sono in grado di ammettere le verità del relativista. Dio E'. Si può dire che esiste ma non è esistente Originando l'esistenza va da sè che questo conferisce un valore di superesistenza. In pratica a chi mi dice che Dio non esiste dico che ha ragione perchè Dio è superesistente. E' in fondo è anche banalmente intuibile che l'esistenza di Dio è qualcosa di eccezionale e superiore. Avevo dimenticato di rispondere a Fealoro su Spinoza Ho detto: Quando Spinoza dice che Dio è l'ente la cui essenza implica la sua esistenza intende questo. Citazione:
No, non è l'esistenza della realtà quella di cui parla spinoza. La realtà è solo un modo della sostanza. L'esistenza di cui parla è l'effetto implicito della sua essenza in quanto Spinoza considera estensione e pensiero attributi della sostanza. Sento l'esigenza di postare alcune testi che sono scritti assai meglio di quanto riesco a fare io: da wiki: La sostanza è una realtà oggettiva concepita per se stessa. Se questa sostanza può essere definita come ciò che è in sé e viene concepita per sé allora è una Causa sui (causa di se stessa); in lei coincidono in un unico punto causa ed effetto, lei è nello stesso tempo madre e figlia: altrimenti sarebbe effetto di una causa che viene prima di lei e lei allora non sarebbe più la prima, come deve essere per la sostanza. È definita Causa sui in quanto se si dovesse fare una distinzione tra l'essenza e l'esistenza, tra pensiero e realtà, per la sostanza questa distinzione non vale perché essa non appena pensa immediatamente esiste. (cfr. Cartesio). La sua essenza implica necessariamente l'esistenza. Se l'essenza è il mondo del pensare e l'esistenza è quella della realtà non appena appare la sostanza nel pensiero nello stesso originario atto, essa esiste. da http://www.ildiogene.it/EncyPages/Ency=Spinoza.html La filosofia di Spinoza parte da un presupposto tipicamente cartesiano, facendo dell'ordine geometrico, cioè la forma matematica, lo strumento essenziale per la comprensione della realtà, la quale viene pensata come un qualcosa di prettamente razionale e quindi traducibile in termini matematici. A differenza, però, da Cartesio, il quale aveva distinto due sostanze (una finita ed una infinita), questi afferma l'unità dell'essere, identificando Dio con la natura ed adottando in questo modo una posizione di tipo panteistico. Principio primo di tutte le cose è la sostanza, intesa come "ciò che è in sé e per sé viene concepito; vale a dire ciò il cui concetto non ha bisogno del concetto di un'altra cosa da cui debba essere formato. "Esiste quindi un'unica sostanza, non limitata da altre, unica e sola realtà, identificata con Dio. "Tutto ciò che è, è in Dio e non può essere né essere concepito senza Dio". Perciò la sostanza è contemporaneamente Dio e natura (Deus sive natura). Tale sostanza è causa sui ed esiste necessariamente, poiché la sua esistenza è implicata dalla sua essenza, ed è infinita, poiché se non fosse così dovrebbe essere limitata da una qualche altra sostanza della sua medesima natura. Dio, in quanto infinito, consta di infiniti attributi, ciascuno dei quali esprime l'essenza infinita ed eterna. Gli attributi sono ciò che l'intelletto percepisce della sostanza come costituente la sua stessa essenza. Ogni attributo è in sé infinito, ma esclude gli altri. Le cose del mondo spirituale e materiale non sono che modi di essere di tali attributi. Dio è causa efficiente, immanente, di tutta la realtà, la quale non è che un modo di Dio stesso. Dio, come sostanza infinita, è la natura naturante, il mondo è la natura naturata. Dio è libera causalità, in quanto agente per la sola necessità della sua natura, perciò in lui libertà e necessità coincidono. Dio non ha volontà ed intelletto, in quanto non è persona e quindi non possiede tali attributi, almeno non nel senso in cui noi, come esseri umani, siamo soliti considerarli. In natura nulla è contingente, ma ogni cosa è determinata dalla necessità della natura divina. Dato l'ordine necessario del mondo, non ha nessun senso parlare di cause finali. Degli infiniti attributi della sostanza, solamente due sono percepibili dall'intelletto: il pensiero e l'estensione. Il pensiero è l'attributo divino che comprende, come concetto, tutti i singoli pensieri, i quali sono modi della sostanza divina. L'estensione è l'attributo che comprende i vari corpi estesi, anch'essi modi della sostanza divina. Dio è, infatti, sia la cosa pensante che la cosa estesa. Idee e corpi appartengono a due ordini ben distinti, in quanto sono modi di due attributi distinti. Le due serie sono tra loro parallele, poiché l'ordine e la connessione delle idee corrispondono all'ordine e la connessione dei corpi. Anche l'uomo non è che una modificazione degli attributi divini, vale a dire un modo della sostanza divina: la mente come modo del pensiero, il corpo come modo dell'estensione La filosofia di Spinoza è un miglioramento rispetto a quella di Cartesio e S.Tommaso è considerata universalmente l'apice della Logica metafisica. Purtroppo l'uomo moderno rifiuta le evidenze e perciò le dimostrazioni perfette di Spinoza diventano per lui tautologiche, autoreferenziali. Io mi sforzo di trovare di canali di connessione tra la realtà e la logica di Spinoza. Citazione:
Dio non condivide nel senso che non "condivide con". Dio non è fuso nel mondo, credenza di ogni politeismo, la "scintilla divina" di cui parlano le dottrine esoteriche non esiste. Dio è scisso dal mondo. Il male che è nel mondo gli impedisce ogni coesione coma l'acqua con l'olio. Dio non può operare nel mondo. In realtà opera e ad operare è il Cristo, Dio fatto uomo. Quello che io voglio dimostrare è che il Cristo è assolutamente necessario dal punto di vista logico. Che è il logos di cui parla S.Giovanni, ovvero la scuola gnostica che probabilmente sta dietro il suo nome. Colui che il credo niceno-costantinopolitano definisce il "generato e non creato della stessa sostanza del padre per mezzo di lui tutte le cose sono stare create..." E' lui che opera nel mondo per riportare la creazione al Padre. Cristo non opera contro un principio alternativo, il male. Il male è solo "non è". Agli atomi non succede nulla quando un vivente muore. A operare nel male non è il male ma una creatura che è schiava di esso. Il diavolo. Nella mia teoria cosa o chi sia non lo so ma deve avere un posto. Non posso accettare che sia un principio, il demiurgo gnostico, il male necessario e cose di questo tipo. La risposta migliore che mi viene che il diavolo sia un concetto il "non è" e che esista nei diavoli ovvero nelle persone che sono schiave del "non è", schiave della materia. Coloro che credono alla carne e non allo spirito. Ma dove la carne è solo ciò che è privo d'essere, di verità. La forma vuota. E' possibile che in ogni epoca ci sia qualcuno che operi al massimo grado il male. Una sorta di anticristo. Mi rendo conto che ci sono una serie di problemi su certi concetti del male quale il "drago" ad esempio. "Dio è origine del male" questo è S.Agostino, dottore della Chiesa e grande cervellone non certo Ailester Crownley! Per questo la mia ricerca è in un canale cattolico ortodosso anche se estremo. Un conto sono le creature un altro le forze. Il diavolo è una creatura che usa il male ma non è il male. Può essere davvero un'entita invisibile ma fisica, può essere una serie di persone che interpretano questo ruolo convertendo il proprio spirito al falso principio della materia (falsa idea). Poi esiste la forza male che ad esempio nell'apocalisse è il drago. E in ogni mitologia, cosmogonia esiste questo drago. per me è la forza generatrice. Quello che in Eraclito è il moto di trasformazione degli elementi per condensazione. Dal Fuoco l'Aria (il vapore) dall'Aria l'Acqua (condensa) dall'Acqua la Terra (i minerali). Il moto di Eraclito scaturisce dall'opposizione terra-fuoco che determina che stanno agli estremi della catena. E lo possiamo capire bene nello scaturire della scintilla dalla pietra focaia, dal fuoco che si appicca al legno (che è terra compattata). Da questo concetto si passa a quello del "dominare il drago" tipico dell'alchimia e dell'esoterismo in genere. Io credo che si tratti della forza vitale, dionisiaca. Sta all'uomo usare il drago per il bene o per il male. |
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