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12-03-2008, 18.26.03 | #23 |
Ospite abituale
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Riferimento: Pare che fin dalla nascita incominciamo a morire
Dacché l’uomo ha cominciato a prendere coscienza di sé, si è trovato di fronte all’incubo della morte, alla quale ha reagito appellandosi a ciò che di più potente trovava in sé, cioè al desiderio. Desiderava una vita più lunga? Una vita immortale? La sua anima si riempiva di strani fantasmi, che erano ombre di trapassati o sogni dell’avvenire e si trasfiguravano in potenze celesti o infernali, pronte a condurre i morti in altre regioni e a esorcizzare in qualche modo la morte, che era sentita come la fine dell’essere ma anche come un principio atteso con un tremito di paura e di strano tripudio. Così come in fondo è ancora per noi che siamo, davanti alla morte, nella condizione di esseri primordiali, sgomenti e presi da un brivido di perfezione.
Ma il potere della morte non si manifesta solo quando la lama fatale scende su noi: fin dal principio della nostra storia la coscienza di essere si è accompagnata in noi allo strano sospetto di non esistere, tanto che anche ora, quanto più cerchiamo di afferrarci e comprenderci, tanto più sembriamo sfuggire a noi stessi. Forse – come ho detto aprendo questo argomento - ciò che ci distingue dagli animali non è una più vigile e intensa coscienza di sé, ma la leggerezza, l’evanescenza di questa coscienza, mentre a ogni passo noi potremmo chiederci, e siamo anzi sul punto di chiederci: ma questo io esiste? Siamo veramente quello che crediamo di essere? E che cos’è la gioia o il dolore che in questo momento ci par di provare? Neppure la scienza è riuscita ad andare più in là. Forse la nostra specie sta per mutarsi. O è ciò che siamo che ci invita a guardare oltre, così come quando, perduta una persona cara, ci troviamo di fronte a una tomba e a un’aiuola di fiori e quasi vediamo che quella vita non è finita, e non perché si è trasformata in un fantasma in grado di tormentare le nostre giornate, ma perché è in tutte le cose fino al più lontano orizzonte. E’ forse questo il senso ultimo di quella sensazione di morte – insegnare che il nostro essere non è che un respiro e il respiro si allarga perché è il respiro di una vita infinita. |
12-03-2008, 21.00.16 | #24 | |
Ospite di se stesso
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Riferimento: Pare che fin dalla nascita incominciamo a morire
Citazione:
e ricordi,e su questi frammenti legati insieme,ma che ripeto sono solo sensazioni creiamo la realtà dell'io (o meglio dell'ego). Ma se sappiamo che quest' apparenza è illusoria e impermanente è perchè,evidentemente ,c'è uno specchio permanente ove ciò viene proiettato ,che lo possa testimoniare. Questo Testimone di cui non siamo "solitamente" consapevoli,perchè oscurato dall'inconsapevolezza illusoria della maschera-ego,è il nostro vero Sè impersonale che,in quanto non legato al corpo-mente ,non nasce nè muore.. Questo è l'Essere,il Sè,la Coscienza osservante,e che è manifestazione-riflesso della Coscienza Uno.(Alla fin fine c'è solo quella..) Questo è il "chi sono Io". Questo è tutto esperibile,non è teoria.. |
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13-03-2008, 16.45.06 | #25 |
Ospite abituale
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Riferimento: Pare che fin dalla nascita incominciamo a morire
Preferirei fissarmi alla fine, Noor, sul motto che usi, col rimando al tao. Anch’io, se cerco di capire il senso della storia, la vedo come un incitamento, sì a conoscere la verità, che però non solo non raggiungiamo ma forse non possiamo neppure raggiungere con mezzi per così dire conoscitivi, ma forse solo superando il pensiero per entrare in un orizzonte più ampio….Questo può voler dire che la moralità è la nostra vera strada? E che cos’è, come si estrinseca questa moralità se non, come mi pare voglia accennare il tuo motto, un uscire dall’ego per aprirci ad altri e vivere con l’intenzione non solo di rispettarli ma in qualche modo abbracciare la loro esistenza? E sarebbe forse questa quella morale al di là della morale che io chiamo pietà: tu capisci però che in tal modo si va al di là delle religioni (tutte le religioni, anche cinesi) che non rinunciano a giudicare buoni e cattivi e a limitare la pietà a quelli buoni….Ma si può veramente nutrire una infinita pietà? E se tu ti trovassi in una situazione tale da poter salvare una sola vita, chi salveresti? Dunque una pietà totale sembra impossibile, anche se non rinuncio alla convinzione che essa è la sola legge che possa dirsi morale, perché forse sta proprio in questa difficoltà anzi in questa impossibilità la sua essenza, sta in quel doverla strappare alla sua assurdità quasi che debba come un fuoco bruciarsi per poter esistere sulla terra.
Ma ciò che in questo momento importa è che quello che io chiamo pietà non è ciò che raccomanda il taoista (ma poi, è davvero questo il taoismo?) cioè una non-azione, ma è invece un assumersi l’azione a volte tremendamente difficile che può dirsi pietà, in un mondo dove tutti (meno l’1%?) sono egoisti, probabilmente anche colui che tu apprezzi perché avrai pensato capace di non essere sé. |
13-03-2008, 17.31.44 | #26 | |
Ospite di se stesso
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Riferimento: Pare che fin dalla nascita incominciamo a morire
Citazione:
La Compassione è solo Energia in atto,è Amore che fluisce.. da una Volontà impersonale.. Grazie per la tua pacata pazienza emmeci.. |
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13-03-2008, 23.34.18 | #27 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Pare che fin dalla nascita incominciamo a morire
Citazione:
Si, è quello che penso anch'io, ma ha anche una particolarità, è certezza dell'istante, e, come dici tu, tra un altro istante potrebbe essere smentita. Il fatto è che noi agiamo e pensiamo come se fosse una continuità certa, passato-presente-futuro e questa certezza è tanto ingiustificata quanto necessaria per compiere qualsiasi azione. E' un po' come il problema dell'induzione, o anche la critica di Hume al principio di causa. |
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14-03-2008, 07.32.20 | #28 |
Ospite abituale
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Riferimento: Pare che fin dalla nascita incominciamo a morire
Pensa, Noor, a quel 6 agosto 1945, quando – erano le prime ore del mattino – un abbagliante lampo di luce, accompagnato da un intensissimo calore e seguito dal fragore di una potente onda d’urto distrusse Hiroshima e nel raggio di alcuni chilometri tutti i suoi abitanti morirono. Per 100.000 persone il tempo finì quel mattino, eppure l’aviatore americano che sganciò quella bomba dall’innocente nome di “little boy” in fondo non aveva agito – aveva per così dire fatto il vuoto dentro di sé per lasciare accadere l’azione, che quindi non era un’azione personale, bensì un’azione pura svincolata dall’io, disinteressata e – chi sa? – forse compassionevole, visto che avrebbe risparmiato la vita a milioni di americani se la guerra fosse continuata….E’ questo il wu-wei? L’abbandonarsi alla volontà e all’azione di altri – che sono magari il presidente degli Stati Uniti e il suo stato maggiore, che non hanno dimestichezza col tao? Sì, forse il vero militare è paragonabile a quel taoista cinese che lasciava scorrere l’acqua del fiume finché il problema non esistesse più.
Come vedi, Noor, io non sono poi tanto paziente e penso che se il colonnello Tibbets che sganciò quella bomba morì a 92 anni senza mostrare nessun particolare disagio, forse aveva appreso veramente qualcosa della filosofia del tao ed era convinto di non aver fatto nulla….soltanto una non-azione. Così, almeno, abbiamo creduto per molto tempo. Però però…. leggo invece che egli sapeva dell'impresa che avrebbe dovuto compiere, sapeva della bomba atomica, e lui stesso aveva preparato la missione in tutti i particolari. Gli fu detto solo che il requisito principale sarebbe stata la segretezza e che avrebbe dovuto decidere lui i passi da compiere. ''Da ora in poi – gli disse il suo superiore – lei è solo. Nessuno sa che cosa ordinarle”: tutto era affidato cioè – almeno apparentemente - alle sue decisioni. Cosicché bisogna concludere – se le cose sono andate proprio così – che perfino nell’esercito, almeno per una volta, si è fatto appello non alla cieca obbedienza ma a quello che – lasciami dire - è l’opposto del tao, cioè alla coscienza. |
14-03-2008, 09.07.26 | #29 | |
Ospite di se stesso
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Riferimento: Pare che fin dalla nascita incominciamo a morire
Citazione:
Parlavo di abbandonarsi alla Volontà della Totalità,che si offre da sè ,quando riusciamo ad accantonare la falsa volontà dell'ego..e' questo il wu-wei.. E' esattamente il "Sia fatta la Tua Volontà.." Perchè v'è un'unica Legge in mille Linguaggi |
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15-03-2008, 11.25.49 | #30 |
Ospite abituale
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Riferimento: Pare che fin dalla nascita incominciamo a morire
“Sia fatta la tua volontà”, Noor, è sempre un riferirsi a una volontà personale, anche se la persona è un Dio. Forse per questo Schopenhauer non si affidava alla concezione cristiana di Dio per presentare la sua verità, ossia la liberazione dai guai della vita, ma all’estinzione buddistica della volontà: un’ideologia che non consentiva la possibilità d’azione in quanto fosse compiuta come se non fosse un ego a progettarla ed a compierla, ma insegnava, sia pure con varianti secondo le scuole, a spegnere la volontà e la capacità di agire.
Naturalmente non dico questo perché intendo mettere il buddismo al di sopra del taoismo ma per portare all’estremo la logica della non-azione, pensando che è molto più importante cambiare il modo d'agire piuttosto che astenersi dal compierlo o edulcorarlo con qualche verbale esorcismo (un consiglio che forse è bene tenere presente anche in epoca di elezioni). Come vedi, c’è una diversità di fondo fra Oriente e Occidente. O almeno c’era, fino a qualche tempo fa….. |