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10-03-2008, 09.46.03 | #12 | |
Ospite di se stesso
Data registrazione: 29-03-2007
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Riferimento: Pare che fin dalla nascita incominciamo a morire
Citazione:
Chi te lo dice che siamo solo l’identificazione dettata da questa mente, o solo un suo concetto? O è forse che la mente ,nella sua indagine, non può che riconoscersi in quel fascio di ricordi-emozioni qual è ,e come strumento non può fare altro? Ma quell’indagine,se condotta seriamente (abbandonando la mente pensante,quindi) produce l’arresto della stessa e fa emergere altro..il “chi sono IO” |
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10-03-2008, 10.11.44 | #13 | ||
Vivi!
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Messaggi: 1,159
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Riferimento: Pare che fin dalla nascita incominciamo a morire
Citazione:
... o mi sono espresso male io e non mi hai compreso, oppure ti sei espresso male tu... le nostre affermazioni non sono compatibili ... il tuo discorso si incastra nella mente pensate che ti illude di vivere un concetto e un'identificazione mentale in cui tu sei altro al di là della mente. In realtà al di là della mente, Tu non esisti ma - ripeto - saresti : Citazione:
Ciao. |
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10-03-2008, 14.02.41 | #14 | |
Ospite di se stesso
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Messaggi: 2,064
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Riferimento: Pare che fin dalla nascita incominciamo a morire
Citazione:
e non sto qui per costruire castelli di parole credimi.. Non c'è nessuna illusione,nè presunta immaginazione in ciò che dico.. Al di là della mente è la Vita (ed è comprendere la vita) PS il chiedersi "chi sono io" è una potente tecnica (di solito associata alla meditazione)che non mi sono certo inventato io,comunque.. |
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10-03-2008, 15.27.42 | #15 | |
Vivi!
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Riferimento: Pare che fin dalla nascita incominciamo a morire
Citazione:
Se tu invece mi dici che sei quello, quel "nessun soggetto", dedurrai da te che ti stai comunque identificando in quel "nessun soggetto", quindi quello, non sei tu, ma un'identificazione fittizia di te in un essere in cui non esistere nessun sè. ==> questa non è solo la solita identificazione, ma anche un'illusione d'essere dove non si può essere. Tu, in questa forma e quindi nel mondo del pensiero, non sei quello. ***Anche se non sei qui a "costruir castelli di parole", mi piacerebbe leggere qualcosa in cui riesci ad esprimere un briciolo sulle tue affermazioni. Il linguaggio se da una parte unisce dall'altra può dividere senza che esista separazione reale ... Ciao . |
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10-03-2008, 16.37.38 | #16 |
Ospite abituale
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Riferimento: Pare che fin dalla nascita incominciamo a morire
Il non sapere che cosa siamo e se veramente siamo – una sensazione che sospettiamo sia presente anche negli animali – proviene dal fluire della vita che ci attraversa, ha attraversato generazioni e altre attraverserà, rendendoci tutti esseri del futuro, sempre sul punto di trasformarci, mentre una nuova larva si disegna forse dentro di noi per dar vita a una specie più saggia e più destra: più vicina a conoscere Dio - diranno i religiosi - no, protesi in un inutile sforzo fino a impazzire illudendosi di poter creare Dio - diranno i ribelli e gli increduli…..Ebbene, forse è proprio questa la verità, perché il Dio che allora sarà è il Dio vero: ciò che non andrà a detrimento della sua potenza perché onnipotente sarà proprio il Dio del futuro, un Dio non come principio ma come fine, un Dio che pur non rivelandosi, anzi non essendo ancora esistito, avrà fatto uscire dal nulla quell’anelito che aspira a lui e che è il vero fiat di questo universo, di una materia che sorge dal nulla e diviene vita e pensiero di esseri che non sanno di esistere anzi non hanno esistenza perché Dio è un Dio del futuro, che esisterà solo alla fine dopo avere, con la sua invisibile onnipotenza, suscitato l'universo che tende a lui e che allora sarà solo passato.….
(Vedete - Noor e Marco 532 - quante cose possono essere contenute nel pensiero di un Dio, se ci sciogliamo dall’incanto dottrinario delle religioni? E non è questo, vorrei dire, che assicura l’immortalità della fede, questa libertà di crearla, intenderla, viverla come ci ditta dentro, secondo quelle parole di Dante che mandano in frantumi la stessa carceraria struttura della Commedia? E che importa se si rischia di finire non nella verità ma nella poesia?) |
10-03-2008, 17.22.34 | #17 | |
Ospite di se stesso
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Riferimento: Pare che fin dalla nascita incominciamo a morire
Citazione:
Le identificazioni le produce l'ego nella sua dimensione dualistica.. Quando non si è ego con le sue identificazioni illusorie e fittizie, si è Quello. PS No,assolutamente..il linguaggio non aiuta lo so.. perchè è "divisorio",dualista,e con Essere o Quello s'intende ciò che non può essere diviso,e che non conosce negazione,che invece accade solo al livello della mente discorsiva. |
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10-03-2008, 19.55.40 | #18 | |
Vivi!
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Riferimento: Pare che fin dalla nascita incominciamo a morire
Citazione:
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10-03-2008, 21.26.20 | #19 | |
Ospite di se stesso
Data registrazione: 29-03-2007
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Riferimento: Pare che fin dalla nascita incominciamo a morire
Citazione:
Sì,ci possiamo costruire tutta l'arte di cui siamo capaci... ma è solo un dio dell'intelletto..come quello dottrinario d'altronde.. Nel vero Silenzio,quando il vuoto è pieno e la mente tace,invece,noi Siamo e Dio E'. Senza altri attributi. In nudità e fulgore. |
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11-03-2008, 14.37.22 | #20 |
Ospite abituale
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Riferimento: Pare che fin dalla nascita incominciamo a morire
E’…. o sarà? Forse, Noor, se noi ci sentiamo simili a Dio è perché anch’egli, come ciascuno di noi, sfugge a sé stesso ed è un Dio possibile, non reale - un Dio cui noi ci ostiniamo a dare una forma e che forse ci invita a una più pietosa umiltà. Sì, perché forse il nome Dio, come qualunque altro termine che gli si applichi, è un nome sbagliato; forse – nel migliore dei casi – un simbolo di quello che veramente è o che sarà. Ma questo non basta, perché per quanto lo allontaniamo da noi, gettandolo in un aldilà, siamo sempre tentati o costretti ad attribuirgli la nostra logica e la nostra figura – l’errore apparentemente insormontabile delle religioni storiche, che è come uno stampo impresso in ognuno di noi che lo voglia afferrare, mentre è un’eredità di tempi selvaggi, quando per la prima volta l’uomo, colpito da un fulmine o un sole, ebbe la ventura di cogliere l’assoluto, e invece di lasciarlo nella sua pura essenza, gli volle dare una forma, una faccia e lo chiamò Dio. E’ questo il momento fatale in cui la fede si trasformò in religione, chiudendo l’assoluto in una maschera d’uomo, cioè precipitandolo nel relativo….E possiamo credere di poter tornare indietro, cancellare milioni di anni di storia, vedere Dio senza attributi o, come dici, in nudità e fulgore? Quando perfino i mistici, abili a volare oltre ogni limite, non sanno tacere e parlano, parlano abbandonandosi anch’essi a danze selvagge? Ricordi al-Hallag, che gridava di essere Dio? E’ stato martirizzato dagli ortodossi, ma in fondo che cosa facevano anch’essi se non attribuire a Dio la potenza di un imperatore terrestre?
Dunque è forse l’oscura smentita di questa identificazione che si annida in quell’impossibilità di essere veramente noi stessi da cui è partito l’intero argomento, l’invito ad abbandonare in quest’ego una figura che crediamo divina, invece di innalzare il pensiero a ciò che trascende tutte le ali e le maschere che gli uomini possono avere? (Ho paura, Noor, che questa mia tirata non faccia però che ripetere in forma ancora più violenta l’errore d’origine delle chiese, cioè imprigioni in qualche modo la fede, invece di lasciarla libera di creare e distruggere Dio – un Dio che può essere bianco o nero, giusto od ingiusto, tremendo o pietoso - magari alla ricerca di un altro simbolo dell’assoluto?). |