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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
21-01-2008, 08.32.52 | #5 |
Ospite abituale
Data registrazione: 10-06-2007
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Riferimento: "giusto" e "sbagliato" sono pregiudizi?
Caro Il Dubbio, francamente non riesco a capire se parli con convinzione o con ironia, cioè se credi nel progressivo trionfo della scienza e aspetti il momento in cui saranno in vendita i filtri d’amore con tanto di garanzia (per quanti anni?), o ti fai beffe di queste prospettive fantascientifiche. Dal fatto che ti sei autobattezzato Il Dubbio sarei propenso a credere nella seconda ipotesi. O è un dubbio che soltanto un analista veramente scientifico (e non un semplice psicoanalista) può dissipare? Per intanto, venendo al punto che distingue oggettivo da soggettivo, mi pare che possiamo trovare un illustre esegeta in Edoardo Boncinelli, di cui proprio in questi giorni è uscito “L’etica della vita – siamo uomini o embrioni?”in cui (cito dal Corriere) “descrive con dettagli spesso emozionanti e spiazzanti le sequenze che legano il formarsi dell’individuo dall’oggettività del percorso fisiologico e biochimico innescato dai gameti fino all’emersione soggettiva del sé e del linguaggio, dimostrando come ogni passaggio obbedisca in larga misura alla selezione naturale e all’attivazione dei geni”. Dunque anche la dura scienza ammette che ci sia un passaggio se non un salto oltre le leggi fisiche e chimiche verso…già perché chi può porre vincoli alla natura, anzi al pensiero? Qual è il fine di tutto questo, come chiedevi nel tuo precedente messaggio, e che io interpretavo come fine assoluto? Messici su questa strada potremmo arrivare a concordare con gli idealisti, cioè a credere che sia il soggetto a determinare l’oggetto, che sia la filosofia se non addirittura l’arte a creare la scienza. Già, però adesso anch’io sono in dubbio su ciò che può essere il fine assoluto, se non solo l’incontro di qualche gamete ma il movimento stesso dell’universo sembra conservare il suo enigma, visto che non si sa se debba durare per sempre, finire in un buco nero o risolversi in un seguito di pulsazioni quasi a raffigurare il nietzschiano ripetersi dell’identico mentre io mi illudevo che fosse un muoversi da un assoluto ad un assoluto, qualunque cosa sia quest’assoluto: fisico o metafisico, essere o nulla, odio od amore, la materia o Dio….Quousque tandem? - direbbe chi, come forse tu, aspetta il soccorso della scienza per capirlo senza rinunciare a quel filtro d’amore. Per intanto, meglio l’ironia che la certezza, a scanso di brutte sorprese, come sarebbe se il filtro fosse quello usato da Tristano e Isotta, con tutte le conseguenze del caso.
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21-01-2008, 10.28.19 | #6 | |
Ospite abituale
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Riferimento: "giusto" e "sbagliato" sono pregiudizi?
Citazione:
Emmeci, io uso da sempre un paio di occhiali da vista azzurate e quando vedo il sole riesco ad osservarlo senza distogliere lo sguardo come vedo fare a gli altri. Ti posso assicurare che il sole non è poi così abbagliante come si crede, e non capisco perchè quelli non riescano a fissarlo con i loro occhi. Dovrò forse costruire milioni di occhiali da sole azzurrate per tutti, e forse correggere le loro proprietà fisiche dei loro occhi in modo che vedano esattamente come vedo io? Se non ci riesco non potrò dimostrare loro che si può guardare il sole senza distogliere lo sguardo. Emmeci, sta di fatto che loro però non mi hanno ancora dimostrato come si possa distogliere lo sguardo dal sole. Forse sono loro a dovermi favorire le loro lenti che usano e le loro qualità fisiche in modo tale che anch'io possa distogliere lo sguardo dal sole? Solo in questo modo riusciranno a dimostrarmi che non si può guardare il sole senza distogliere lo sguardo. Ma io mi chiedo: quand'anche fosse così che stanno le cose, <<oggettivamente>> chi avrebbe ragione? Io che dico che si può guardare il sole senza distogliere lo sguardo o loro che dicono che non si può guardarlo fisso senza poi distogliere per forza di cose lo sguardo da esso? Un ottimo metodo per capire quale sia oggettivamente la verità è ammettere almeno per un istante che non c'è una sola verità. Allora tu mi aiuterai con un pò di filosofia: cos'è quella cosa in sè se no ciò che io vedo attraverso un paio di occhiali da vista azzurate? E per rimanere in tema, sarà <<giusto>> o no, con i miei occhiali da vista azzurate, distogliere lo sguardo dal sole solo perchè non riesco a dimostrare a gli altri che si può guardare fisso il sole senza per questo distoglierne lo sguardo? Come posso dimostrare a gli altri che io percepisco qualcosa di diverso, e vedo qualcosa che tu non puoi vedere se no fornendoti le mie qualità personali (oltre ai miei personalissimi occhiali da vista azzurrate), senza per questo passare per pazzo, falso e irrazionale? Questa è la dura storia dell'oggettivo e del soggettivo resa ancora più obbligata dalle stesse scoperte scientifiche che ammettono, e pongo il dubbio, che sia proprio il soggetto ad essere determinante per la stessa realtà che noi facciamo esperienza. Quella cosa in se rimarrà in se e interpretata costantemente da occhiali da sole di vario colore, comprese tutte le proprietà che accomunano tutti e che fanno spesso la gran coscienza collettiva di cose oggettive, ma a ben guardare questo criterio è distorto perchè quelle appartengono alle caratteristiche comuni e non alla visione oggettiva della cosa in se. Distolgo lo sguardo critico sulla oggettivazione, e ritorniamo al punto: cosa puo farmi comprendere che qualcosa sia sbagliato o invero giusto se non mi fornisci la tua interpretazione soggettiva e la confronto con la mia? Non è questa la stessa cosa che può avvenire dotandoci tutti degli stessi occhiali da sole e delle stesse caratteristiche fisiche? Non è questo soltanto un modo per illuderci che esista qualcosa di oggettivo, quando è solo un modo comune di guardare la realtà, che in sé, se ne frega di come la guardiamo, tanto sarà sempre diversa se non ci spogliamo di fantomatici occhiali da sole e fantomatiche proprietà fisiche? ciao |
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21-01-2008, 10.47.43 | #7 | |
Ospite abituale
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Riferimento: "giusto" e "sbagliato" sono pregiudizi?
Citazione:
Il “senso della vita può indicarlo solo la religione :amare Dio per raggiungere la vita eterna Altrimenti, anche per i credenti, alla prova dei fatti, il fine, lo scopo ,il senso, la pulsione,l'istinto porta inevitabilmente alla motivazione di evitare la sofferenza, ognuno a propria misura. (ho affrontato tale problema in “quale droga fa per noi”, a psicologia. E' ozioso girare vanamente intorno a quelle domande che non possono avere risposta, e che comunque porterebbero sempre a ulteriori domande prive di senso, come perchè esiste Dio, ecc. ecc. Perfino nel medioevo tali dissertazioni inutili erano criticate,rientrando nella categoria del tipo “quanti angeli possono danzare sulla capocchia di uno spillo? E poi la vera filosofia, a partire da quella classica greca, non fu mai ancella della religione”, se non per un travisamento di tempi oscurantisti, che purtroppo continua ancora nella mente di qualche accademico noto quanto ottuso * * |
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21-01-2008, 16.09.25 | #8 | |
Ospite abituale
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Riferimento: "giusto" e "sbagliato" sono pregiudizi?
Citazione:
Ciao arsenio non vorrei che tu abbia inteso male ciò che ho detto (forse una maggiore attenzione nella lettura non guasta). Infatti ho poi concluso che infondo si scopre che il fine dell'uomo è rispondere a delle domande. "evitare la sofferenza" è poi un fine(come da te suggerito), uno di quelli che ci si può prefiggere fra i tanti. Sicuramente però solo quando si è fatto esperienza del dolore, altrimenti non avrebbe senso la domanda: come posso evitare di soffrire? Leggiti (sicuramente non l'hai letto poiché avremo postato in contemporanea) il tema da me posto sugli occhiali azzurrati. Una domanda non può giungere alla nostra coscienza se non avessimo la possibilità di farcela. Così se fossimo onnipotenti (con degli occhiali molto speciali) non ci chiederemmo sicuramente come fare per evitare il dolore, perché non ne faremmo esperienza. |
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21-01-2008, 17.21.47 | #9 | |
Ospite abituale
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Riferimento: "giusto" e "sbagliato" sono pregiudizi?
Citazione:
Cambio solo il termine da onnipotente a "uomo che non avverte dolore". Lo faccio perché, non si sa per quale ragione, quando si pone un termine che può avere tanti significati e nessuno (o centomila) si rischia di introdurre concetti nella mente altrui ormai schematizzati tanto da indurre a preconcetti (o pregiudizi che dir si voglia). E' ovvio che è un rischio che si corre sempre, per via degli occhiali particolari che ognuno ha. Il linguaggio comune infatti serve proprio per capirsi meglio, ma spesso i contenuti sono diversi (e questo non sempre ce ne accorgiamo) perché le esperienze sono diverse. Servirebbe spogliarsi di ogni costrizione, ma è proprio quello il problema che sollevo quando parlo di oggettivo e soggettivo, di occhiali particolari e proprietà fisiche particolari con cui noi guardiamo il mondo. |
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21-01-2008, 18.42.21 | #10 |
Ospite abituale
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Riferimento: "giusto" e "sbagliato" sono pregiudizi?
Ho perso alcune battute ma rispondo, visto che fai appello alla filosofia. Ma dunque tu, il Dubbio, ora non solo hai smorzato i tuoi dubbi, ma credi addirittura nella filosofia, e non solo in una piccola filosofia ma in Platone e, con un salto acrobatico, in Kant. Perché vedo che il tuo sole assomiglia da una parte alla luce platonica delle idee se non addirittura all’idea di giustizia (tanto per rimanere nel tema) - e non vista riflessa sul fondo di una caverna, ma con i tuoi stessi occhi - mentre nel contempo quel sole assomiglia al noumeno di Kant. Ma ciò che di veramente nuovo apprendo è che tu sei il dubbio, ma anche non lo sei, visto che non dubiti di vedere il sole mentre gli occhi degli altri lo vedono e non lo vedono. E se dici che ognuno ha il suo paio di occhiali, insomma, il tuo paio di occhiali sembra essere senz’altro migliore e lo tieni per te, lasciando che gli altri prendano lucciole per lanterne. Insomma, direi quasi che sembri un seguace di Stirner, che credeva solo in sé stesso giudicando ogni idea più ampia una specie di patologica e ingiustificata ossessione. Comunque complimenti: finalmente sei arrivato a credere in una verità, anche se è una verità solo per te.
Quanto al criterio dell’oggettività: per rimanere nell’atmosfera kantiana che hai evocato, guarda che per vedere un oggetto a Kant non basta un paio di occhiali (come diceva anche quel mio professore di filosofia quando, venendo da Zelo Buon Persico, entrava in classe annunciando: ora vi spiego che cosa dice Kant): non basta, perché ci vuole anche un “io penso”. |