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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
28-12-2007, 14.24.21 | #2 |
Moderatore
Data registrazione: 18-05-2004
Messaggi: 2,725
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Riferimento: Grice e il principio di cooperazione
Ciao Arsenio, quando hai aperto la discussione conclusioni: quale filosofia del linguaggio?, avevo pensato di citare Grice e le sue massime, ma mi hai anticipato
Aggiungo che il principio di cooperazione di Grice è il duale del principio di carità interpretativo di Davidson: mentre il primo richiede che il parlante sia razionale nei suoi atti linguistici, il secondo richiede al destinatario di attribuire razionalità al parlante. Un tempo credevo, a torto, che il principio di non contraddizione fosse la base della razionalità. Ragionando attorno ai principi di Grice e Davidson, si dovrebbe capire meglio la natura di quel mio sbaglio. |
29-12-2007, 18.21.47 | #4 | |
Moderatore
Data registrazione: 30-08-2007
Messaggi: 689
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Riferimento: Grice e il principio di cooperazione
Citazione:
Beh, mi sembrano delle ottime regole per discutere in modo corretto ... vorrei però riflettere su questo aspetto: perché una persona dovrebbe essere corretta durante una discussione? Il motivo principale per cui si affronta una discussione è l'affermazione di sè tramite l'affermazione delle proprie idee. Per cui, ad esempio, è frequente che ci si dilunghi più del necessario (più si dice o si scrive più ci si sente importanti), si faccia sfoggio di citazioni astruse, si citino argomenti che immagina che l'altro non conosca. Mi spiace per il quadro pessimistico, ma mi pare che sia proprio così. Queste regole, però, possono essere utili per individuare chi si comporta in modo più o meno corretto. |
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30-12-2007, 11.16.00 | #5 |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-04-2004
Messaggi: 1,006
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i principi discorsivi logici e pragmatici
I principi del discorso tra logica e pragmatica
Accanto alle massime di Grice vanno ricordati i principi pragmatici di Levinson: Principio Q: non fare un'affermazione che sia più debole a livello informativo di quanto le tue conoscenze lo consentano. A meno che il fatto di fornire un'affermazione più ricca sul piano informativo vada contro il Principio I: Di' il minimo indispensabile, necessario per raggiungere i tuoi scopi comunicativi, tenendo a mente il principio Q (massima di minimizzazione). Corollario per il destinatario: Amplia il contenuto informativo dell'enunciato del parlante, facendo l'interpretazione più specifica al fine di individuare la sua intenzione comunicativa. (regola di arricchimento. Principio M: massima per il parlante. Segnala una situazione non usuale facendo ricorso a espressioni mancanti che contrastino con quelle impiegate per descrivere corrispondenti situazioni inusuali. Corollario per il destinatario; ciò che è comunicato in modo non usuale indica una situazione non usuale. Aggiungerei ancora alcuni cenni sulle teorie dei maggiori analisti del discorso. Ad esempio Habermas si è interessato di etica socio-linguistica. Alla ricerca di una situazione ideale, per una definizione collaborativa e consensuale del “vero”, del “giusto”, del “bello”. L'ideale sarebbe se le persone avessero risorse illimitate di tempo, e pari opportunità di accesso alle informazioni finalizzate ad un più proficuo reciproco ascolto attivo. Altrimenti il discorso sarà sempre “irreale”, senza opinioni veramente meditate e condivise, o viceversa, con cui non si concorda con cognizione di causa. Da cui si può valutare la dura competizione per l'affermazione di sé a danno degli altri. Per queste relazioni alienate è necessario stabilire un'etica del discorso. Ma le prospettive pragmatiche sono ancorate a fenomeni linguistici e non vengono considerati gli aspetti relazionali e intererattivi. E' un limite perchè la comunicazione genera e alimenta i giochi relazionali che sono la base del benessere e della sofferenza psicologica. Nel senso che le parole possono veicolare e indurre emozioni sia positive che negative. Si citano ad esempio le frasi discomunicative perchè incongruenti. Dannose in quanto disorientano la mente. Come “Sii spontaneo!” Si contraddice perchè nessuno può autoimporsi la spontaneità, né stati affettivi. Anche la frase “Perchè non mi ami?” sarebbe irrazionale. Il principio di non contraddizione faparte della dialettica aristotelica. Dialettico è il sillogismo da cui si fanno derivare conclusioni da elementi fondati sull'opinione. Ma con strutture logiche è possibile confutare una tesi anche nel campo degli argomenti di tipo razionale. La retorica s'interessò più alla persuasione. Fino a scadere nell'eristica dove ci si propone di avere sempre ragione anche con artifici, nei discorsi d'effetto degl' imbonitori di ogni provenienza. Se intesa come arte dell'argomentazione, può essere contigua con la dialettica. Si possono giustificare una tesi e pure la sua negazione, ma non possono sussistere contemporaneamente. Quindi i principi logici e soprattutto quello di non contraddizione, sono ineludibili. Anche le neoretoriche (Perelman – Tyteca) si riferiscono ai concetti classici. Ad esempio sotto le fallacie di definizione ricade l'autocontradditorietà che afferma e nega la stessa cosa. Così nella fallacia di spiegazione s'individuano le premesse di un ragionamento irrilevante perchè irrazionale: afferma e nega la stessa cosa nelle stesso tempo. Il concetto di “implicazione” si riferisce alla relazione logica. Per cui una prima proposizione coinvolge l'altra come conseguenza necessari. In linguistica si usa per porre in rilevo i rapporto semantici nella struttura di un enunciato. Si ha contradditorietà quando un termine o frase negano esplicitamente o implicitamente un altro termine o frase. Per esempio gli antònomi come unità lessicale. Oltre a tali contraddizioni ci potrebbero esserne di concettuali, in alcune frasi (Godel). Ad esempio : “Ho deciso di non filosofare” Infatti “non filosofare” è sempre e ancora una personale forma di “filosofia”. Si segue cioè un proprio precetto di vita. Come dicevano Leopardi e Pascal: “la migliore filosofia è quella di non filsofare”. Sbagliando? Ricaviamo che se ci si propone di comunicare si deve esser capaci di esplicitare con le parole il proprio pensiero, con un'intenzione di scambio a priori. Da una conversazione equilibrata si deve inferire ciò che il parlante intende comunicare (in un dialogo i ruoli sono alternati): ciò che è detto a livello lessicale,ma anche ciò che è stato significato a un livello implicito, “tra le righe”. Saper cogliere le idee portanti, essenziali, anche riformulando brevemente i contenuti. Con l'analisi critica del discorso ci si propone anche di demistificare l'origine ideologica di certi enunciati. Ad esempio il mantenimento di stereotipi e pregiudizi per propri interessi. Il significato di un dialogo dipende sempre dalla relazione autore/destinatario. Così anche se si tratta di un'opera letteraria. |
31-12-2007, 10.16.31 | #6 | |
Moderatore
Data registrazione: 30-08-2007
Messaggi: 689
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Riferimento: i principi discorsivi logici e pragmatici
Citazione:
Ciao Arsenio. Non credi di stare violando la massima di quantità di Grice (non fornire un contributo più informativo del necessario)? Secondo me, se si posta un piccolo saggio si ammazza la discussione, meglio (in questa sede) l'interazione su aspetti puntuali dell'argomento ... |
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31-12-2007, 12.03.10 | #7 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-04-2004
Messaggi: 1,006
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Riferimento: i principi discorsivi logici e pragmatici
Citazione:
Corollario di Levinson per il destinatario: Ciò che è comunicato in modo non usuale indica una situazione non usuale”. Il modo non usuale sono la quarantina di righe, eccessive per un forum “filosofico” non professionale. La situazione non usuale è appunto qualche lacuna ... inusuale Non ho capito un concetto sul principio di non contraddizione qui espresso e tento di chiarire meglio che posso, e volevo risponderti sul “perchè una persona dovrebbe essere corretta durante il discorso?” “Piccolo saggio” è una definizione relativa. Chi si abitua allo stile da chat o ai limiti imposti dalle Sms, si troverà poi in difficoltà con testi che superano le 10 o 20 righe. E starà ben lontano anche dalle sole terze pagine dei quotidiani... oggi in genere di qualche riga in più Poi la ridondanza è dovuta non alla lunghezza, ma al rapporto tra righe e concetti espressi. Per cui può essere pleonastico(prolisso) uno scritto di 5 righe, se ne bastavano 3 e nulla di ciò che si voleva dire andava perduto, e non esserlo un saggio di 1000 pagine, eppure ricchissimo di concetti. Hai detto bene, "discussione", e non "parlato" a botta e risposta delle chat |
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01-01-2008, 21.22.16 | #8 | |||
Moderatore
Data registrazione: 30-08-2007
Messaggi: 689
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Riferimento: i principi discorsivi logici e pragmatici
Citazione:
Intanto, BuonAnno! E' vero, siamo assuefatti ad uno stile telegrafico, vicino al parlato delle chat. E' una grossa perdita di ricchezza del linguaggio. Personalmente sono infastidito da chi usa anche nel forum le abbreviazioni da sms Citazione:
Verissimo. Volevo soltanto dire che in un forum come questo uno scritto lungo, anche se pregnante, rischia di non essere preso nella giusta considerazione da chi legge. Citazione:
Qua però non sono riuscito a capire. Potresti ripetere le tue osservazioni? |
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