ATTENZIONE Forum in modalità solo lettura Nuovo forum di Riflessioni.it >>> LOGOS |
|
Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
24-12-2007, 16.16.15 | #12 |
Ospite abituale
Data registrazione: 23-11-2007
Messaggi: 41
|
Riferimento: cosa s'impara dalla filosofia?
Sono davvero felice di aver trovato così tante riflessioni riguardo un problema che mi assilla da tempo: una POSSIBILE svolta pratica, soprattutto ai fini dell'insegnamento, della filosofia. Seppur io sia perfettamente in linea rispetto allo sviluppo della discussione da parte di tutti voi (ossia sulla rilevanza del pensiero critico ai fini di mantenere un atteggiamento aperto nei confronti di tutta la realtà, intelligibile e non, in cui l'uomo si muove, e sull'importanza della filosofia morale come ha sottolineato in particolare Giorgiosan) devo ammettere che forse c'è un aspetto, soprattutto quello che riguarda l'insegnamento della filosofia, che non è stato sottolineato: infatti è difficile spiegare e raccontare cosa sia e che cosa sia l'oggetto di studio della filosofia, soprattutto se capita (come mi è successo personalmente e non essendo prof di filosofia) di avere come interlocutore un ragazzo di 16 anni. in più vorrei chiedere a tutti voi come vi siete sentiti all'inizio studiando la storia della filosofia,e come prendereste le mosse per spiegare ad es. i pre-socratici in una classe liceale...e ancora quali definizioni dareste voi per farvi capire da soggetti che sono completamente estranei al campo filosofico? personalmente ho sperimentato la difficoltà di comunicare cosa sia ciò che studio, anche perchè molto spesso la prevalenza dell'attività utile e pratica, tipica dell'ambito tecnico-scientifico, impone definizioni che non possono descrivere in toto una realtà prettamente teoretica.. spero che accoglierete il mio invito, anche perchè il problema dell'insegnamento riguarda anche, dal mio punto di vista, il problema della trasmissione del sapere, ovverosia se la cultura debba essere per pochi, esclusivamente di chi riesce a comprenderlae a seguirla, o di tutti perchè a buon titolo rappresentante l'intera umanità. Grazie davvero per lo spunto.
Buone feste a tutti!!! |
24-12-2007, 18.16.48 | #13 | |
Moderatore
Data registrazione: 30-08-2007
Messaggi: 689
|
Riferimento: cosa s'impara dalla filosofia?
Citazione:
la filosofia è la ricerca di una concezione generale della realtà, un sapere generale e perciò meno preciso e dettagliato di ogni altro sapere. Formarsi una tale concezione, secondo me, è un bisogno evidente e di cui si può abbastanza facilmente far capire l'importanza ... anche se è più difficile se ci si trovano di fronte dei sedicenni. Studiando filosofia, poi, si imparano un sacco di frasi eleganti e profonde di cui si può fare brillantemente sfoggio, come si fa anche in questo forum Quando ho studiato filosofia al liceo detestavo la materia, ed in particolare mi sembrava che la maggior parte dei sistemi filsofici che si studiavano fossero del tutto strampalati ... ma forse era solo un problema di cattivi insegnanti. Poi, non so se c'è da vergognarsi a dirlo, la ho incominciata a capire leggendo la Storia della Filosofia occidentale di Russel, senz'altro un libro notevole |
|
25-12-2007, 17.00.10 | #14 |
Ospite abituale
Data registrazione: 10-06-2007
Messaggi: 1,272
|
Riferimento: cosa s'impara dalla filosofia?
Leggendo il tuo messaggio, Karenina, mi pare che il punto cruciale non riguardi il metodo d’insegnamento, cioè come si può o si deve insegnare la filosofia, ma perché la si insegna - perché la filosofia invece di qualche altra più divertente materia. Che bisogno ne ho? - potrebbe domandare il tuo sedicenne ragazzo se incominci coi presocratici, per arrivare – se pure ci riesci – a Wittgenstein o Heidegger, mentre argomenti riguardanti la scienza, o meglio la tecnica, fanno capire ciò che avviene oggi davanti a noi, e in più ci sono utili se abbiamo bisogno di un medico o di un riparatore di computer o televisore.
No, credo proprio che non sia una questione didattica, ma che bisogna far scattare quella specie di fata morgana, facendo appello a ciò che tutti abbiamo dentro anche se non vi pensiamo e che è il bisogno di verità. Per esempio dì a quel ragazzo di chiedere gli occhi e poi di dirti se è sicuro che quanto ora vede è la realtà, cioè se la verità è quella che sembra illuminarlo ora o quella tenebrosa che gli si parava davanti quando aveva chiusi gli occhi. O raccontagli di quel saggio cinese che avendo sognato una farfalla si svegliò la mattina dicendo: ma sono io, Laotze, che ho sognato di essere una farfalla o era una farfalla che ora sogna di essere Laotze? L’importante, cioè, è saper avvincere l’attenzione con qualche cosa che instilli il filtro del dubbio prima di raccontare che, in fondo, anche Socrate faceva lo stesso riuscendo ad attirare i ragazzi di Atene a cercare, insieme con lui, la verità. Perché solo il dubbio è la base della verità e tutti i filosofi partono come i ragazzi di Atene da questo momento di dubbio e dal piacere di poter seguire qualcuno – in questo caso Karenina e dopo di lei gli altri filosofi – ad andare incontro alla verità. Se riesci a fargli dubitare magari di tutto, anche di ciò che si ode raccontare e si vede con gli occhi, cioè se gli sai comunicare almeno per un momento quel piccolo brivido del saggio cinese, forse qualcosa di simile a una filosofia potrà germogliare nella sua mente e fargli sopportare le lezioni su questo e quest’altro filosofo. |
25-12-2007, 22.05.33 | #15 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 30-09-2004
Messaggi: 2,009
|
Riferimento: cosa s'impara dalla filosofia?
Citazione:
L’elemento determinante per cui è nata in Grecia la filosofia col significato che gli diamo ancora oggi è dovuto al fatto che non avevano libri sacri e perciò non avevano neanche dei dogmi né una classe sacerdotale che li dovesse difendere, per cui il pensiero greco si sviluppò con grande libertà.. Questa fu una condizione peculiare della Grecia. L’altra condizione che incise sulla nascita della filosofia greca e della sua libertà di pensiero fu quella politica. Con la nascita della polis i greci godettero di una situazione di libertà. Non c’era fra lo stato e il cittadino contrasto d’interesse. Il cittadino sentiva la libertà della città- stato a cui apparteneva, come la propria libertà Ed anche questa fu una condizione peculiare della Grecia. Si può pensare che la libertà religiosa e quella civile si siano influenzate l’un l’altra. Fatta questa premessa conviene passare per motivi didattici ma anche concettuali, ad una periodizzazione della filosofia greca: il periodo naturalistico ed il periodo umanistico ( Sofisti e Socrate) a cui segue quello delle grandi sintesi di Platone ed Aristotele, il periodo delle scuole ellenistico-romane (stoicismo, epicureismo e scetticismo) e da ultimo, in epoca cristiana, il periodo religioso (neoplatonismo)….però qui siamo già fuori dalla filosofia antica. La tradizione attribuisce a Pitagora l’invenzione del termine filosofia. Quanto ai contenuti la filosofia vuole spiegare tutta la realtà, con un metodo razionale. Non so se ti sarà utile questo discorso con taglio scolastico…. Ciao |
|
27-12-2007, 14.57.13 | #16 |
Ospite abituale
Data registrazione: 23-11-2007
Messaggi: 41
|
Riferimento: cosa s'impara dalla filosofia?
Hai proprio ragione Emmeci, è necessario innestare il dubbio per far scaturire l'interesse,ed incitare alla ricerca della verità. Una cosa che vorrei fare non solo con mio fratello, ma anche con me stessa. Mi rendo conto che molte volte le conoscenze accumulate nel corso degli anni si impongono come rigore di qualsiasi ragionamento, non lasciano spazio alla "meraviglia" della scoperta dell'incertezza, forse perchè ormai sono oggetto di studio. Tutto si sussegue in ordine logico a volte senza lasciare spazio alla riflessione spontanea. Non è allora anche un problema di chi insegna o di chi ritiene di essere maestro? In più ci ritroviamo di fronte al problema da te sollevato in precedenza[FONT="Century"
citato da Emmeci "Poi si formano scuole e ogni allievo inneggia al maestro, sperando di poterne occupare la cattedra" Seguendo la riflessione platonica allora ci ritroveremmo a chiederci chi insegna ad insegnare filosofia, nel senso più autentico del termine come abbiamo sopra sottolineato, ovvero come dubbio innestato ai fini dell'apertura alla ricerca della verità? A questo vorrei aggiungere un'altra riflessione del tutto personale: mi sembra che si celi il pericolo di non essere compresi e accessibili ogni volta che sento termini specifici in contesti che non ne richiedono necessariamente l'uso, (nel caso dei caffè filosofici ad esempio)e ho il timore che la filosofia finisca per essere ritenuta una delle tante scienze specifiche, e a maggior ragione degradata perchè priva apparentemente di un oggetto specifico. Ma come ho detto queste sono riflessioni a livello personale che forse mal si accostano a dei dibattiti su un forum. L'inquietudine personale ha preso il sopravvento e mi scuso. Un abbraccio a tutti |
01-01-2008, 10.57.55 | #17 |
Ospite abituale
Data registrazione: 10-06-2007
Messaggi: 1,272
|
Riferimento: cosa s'impara dalla filosofia?
A Karenina. Certo i dubbi si accumulano quando si cerca la verità e d’altra parte, come mi pare di aver detto, il dubbio è proprio la condizione di una ricerca della verità, che non credo nasca dalla meraviglia e neanche – come ipotizza Emanuele Severino – dalla paura del divenire, dai pericoli o addirittura dal nulla cui va incontro la vita dell’uomo e con esso il concetto dell’essere…..Sia ben chiaro che il dubbio può e deve essere ben più radicale di quanto lo descriva Cartesio, il quale si limita a evocare un buon diavolo, che non riesce fin dal principio a togliergli la fede in Dio. No, io credo che il dubbio possa essere condotto all’estremo, fare tabula rasa di religioni, scienze e filosofie per mettere veramente alla prova il nostro bisogno di verità cioè di una verità assoluta o di quell’emozione dell’assoluto che sembra abbia attraversato migliaia, milioni di anni, fin da quando il primo homo sapiens ha rivolto il suo occhio in alto condannando la sua progenie a migliaia, milioni di anni di tormenti, di studi e di delusioni.
Il grande problema che con questo è nato e ha resistito per l’intera storia della specie-uomo (e che a me pare si riverberi lungo l’intera storia o evoluzione dell’universo) è quello che anche nel nostro forum solleva reazioni e continui dibattiti, e che può essere sintetizzato così: può quest’assoluto cui tutto tende essere identificato con ciò che le religioni chiamano Dio? Può l’anelito dell’assoluto essere ciò che chiamiamo fede?. Ti confesso che anch’io, coi miei decenni di arzigogolati pensieri alle spalle, dopo aver escluso che l’assoluto fosse barattabile col fantasma di Dio – come affermano più o meno tutte le religioni – ho avuto un ripensamento, quando mi è parso che lo stesso termine Dio può essere trasceso in sé, cioè arrivare a un Dio che sormonta tutte le religioni, che è solo assoluto, a costo di essere privo di volto e perfino di nome e forse – rischiando così di spingermi nel paradosso o in una franca eresia - della stessa esistenza. Ma ho obiettato agli scandalizzati obiettori due cose: 1) che se parlando di esistenza parliamo di un’esistenza come la intendiamo noi, l’essere divino potrebbe implicare un modo a noi sconosciuto, 2) che tutto il filone mistico delle religioni segue un percorso simile al mio giungendo – almeno nei mistici più radicali – a espressioni che scandalizzavano le chiese d’origine e portavano talvolta i mistici stessi al martirio. Per fortuna oggi questo non sembra possibile – almeno dalle nostre parti: forse perché stiamo andando oltre i limiti funamboleschi e in fondo idolatrici delle religioni o semplicemente per l’espandersi del liberalismo, cioè perché si può pensare e si può dire tutto? (Mi scuso Karenina se non ho risposto ai tanti punti anche pratici da te sollevati, e sono andato out come dicono gli aggiornati interlocutori: vedi tu se puoi far qualche uso di quello che dico). |