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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
15-11-2007, 09.20.10 | #13 |
Ospite abituale
Data registrazione: 10-06-2007
Messaggi: 1,272
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Riferimento: La debolezza è forse un pregio?
Vorrei sottoporvi uno dei terribili e scintillanti pensieri raccolti da Cioran nell’ultimo suo volume (Confessioni e anatemi): “Sono un vigliacco, non posso sopportare la sofferenza di essere felice”. Cioran dice che, per conoscere davvero qualcuno, basta vedere come reagisce a questa confessione del poeta Keats.
Proviamo ad analizzare due casi. Quella sentenza potrebbe richiamare il comportamento di Kierkegaard quando lasciò Regina dopo averla sedotta - comportamento che ad alcuni potrebbe apparire segno di debolezza se non di viltà, ma che egli probabilmente giustificava appellandosi alla chiamata di Dio, ossia ricordando l’obbedienza di Abramo quando gli fu ordinato di uccidere il figlio. Oppure potrebbe richiamare il comportamento di Eva quando, nel paradiso terrestre, fu tentata dalla mela della conoscenza più che da quella dell’immortalità, e condannò in tal modo sé, Adamo e il genere umano con una decisione che potrebbe apparire vile ma forse anche eroica (“meglio la conoscenza che l’immortalità”). Questi sono due casi estremi, ma chi sa quanti altri voi potreste citare. Per seguire il consiglio di Cioran, voi come reagireste a quella sentenza? A me sembra più nobile la decisione di Eva che quella di Kierkegaard, visto che questa riguardava lui solo e quella di Eva ha qualcosa di grande all'umanità – tutti noi compresi: cioè la fame di verità. |
27-11-2007, 13.49.17 | #14 | |||
Ospite abituale
Data registrazione: 23-11-2007
Messaggi: 65
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Riferimento: La debolezza è forse un pregio?
Citazione:
Il pensiero è profondamente giusto, se nn fosse per un piccolo particolare: "chi ci dice che per essere forti (immortali) sia necessario trascurare la conoscenza " ? Inoltre, perdonatemi poichè questo è un mio personalissimo parere, Kierkegaard è un mistico più che un filosofo. Citazione:
Mi sembra un ragionamento fazioso, in quanto essendo noi tutti "deboli" e quindi limitati troviamo vantaggiosa la nostra condizione (come se si chiedesse al cieco che nn conosce in niente la vista se preferisse averla). Se fossimo onnipotenti ti assicuro che la debolezza ci apparirebbe tutt'altro che forza. Citazione:
Bisogna capire bene cosa si intende per forte. Se si intende il forte "umano" allora è probabilmente come sopra quotato, ma se si intende il forte come qualcosa che va oltre il limite umano allora è assurdo parlare di forza e debolezza, poichè trascendere l'umano limite vuol dire liberarsi di tutto ed essere indipendenti e soli. Rifacendomi a Shopenhauer dovremmo divenire "nolontà" e quindi nulla. |
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