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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
23-09-2007, 17.32.10 | #3 |
Ospite abituale
Data registrazione: 10-06-2007
Messaggi: 1,272
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Riferimento: In nome di Dio
“ Né Dio né alcun Profeta ha mai affermato che in loro nome si possa giustificare tutto: se qualcuno ve lo ha fatto credere vi ha ingannato”.
Voglio riprendere questa frase da te riportata e che mi sembra la più vicina al nostro argomento: che Dio non abbia affermato che in suo nome si possa giustificare tutto ne sono più che convinto, visto che Dio parla sempre attraverso un profeta. Ma che un profeta non abbia posto sulle sue insegne “In nome di Dio” – cioè quella frase che giustifica tutto - mi sembra difficile da negare, se leggiamo ciò che i religiosi stessi ci narrano – ebrei, arabi, cristiani, tanto per limitarci ai possessori del Libro. Non è inesatto, in fondo, il titolo che il giornale aveva apposto all’articolo da cui sono partito (“Religioni, madri di tutte le violenze”) perché può darsi che perfino le prime stragi compiute nella foresta o nella savana non fossero che guerre sante (con buona pace di Rousseau che giudicava i selvaggi puri e innocenti). E, comunque, popoli guidati da un Dio si sono lanciati alla distruzione di popoli fedeli a un diverso Dio, sicuri che il loro era più potente, oppure accaparrandosi quello degli altri come si strappa lo scalp di un nemico vinto. E non ti sembra che questo equivalga a giustificare tutto, visto che Dio è ritenuto sempre il signore assoluto? Forse pensi alle religioni cristiane, che effettivamente hanno attenuato le loro pretese di conquista e sembrano essersi quasi secolarizzate, ma vorrei suggerire di attendere: le religioni ritornano spesso indietro. Il passato è sacro e le religioni, come ha rilevato Mircea Elide, sono caratterizzate dal passo indietro, visto che il tempo si configura per esse come un “eterno ritorno”. |
24-09-2007, 14.42.06 | #4 | |||
Ogni tanto siate gentili.
Data registrazione: 14-03-2007
Messaggi: 665
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Riferimento: In nome di Dio
katerpillar
Citazione:
Citazione:
Per questo l'estensore si è precipitato ad avvisare, che in quel caso sarebbero stati ingannati. emmeci Citazione:
Più di una volta ho cercato di invogliare i partecipanti di tali discussioni, per vagliare le religioni con il relativismo; scremandole dagli orpelli visionari che le sono stati aggiunti, il più delle volte arbitrariamente. Ma sembra che questo non possa avvenire, perché nei comandamenti di un dio non vi può essere la democrazia ma soltanto l'assolutismo. Per quel che riguarda la tua domanda principale ripeterò la mia risposta, che col senno del poi non ci è dato di sapere se sarebbe stata possibile una vita su questa terra applicando i soli comandi divini: ma di quale tra i tanti dei che abbiamo sulla piazza? Allora, bisognerebbe prima indicare con quale dio si vuol fare l'esperimento e poi provare. |
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24-09-2007, 21.59.51 | #5 |
Ospite abituale
Data registrazione: 24-04-2006
Messaggi: 486
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Riferimento: In nome di Dio
La mia modesta opinione è che, a parte alcuni casi eclatanti di persecuzione religiosa, gli scontri sono sempre accompagnati da altri fattori, da altre esigenze.
Alla religione si può sostituire qualsiasi "ideale", e proprio come hanno fatto con le religioni questo ideale si può storpiare, adattare alle "esigenze". In questa logica la spada portata da Cristo può servire per uccidere eretici, il jihad per distruggere l'occidente infedele e corrotto, la democrazia, con il suo intrinseco valore diventa un dogma da esportare come lo è stato nella mente di molti il comunismo. C'è bisogno di raccogliere la gente sotto un'unica bandiera, la religione, la politica, la patria, l'ideologia, la squadra. Tutto può diventare dogma, ma ciò non dipende solo dalle intrinseche qualità dell'ideale, ma anche, e soprattutto, dal fatto che noi siamo portati ad affidarci ai dogmi, ragioniamo più volentieri in termini assolutistici perchè è decisamente più facile e anzi, a volte è necessario, persino nella scienza esistono certi dogmi considerati accettabili e ragionevoli. Dunque, secondo me, il problema è nell'uomo, certo la religione rispecchia bene la situazione, ma è solo una delle possibili forme che assume lo scontro. |
25-09-2007, 16.13.47 | #6 |
Ospite abituale
Data registrazione: 10-06-2007
Messaggi: 1,272
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Riferimento: In nome di Dio
Dunque possiamo tornare a discutere di quello che è o che è stato un nodo centrale della religiosità: monoteismo o politeismo? Si dice, da alcuni, che il monoteismo abbia rappresentato la credenza religiosa originaria, da altri che invece abbia segnato un progresso rispetto all’animismo e al politeismo, mentre esso sembra comunque essere il fulcro – almeno dopo l’espandersi della fede ebraico-cristiana – di una filosofia che affronta il concetto di religione. Eppure c’è, anche nella cultura europea, chi ha esaltato gli dei della Grecia e ha rimpianto la possibilità di sentir guizzare il riso di un satiro tra i rami degli alberi e una ninfa fuggire in una sorgente. Ed effettivamente, per chi pensa che la dignità dell’uomo stia non nel chiudersi ma nell’aprirsi, cioè nell’ampliare la propria coscienza e moralità in un orizzonte che può diventare sempre più vasto se non infinito, cioè nell’aver oltrepassato i limiti di un individuo, una famiglia, una tribù e – per quanto s’intende come divino – il bagliore di un’estasi momentanea per cercare nella natura e nella storia del mondo i segni della sua realtà, in un moltiplicarsi e sfarfallare di materiali e spirituali poteri, di volontà minori e maggiori, buone e cattive, potrebbe apparire allettante una religione più liberale se non libertina, cioè una rinuncia all’assolutismo, anche se l’esistenza di un unico giudice o imperatore può far sperare agli uomini di buona volontà che legge e ordine sono garantiti sulla terra e nei cieli. Dunque è meglio una fede relativistica che assolutistica? Perfino una baruffa fra dei, dinastie divine che si combattono e annientano, in un succedersi di Olimpi e Walhalla, piuttosto che una sacra famiglia con un coppiere pronto a servire e angeli che intonano delicati arpeggi?
Certo qualcuno potrebbe temere le conseguenze di un liberalismo celeste, e preferirebbe che anche lassù regnassero ordine e legge, a costo di dover applaudire quaggiù un vicerè eletto senza obiezioni né oppositori, con quella bianca fumata che annuncia che le guerre sono cosa del mondo mentre nel regno dei cieli….. |
25-09-2007, 17.04.28 | #7 |
Ospite abituale
Data registrazione: 27-06-2007
Messaggi: 105
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Riferimento: In nome di Dio
La religione intesa nella sua forma più romantica, rappresenta una culla ideale per l'uomo nascente, mi trovo quindi favorevole nel dire che il problema è nell'uomo.
La mia opinione è che l'analisi proposta deve essere vista sotto un ottica sociale, e di come la società di massa, reagirà ai vari squilibri tra i tre attuali pilastri del potere,ovvero religione economia e governo. La realtà sembra lasciare in caduta libera la colonnina religiosa, in leggero ribasso i poteri di governo e in forte crescita le massime dell'economia. Tutto questo è praticamente l'attuarsi della globalizzazzione, un fenomeno ben più viscido di come ci viene proposto. Bisogna ammettere che la religione è sempre stato il cuscinetto per le masse quando i problemi spirituali potevano andare ad intaccare la stabilità del sistema. La mancanza di una balia spirituale di massa, come la religione, (naturalmente se avverrà) lascierà a dir poco spaesati i suoi utenti abituali, la massa. A differenza di come si potrebbe pensare, secondo me naturalmente, non vi sarà mai un impoverimento spirituale, ma semmai una deviazione. Come oggi le lacune spirituali sono affidate all'economia, potrebbe darsi che quest'ultima non riesca a sopportare un così pesante carico, lasciando gli uomini privi di un qualsivoglia compendio di ideali. I figli del nichilismo economico(o consumistico), a questo punto attratti dal mistero della fede e dalla culla che ancora vuol esercitare, potrebbero in effetti imbracciare le armi. E' escluso che siano i governi a raccogliere questi vagabondi, già ora non sanno raccogliere le cartaccie dai giardini. Il pericolo di una guerra tra fedi, sembra molto vicino,negli ultimi tempi, certo è che ka fede rappresenta ancora un'ottimo demagogo reclutatore nei paesi mussulmani, ma nella cultura occidentale non è altro che una ventiquattrore per rapine. Io credo che la risorta delle religioni sia possibile, più che mai visto l'appoggio economico che potrebbe avere.E le conseguenze sarebbero le note,anche perchè se dietro a una croce ci sono soldi v'è anche un fucile per prottegerli. Sempre che non si innalzino altri venti forti, nati dai conflitti di eventi. Nessun negherà che quello che stiamo vedendo sono masse senza controllo in continuomovimento, ed è certamente inevitabile che esauste cerchino riparo, spero solo che sia l'uomo nuovo e non il vecchio. |
26-09-2007, 10.21.43 | #8 |
Ospite abituale
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Riferimento: In nome di Dio
Sì, però proprio il processo di globalizzazione potrebbe avere effetti contrari: potrebbe favorire un’unificazione delle fedi sulla base che tutte cercano l’assoluta verità e questa è al di sopra dei nomi, dei tratti e degli attributi che pretendiamo applicare a questo o quell’altro dio, oppure accentuare quel relativismo che ormai da secoli gli studiosi hanno scoperto ed analizzato nelle religioni e che non sembra aver quiete quando chi ha in mano il potere incita a non piegare il capo davanti al dio degli altri o a un sol dio ….
Ma forse è meglio così, anche se gli dei dovessero essere numerosi come le stelle del cielo. In fondo una fede relativista è meglio di una fede assolutista, anche se essa ha provocato scontri a livello olimpico e biblico, con defenestramento di Ate e Lucifero ….E, a proposito di Lucifero, il “Paradiso perduto” di Milton ha chiarito le cose: in alto o in basso, nel paradiso o l’inferno, il sogno di libertà genera mostri: e la probabilità del tiranno è la stessa. |
26-09-2007, 13.01.07 | #9 |
Ospite abituale
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Riferimento: In nome di Dio
Io penso che se veramente la globalizzazzione portasse gli effetti detti da te, le religioni perderebbero ancora una volta la credibilità che già ora scarseggia risiedente nel dogma, se il dogma venisse infranto per necessità proselitiste o comunque da una visione relativista e antidogmatica, verrebbe a sciogliersi la vista granitica delle religioni, la verità immutabile nel tempo che gestisce le illusioni gnostiche del popolo.
Questo darebbe vita a una religione nuova, sia sotto il punto di vista ontologico che di facciata, e sinceramente sarebbe un terno al lotto nelle possibilità di un effettiva riuscita, ma comunque certamente possibile. Credo invece che si sottovaluta un punto importante, ovvero le tradizioni insabbiate.Consci delle attività conversive cristiane, e dispregiandole, in un momento di perdizione spirituale potrebbero tornare a gran voce le grandi tradizioni pagane morte sotto Ponzio Pilato. Già ora più aumentano i chilometri dal vaticano, più sparuti gruppi di uomini tentano di riportare in vita antiche tradizioni etniche.Riviste in salsa commerciale e snob di alternativa, ma comunque prese con un interesse cresciente. L'uomo pressato dalla massificazione globalizzata potrebbe cercare di riconoscersi in tribù, attraverso la via religioso-tradizionale, preso dal fascino misterioso di queste antiche religioni. Tuttavia, questa è una delle tantissime alternative, forse anche la più improbabile, visto che è l'uomo del tempo che ha la possibilità, volontaria o non, di coltivare i suoi svaghi e le sue illusioni.Formulare delle ipotesi plausibili implicherebbe una analisi dal punto di vista psicologico della società intera... |
30-09-2007, 16.41.04 | #10 |
Ospite abituale
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Riferimento: In nome di Dio
Il celebre aut-aut di Kierkegaard ha interessato molto i partecipanti di questo Forum. Eppure era un aut-aut in fondo scontato, anche se espresso nella forma inedita di un’alternativa fra musica e etica o, se permettete l’iperbole, fra Mozart e Dio (un Dio che al momento forse non era ancora, per Kierkegaard, un fatale punto d’arrivo come sembra dimostrare la contemporanea pubblicazione di Enten-Eller e di Timore e Tremore). Ma quello che mi pare di poter affermare è che un aut-aut culturalmente se non esistenzialmente più significativo sarebbe quello – tanto poco evidente nei libri che trattano di religione – che pone una diversità sostanziale tra religione e fede.
Voglio chiarire la differenza come io la sento e la interpreto. Dunque fede dipende dall’individuo e non ha bisogno per nascere che l’impulso dell’individuo, anche se può essere suscitata dalla parola di un saggio o di un invasato, dal terrore o dal bisogno di luce, da un evento che può apparire miracoloso o da una parola colta al volo in un momento di amarezza e disgusto. Certo questo slancio di fede non si chiude in sé ma ha teso fin dall’origine a tradursi nel prodigio di una visione che ha assunto connotati divini, insieme terribili e luminosi, ispiratori di sentimenti complessi, forse di gesti di autodifesa o di amore – anche se una religione in quel momento non si è ancora formata, poiché è qualcosa di diverso dal primordiale impulso di fede, è la sua traduzione in credenze e atti di culto tesi a regolare il rapporto dell’uomo con quella fiamma che era apparsa divina e a trasformarsi in un’istituzione di cui si fanno garanti uomini dotati di carisma e potere: a questo punto si può credere che la religione non dipenda nemmeno più dalla fede nel suo significato originario e creatore, e diventi un fatto culturale e perfino politico. Culturale, perché la religione è fonte di espressioni vivide e stimolanti, di idee e atti che trovano una sorta di consacrazione nel mito, così che religione e mito possono dirsi veramente il principio della storia dell’uomo, con tutti gli splendori e le corruzioni che derivano dall’evoluzione di quel primo germe che è stato la fede fino a dare a quel grido “in nome di Dio” il valore di una bandiera e di un’arma contro le religioni degli altri e contro eretici ed infedeli. Forse il destino del germe non poteva essere altro che questo – una traduzione in termini sociali istituzionali e politici sempre più estesi e storicamente incisivi, fino a promuovere sollevazioni e strazi di popoli in quelle guerre di religioni che ancora oggi attraversano il nostro pianeta e in quell’assurda lotta fra fede e ragione che si contendono il privilegio di essere in possesso della verità. Ora vorrei chiedere a voi: a che cosa date la priorità - alla religione o alla fede? O considerate entrambe un’eredità di epoche primitive, quelle, appunto, in cui l’ homo sapiens si è alzato dal suolo quasi a voler carpire il segreto dell’assoluto? |