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Vecchio 01-10-2007, 14.29.23   #11
TheDruid
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Data registrazione: 27-06-2007
Messaggi: 105
Riferimento: In nome di Dio

Io non riuscirei a dare una priorità a questi due elementi, forse anche per il fatto che non riesco a separlarli distintamente. La simbiosi che regna tra loro impedisce una priorità, prendendoli separatamente assumono due valori molto diversi rispetto a quelli che sono quando vanno a braccetto.
Penso di aver ribadito diverse volte il fatto che il mio pensiero aderisca alla terza ipotesi, con una piccola differenza, a mio avviso l'uomo non ha fatto un salto per la concezione cosmica, ma ha concepito il possesso universale, trasfigurando la propria immagine e trasvalutando tutti i valori, attraverso la propria esperienza e fantasia.L'appena detto rimane sempre una mia ipotesi, ma prendendola per il vero, se veramente costituisce un eredità, essa è la bandiera della longevità delle idee.Come possono alcune idee fortunate permeare l'aria per millenni? Le idee religiose si monumentalizzano in un maniera indissolubile, non è certo il caso della della scienza, mentre la filosofia come al solito siede in mezzo, dando vita a monumenti senza creare lunghi strascichi fedeli. La vita media delle eredità religiose da cosa deriva? Unicamente dal Dogma o risente anche lei delle forze del destino? Perchè la fede si manifesta solo davanti al Dogma? Perchè ci sono i papaboys e non i platonefanclub? Sento già dire perchè sono due approcci diversi alla curiosità per l'universo. Ma se fossero due approcci completamente diversi non potrebbero nemmeno coesistere, come invece sono coesistiti parecchie volte, senza pensare alla filosofia medievale o alla famiglia dei Pascal, basterebbe guardare i greci che vissero questo conflitto in modo più naturale e sincero; e allora dove risiede il più intimo limite tra le due?.E volendo fare i rivoluzionatori spregiudicati, esiste veramente?
TheDruid is offline  
Vecchio 02-10-2007, 09.12.04   #12
emmeci
Ospite abituale
 
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Data registrazione: 10-06-2007
Messaggi: 1,272
Riferimento: In nome di Dio

Eppure no, non mi pare che religione e fede si equivalgano: io ho detto, in altri interventi, di essere contro le religioni – tutte le religioni – anche perché dividono quell’impulso che chiamiamo fede e che può rimanere intatto non solo se non crediamo nelle religioni e se ci fanno orrore i roghi che le religioni hanno ispirato, gli scempi che ancora ispirano in tante parti del mondo, ma perfino se non crediamo nell’esistenza di Dio.…Ed è come se la fede superasse ogni lingua e ogni orizzonte e non perché, come i buoni cattolici certamente pensano, la nostra religione è più vera e più elevata di quella degli altri, ché anzi è pronta, come quelle, a farsi politica e a servire interessi che non sono quelli della fede e forse neppure della religione. E mentre proprio il fatto che non c’è una religione sola ma molte dovrebbe convincere gli uomini a dubitare della validità della fede, questa non cessa di far parte della loro esistenza, e proprio coloro che si dichiarano atei lo sanno e si dicono atei perché la fede non è sparita da loro e non c’è conquista scientifica o logica filosofica che basti a distruggerla. Perché il sommo mistero è questo: che la fede rimane anche se Dio non c’è.

Del resto, che altra soluzione rimarrebbe a Dio (ho chiesto a zero nel dibattito sulla “sesta prova”) per liberarsi dalle maschere in cui l’uomo lo serra? Voglio dire liberarsi da quella corona di spine che sono nobili e menzognere parole, da quegli attributi – onnipotente, creatore, giusto e misericordioso, dio degli eserciti e dell’amore…. - che come grani di un ininterrotto rosario tutti, dai più raffinati filosofi ai devoti più rozzi, fanno scorrere fra le chiacchiere della giornata, quasi non fossero in grado di concepire Dio se non attraverso le loro emozioni, rendendolo simile a loro? D’altra parte che cos’è questo fantoccio creato dall’uomo se non una contraffazione di quell’assoluto a cui l’uomo per la prima volta ha elevato la mente strappandosi dai terrori e dalle avidità della terra per una fede che trascende tutto?
Dio come uno sfregio dell’assoluto, come corruzione della limpida verità – come una chiesa che vuol catturare l’indefinibile e costringerlo al nostro servizio, farne un’effigie da mettere sugli altari o da rappresentare sulle bandiere per atterrire i nemici e condannarli all’inferno. Un Dio che noi non potremo mai afferrare, che ci lascia soli e non risponderà alle nostre preghiere fossero pure quelle di un popolo martirizzato o di un individuo all’orlo della disperazione e della pazzia; un Dio che alla fine per noi non esiste, anche se la fede sembra cercarlo, l’intero universo sembra rincorrerlo espandendosi in quell’orizzonte infinito che è il solo in cui la speranza di incontrarlo non è resa vana, perché solo in quell’orizzonte il fantasma che abbiamo plasmato a nostra immagine e somiglianza perde gli orpelli di cui l’abbiamo adornato affinché servisse ai nostri bisogni, e all’infinito non si vede più o è solo una fievole luce al fondo di un cammino che la nostra fede non ha ancora smarrito.
emmeci is offline  

 



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