Citazione:
Originalmente inviato da nevealsole
Arsenio carissimo,
ti leggo sempre con piacere ma i tuoi ultimi temi sono un po' distanti e non riesco mai ad intervenire.
Cosa sia il sapere non mi riesce dirlo, diverso certo dalla cultura o dalla semplice erudizione.
Mi ricordo sempre il socratico "saper di non sapere", caro ai professori di filosofia del liceo.
La mia impressione, ogni anno più nitida, è che tante più cose si arrivano a conoscere tanto più si fa insistente la sensazione di capire poco... e forse di vivere peggio.
Insomma, se la verità fosse inconoscibile, quelli che sanno non sarebbero forse ancora più illusi di quelli che ignorano?
Ultimamente mi chiedo spesso se la vera fortuna non stia nell'incapacità di farsi domande, non avendo così necessità di autoingannarsi con una risposta che forse è solo fantasia...
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Cara nevealsole, è sempre un gran piacere ritrovarti. “Sapere di non sapere” è sempre una base concettuale filosofica e la conoscenza apre nuovi orizzonti e interrogativi.
Il pensiero consapevole può condurre a conclusioni poco ottimistiche, ma non si deve soffermarsi troppo sulle nostre idee negative. La verità è dis-velamento (a-letheia) più che certezza o pretesa di assolutismi. Attraverso il linguaggio le nostre interpretazioni devono essere aperte e dialogiche. Può essere che gli edonisti spensierati , o i monaci zen che raggiungono il vuoto mentale., siano più felici dei filosofi riflessivi e lungimiranti. La fuga dalla realtà è meno ardua dell'adattamento alla tragicità della vita. Discernere e scegliere, anche questo è “sapere”.
Sapere, cultura, conoscenza, saggezza ... in effetti sono termini con una certa familiarità che potrebbero essere quasi sinonimi e a volte intercambiabili. Ma poi dipende dalle varie accezioni lessicali, dalle connotazioni personali, dal contesto (che rende il senso voluto), dalla disciplina in questione, ecc. Ad es. “cultura” può essere intesa come formazione individuale dell'uomo, e in particolare il patrimonio di conoscenze acquisite, maturate e organizzate per una propria piena realizzazione grazie a educazione o formazione. Ma anche l'insieme di conoscenze, credenze, comportamenti e convenzioni coltivati e trasmessi da generazione in generazione.: in tal caso s'identifica più con “civiltà”.
E' totalità onnicomprensiva di qualità mentali, come conoscenze e credenze; è evoluzione, tradizione, eredità trasmesse. Ma anche gl' inculturati possono sempre escogitare nuove forme di idee e comportamenti più adeguati. Se è “cultura di massa” esprime il gusto medio, superficiale, stereotipo, ecc.
Il “sapere” è un termine peculiare della filosofia. Se contestualizzato in tale disciplina s'interroga sulla natura della conoscenza, sul rapporto tra conoscenze, credenze e ideologie, sull'attendibilità di enunciati riguardanti la realtà esterna, sui presupposti per conoscere, sulle funzioni del linguaggio, sul pensiero condizionato da fattori sociali, economici, politici. Ma in tal caso più per verificare la genesi delle idee che per la loro validità.
Conoscere è entrare in relazione con cose, fatti, regole, apprendimenti indiretti da libri, ma si deve unire alla capacità del singolo di appropriarsene e interiorizzarli, di non limitarsi a fruizioni affrettate d' informazioni che riflettono le fonti da cui sono ricavate, talora male, di esporre giudizi argomentati, risultati da comunicare. Soprattutto di saper agire realizzando una meta o avviare un processo.
La saggezza si può situare tra il conoscere la realtà e praticare una “morale” o stile di vita. Saggio, per antica tradizione, è soprattutto l'uomo che ha realizzato l'arte del vivere, adeguandosi all'ordine necessario del mondo, accettando il proprio destino. E' conoscenza pratica che insegna a vivere bene, mentre la sapienza è la scienza delle cose più elevate. Sovente saggi sono coloro che vantano varie esperienze proficue, tenendo conto che alle stesse spesso corrispondono vissuti, conclusioni, comportamenti diversi.
L'epistemologia, la ragione, la scienza erano un tempo espressioni filosofiche, oggi appartengono al campo scientifico che indaga problemi quella volta filosofici e che ora, risolti dall'evidenza scientifica, non lo sono più. Dopo che Kant rinunciò al sapere della filosofia come scienza per ricondurla all'analisi delle sue possibilità. La filosofia va verso la sua fine? Si dovrebbe ritornare al sapere della fenomenologia. Come ricerca e pratica di vita libera da convenzioni, pregiudizi, presupposti, ecc. Non spiega ma comprende e interpreta (ermeneutica), indaga su limiti e possibilità senza proporre soluzioni o saperi totali, cercando significati intuiti, latenti o inespressi, ecc. Per un'alternativa al sapere oggi imperante della scienza e della tecnica, e a quello delle metafisicherie accademiche.