Riferimento: Ancora sul tempo.
Dunque su un concetto del tempo come misura fisica, psichica o come intuitiva durata finisce per prevalere ciò che dice Agostino (se non mi chiedi che cosa è il tempo, lo so, ma se me lo chiedi non ti so rispondere….). E se non ci basta torniamo a ciò che dice Platone definendolo ombra mobile dell’eterno, reale solo in questo confronto e nell’ansia di arrivare là. Se noi guardiamo dentro di noi non potrà sfuggirci la verità di questo concetto del tempo che non esiste altro che nella possibilità di giungere all’assoluto, che è in fondo ciò che spiega la leggerezza dell’io, l’impossibilità per noi di coglierci e di capirci – perché l’io è nato e vive in questo confronto, in questa ricerca di un oggetto che ci è parso adorabile e che inseguiamo nelle nostre giornate di duro lavoro - mentre forse la morte è il punto in cui il tempo e l’eterno si ricongiungono e - tanto per illustrarla con un’immagine – l’arco può finalmente distendersi perché la freccia ha raggiunto la meta.
Mi pare di poter aggiungere, Illusion, che la scienza non può nulla contro questo metafisico concetto del tempo, cioè di un tempo che esce dalle misure e ha una velocità maggiore di quella della luce (infatti il pensiero l’ha già superata in questo momento). E se qualcuno è turbato di fronte alla relatività e ai paradossi a cui essa conduce, si può avvertirlo che forse proprio il turbamento delle misure introdotto da Einstein è un principio di liberazione cioè un invito a considerare il tempo, a un superiore livello, come ciò che gioca con le misure, si sottrae ad esse e a ogni altra possibile interpretazione, fino ad arrivare prossimo a quel “non-so” cui Agostino l’ha consegnato per l’eternità …….
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