Riferimento: Heidegger
Posso dire solo quel che ricordo dai miei studi ben sapendo che si tratta di considerazioni imprecise.
Se ben ricordo egli, nella ricerca dell’Essere, si discosta dalla tradizionale visione metafisica per poi ritornarvi parzialmente in epoca successiva.
La metafisica, secondo questo pensatore, impedirebbe la comprensione dell’Essere considerandolo fuori dall’Esserci e così facendo non permetterebbe di comprendere che l’essere, dato il presupposto della temporalità dell’Esserci, coinciderebbe con il nulla.
L’Esserci, l’angoscia (concetto ripreso sebbene grandemente ampliato da Kierkegaard e definito come il sentimento che si prova di fronte al niente, all’annientamento dell’esistenza.), il linguaggio e la tecnica sono fra i concetti cardine del suo pensiero.
L’Essere non può in alcun modo essere solo l’Esserci.
Secondo questo filosofo l’esistenza umana può assumere quattro modi essere : l'Esserci, l'Essere nel mondo, l'Essere con gli altri e l'Essere per la morte.
L’uomo si trova nel mondo perché esiste l’Esserci e per ciò stesso egli può interagire con il mondo(Essere nel mondo) modificandolo, e così facendo modificando se stesso. Nel mondo ci sono altri Esserci e così egli interagisce anche con loro (Essere con gli altri). L’esistenza però, secondo Heidegger, si comprende solo con l’Essere per la morte, importante infatti è il sapere di dover morire in quanto la morte è un limite che annulla l’esistenza e nel contempo la qualifica.
L’Esserci deve provare angoscia davanti alla morte e non deve fuggire altrimenti cadrà nel mondo del “Si” e sarà preda dell’equivoco, della chiacchiera e della curiosità.
Nella sua opera “Essere e tempo” egli delinea tutte le caratteristiche dell’Esserci.
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