Rifletto sul fatto che da mesi, cerco un lavoro. Il fatto è che io un lavoro cel'avevo. L'ho lasciato perchè credevo di poter inseguire un sogno, che poi però è svanito.
Credo che, anche se questa scelta è stata avventata, sia stata una scelta che in realtà avrei fatto comunque; anche se non mi si fosse presentata l'occasione di realizzare un sogno. Penso che questo piccolo sogno, sia stato solo una scusante. In buona fede, ma pur sempre una scusante.
Il problema è che la routine mi terrorizza. La odio. Mi dà una sensazione orribile: mi sento inutile, vuota, un'automa, un'eterna infelice.
La routine, secondo me, porta solo infelicità e frustrazione. Ma la vita oggi, è routine. Infatti io, non riesco ad essere felice.
Sono una sognatrice, una che mette i valori al disopra di tutto; una che preferisce accompagnare la sorella da qualche parte piuttosto che andare a guadagnare.
I soldi. Come li odio i soldi, che micidiale invenzione; hanno reso l'uomo arido e vuoto, ma purtroppo, anche io ne vorrei a montagne; non perchè mi interessino, ma perchè sono l'unico lasciapassare che ti permette di vivere. Odio questo compromesso.
Il lavoro in cui ho resistito di più, credo sia proprio l'ultimo che ho avuto. Ho resistito circa quattro mesi. Che rabbia! Lo sò che prima o poi dovrò arrendermi (più prima che poi), e che la mia vita dovrà essere per forza una routine prima o poi. Ma perchè!!! Chi lo ha scritto? Dove? Se solo ripenso a quei quattro mesi, a quanto mi sentivo felice nelle prime settimane, e depressa per tutto il resto del tempo. Mi sento combattuta, è terribile avere una parte più razionale di te che ti dice "dai, fallo, così ti prendi sti soldi e domani è un'altro giorno: devi farlo" e invece un'altra parte di me che era terribilmente frustrata e diceva : "Ma che stai a fà? Sei felice? Ma non lo vedi che fai sempre le stasse noiosissime cose e l'unica cosa che ci guadagni sono quei miseri 700 euro che finiscono subito e che non ti lasciano niente?"
Impazzirò. Una delle due parti deve tacere.
Vorrei far tacere la seconda e fare il mio "dovere" senza pensarci. Come se non avessi anima, come se niente fosse, come se fossi automatica. Ma non ci riesco per ora.
Il bello è che quando lavoro, lo faccio bene, anzi, benissimo a quanto mi dicono. Sono una perfezionista, voglio fare tutto bene e nei tempi giusti. E lavoro sodo, non mi fermo mai. Ogni datore a cui ho detto "vado via" era dispiaciuto, mi chiedeva di restare mi diceva che sono "una vera professionista". Il paradosso è?
Sono sicura che se trovassi un lavoro interessante, costruttivo, coinvolgente, che mi lasciasse della soddisfazione a fine giornata, forse potrei anche omologarmi.
Omologarmi, si....perchè? Non ve ne eravate accorti? Siete tutti omologati, schiavi di qualcosa: soldi, lavoro, rutine....nessuno di noi è libero, e forse non lo sartà mai. Anche tu...si tu...che pensavi di essere diverso, proprio come me; e che dicevi "io non sono omologato, io penso con la mia testa" Non è così....anche tu vuoi determinati vestiti e non è un caso, determinati cibi e non è un caso, determinate cose che implicano il possesso di soldi....anche tu ne vuoi...tanti....come tutti. Non c'è nessuno che può dirsi non omologato. Solo gli indigeni dell'amazzonia forse. Loro si che sono fortunati. Forse non avranno quello che abbiamo noi, ma hanno qualcosa che noi non avremo mai: la libertà dell'anima, del cuore e della mente. Lo sò...ora storci il naso...ma ti assicuro che è così, e tu lo sai bene, non è come fingi di credere.
L'unica cosa che posso fare è alzare le spalle e dire "pazienza, speriamo bene"......
Tratto dal mio blog