dicono che nel 2050...
una fine annunciata...
responsabile della tragedia e ultima testimone oculare di un pianeta ancora in parte vivibile, la nostra generazione (troppo presa dalla ricerca di griffe, dalla gara per la migliore abbronzatura, dalle schizofrenie televisive e dalla frenetica corsa all'accumulo di capitali e risorse in quantità incontrollata) non sembra dare troppo peso alla tragica notizia..
Conto alla rovescia per la sopravvivenza della Terra. Stando all’ultimo, apocalittico rapporto del Wwf, ci resta poco meno di mezzo secolo di vita. Nel 2050, saccheggiato dalla voracità dell’uomo, privato delle sue risorse naturali, il nostro pianeta finirà di esistere come unica oasi del Sistema solare capace di alimentare la vita e si ridurrà a uno sterile ammasso di rocce. A quel punto la popolazione umana, che avrà superato il limite dei 9 miliardi di abitanti, dovrà cercarsi non uno, ma due pianeti gemelli della Terra. Buona fortuna. Un po’ disperato e un po’ provocatorio, il rapporto del Wwf intitolato The Living Planet sarà presentato domani a Ginevra, ma buona parte dei suoi contenuti sono stati anticipati ieri dal settimanale londinese The Observer . A parte le conclusioni, volutamente paradossali, la base del rapporto consiste in un’attendibile e minuziosa indagine scientifica sul deterioramento di ecosistemi, risorse e specie viventi rilevato negli ultimi 30 anni. Tre decadi in cui i ritmi di consumo delle società più industrializzate sono cresciuti in modo da diventare insostenibili per le riserve della Terra. Gli esperti del Wwf calcolano che, solo nel periodo considerato, è stato distrutto circa un terzo degli ecosistemi naturali, fra ambienti marini di acque dolci e forestali. «Ma l’aspetto più importante del rapporto, che esce con cadenza biennale, è l’avere ricavato due indici importantissimi, in grado di esprimere in termini scientifici rigorosi e in maniera sintetica lo stato di salute complessiva del pianeta - spiega Gianfranco Bologna, portavoce del Wwf Italia -. Il primo indicatore è l’impronta ecologica, che rappresenta la pressione della specie umana sulle risorse mondiali e che si esprime in ettari pro-capite. L’altro è l’indice di biodiversità che dà una misura del declino delle specie viventi». Ebbene, come calcolano gli esperti del Wwf, oggi per non far morire il pianeta dovremmo avere un’impronta ecologica di circa 2, mentre si va da 10 degli Usa, a 5 dell’Europa occidentale a 2 dell’Asia Centrale, fino a 1 dell’Africa.
L’indice complessivo di biodiversità, è passato da 100 a 65. «Tutto questo serve a dire ai governi del pianeta che le parole non bastano più: ci voglio azioni e impegni concreti, con precise scadenze per diminuire la pressione delle società umane sul pianeta e riequilibrare la distribuzione della ricchezza».
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