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06-07-2006, 18.16.04 | #1 |
Ospite abituale
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Messaggi: 611
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Chi difende i bambini?
«Così i due fratellini non li troveremo mai»
4/7/2006 di Antonella Mariotti da: www.lastampa.it BARI. «L’Italia è diventata il porto franco per lo scambio dei bambini? Perché i piccoli scomparsi qui non si trovano mai? Pensiamo a Angela Celentano, Denise Pipitone e adesso a Francesco e Salvatore. Ci vuole un Centro nazionale di coordinamento come in tutti gli altri paesi». Serena Frascaroli è un’ex insegnante, pedagogista, 54 anni, gli ultimi sette dedicati all’associazione Aurora, che da Bologna si occupa dei minori scomparsi e di quelli che subiscono violenze di ogni genere. Con lei Rosalba Bonazza, psicologa che per l’associazione tiene i contatti con i media, e poi criminologi ed esperti di disagio minorile, come educatori e insegnanti. «Aurora» è l’unica realtà italiana nella rete internazionale «European federation for missing and sexually exploited children», il network di cui fanno parte «Child Focus» del Belgio, nata dopo il caso Dutroux e lo scandalo pedofilia, e le altre associazioni nazionali dei paesi Ue, tutte con lo stesso obiettivo tenere alta l’attenzione dopo i casi di scomparsa, fare «rete» per trovare i bambini e aiutare le famiglie delle vittime. La vostra è un’accusa pesante alle istituzioni e alle forze dell’ordine. «E’ anche una provocazione, per vedere se succede qualcosa. Da sette anni combattiamo per cercare un dialogo con le istituzioni, ma fino ad ora non è successo nulla, forse solo per indifferenza rispetto al problema, e se è così è certamente più grave. Tutti promettono di interessarsi e poi niente. Abbiamo avuto incontri a ogni livello, con l’ex presidente della Camera Casini, con Prodi quando non era ancora premier. Individuiamo un interlocutore, poi improvvisamente cambia tutto e si deve ricominciare da capo. Tutti i politici dicono che i bambini sono il nostro futuro, lo mettono nei programmi elettorali e poi si disinteressano di un problema così grave. Il Centro di coordinamento nazionale è essenziale nei casi di scomparsa di minori, è l’unica speranza per le famiglie». Perché? «Perché sono fondamentali le prime ore dopo la scomparsa. I genitori telefonano alla polizia e da lì scatta la ricerca. Ma la famiglia in quel momento è sola nell’affrontare un iter burocratico allucinante, in un momento di angoscia totale e devastante. Il Centro invece si attiverebbe per far mettere le foto ovunque, e non solo sui giornali, poi fornirebbe sostegno psicologico. In alcuni paesi, come negli Usa, entro due ore dalla scomparsa le fotografie sono anche sulle bottiglie della Coca-cola. Nelle prime 24 ore è fondamentale il rapporto con i media, tutti dovrebbero mobilitarsi ma subito. E’ l’unica speranza, l’unica possibilità di poter trovare i bambini e trovarli vivi». Questo tipo di struttura in quali paesi è operativa? «Ovunque tranne che in Italia. Il nostro paese è fra i primi otto paesi al mondo con la piaga dei bambini scomparsi o vittime di pedofilia e nessuno ne parla, e nessuno fa qualcosa di concreto. Persino in Africa è stato istituito il coordinamento nazionale, ma non Italia....». Comunque l’Aurora fa già da ponte con i centri stranieri. «Sì. Per le due bambine belghe, ad esempio, abbiamo ricevuto la segnalazione da ‘’Child focus’’ e abbiamo mandato le foto a tutti i giornali e alle tv, ma con scarsi risultati. In America per esempio quando scompare un bambino i telegiornali sono obbligati a mandare in onda la sua foto nelle ore di maggiore ascolto, per parecchio tempo dopo la scomparsa. Qui i media se ne occupano nell’immediatezza della cronaca e poi tutto si dimentica. Tranne nei casi come quello di Denise Pipitone, dove c’è una madre forte e combattiva. Spesso poi mancano anche gli strumenti». Che cosa vuol dire? «Costa telefonare a tutti, aprire un sito Internet, mandare le foto in giro per l’Italia. Questa è una cosa che potrebbe fare il Centro nazionale. Noi per esempio le foto dei fratellini di Gravina le abbiamo già divulgate prima che il procuratore decidesse di andare in Romania». Negli altri Paesi come funziona? «Le forze di polizia si attivano per le indagini, il centro nazionale fa tutto il resto compresa la formazione anche agli investigatori che si occupano di casi di questo genere. Qui non c’è metodologia, allora partiamo da chi un metodo ce l’ha. Negli Usa e nella Ue si fa formazione ai poliziotti e sostegno anche agli operatori che si occupano di casi di pedofilia. Qui in Italia i funzionari al ministero non hanno una preparazione adeguata, e spesso non reggono reggono al vedere dei siti pedo-pornografici per giorni per mesi. Serve una formazione costante, in rete anche con l’Europa: una formazione unica perché le indagini siano omogenee». Home page / Cronache ...... Questo è solo un esempio fra i più eclatanti; ma gli episodi di cronaca riportano costantemente vicende quotidiane in cui i bambini sono lasciati soli in compagnia di un lupo mannaro che a seconda dei casi prende le sembianze di un genitore, di un maestro, o di un mancato controllo da parte di un'assistenza che non fa il suo lavoro. E ancora: la mancanza di libertà che città sempre meno a misura di, provocano. Se va bene esistono fazzoletti di verde pubblico con qualche gioco, raramente una pista ciclabile rende possibile l'autonomia dei ragazzini che una volta potevano recarsi da soli a casa di qualche amico. Vittime fra le vittime, i bambini non hanno voce se non c'è chi li aiuta. |