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Cultura e Società - Problematiche sociali, culture diverse.
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Vecchio 21-06-2006, 11.48.41   #31
Weyl
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Data registrazione: 23-02-2005
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Re: Re: Come al solito

Citazione:
Messaggio originale inviato da r.rubin

riguardo al punto 2) spero la tua sia un esagerazione. Ad ogni modo, tale situazione non dipende tanto dal velo, quanto dalla cultura. [/b]


Nessuna esagerazione: tutto visto con i miei occhi di bambino, poi di adolescente, poi di giovane uomo.
Così come ricordo, con tenerezza, Iqbal, 16 anni, che si portava appresso i quattro figli mentre andava nei campi, sotto un sole micidiale, tutta avvolta nei suoi veli rigorosamente neri.
Come ricordo il coltello che mi piantarono alla gola perchè, nella mia ingenuità di adolescente, avevo protestato il mio disprezzo per quegli uomini sfaccendati che non avevano altro argomento se non il rigoroso rispetto della Legge: una legge, a mio parere, inumana e squallida.

Cultura? Certo: magari anche il "velo" dipende dalla cultura.
E dopo aver profferito l'abbacadabra della parola "cultura", abbiamo magicamente trasformato in oro il piombo...
"Cultura", che bella parola!
Chissà quali misteriose proprietà contiene la formuletta che ci permette, pronunciandola, di riempirci la bocca e svuotare il cervello.
Eppure, una volta che l'hai detta...POFF! ecco sparito in un sol colpo il sangue e le urla disperate delle bimbe torturate con l'infibulazione.
Dileguato il macello della lapidazione, le teste fracassate, il suono delle ossa spezzate.
Bella parola.
Magica.
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Vecchio 21-06-2006, 11.48.57   #32
Mr. Bean
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Eh, no Weyl! Vi sono luoghi dove non è possibile entrare se non si indossano giacca e cravatta. Penso ai casinò, così come ad alcuni ambienti di lavoro. Poi vi sono le divise, ecc.... non credo che un lavoratore sia contento di indossarle. Poi, personalmente io avrei più di un problema ad indossare la cravatta. Mi sentirei soffocare!
Cosa penso se vedo una ragazza col velo. Nulla di particolare anche perché sono convinto che "l'abito non fa il monaco". Ho conosciuto persone vestite nei più svariati modi e, se è vero che quando vedo delle persone con la testa rasata vestite di arancio, penso agli Hare Krisna, è anche vero (come ha fatto giustamente notare qualcun altro) che una donna col burqa mi fa capire che è musulmana. Niente di particolare. Non mi sento nè inferiore nè superiore a lei.
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Vecchio 21-06-2006, 12.10.24   #33
Fragola
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Per mariluzza

Guarda che bello questo sito! Ci puoi trovare un saco di materiale.

http://www.donnamed.unina.it/velo.php
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Vecchio 21-06-2006, 12.16.36   #34
Fragola
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Relativismo culturale

Lo hijàb dell'Occidente: la taglia 42

"Fu in un grande magazzino americano, nel corso di un fallimentare tentativo di comprarmi una gonna di cotone, che mi sentii dire che i miei fianchi erano troppo larghi per la taglia 42. Ebbi allora la penosa occasione di sperimentare come l'immagine di bellezza dell'Occidente possa ferire fisicamente una donna e umiliarla tanto quanto il velo imposto da una polizia statale in regimi estremisti quali l'Iran, l'Afghanistan o l'Arabia Saudita".

Nel capitolo finale del libro L'Harem e l'Occidente ( 2000 ), considerato il suo capolavoro, la sociologa Fatema Mernissi espone una sua idea molto provocatoria secondo la quale se le donne musulmane hanno il dovere di indossare il velo, quelle occidentali vivono oppresse dall'obbligo di "entrare" nella taglia 42, imposto dai "profeti della moda". Ecco il simpatico dialogo, riportato dalla Mernissi, che ha avuto luogo tra lei e la commessa:
"La commessa aggiunse un giudizio condiscendente che suonò per me come la fatwa di un imam:
- Lei è troppo grossa!
- Troppo grossa rispetto a cosa?
- Rispetto alla taglia 42. Le taglie 40 e 42 sono la norma. Le taglie anomale come quella di cui lei ha bisogno si possono comprare in negozi specializzati. All'improvviso in quel tranquillo negozio americano in cui ero entrata così trionfalmente nel mio legittimo status di consumatrice sovrana, pronta a spendere il proprio denaro, mi sentii ferocemente attaccata:
- E chi decide la norma? Chi lo dice che tutte devono avere la taglia 42?
- La norma è dappertutto, mia cara, su tutte le riviste, in televisione, nelle pubblicità. Non puoi sfuggire. C'è Calvin Klein, Ralph Laurent, Gianni Versace, Giorgio Armani, Mario Valentino (...) Da che parte del mondo viene lei?
- Vengo da un paese dove non c'è una taglia per gli abiti delle donne. Io compro la mia stoffa e la sarta o il sarto mi fanno la gonna di seta o di pelle che voglio. Non devo fare altro che prendere le mie misure ogni volta che ci vado. Nè la sarta nè io sappiamo esattamente la misura della gonna nuova. Lo scopriamo insieme mentre la si fa. A nessuno interessa la mia taglia in Marocco fintanto che pago le tasse per tempo. Attualmente non so proprio quale sia la mia taglia, a dire il vero. (...)"
La Mernissi nota in questa occasione che "l'Occidente è l'unica parte del mondo dove la moda della donna è affare dell'uomo".
Il problema sembra avere radici più profonde che affondano nella preservazione dell'egemonia maschile, in una società essenzialmente patriarcale. Ma mentre l'uomo musulmano ha limitato il raggio d'azione della donna nello spazio, con la realizzazione dell'harem e dello hijàb che rappresenta una barriera tra lo spazio pubblico e il privato, l'uomo occidentale ha imprigionato la donna in una dimensione temporale: quella dell'eterna adolescenza. Una donna matura è più pericolosa e meno controllabile di una che abbia le sembianze di una quattordicenne, esile, passiva, indifesa.
Secondo Naomi Wolf: "Una fissazione culturale sulla magrezza femminile non è un ossessione sulla bellezza, bensì un ossessione sull'obbedienza femminile ... Le diete sono il sedativo più potente di tutta la storia delle donne: una popolazione fatta di pazzi tranquilli è molto manipolabile".
A questo proposito afferma ironocamente la Mernissi: " Noi donne musulmane abbiamo un mese solo di digiuno, il Ramadan, ma le povere donne occidentali sempre a dieta devono digiunare dodici mesi all'anno".
La donna occidentale sente di esistere solo quando sa di essere osservata; solo attraverso lo sguardo dell'uomo il suo essere (esse) è un essere percepita (percepi). Questo stratagemma del tempo in cui viene imprigionata è ben più subdolo e pericoloso di quello dello spazio perchè è impresso nella sua stessa pelle.

"Imparando a diventare un bell'oggetto, la ragazza impara l'ansia - forse persino il disgusto - verso la sua stessa carne. Scrutando ossessivamente nei reali così come nei metaforici specchi che la circondano, desidera letteralmente "ridurre" il proprio corpo. Nel diciottesimo secolo questo desiderio di essere bella e fragile portò all'uso di corpetti stretti e a bere aceto. La nostra epoca, invece, ha prodotto innumerevoli diete e digiuni "controllati", così come lo straordinario fenomeno dell'anoressia adolescenziale".
Sandra Gilbert e Susan Giubar: Tha Madwoman in the Attic (1979).

Conclude la Mernissi intuendo ciò che rende le donne occidentali inconsapevoli e mute di fronte al loro problema: "Immagina i fondamentalisti, se obbligassero le donne non solo a mettere il velo, ma un velo di misura 42! Come si fa a organizzare una marcia politica credibile e gridare nelle strade che i tuoi diritti umani sono stati violati perchè non riesci a trovare una gonna che ti va bene?"


Lidia Verdoliva

http://www.donnamed.unina.it/velo_opi03d.php
Fragola is offline  
Vecchio 21-06-2006, 12.27.58   #35
r.rubin
può anche essere...
 
Data registrazione: 11-09-2002
Messaggi: 2,053
Re: Re: Re: Come al solito

Citazione:
Messaggio originale inviato da Weyl
Nessuna esagerazione: tutto visto con i miei occhi di bambino, poi di adolescente, poi di giovane uomo.
Così come ricordo, con tenerezza, Iqbal, 16 anni, che si portava appresso i quattro figli mentre andava nei campi, sotto un sole micidiale, tutta avvolta nei suoi veli rigorosamente neri.
Come ricordo il coltello che mi piantarono alla gola perchè, nella mia ingenuità di adolescente, avevo protestato il mio disprezzo per quegli uomini sfaccendati che non avevano altro argomento se non il rigoroso rispetto della Legge: una legge, a mio parere, inumana e squallida.

Cultura? Certo: magari anche il "velo" dipende dalla cultura.
E dopo aver profferito l'abbacadabra della parola "cultura", abbiamo magicamente trasformato in oro il piombo...
"Cultura", che bella parola!
Chissà quali misteriose proprietà contiene la formuletta che ci permette, pronunciandola, di riempirci la bocca e svuotare il cervello.
Eppure, una volta che l'hai detta...POFF! ecco sparito in un sol colpo il sangue e le urla disperate delle bimbe torturate con l'infibulazione.
Dileguato il macello della lapidazione, le teste fracassate, il suono delle ossa spezzate.
Bella parola.
Magica.


hai criticato perfettamente la mia parola magica. In effetti mentre la scrivevo un pensiero affiorava dal subconscio dicendo quello che hai detto, ma l'ho subito ricacciato nell'oscurità.

mi informo un pò meglio e torno
r.rubin is offline  
Vecchio 21-06-2006, 13.13.38   #36
Monica 3
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Messaggi: 697
Se si proibisce l'uso del velo, io suggerisco che si proibisca anche l'uso del tanga sotto pantaloni semi trasparenti.

Non sempre ho voglia di essere esposta a un'esibizionismo che è espressione di una sottocultura invadente, che non tutti i membri della società hanno voglia di condividere e che non mi appartiene.

Monica 3 is offline  
Vecchio 21-06-2006, 18.47.33   #37
Viola
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Messaggi: 48
Citazione:
"Fu in un grande magazzino americano, nel corso di un fallimentare tentativo di comprarmi una gonna di cotone, che mi sentii dire che i miei fianchi erano troppo larghi per la taglia 42. Ebbi allora la penosa occasione di sperimentare come l'immagine di bellezza dell'Occidente possa ferire fisicamente una donna e umiliarla tanto quanto il velo imposto da una polizia statale in regimi estremisti quali l'Iran, l'Afghanistan o l'Arabia Saudita".
Ottimo post, concordo su tutto. Ragazze che per dimagrire si riducono a scheletri anoressici...quanto meglio indossare un velo, che poi ripara dal sole e dal vento e a certe donne sta benissimo.
E quei bei vestiti larghi tradizionali..che pacchia, si può essere grassottelle sotto. Il burka? A volte lo vorrei, almeno non avrei il rovello di cosa mettermi e non sarei punta dai moscerini.
Scherzo, per dire che l'importante è non essere costretti dalla società, moda o religione, poi, se uno vuol mettersi una tuta da palombaro a passeggio..fatti suoi, se lo decide lui.
Se si è liberi di vestirsi come si vuole, velo o burka vanno bene.
Viola is offline  
Vecchio 22-06-2006, 01.25.09   #38
acquario69
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- Rispetto alla taglia 42. Le taglie 40 e 42 sono la norma. Le taglie anomale come quella di cui lei ha bisogno si possono comprare in negozi specializzati. All'improvviso in quel tranquillo negozio americano in cui ero entrata così trionfalmente nel mio legittimo status di consumatrice sovrana, pronta a spendere il proprio denaro, mi sentii ferocemente attaccata:
- E chi decide la norma? Chi lo dice che tutte devono avere la taglia 42?
- La norma è dappertutto, mia cara, su tutte le riviste, in televisione, nelle pubblicità. Non puoi sfuggire. C'è Calvin Klein, Ralph Laurent, Gianni Versace, Giorgio Armani, Mario Valentino (...) Da che parte del mondo viene lei?


e perche non vi ribellate a questo stato di cose?..perche vi costringete a voler apparire come hanno deciso gli altri per voi?..
perche a cominciare da adolescenti vogliono tutte fare le veline?..che responsabilita hanno i genitori,forse ancora di piu una mamma in questo caso?..che esempi hanno dentro le mura di casa?
acquario69 is offline  
Vecchio 22-06-2006, 10.48.13   #39
r.rubin
può anche essere...
 
Data registrazione: 11-09-2002
Messaggi: 2,053
Girovagando per il web e spulciando informazioni sul velo mi sono accorto che il significato di questo pezzetto di stoffa è tutt'altro che unico, anzi. E' caricato di una grande varietà di significati, in relazione al periodo storico, alla situazione sociale, culturale, individuale in cui è collocato. Perciò non è realistico interpretarlo esclusivamente come simbolo di plagio maschilista. Sarebbe una semplificazione pregiudizievole.

Infatti può venire abbassato a baluardo di difesa del valore dell'intelligenza femminile, spesso messa in secondo piano dall'allupato sguardo maschile perso nell'appassionata perlustrazione delle forme più gustose.. :

Citazione:
"Alla tv egiziana una docente universitaria di fisica nucleare ha spiegato: «Non faccio uso di trucco e nascondo la mia femminilità dietro il velo per chiarire a tutti gli uomini che il nostro è un rapporto fra eguali, fra due esseri umani, fra due intelligenze. E dallo Yemen è arrivata quest'altra dichiarazione, di una parlamentare: «Desidero che si seguano e si valutino le mie argomentazioni, senza la distrazione eventualmente causata dai miei occhi o dalle mie gambe».

Quest'interpretazione del velo come difesa dalla sessuomania maschile, molto vicina alla mancanza di rispetto per tutto ciò che trascende la fisicità agognata, come ad esempio la persona femminile, l'ho trovata più di una volta:

Citazione:
una forma di protezione dalle possibili conseguenze dell’eccitazione maschile nel vedere le forme di una donna. Inoltre, si tratta di un gesto di rispetto nei confronti del proprio marito o i propri genitori e fratelli, gli unici autorizzati a vedere la "nudità" della donna. Il hijab, perciò, rappresenta il rispetto e la protezione della donna, costituisce una barriera al desiderio dell'uomo e allontana i rapporti sessuali illeciti.

Un uomo, infatti, deve desiderare una donna per il suo carattere religioso, per la sua personalità, per il suo intelletto e solo dopo per il suo corpo. La donna, perciò, oltre a celare i capelli, considerati simbolo di femminilità, deve anche coprirsi dai polsi alle caviglie, lungo tutto il corpo, dal seno fino al collo, lasciando scoperti mani, viso e piedi


Mi viene spontaneo chiedermi se la fisicità femminile così protetta dagli sguardi di tutti i maschi nelle vicinanze sia veramente un simbolo di possesso da parte del marito\padrone, il sigillo alla schiavitù della donna. Oppure sia veramente, da questo punto di vista, un esempio del rispetto nettamente maggiore riservato da tale cultura alla donna, in confronto a quello riservato dalla nostra, che propone modelli femminili seminudi alla portata di tutti.
Forse che la disapprovazione verso la donna vestita, motivata dall'interpretazione di tale copertura come prigione, sia l'animalesco escamotage travestito con il manto dell'eticamente retto prodotto da una cultura che concepisce la libertà femminile principalmente nel senso di "mettersi in libertà" davanti a chiunque, ossia libertà dai vestiti?


Citazione:
forse tu preferisci che il corpo della donna venga usato nudo per fare la pubblicità ai dentifrici o alle motociclette, come capita qua?
Il mio corpo lo vedrà solo il mio lui e i parenti, per rispetto verso il mio corpo, non per altro, è per rispetto che lo devo coprire.



Mi farò risentire quando troverò nuove interpretazioni e testimonianze

Ultima modifica di r.rubin : 22-06-2006 alle ore 10.50.19.
r.rubin is offline  
Vecchio 26-06-2006, 20.24.04   #40
galathee
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Leggendo quelle che ancor più oggi ritengo valide riflessioni di Hertz (etnografo fine '800) il quale attraverso uno studio sui riti funebri è arrivato a considerare il culto della religione come il culto della stessa società di appartenenza (quindi religione come inconsapevole necessità di identità/appartenenza), mi sembrano esagerate, oltre che infondate, le considerazioni di chi ritiene l'uso del velo come una sottomissione ad un ente superiore.
Qualcuno, forse senza mai averci riflettuto o conosciuto una donna islamica, afferma che una donna che porta il velo è una donna chiusa alle relazioni. Se il velo è portatore di identità, il fatto che una ragazza occidentale porta i jeans che sono elemento di ideità anch'essi, la rende forse "non sociale"?
...non mi pare proprio. Non conosco nemmeno suore "non sociali",al di là dei limiti personali.
Nell'approccio personale più che il velo si deve guardare al fattore culturale, che mai è negativo, solo diverso da cultura a cultura.
Forse non sono rappresentativo della media, ma non vedo differenza tra un velo ed un paio di Lee a vita bassa (ad occhio, perché poi è ovvio che le considerazioni di fondo sono diverse). Anzi, generalmente trovo più sensuale il primo.
galathee is offline  

 



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