– Le accuse dell’Onu sono durissime: «L’Italia lo scorso autunno ha fornito material
Armi italiane ai signori della guerra somali» L'Onu denuncia la violazione dell'embargo. La replica di Roma: «Nessuna fornitura».
NAIROBI – Le accuse dell’Onu sono durissime: «L’Italia lo scorso autunno ha fornito materiale militare al Governo Federale di Transizione somalo (Tfg), violando l’embargo imposto dal Consiglio di Sicurezza». Assieme all’Italia il rapporto del gruppo di investigatori incaricato dall’Onu di monitorare le violazioni alle forniture d’armi (di cui il Corriere ha ottenuto una copia) cita Gibuti, Eritrea, Etiopia, Arabia Saudita e Yemen.
In Somalia
avrebbero trovato rifugio alcuni terroristi di Al Qaeda il cui elenco, secondo la rivista specializzata Africa Confidential, sarebbe stata consegnata dagli uomini della Cia ai capifazione dell’Alleanza perché si occupino della loro cattura. In questo quadro si inserisce il tentativo del Pentagono di servirsi dei signori della guerra per combattere e distruggere le corti islamiche di Mogadiscio che, secondo Washington, proteggono i terroristi. Le corti, inoltre, riceverebbero finanziamenti dal network di Osama Bin Laden e dai sauditi. Ma pare che le cose per gli alleati di Washington stiano andando assai male. Giovedì è scoppiata una violentissima battaglia che durava ancora ieri.
I fondamentalisti hanno conquistato il nodo centrale del Quarto Chilometro, una piazza da cui si diramano le strade che portano al porto e all’aeroporto internazionale (chiuso dal 1995), e lo storico hotel Sahafi. «I morti sono almeno 200 – ha raccontato al telefono il dottor Jia, che opera in continuazione all’ospedale Medina -. I feriti quasi 400. Non abbiamo sangue per le trasfusioni, non abbiamo bende, garze, medicina. Imponete almeno una tregua e mandate un aiuto sanitario urgente». La gente terrorizzata è in fuga. I contendenti tirano cannonate e colpi di mortai ormai a casaccio. E ovviamente vengono colpiti i civili, che più di tutti sono vittime della violenza. Ieri Abdi Nur Said (detto «Waal», il pazzo), uno dei comandanti delle milizie antifondamentaliste, contattato al telefono dal Corriere, mentre «nella cornetta» esplodevano colpi di cannone, ha lanciato un appello al telefono: «Se il mondo non interviene la Somalia diventerà un nuovo Afghanistan dei talebani. Vogliono islamizzare tutto; trasformare il Paese in un campo di terroristi».
La situazione politica è assai confusa. Alcuni dei signori della guerra che combattono i fondamentalisti, sono anche ministri del Governo Federale di Transizione, che ha condannato i combattimenti in corso. Ieri il premier Ali Ghedi ha intimato ai ministri al fronte di deporre le armi e tornare a sedersi sui banchi della politica. In realtà anche la componente islamica è assai variegata e i moderati sarebbero pronti a dialogare con il governo, anche se per ora la leadership è in mano ai più radicali. La confusione dunque regna sovrana. Per ora una sola cosa è chiara: i fondamentalisti sono a un passo dal conquistare tutta la capitale. Perché mai dovrebbero fermarsi?
Massimo A. Alberizzi
28 maggio 2006
Corriere della Sera
Ultima modifica di klee : 29-05-2006 alle ore 08.56.58.
|