Le due fazioni appoggiate, rispettivamente, da Al Qaeda e dagli Usa Mogadisco
Le due fazioni appoggiate, rispettivamente, da Al Qaeda e dagli Usa Mogadisco: 200 morti nei combattimenti Le vittime sono soprattutto civili presi tra i due fuochi, quello degli islamici da una parte e quello della coalizione contro il terrorismo
DAL NOSTRO INVIATO, NAIROBI – Per il settimo giorno consecutivo si è combattuto violentemente a Mogadiscio e il numero dei morti ha raggiunto e superato quota 200. I feriti si contano a centinaia. Le vittime sono soprattutto civili, presi tra due fuochi: gli islamici da una parte, la coalizione contro il terrorismo dall’altra.
Le milizie fondamentaliste sono guidate da Hassan Ashi Aeru, l’uomo che nel gennaio 2005 fa devastò e dissacrò il cimitero italiano, e dal capo dell’«ombrello» delle corti islamiche, Shek Sharif Shek Ahmed, un «morian» (neologismo somalo che sta a metà tra bullo, gaglioffo, delinquentello e assassino) convertitosi – grazie ai soldi che gli sono stati versati dall’Arabia Saudita, sostengono i suoi nemici a Mogadiscio - in leader spirituale e guida religiosa.
L’Alleanza per la Costruzione della Pace e della Lotta contro il Terrorismo è invece una coalizione eterogenea e multiforme di businessman, che a loro volta si sono trasformati in signori della guerra. I primi sono appoggiati dal network di Al Qaeda, i secondi dagli Stati Uniti d’America (che, per altro, negano ogni coinvolgimento).
Le due parti dispongono di camionette armate con cannoncini o mitragliatrici pesanti, RPG (Rocket Propelled Grenade, cioè lanciarazzi) e ovviamente di mitragliatrici leggere. Non sembra comunque una battaglia ideologica. Piuttosto i due gruppi difendono i propri interessi. E gli interessi di coloro da cui prendono i finanziamenti.
«E’ terribile, disgustoso – ha urlato la sua rabbia al telefono Hersi uno dei residenti della capitale somala –.
All’ospedale di Medina sono arrivati decine di cadaveri. Bambini con il corpo straziato dalle schegge e dalle bombe, donne, vecchi. Non ce la facciamo più a curare i feriti molti sono gravi e rischiano di morire da un momento all’altro.
" Qui c’è un solo medico,
non abbiamo medicine bende,
disinfettanti e anestetici.
Chiediamo aiuto alla comunità internazionale.
Più che i combattenti
a subire la furia della guerra sono i civili». "
Corriere della Sera
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