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14-05-2006, 20.49.18 | #23 | |
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Beh, un po' le abitudini sono dire a morire! Soprattutto quando se ne perde di vista il senso! Quella favoletta postata da Mary me la sono tenuta appesa davanti alla scivania per anni! Mary ha dimenticato la frase finale (o forse nella versione che ha lei non c'è, io lpjo presa da un altro testo) che diceva : "nei secoli a venire gli studiosi continuarono ad interrogarsi sul significato simbolico del legare un gatto". E certamente quei riti e quelle credenze non sono mai stati del tutto vinti. Ma sono stati sufficientemente vinti. Più forse dal positivismo che dalla Chiesa, credo. Sono legati alla natura ed alla terra e, io credo, la terra stessa li emana. La sacralità della terra li emana. Sono dirompenti, e si sono manifestati anche tra gli anni '60 - '70 al grido caro alle donne della mia generazione "tremate, tremate, le streghe son tornate". Lì non c'era ricerca mistica, ma c'era la consapevolezza del potere dirompende del femminile. Il femminile fa paura. La donna è una porta. E' la porta di entrata nella vita. E' la porta della piccola morte dell'orgasmo. La grande madre dà e toglie la vita. E' generosa ma anche terribile. ... mi sto lasciando prendere la mano... Ultimamente, tra l'altro, stiamo assistendo ad un fenomeno simile alla cara vecchia new age che cerca di recuperarli, anche se banalizzandoli un po'. Basta fare una richerca su internet e contare i forum a tema sulle streghe che sono presenti in rete. Ma credo che la risposta vera alla tua domanda è che il tagliare fuori il corpo e la sessualità è un po' una scelta senza ritorno. Il lavoro di recupero dovrebbe essere un lavoro di risanamento. Un percorso di guarigione. E si fa sempre più in fretta ad ammalarsi che a guarire. A distruggere che a ricostruire. La Chiesa dovrebbe scegliere di risanarsi e fare su di sè un lavoro terapeutico. Ma che motivo avrebbe ora di fare questa fatica? |
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14-05-2006, 22.40.52 | #24 | |
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Per altro, direi che il motivo che la chiesa potrebbe avere per risanarsi e fare su di sè un lavoro terapeutico, potrebbe essere la sua stessa sopravvivenza..... |
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14-05-2006, 23.16.56 | #25 | |
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Credo che alla sopravvivenza nel mondo della spiritualità la Chiesa abbia rinunciato un migliaio di anni fa. (anche se all'interno del mondo cattolico si annidano piccole relatà di spiritualità autentica, questo non lo nego affatto e le ho pure incontrate!!) Dal punto di vista temporale, invece, mi sembra in ottima salute! Una vera conversione, un ritorno ai valori autentici del cristianesimo, un bel "fate l'amore non fate la guerra" invece, probabilmente la metterebbe veramente in crisi. Stupisce come i richiami antipacs, anti-anticoncezzionali e anti-fecondazione assistita siano più frequenti dei richiami anti guerra, anti mafia o anti-sfruttamento del sud del mondo. Avete mai sentito il papa sollecitare i suoi fedeli a votare schieramenti che si oppongono alla guerra? O a boicottare le multinazionali che sfruttano il lavoro dei bambini? o avete mai sentito lanciare anatemi su chi ordina i bombardamenti? No? E perchè no? Perchè il rispetto per la vita non deve includere tutta la vita? Compresa quella delle persone che muoiono sotto i bombardamenti? Compresa quella delle persone che muoiono di Aids in Africa? Compresa quella dei bambini che lavorano 14 ore al giorno per un quarto di dollaro per produrre scarpe che vengono vendute a 150 Euro? Nel corso della storia, quando mai la Chiesa ha preso posizioni ferme contro la guerra? Contro le dittature? Contro le ingiustizie sociali? Perchè non lo fa? Perchè tutto sommato questo garantisce la sua sopravvivenza temporale. Le garantisce la protezione da parte dei forti. Come è sempre stato. La chiesa, da più di mille anni ha cessato di essere una istituzione spirituale. La chiesa è un'istituzione di potere. E come istituzione di potere è in ottima salute. Ultima modifica di Fragola : 14-05-2006 alle ore 23.22.51. |
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15-05-2006, 00.36.05 | #26 |
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Oltre al discorso sull'aggressività..
Forse predicare il rifiuto del sesso serve a rendere insicuri i discepoli e quindi più facilmente governabili. La Chiesa si nutre di insicurezza, infatti in questo periodo di instabilità sta trovando nuove forze. Non vorrei che l'insicurezza che deriva dal diffondersi di nuovi tipi di spiritualità tipo quella definita new age alla lunga non la fortifichi! |
15-05-2006, 15.03.42 | #27 |
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>Stupisce come i richiami antipacs, anti-anticoncezzionali e >anti-fecondazione assistita siano più frequenti dei >richiami anti guerra, anti mafia o anti-sfruttamento del >sud del mondo.
E' chiaro, perché è sul terreno della sessualità e sulle questioni morali che la Chiesa esercita il suo pre-dominio. la Chiesa lotta per mantenere l'egemonia culturale e spirituale su milioni di fedeli. Cosa c'è di peggio infatti per la chiesa che perdere la propria sfera d'influenza, di prestigio, d'mportanza? Dietro ci sono questioni anche materiali, i "contributi" che versa lo stato, ecc. Da questo punto di vista la Chiesa non si differenzia molto da una qualsiasi multinazionale. Alla fine si tratta di non perdere i propri "fedeli clienti". Immagina se arrivasse un domani al potere uno Zapatero in Italia...che fine farebbe il concordato? sarebbe un macello per la chiesa. |
15-05-2006, 17.44.50 | #28 | |
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Oggi sappiamo benissimo che la presa della chiesa sulla gente è spesso solo di facciata….. C’è tanta gente che va a messa ma non sa più il perché, un po’ come il gatto di Mary….. E la massificazione delle comunicazioni e la globalizzazione non vanno certo nel senso di rivivificare idee e valori che funzionavano bene nella civiltà contadina ma che in una società super-tecnologica rischiano di fare danni. Cambiando discorso..... ho visto che non ci hai postato la parte del libro di Walter Peruzzi che analizza la donna nel cristianesimo che, secondo me, è inerente al tema che stiamo trattando..... http://www.mercatiesplosivi.com/guer.../3bPeruzzi.htm da cui stralcio questo pezzo un po' raccapricciante.....: INDEGNITÀ E INFERIORITÀ DELLA DONNA In realtà, se il corpo è per il cristianesimo sinonimo di peccato, la donna né è, fin da Eva, il simbolo. L’idea della sua indegnità e inferiorità è teorizzata da Agostino per cui la donna è “un essere inferiore creato da Dio non a sua immagine e somiglianza (mulier non est facta ad imaginem dei) e “il giusto ordine si trova solo là dove l’uomo comanda e la donna ubbidisce” (33). Ma dipendenza e inferiorità erano già presenti in testi di Paolo, le cui Lettere sono ritenute dalla Chiesa ispirate da Dio: “L’uomo no, non deve coprir di velo la testa, essendo immagine e gloria di Dio; e la donna è gloria dell’uomo. Poiché non viene l’uomo dalla donna, ma la donna dall’uomo, né fu fatto l’uomo per la donna, ma la donna per l’uomo. Per questo deve la donna aver sulla testa il segno della sua dipendenza” (34). E altra volta Paolo scriverà: “Le donne siano soggette ai loro mariti, come al Signore, perché l’uomo è capo della donna, come anche Cristo è capo della Chiesa” (35). “Verso il tuo uomo dovrà andare il tuo anelito, ed egli sarà il tuo signore”, affermava Giovanni Crisostomo (36). Quanto all’indegnità della donna essa è tema ricorrente: “Se gli uomini potessero vedere quel che si nasconde sotto la pelle… la vista delle donne causerebbe solo il vomito”, secondo Sant’Odo, abate di Cluny del X secolo, e il papa umanista Pio II, noto per la sua dissolutezza in gioventù, avvertiva: “Quando vedi una donna, pensa che sia un demonio, che sia una sorta di inferno” mentre il Sinodo di Tyrnau del 1611 stabiliva che “ogni malvagità è piccola in confronto con la malvagità della donna” (37). |
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15-05-2006, 17.50.53 | #29 | |
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........Si danno casi davvero stupefacenti. Venere Afrodisia, ad esempio, continuò ad essere adorata dalle masse, ma sotto il nome di Santa Fredisia; Apollo Efebo divenne Sant’Efebo; Cesare Flava si mutò in Santa Flavia; Bacco, che i pagani chiamavano anche Soter (“salvatore”) fu trasformati in San Sotero, e così via. Nel calendario alla festa in onore di Dionisio seguiva immediatamente quella di Demtrio: alle medesime date vennero a cadere, nel calendario cristiano, San Dionisio e San Demetrio. I giochi Apollinari suggerirono la ricorrenza di Sant’Apollinare. Le Idi del mese si impersonarono in Santa Ida. La formula di augurio usata dai romani: “perpetua felicitas” si sdoppio in Santa Perpetua e Santa Felicita. Naturalmente per tutti questi falsi santi si inventarono vite esemplari, piene di particolari edificanti e si celebrarono i martiri che essi avrebbero subito. |
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17-05-2006, 20.37.18 | #30 |
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Parte 1
Avevo postato solo uno stralcio della terza parte di questo scritto di Walter Peruzzi ma ora credo valga la pena di postarlo tutto.
LA DONNA NEL CRISTIANESIMO Nella sua Lettera alle donne del 29 giugno 1995, Giovanni Paolo II affermò di dispiacersi perché fra i condizionamenti millenari che hanno “reso difficile il cammino della donna” e ostacolato la sua liberazione, “non sono mancate, specie in determinati contesti storici, responsabilità oggettive anche in non pochi figli della Chiesa”; ciò in contrasto con il “messaggio di perenne attualità” a favore della liberazione della donna, “sgorgante dall’atteggiamento stesso di Cristo” (31). Come al solito, Wojtyla contrappone le colpe dei “figli” della Chiesa agli insegnamenti di Cristo, fingendo di credere che tali insegnamenti facciano tutt’uno con la dottrina cristiana, cioè con gli insegnamenti della Chiesa cattolica, dei teologi e dei papi. È invece facile notare che anche per quanto riguarda la donna, come per la schiavitù, la giustizia sociale, il diritto alla vita, la pace ecc., insegnamenti di Cristo (o a lui attribuiti dalla tradizione popolare) e cattolicesimo, ossia insegnamenti della Chiesa, sono cose affatto diverse. Limitandoci a questi ultimi, i soli che ci interessino nell’economia del nostro discorso, è facile notare come essi spieghino ad abundantiam le colpe dei figli della Chiesa verso le donne, in quanto colpe della Chiesa tout court, cioè “sgorganti” dalle sue dottrine. Così la cattolica svizzera Gertrud Heinzelmann descrive come fu colpita quando scoprì le dottrine della Chiesa sulla donna: “Le citazioni antifemministe patristiche e scolastiche mi sconvolsero”, scrive (in sostanziale sintonia con l’Heinemann prima citata) “mi resero insonne. Parlavano di una donna che è solo un valore inferiore, materia non spirituale e quindi tentazione… Della donna dotata del proprio valore e della propria coscienza… non si parlava in questa letteratura in nessun luogo. Invece dell’elevazione spirituale, che ingenuamente mi ero aspettata dal pensiero teologico, trovai disconoscimento, umiliazione, repressione. […] Padri e Scolastici con il loro antifemminismo avevano creato il clima della Chiesa che perdura ancora oggi” (32). INDEGNITÀ E INFERIORITÀ DELLA DONNA In realtà, se il corpo è per il cristianesimo sinonimo di peccato, la donna né è, fin da Eva, il simbolo. L’idea della sua indegnità e inferiorità è teorizzata da Agostino per cui la donna è “un essere inferiore creato da Dio non a sua immagine e somiglianza (mulier non est facta ad imaginem dei) e “il giusto ordine si trova solo là dove l’uomo comanda e la donna ubbidisce” (33). Ma dipendenza e inferiorità erano già presenti in testi di Paolo, le cui Lettere sono ritenute dalla Chiesa ispirate da Dio: “L’uomo no, non deve coprir di velo la testa, essendo immagine e gloria di Dio; e la donna è gloria dell’uomo. Poiché non viene l’uomo dalla donna, ma la donna dall’uomo, né fu fatto l’uomo per la donna, ma la donna per l’uomo. Per questo deve la donna aver sulla testa il segno della sua dipendenza” (34). E altra volta Paolo scriverà: “Le donne siano soggette ai loro mariti, come al Signore, perché l’uomo è capo della donna, come anche Cristo è capo della Chiesa” (35). “Verso il tuo uomo dovrà andare il tuo anelito, ed egli sarà il tuo signore”, affermava Giovanni Crisostomo (36). Quanto all’indegnità della donna essa è tema ricorrente: “Se gli uomini potessero vedere quel che si nasconde sotto la pelle… la vista delle donne causerebbe solo il vomito”, secondo Sant’Odo, abate di Cluny del X secolo, e il papa umanista Pio II, noto per la sua dissolutezza in gioventù, avvertiva: “Quando vedi una donna, pensa che sia un demonio, che sia una sorta di inferno” mentre il Sinodo di Tyrnau del 1611 stabiliva che “ogni malvagità è piccola in confronto con la malvagità della donna” (37). LA MATERIA E LA FORMA La Heinzelmann insiste particolarmente sulla dottrina di Tommaso d’Aquino, che ancora oggi la Chiesa indica come verità “perenne” chiedendo nelle preghiere a Dio “di comprendere ciò che ha insegnato e di imitare ciò che ha fatto” (38). Ora, secondo Tommaso, “il padre deve essere amato più della madre” poiché “la madre dà nella procreazione la materia informe, che riceve la sua forma dalla forza formatrice nel seme dell’uomo” (39), “la donna si rapporta all’uomo come l’imperfetto e il manchevole al perfetto” (40). Per Tommaso, osserva la studiosa svizzera, “la donna ha la sua funzione nell’opera del procreare - è in primo luogo un essere sessuale - e rappresenta il principio della ‘materia’ del passivo ricevere” come il dottore Angelico afferma là dove scrive: “era necessario che la donna diventasse ‘aiuto all’uomo’. E precisamente non come aiuto per qualche altra opera, in cui in ogni caso l’uomo sarebbe stato aiutato meglio da un altro uomo, ma per l’opera della procreazione” (41). In conclusione l’apporto “originale” del cattolicesimo è consistito nel ribadire la concezione della donna tipica della società patriarcale, cioè come “oggetto sessuale” e “angelo della casa”, sottomessa al marito. Del resto “L’Osservatore Romano”, nota Deschner, “proclama senza confutazioni ancora nel 1965, la ‘posizione prioritaria’ dell’uomo voluta da Dio” (42). O EVA O MARIA L’unica possibilità di riscatto che la Chiesa offre alla donna è di spogliarsi della sua femminilità, di desessualizzarsi e negarsi come “Eva” per assumere a modello Maria, divenuta madre senza perdere la verginità, ossia senza passare attraverso il piacere sessuale. Si tratta di una rappresentazione che secondo la Heinemann contraddice la Bibbia, da cui risulta che “Maria era una donna sposata e partorì un figlio […] ella ebbe persino molti figli e figlie. Ma accettare le cose semplicemente, come stanno, significherebbe senz’altro per Maria un tipo di vita piuttosto estraneo al celibato, anzi persino anticelibatario; pertanto si dovette modificare la sua immagine” (43): si arrivò prima a trasformare i fratelli e le sorelle di Gesù in cugini e cugine, infine a privare Maria anche del parto dell’unico figlio: un’operazione, “la dottrina della Chiesa su Maria”, non “elaborata da donne, ma da uomini, per giunta celibi” i quali “affermavano che il loro stato […] avesse un valore più alto del matrimonio” (44). Secondo Deschner tale visione di Maria, poi la sua assunzione in cielo e la immacolata concezione, proclamate molto tardi, si sono imposte solo lentamente nella Chiesa. “E quanto più s’innalzava la celebrazione della Vergine”, aggiunge lo storico tedesco, “tanto più profondamente veniva degradata ogni donna (che vivesse naturalmente); là iperdulia senza pari, qui sconfinata diffamazione” (45). “Il movimento mariano e la condanna della donna, della carne peccaminosa”, scrive Friedrich Heer, “sono strettamente connessi” (46). LA CHIESA SCOPRE LA PARITÀ DEI SESSI… Negli ultimi decenni, l’irrompere nella Chiesa delle riflessioni e delle critiche espresse dalle femministe, ha spinto i papi a rivedere le loro opinioni sulla donna, come già è avvenuto per la schiavitù o per la pena di morte (v. I crimini di Dio/parte I e II, in “G&P”, n.122 e 123-124). Le speranze suscitate nelle donne cattoliche dai fermenti di rinnovamento che si manifestarono durante il Vaticano II, ma anche le successive delusioni, sono ben ricostruite dalla Heinzelmann nel libro Donna nella Chiesa, già citato. L’autrice mette soprattutto l’accento sugli elementi di continuità con una visione disincarnata e asessuata della donna, che trapelano ancora dall’enciclica Redemptoris mater con cui pure Giovanni Paolo II intendeva affermare i valori della femminilità. In essa, osserva la Heinzelmann, attraverso un’immagine di Maria che riflette secondo Wojtyla, “i più alti sentimenti di cui è capace il cuore umano”, “viene offerta l’antica immagine della donna come dedizione assoluta, che però ha perduto ogni significato presso le donne che vivono nella vita moderna” (47). La successiva lettera apostolica Mulieris dignitatem è uno degli esempi più chiari dei funanbulismi cui Giovanni Paolo II deve ricorrere per cercare di adeguarsi ai tempi in parte virando di rotta senza ammetterlo, cioè rivendicando come propria della Chiesa “da sempre” una posizione molto recente, in parte non assumendola fino alle conseguenze ultime, ossia continuando a negare la parità uomo-donna per quanto riguarda l’accesso al sacerdozio. Larga parte della Mulieris dignitatem è dedicata ad affermare la sostanziale uguaglianza fra i due sessi. In questo senso Wojtyla rilegge e reinterpreta il Genesi, e in particolare le parti del testo biblico che affermano la predominanza dell’uomo sulla donna come conseguenza del peccato. Il papa si spinge addirittura a riconoscere “la giusta opposizione della donna di fronte a ciò che esprimono le parole bibliche: ‘Egli ti dominerà’, Genesi 3, 16” (48). Come in casi analoghi, però, il papa non critica la precedente lettura, in base a cui per secoli la Chiesa ha sostenuto l’inferiorità della donna, ma semplicemente la ignora. Siamo alle solite: si cerca di contrabbandare come dottrina permanente della Chiesa una dottrina che, quando sia sincera, è molto recente, onde non dover ammettere che la Chiesa ha insegnato il falso per secoli, ossia è una istituzione “fallibile”, come tutte le istituzioni umane. |