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Cultura e Società - Problematiche sociali, culture diverse. >>> Sezione attiva sul forum LOGOS: Tematiche Culturali e Sociali |
12-04-2006, 18.04.58 | #14 |
Ospite abituale
Data registrazione: 02-04-2002
Messaggi: 2,624
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La mia proposta è forse troppo semplicistica ma realizzabile.
Ad ogni elezione i candidati eletti devono presentare pubblicamente ogni loro avere. E anche quelli di moglie, figli, fratelli, sorelle, nonni e nonne. A fine legislatura stessa trafila: presentare pubblicamente ogni loro possedimento. Solo così è possibile concedergli un ottimo stipendio e un vero rimborso spese. Si può sembre imbrogliare, è ovvio. Ci sono sempre i prestanome. Ma dalle mie parti mi raccontano che un onorevole intestò parecchie cosucce ad un prestanome e questi...... non li ha più restituiti Ciao Mary |
13-04-2006, 00.08.07 | #15 |
Ospite abituale
Data registrazione: 13-11-2005
Messaggi: 278
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Mi sembra difficile che i politici al potere facciano leggi contro il proprio patrimonio, loro che si aumentano gli stipendi per alzata di mano. Si gratifichino pure in termini economici e di privilegi, ma che lavorino sul serio nell'interesse di tutti.
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13-04-2006, 08.03.58 | #16 | |
eternità incarnata
Data registrazione: 23-01-2005
Messaggi: 2,566
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Citazione:
Ma.... le leggi italiane possono essere fatte da chiunque, e non solo dai politici. Una proposta di legge popolare è PROPOSTA per l'appunto dal POPOLO. Se poi a sottoscriverla è (attraverso un referendum popolare, ovviamente) il 50% +1 degli aventi diritto al voto, la proposta ha buone possibilità di divenire legge dello Stato. Ovviamente dovrebbe abrogare alcuni privilegi, e qui forse ci sarebbe qualche problema, però chi è eletto non può dimenticarsi che ha l'onere di rappresentare gli italiani che l'hanno votato. |
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13-04-2006, 08.49.41 | #17 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 13-11-2005
Messaggi: 278
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Citazione:
D'accordo. Bisogna stabilire però se parliamo di possibilità o di realtà, di intenti o di esiti. Non sembra che la sobrietà -non dico l'austerità- abbia prospettive concrete di successo. Spero di aver detto una cavolata! |
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14-04-2006, 10.34.28 | #19 |
eternità incarnata
Data registrazione: 23-01-2005
Messaggi: 2,566
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Da uno dei numerosi destinatari cui ho proposto l'argomento è giunta questa risposta, del cui contenuto vi rendo partecipi, ovviamente omettendo il mittente....
Ben governare significa fornire la quantita' e la qualita' di beni pubblici voluta dai cittadini al minimo costo. Questo e' un criterio economico e al contempo anche morale di buongoverno. La democrazia rappresentativa di facciata, in verita' partitocrazia, che noi abbiamo in occidente, certamente in passato ha raggiunto quest' obiettivo meglio della monarchia o di altre forme di stato storiche che abbiamo conosciuto, ma ovviamente cio' non e' piu' il caso nel 2006. La ricerca di istituzioni politiche che minimizzano il costo di sopportazione da parte del cittadino non e' e non deve essere finita, checche' ci vengano a raccontare Stefania e Bobo Craxi. La democrazia rappresentativa, alias partitocrazia, e' troppo inefficiente, ovvero costa troppo rispetto a quello che produce e al prezzo che chiede al cittadino. La si puo' rendere piu' efficiente? Si', ma non solo toccando un solo punto, come quello della deponibilita' degli inetti, perche' il problema delle istituzioni efficienti e' un problema intergenerazionale, l' inettitudine viene tramandata di classe politica in classe politica e di riforma istituzionale in riforma istituzionale. Perche' lo spazzino e' infinitamente piu' produttivo per la societa' invece di un legislatore e il legislatore in confronto allo spazzino viene ricompensato infinitamente di piu'? Perche' la democrazia rappresentativa (alias partitocrazia) premia la rappresentazione, non la sostanza e il cittadino non ha strumenti immediati per costringere i rappresentanti a occuparsi della sostanza delle cose e a guadagnarsi da vivere sostanzialmente, non rappresentativamente. In nessuno stato democratico chi vive delle prebende del fisco, ovvero tutti gli impiegati pubblici, dovrebbe avere diritto a pensioni pubbliche, per esempio. In Italia il debito pensionistico implicito degli addetti al settore pubblico, a causa della sua dismisura, ha raggiunto dimensioni altrettanto allarmanti quanto il debito pubblico, ma nessuno ne parla e tantomeno fa qualcosa per mettere nero su bianco i numeri sulla stampa nazionale. E' un argomento per i soliti pochi (auto-)eletti. Se si guarda ad un processo elettorale come un gioco iterativo, non si potra' fare altro che ammettere che imporre un vincolo fisso all' eleggibilità produce un effetto di "end game", ovvero gli individui poi alla fine eletti hanno minori incentivi ad impegnarsi a fare cio' per cui sono stati eletti in quanto sanno in anticipo che non si possono guadagnare alcun "gallone" per la loro rielezione. Questo significa certamente meno efficienza, almeno parlamentare, bisogna poi vedere in che misura la cosa si esplica negativamente su tutta la gestione del settore pubblico (che non e' fatto del solo parlamento). I sistemi elettorali, siano essi maggioritari o proporzionali, dal punto di vista intertemporale sono tutti ugualmente inefficienti, in quanto non selezionano affatto individui che si debbano occupare degli effetti intertemporali delle leggi e delle politiche che scelgono, anzi producono come effetto secondario continuamente una "nebbia", una scia di confusione e di contro-informazione che impedisce al cittadino di poter valutare piu' correttamente le scelte politiche anche dal punto di vista intertemporale. I "galloni" che fanno guadagnare ai "politici di professione" in Occidente sono galloni che fanno bene al rispettivo partito di appartenenza, che decide chi e come ripropinarci o meno in un elezione, non necessariamente galloni autentici che fanno bene ai cittadini. Nella antica Atene il "parlamento" era costituito sulla base di fasce d'eta', non sulla base di fasce di partiti. Selezionando un mix adeguato di rappresentanti solo per criterio d' eta' e non di ideologia, possibilmente da 0 a 129 anni, la probabilita' che gli effetti intertemporali negativi della politica vengano corretti e' molto piu' grande che nelle nostre "democrazie". La minimizzazione di un costo è possibile solo quando esiste competizione autentica. La produzione di politica in cio' non e' diversa da qualsiasi altro mercato. Eppure, guardando le nostre partitocrazie e i pendoli da proporzionale e maggioritario continui che fa l'Italia dal 1848, non si puo' fare altro che concludere che la competizione politica in Italia e' altrettanto aperta quanto quella economica nei maggiori settori dell' economia, ovvero e' praticamente inesistente. Come fare, cosa fare? Io, come sapete, predico la democrazia diretta FISCALE come correttivo alle inefficienze del settore pubblico delle "democrazie" rappresentative (chi non sa esattamente di cosa si parli vada cortesemente a leggersi i libri di Bruno Frey e i working papers dell'Istituto di ricerca economica empirica dell'universita' di Zurigo). Quanto sia difficile, ma non impossibile, attuarla basta valutarlo sulla base del referendum contro il finanziamento pubblico dei partiti e del referendum per il maggioritario, decisioni che la classe politica si e' potuto permettere semplicemente di ignorare in quanto il cittadino non ha alcuno strumento di potere autentico per indurre quelli che dovrebbero essere i suoi delegati a fare quello per cui sono stati eletti con il minimo dei costi. Come costringere un parlamento riottoso a fare quello che deve fare? Ovviamente ci vuole qualcuno che faccia i conti come si deve e che li faccia conoscere al cittadino e qualcun' altro che vada a costringere i parlamentari a fare quello che devono fare. A mio avviso questi tali dovrebbero essere le corti dei conti, con una propria polizia amministrativa i cui capi dovrebbero essere eletti direttamente, con giudici dei conti di elezione popolare. Poi esiste anche l' istituto della deposizione popolare, ad esempio in alcuni cantoni e comuni svizzeri. Quest' istituto non produce l' effetto di "end game". Quest' istituto ovviamente ha senso in un sistema politico dove ben di piu' che dei legislatori vengano rieletti periodicamente, ovvero in un sistema politico dove esiste una vera competizione istituzionale aperta. Perche' limitarsi ad eleggere direttamente solo legislatori? Perche' limitare l' eleggibilita' diretta per funzioni giudiziarie ed esecutive al solo livello locale o regionale? La rappresentazione ad un certo punto si puo' trasformare in parassito-burocrazia dalle dimensioni kafkiane, che e' quello che vediamo in Italia adesso. Paradossalmente qualsiasi tentativo di sburocratizzare e semplificare l'Italia risulta in un rafforzamento delle scelte burocratiche di fondo operate dal Regno del Piemonte a partire dal 1848. Si veda il tema dell'informatizzazione del settore pubblico, sulla quale non mi posso dilungare qui. Esiste un filo di tirannia parassito-burocratica che collega i burosauri del Regno del Piemonte con quelli dell'eta' giolittiana, con quelli del Ventennio e con quelli della Prima Repubblica come Scelba, che hanno predicato lo "Stato forte" e non hanno fatto di piu' che reinserire i parassiti del Ventennio e le loro leggi nella Repubblica di facciata, quella Cosa a-costituzionale con l'aspetto di una democrazia costituzionale, ma impossibile da attuarsi che e' stata la Prima Repubblica della partitocrazia. C'e' solo un modo per cambiare l'Italia: farselo da se'. Questo si puo' fare solamente se il cittadino, da organo costituzionale atrofizzato quale esso e' oggi, riprende la sua funzione di PADRONE DELLA COSA PUBBLICA. Siamo noi che paghiamo, no? Se paghiamo noi, i padroni siamo noi. Chi piu', chi meno, lo so. Ma pur sempre paghiamo noi - e dovremmo dire noi ai nostri rappresentanti che sono solo dei rappresentanti, che non hanno nessun diritto di ignorare decisioni referendarie, che non hanno il potere di modificare le costituzioni senza prima chiederlo a noi, che non hanno il potere di scrivere statuti regionali senza assemblee costituzionali regionali elettive in quanto questa Repubblica fino a prova contraria e' stata fondata con referendum popolare dai suoi cittadini nel 1947. Noi abbiamo tutti i titoli per imporre a loro di sottoporre qualsiasi norma fiscale e/o elettorale a referendum popolare, per imporre la responsabilita' personale per debiti pubblici (=la famosa "rendita") a chi autorizza l'emissione di titoli stessi, per abolire la legge sui referendum del 1971 e per regolamentare in modo molto, ma molto piu' democratico il processo di legislazione popolare. Come? Eleggendo assemblee costituzionali permanenti a livello regionale e nazionale che impediscano finalmente ai meri rappresentanti di farsi padroni della cosa pubblica contro la nostra volonta'. I padroni della cosa pubblica siamo noi e possiamo esserlo solo noi, la cosa pubblica ha ragione di esistere solo nella misura in cui ne abbiamo bisogno noi e non i nostri c.d. "rappresentanti". I rappresentanti, ovvero i partiti, non sono superflui, ma diventano pericolosi quando non vengono piu' controllati sistematicamente da nulla e da nessuno. |
14-04-2006, 10.53.45 | #20 |
Ospite abituale
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Sempre più interessante
Mi interessa tanto quello che scrivi Fabrizio...io rifletto molto prima di scrivere...
Penso che sia una buona proposta...ma come dice Monica3 bisogna fare alcuni conti... io per adesso rifletto e poi vi scriverò Sto cucinando quelque chose xchè oggi ho invitati dalla Svizzera... clelia |