Ivo Nardi
Data registrazione: 10-01-2002
Messaggi: 957
|
La mutazione antropologica dell'Irpinia
Ricevo e autorizzato giro questo articolo di Lucio Garofalo
LA MUTAZIONE ANTROPOLOGICA DELL’IRPINIA
Ho atteso con ansia che trascorresse la ricorrenza del 30° anniversario della tragica morte di Pier Paolo Pasolini, per provare a scrivere qualcosa su di lui, per riflettere sul prezioso senso della sua figura e della sua opera, a 30 anni di distanza dalla sua precoce scomparsa, per ragionare sull’attualità e sulla verginità delle sue idee così avanzate e così ferocemente presenti oggi più di ieri, in quanto hanno anticipato notevolmente i tempi.
La prima impressione che ho ricavato dalle innumerevoli, scontate ed ovvie celebrazioni dell’evento, è la seguente.
Ormai tutti sembrano appropriarsi (o volersi appropriare) dell’eredità del pensiero pasoliniano, da sinistra a destra, rivalutando e riabilitando post mortem un personaggio che in vita era stato scomodo a tanti e da tanti (troppi) è stato osteggiato, perseguitato e diffamato, mentre oggi sembra far comodo a tanti, forse troppi per i suoi gusti di genio anticonformista.
Ormai il sistema sembra aver inglobato ed omologato persino le analisi e le riflessioni provocatorie e rivoluzionarie dell’intellettuale italiano (e non solo italiano) più geniale, più anticonformista e più eversivo del Novecento.
Ma Pasolini non può essere omologato e assimilato con tanta facilità, e tantomeno le sue idee possono essere addomesticate o neutralizzate nell’atto di sposarle o ripensarle così banalmente. Eppure, l’operazione in corso è proprio quella di un’assimilazione politico-culturale del pensiero pasoliniano, post mortem, in piena regola!
In particolare, l’industria culturale, e lo starsistem in generale, è ferocemente consumista ed ha cinicamente consumato i riti e le celebrazioni pasoliniane, divorando e metabolizzando il significato eversivo e rivoluzionario dell’opera di Pier Paolo Pasolini.
Chissà che cosa avrebbe da dire oggi Pier Paolo Pasolini se fosse ancora vivo…
Chissà quali sarebbero le sue opinioni e le sue provocazioni “corsare” a proposito, ad esempio, della globalizzazione economica neo-liberista e del “pensiero unico” (che Pasolini seppe intuire già 30 anni or sono) , della guerra “preventiva” in Iraq e della nuova strategia del terrore globale, del “cavaliere nero” Silvio Berlusconi e del suo pessimo governo “clerico-fascista” in versione aggiornata, del subdolo tentativo di attuare il “Piano di rinascita democratica” promosso della P2 di Licio Gelli, delle leggi ad personam… E, dulcis in fundo, dell’ultimo colpo di mano, quel “golpe elettorale” pseudo-proporzionalista che non sancisce affatto la restaurazione del precedente sistema proporzionale che, non a caso, era molto più serio e più democratico di questa riedizione mistificante di un modello maggioritario travestito (appunto) di proporzionalismo. Altrimenti, quale senso e quale ruolo bisognerebbe assegnare al “premio di maggioranza” previsto dalla proposta governativa di riforma elettorale?...
2 novembre 1975 – 23 novembre 1980: tempo di anniversari…
Il 2 novembre scorso, e nei giorni immediatamente precedenti e successivi a quella data, si è consumato una rituale e piatta rievocazione del 30° anniversario della scomparsa, violenta e prematura, di Pier Paolo Pasolini.
Senza dubbio, questa morte ha costituito una perdita incolmabile per la cultura e per la società non solo italiana, ma universale.
Non si tratta di una frase fatta, né di una banale constatazione, bensì è la scoperta, magari tardiva, da parte della collettività nazionale, dell’annientamento, fisico e morale, di una coscienza critica estremamente acuta e spietatamente sincera che, per quanto fosse scomoda, ingombrante e destabilizzante, soprattutto per la classe politica dirigente del nostro Stato, esprimeva comunque una voce importantissima ed un pensiero estremamente utile e necessario per capire meglio la direzione presa dalla nostra società, ossia dal nostro destino, a partire ovviamente dalle nostre esperienze particolari e dalle nostre realtà locali, sempre più omologate ad un modello dominante. In tal senso, il pensiero pasoliniano è una preziosissima fonte di ispirazione ed un utile strumento di analisi e di interpretazione dei processi di trasformazione in atto anche nelle mia terra, l’Irpinia, negli ultimi 25 anni (25, infatti, sono gli anni trascorsi dal terribile evento tellurico del 23 novembre 1980).
La straordinaria statura morale, intellettuale ed umana di Pasolini, è soprattutto quella di un geniale precursore del suo tempo, al punto che il suo pensiero può risultare “profetico”, ma è solo il frutto di una mente assai acuta e profonda, capace di andare oltre il suo tempo, di andare oltre i momenti e i comportamenti effimeri e transitori, di oltrepassare gli aspetti superficiali e fenomenici, per carpire a fondo la vera natura delle cose.
La validità di molte analisi radicali e “corsare” di Pasolini consiste nell’aver colto nel segno, molto prima di tanti altri, quei cambiamenti sociali e culturali così profondi e drammatici della realtà italiana, che all’epoca (ossia verso la metà degli anni ’70) erano ancora ad un livello embrionale e non erano ancora emersi chiaramente in superficie.
Già 30 anni fa Pasolini aveva intuito in modo geniale alcuni segnali di trasformazione di natura strutturale e socio-economica, ma anche di carattere antropologico-culturale, mutamenti che all’epoca erano ancora in nuce, generati dall’avvento e dall’espansione dell’economia capitalistica e dall’imposizione di un’ideologia, quella consumistico-borghese, che Pasolini aveva riconosciuto come il nuovo, vero fascismo, anzi come il peggiore dei fascismi e dei totalitarismi dell’epoca contemporanea.
A quanto pare, non si sbagliava affatto...
Io, ad esempio, risiedo in un piccolo centro dell’Irpinia, che conta meno di 10 mila abitanti. Eppure, mi sembra di stare in una metropoli dispersiva ed alienante. Come mai?...
Probabilmente, il catastrofico sisma del 23 novembre 1980 (che rase quasi interamente al suolo il mio paese) e il successivo processo di ricostruzione urbanistica e sociale, con l’immenso fiume di denaro piovuto dall’alto, possono aver favorito, anche da noi, un’accelerazione improvvisa di quei processi di mutazione antropologica e di omologazione culturale e sociale di massa che Pasolini seppe comprendere e descrivere oltre 30 anni fa.
Infatti, l’infausta data del 23/11/80 segna e costituisce per noi irpini un vero e proprio spartiacque storico e antropologico-culturale.
Ormai non c’è più alcuna differenza tra gli stili di vita e di comportamento, totalmente consumistici, degli individui che vivono in un piccolo paese delle zone interne dell’Italia meridionale, e gli abitanti di un’estesa metropoli come Roma, Milano, Torino, eccetera.
Invece, 25/30 anni fa il divario era molto maggiore, direi quasi abissale; oggi si è ridotto in modo colossale livellandosi verso il basso.
Il predominio assoluto, e assolutistico, dell’economia di mercato, ha generato effetti di alienazione e di omologazione superiori a qualsiasi altra forma di dittatura o di sistema totalitario, dal fascismo al nazismo, e via discorrendo. Ciò che in Italia non era riuscito al regime fascista di Mussolini durante un intero ventennio, è riuscito al modello di produzione e di consumo neocapitalista nel giro di pochi lustri. Ciò è accaduto anche da noi, in Irpinia, una terra immobile ed immutata per secoli, stravolta e sconvolta in poco tempo, soprattutto a partire dai primi anni ’80, anche per effetto di accelerazioni causate dall’evento sismico e dai processi economico-sociali innescati dalla ricostruzione delle aree terremotate.
continua...
|