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Vecchio 29-09-2005, 15.55.46   #11
oizirbaf
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olio di colza per salvare la val di noto?

caro nin.kin,

... alla gente devi dare sempre un'alternativa, senno' la protesta pian piano si spegne ed il disoccupato preferisce uno stipendio ad un ambiente vivibile.

... l'alternativa non potrebbe essere il biodiesel ricavato dalla spremitura dell'olio di colza?

Campi coltivati al posto delle trivellazioni occuperebbero piu' braccia di quelle che darebbe il petrolio, costerebbe molto meno e ... ci friggeremo anche il pesce!

Vedi: http://www.altroconsumo.it/map/src/84311.htm

oizirbaf is offline  
Vecchio 29-09-2005, 15.59.13   #12
nin.kin
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Re: olio di colza per salvare la val di noto?

Citazione:
Messaggio originale inviato da oizirbaf
caro nin.kin,

... alla gente devi dare sempre un'alternativa, senno' la protesta pian piano si spegne ed il disoccupato preferisce uno stipendio ad un ambiente vivibile.

... l'alternativa non potrebbe essere il biodiesel ricavato dalla spremitura dell'olio di colza?

Campi coltivati al posto delle trivellazioni occuperebbero piu' braccia di quelle che darebbe il petrolio, costerebbe molto meno e ... ci friggeremo anche il pesce!

Vedi: http://www.altroconsumo.it/map/src/84311.htm



L'alternativa in quelle zone esiste già (a parte il fatto che queste attività danno lavoro a molto pochi) ed è in parte l'agricoltura e in parte il turismo.
Se andate a questa pagina http://xoomer.virgilio.it/spinello/villaromanatellaro/ e cliccate su i Mosaici potete vedere una serie di foto di queste splendide decorazioni
NB la concessione alla Panther Oil riguardano proprio la Valle del Tellaro. Non proprio fino a lì ... ma nessuno si fida
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Vecchio 29-09-2005, 16.02.02   #13
nin.kin
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Re: Re: olio di colza per salvare la val di noto?

Che cosa c'è in Val di Noto


L'Oasi di Vendìcari

“La Sicilia Sud-Orientale è interessata da un esteso sistema di zone umide, comprendente i pantani Longarini, Cuba, Morghella e Vendicari. Questi ambienti, un tempo molto ben distribuiti nel territorio della regione siciliana, sono stati, fin dalle epoche passate, oggetto di intensive opere di bonifica che ne hanno provocato una drastica riduzione.
I pantani di Vendicari sono quelli che hanno subito le minori manomissioni da parte dell'uomo, conservando quindi buona integrità ambientale, il che consente di annoverarli fra gli ambienti umidi maggiormente rappresentativi d'Italia. L'inserimento, nell'elenco delle zone umide di interesse internazionale stabilito dalla convenzione di Ramsar, costituisce il doveroso riconoscimento della enorme importanza che i pantani di Vendicari rivestono.
Costituita da una stretta striscia di terra lungo la fascia costiera che va da Noto a Pachino, la Riserva Naturale di Vendicari è una vera e propria oasi di pace e ristoro per molte specie di uccelli.
Il parco di Vendicari è una pianura caratterizzata da dune, coste rocciose e dai tre pantani (Pantano Piccolo, Grande e Roveto) separati l'uno dall'altro da poche decine di metri e dal mare. Tra i tre solo il Pantano Piccolo nei periodi di siccità, non si prosciuga mai grazie alla presenza di sorgenti di acqua salmastra. Pantano Roveto è, invece, il più esteso e la foce che lo collega al mare è solitamente interrata.
La vegetazione sommersa, la microfauna, le particolari condizioni di salinità fanno di questi luoghi un'area prediletta dall'avifauna migratoria. La riserva di Vendicari è considerata, infatti, "l'albergo degli uccelli": un luogo di sosta dove riposarsi e alimentarsi prima di raggiungere le coste africane. Qui s'incontrano ogni anno migliaia di uccelli di regioni diverse: Polonia, Ungheria, Francia, Svezia, Finlandia, tundra siberiana, Danimarca e Olanda. Le presenze più numerose si registrano a dicembre, ma anche in autunno e in primavera.

In uno spazio di circa 574 ettari di territorio, coesistono tutta una serie di ambienti diversi che fanno di Vendicari un vero e proprio laboratorio naturalistico.
Qui prospera la macchia mediterranea a mirto, lentisco, olivastro, filirea e palma nana. Ma i questo posto è giustamente famoso come luogo di sosta per gli uccelli acquatici migratori. Ciò non significa che anatre, aironi, fenicotteri, siamo sempre numerosi e facilmente osservabili come in uno zoo ma il piacere che si prova nel vederli in libertà è davvero grande; occorre pazienza, tempo e un minimo d'attrezzatura tra cui indispensabile è il binocolo e utile è un manuale per identificare gli uccelli europei. E' preferibile muoversi in piccoli gruppi nelle prime ore del mattino o nel tardo pomeriggio. Sono oltre 200 le specie di uccelli finora osservate nella riserva, ogni periodo dell'anno ha i suoi ospiti tipici.
I mesi autunnali, da fine agosto, sono i migliori per osservare i grossi trampolieri: Aironi cenerini, bianche Spatole e Gazzette, cicogne e Fenicotteri (quest'ultimi possono capitare in realtà un pò tutto l'anno). Nelle acque basse si muovono invece i piccoli trampolieri, Gambecchi, Fratini, Piovanelli, Pettegole, Pantane,...
Da novembre a marzo ci sono invece anatre e Folaghe, in numero da variabile da poche centinaia ad alcune migliaia. Molto numerosi in inverno anche i Gabbiani comuni, corallini e zafferani, o qualche nero Cormorano.
La grande migrazione primaverile (marzo-maggio) con gli uccelli in rapida risalita dall'Africa veros l'Europa, può riservare giornate eccezionali o grosse delusioni: se il livello d'acqua lo consente e se le condizioni del tempo costringono gli uccelli ad una sosta, si possono osservare grosse concentrazioni di trampolieri, fra cui garzette, spatole e gli ibis mignattai quasi neri e dal becco curvo, centinaia di marzaiole, piccole anatre dal sopracciglio bianco, molti falchi di palude, gli stessi limicoli già osservati in autunno.
Fra i pochi uccelli acquatici che si fermano a nidificare il più evidente è il Cavaliere d'Italia.
Nei mesi estivi gli stagni, nuovamente semi asciutti e assolati, sembrano privi di vita; in realtà qualche airone è sempre presente e tra i numerosi gabbiani reali è possibile scorgere il raro gabbiano corso.
Ma non ci sono solo uccelli a Vendicari, anzi ben rappresentate sono tutte le classi di Vertebrati: Pesci, Anfibi, Rettili e Mammiferi.
Passeggiando nella riserva si possono ammirare splendidi paesaggi. Avvicinandosi al mare si scorgono spiagge e scogliere che diradano in magnifiche calette, stagni, con canneti ed alberi di diversa altezza. Il paesaggio primaverile è un'esplosione di colori: dal verde del lentisco e della palma nana al giallo della ginestra e del crisantemo, dal rosso dei papaveri al viola del timo, al blu dell'iris, al bianco del giglio marino.
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Vecchio 03-10-2005, 16.51.15   #14
nin.kin
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Re: Re: Re: olio di colza per salvare la val di noto?

Questo è l'obbrobrio che hanno fatto negli anni '50. Gli impianti del Petrolchimico SOPRA Megara Hyblaea

[
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Vecchio 03-10-2005, 16.54.08   #15
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Re: Re: Re: Re: olio di colza per salvare la val di noto?

In tutta la zono c'è un odore insopportabile che attacca in gola e le falde inquinate dal benzene

[IMG] http://img63.imageshack.us/img63/83...sinistra8ju.jpg[IMG]
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Vecchio 04-10-2005, 12.46.38   #16
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Re: Re: Re: Re: Re: olio di colza per salvare la val di noto?

Da PANORAMA
VAL DI NOTO - L'UNESCO PREOCCUPATA PER LE TRIVELLAZIONI
Patrimonio dell'umanità ma pieno di buchi
di Antonio Rossitto
27/9/2005

Il via libera a una società texana per la ricerca di gas e petrolio nella terra del barocco scatena polemiche. Mentre l'ente Onu chiede lumi al governo, la giunta isolana vuole tornare indietro.
L'ennesimo guazzabuglio in Sicilia è un intrigo pirandelliano fatto di ori barocchi e oro nero, multinazionali e assessori, decreti firmati e affossati.
Il pasticciaccio si consuma tra le campagne del Val di Noto, dove due mesi fa una società texana ha cominciato a trivellare, e il parlamentino di Palermo, in cui si legifera e si revoca. Questa volta però la situazione si è ingarbugliata parecchio. E perfino l'Unesco vuole vederci chiaro.
Perché nella vasta area data in concessione per la ricerca di petrolio e gas alla Panther resources ci sono Caltagirone, Ragusa, Noto e Modica, famose nel mondo per i loro capolavori barocchi.
Per questo l'Unesco nel 2002 ha inserito le 4 città (in totale sono 8) nella prestigiosissima World heritage list, tra i beni patrimonio mondiale dell'umanità.
L'accostamento tra petrolio e tesori non piace per niente a Ray Bondin, segretario generale dell'Icomos, l'ente che per conto dell'Unesco valuta e monitora i siti inseriti nella lista. Questo cinquantenne di origine maltese è l'uomo che ha detto sì e poi seguito e portato avanti la condidatura del Val di Noto. «L'Unesco sta raccogliendo tutte le informazioni sulle trivellazioni. E presto si pronuncerà ufficialmente» dichiara a Panorama. «La situazione ci preoccupa, anche perché tanti cittadini ci hanno scritto allarmati. È una cosa da prendere molto sul serio».
Concretamente potrebbe accadere questo: «Noi prepariamo ogni anno un elenco di siti in pericolo, atto che precede la cancellazione del bene. E c'è il pericolo che il Val di Noto finisca in quella lista» sostiene Bondin. Le trivellazioni sono però lontane chilometri dalle città, in aree non sottoposte a vincolo... «Il problema non è se la perforazione viene fatta vicino alla chiesa» chiarisce Bondin. «Il punto è l'immagine di ritorno al passato che dà la Sicilia».
Il passato sono le raffinerie che hanno sfregiato la costa siracusana: i petrolchimici che sputano veleni a Priolo e Augusta, che hanno portato fra la popolazione un forte aumento di tumori e malformazioni infantili. Sono quelli che Francesco Bandarin, direttore del Centro del patrimonio mondiale dell'Unesco, chiama «danni indiretti su un bene del patrimonio mondiale». Bandarin resta cauto, ma sottolinea: «Ho chiesto ufficialmente informazioni al governo italiano».
Il tema è diventato uno dei più dibattuti e controversi della politica isolana. Riconosciuto Don Chisciotte della Valle, colui che impersonifica la battaglia dell'uomo contro la trivella è il siracusano Fabio Granata, di An, assessore al Turismo della Regione Siciliana. Sostiene che il riconoscimento Unesco ha fatto cambiare il vento: «Siamo l'area con più beni inseriti nel patrimonio dell'umanità. Nei primi 9 mesi dell'anno abbiamo avuto il 20 per cento di turisti in più. Questa zona ha scelto ormai un modello di sviluppo diverso, fatto di turismo, artigianato ed enologia. Il petrolio noi l'abbiamo già, ma in superficie. Quello dobbiamo sfruttare».
C'è un problemino: la maggioranza dei deputati regionali la pensa diversamente. L'antefatto è il decreto firmato nel marzo 2004 da Marina Noè, ex assessore all'Industria dell'Udc, lo stesso partito del presidente Totò Cuffaro. Concede alla Panther il permesso di cercare gas e petrolio per 6 anni in mezza Sicilia. Ma quando la società texana cala nell'isola armata di trivelle e geologi cominciano a suonare gli allarmi degli ambientalisti.
Lo scorso agosto la giunta tenta di riparare con un emendamento che vieta le perforazioni nei siti Unesco. Ma sinistra e Fi si saldano e la maggioranza va sotto. Alessandro Pagano, assessore forzista ai Beni Culturali, spiega perché: «È una questione ideologica, non ci sono rischi. E poi mica siamo dei quaquaraquà: che credibilità può avere una regione che prima dà una concessione e poi la revoca?».
Una parola decisiva arriva da Cuffaro, che a Panorama anticipa: «Riporteremo in aula la norma, se serve ricorrendo anche al voto di fiducia. E nel territorio di Ragusa il sindaco dovrà ritirare le concessioni». E la Panther? Ha un contratto con la Regione che prevede investimenti di 43 milioni di euro, la maggior parte da spendere proprio a Ragusa, dove la società ha trovato due pozzi a una decina di chilometri dalla città.
Cuffaro non si scompone: «Se occorre, affronteremo anche il contenzioso legale con la società. Nei siti Unesco non ci saranno più perforazioni. Parola mia». I texani intanto trivellano. James Smithermann III, amministratore delegato della Panther Eureka, società fondata per le ricerche in Italia, spiega che i loro programmi «dipenderanno dall'atmosfera politica». E fa notare: «L'Eni ha trovato un giacimento di petrolio nella nostra stessa zona e Noto produce gas da tre anni. Però non ha mai avuto alcun attacco. Mi sembra che ci sia un'evidente disparità di trattamento».
La Panther cercherà veramente solo gas? Smithermann resta sul vago: «Non crediamo che ci siano giacimenti petroliferi in quest'area. E poi stiamo scavando in buchi da cui in passato non è uscito greggio, ma gas. Che senso avrebbe?». Fatto sta che la maggior parte dei sindaci delle città siciliane in cui la multinazionale può cercare idrocarburi prepara barricate.
Tonino Solarino, sindaco di Ragusa della Margherita, le autorizzazioni però le ha date: «C'era un decreto regionale da attuare e io ho rispettato le leggi. E si tratta di ricerca, non di costruire raffinerie».
Fortificazioni altissime costruisce invece Piero Torchi, dell'Udc, che guida il Comune di Modica: «Ci vogliono far credere che se trovano il petrolio dicono "no grazie, non ci interessa". Ma per favore... È quello il loro obiettivo. Sono pronto a schierare i vigili davanti ai pozzi».
Dei texani non si fida: «Li ho tempestati di comunicazioni ma nessuno ci ha mai spiegato niente. Un atteggiamento da neocolonialisti che regalano perline agli indigeni». Per la cronaca, le perline valgono 100 mila euro a pozzo, più il 7 per cento di royalty da dividere fra comune e regione. Ma l'impressione è che fra yankee e indiani, veri o presunti, la battaglia sia solo cominciata.

DECRETI E FRANCHI TIRATORI
Nel marzo 2004
un decreto dell'assessore all'Industria della Regione Siciliana autorizza per 6 anni la ricerca di idrocarburi alla Panther, compagnia petrolifera texana. L'area si trova tra le province di Catania, Siracusa e Ragusa. Comprende 16 comuni, di cui quattro (Noto, Modica, Ragusa, Caltagirone) inseriti nel 2002 dall'Unesco tra i beni patrimonio mondiale dell'umanità.
I sindaci dei comuni siciliani si schierano contro le trivellazioni. Unica eccezione, il primo cittadino di Ragusa, Tonino Solarino, della Margherita, che concede la autorizzazioni. A giugno del 2005 le trivelle della Panther oil cominciano a scavare.
Nel luglio 2005
la Regione Siciliana tenta di fare marcia indietro sulle concessioni, ma l'emendamento che impedirebbe le trivellazioni nei siti Unesco viene bocciato in aula con il voto segreto.
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Vecchio 05-10-2005, 13.13.50   #17
nin.kin
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Re: Re: Re: Re: Re: Re: olio di colza per salvare la val di noto?

[Dalla scarsezza di risposte su questo argomento ho capito che molti pensano: con l'attuale prezzo della benzina chi se ne frega della Sicilia.
A differenza del metano il petrolio che c'è in Sicilia è scarso e soprattutto scadente, ed è per questo che l'ENI aveva abbandonato le ricerche.
Il prezzo del petrolio continuerà a salire INESORABILMENTE sostanzialmente perchè è stato già raggiunto il picco di Hubbert. Il che vuol dire che da ora in poi l'estrazione renderà di meno e costerà di più. Naturalmente le compagnie petrolifere continuano a raschiare il fondo del barile, perchè loro ci guadagnano sempre, visto che lo rivendono comunque.
La percentuale di energia in più che si potrebbe ottenere dal petrolio siciliano, ammesso che ..., la si potrebbe ottenere dal solare. Ma visto che hanno tagliato i fondi a Rubbia, che se ne è andato in Spagna, vuol dire che in Italia impera solo la mafia dei petrolieri.
Invito quindi quanti pensavano come sopra a rimeditare la questione.

PS Per chi usa Emule: è stato messo su emule e si può scaricare il servizio Nero di Sicilia. che è stato mandato in onda su La7 lunedì 26 Settembre nella trasmissione Effetto Reale
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Vecchio 11-10-2005, 19.20.41   #18
nin.kin
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Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: olio di colza per salvare la val di noto?

Domani 12 ottobre alle 12.45 nella trasmissione Le storie di Corrado Augias si parlerà della questione delle trivellazioni petrolifere nel Val di Noto
nin.kin is offline  
Vecchio 11-10-2005, 23.42.01   #19
oizirbaf
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Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: olio di colza per salvare la val di noto?

Citazione:
Messaggio originale inviato da nin.kin
[Dalla scarsezza di risposte su questo argomento ho capito che molti pensano: con l'attuale prezzo della benzina chi se ne frega della Sicilia.

... considerazione amara e probabilmente giusta (derivata ancor piu' dall'apatìa e dalla rassegnazione circa le lotte ambientaliste in Italia. Ognuno pensa al proprio "particulare", alle proprie nevrosi, al piacere effimero di quattro chiacchiere virtuali e non al mondo che lasceremo alle future generazioni). Eppure un altro mondo è possibile, se lo vogliamo vivibile!


Per quel che conta, ti ringrazio di cuore per la tua tenacia e per le notizie che ci dai.

Ultima modifica di oizirbaf : 11-10-2005 alle ore 23.43.28.
oizirbaf is offline  
Vecchio 12-10-2005, 09.12.31   #20
nin.kin
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Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: olio di colza per salvare la val di noto?

Citazione:
Messaggio originale inviato da nin.kin
Domani 12 ottobre alle 12.45 nella trasmissione Le storie di Corrado Augias si parlerà della questione delle trivellazioni petrolifere nel Val di Noto


La trasmissione è su Rai 3
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