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03-09-2004, 00.16.59 | #8 | |
Ospite
Data registrazione: 19-07-2004
Messaggi: 20
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1- non bisogna confondere fra arti marziali e sport di combattimento. La boxe non è mai, in nessuna sua variante, un'arte marziale.
2- Il tai-chi-chuan ad alta velucità non diventa Kung-Fu, diventa i movimenti che stanno alla base fisica di una delle serie del kung-fu. L'arte marziale si chiama così perchè è l'unione di più principi e, se ci si limita ai movimenti non si pratica un'arte marziale. L'arte marziale, filosoficamente parlando, muore nel momento stesso in cui si compete con delle regole. LA teoria dell'arte marziale vuole che le regole da applicare ad essa siano le stesse che andrebbero applicate in guerra dai Guerrieri: in pratica nessuna regola. Le regole servono solo per potersi allenare, ma se si combatte, non lo si fa per divertirsi, lo si fa per la vita, tua o di altri. Fare a botte per divertirsi è tipico di chi vive solo la fisicità dell'arte marziale. 3- La sicurezza. Strano, ma credo che nessuno di quelli che ha parlato di sicurezza abbia mai praticato seriamente un'arte marziale: l'unica cosa di cui ti rendi conto se pretichi seriamente un arte marziale è che, se ti picchi, non sai mai chi ti trovi davanti e potresti uscirne veramente male: basta una spinta per ammazzare una persona. In una situazione del genere non credo si possa dire che la consapevolezza di ciò dia origine ad un senso di sicurezza. 4- sul bisogno di regole, forse è un po' limitativo, ma potrebbe essere valido come argomento. Il motivo per cui uno ha questo bisogno, però, non credo sia uguale per tutti. COsì come non credo che questo da solo sia sufficiente per fer preticare con costanza un'arte marziale. 5- sul fatto che siano solo per gli orientali, non è vero. Indipendentemente dai discorsi filosofici, che sarebbero troppo lunghi, sappi che alcune scuole di Scrima Medievale hanno studiato le tecniche in uso nelle compagnie di venutra italiane dei periodi dal XIII al XV secolo ed hanno scoperto una ciorrispondenza pressochè totale con le forme evolute delle tecniche delle varie arti marziali (per i profani, alla fine, le varie arti marziali tendono tutte alla medesima forma di combattimento, anche se partono da presupposti e forme diverse) e, filosoficamente, è più o meno la stessa cosa. Certo se vogliamo veder cosa accade in certe palestre o dojo dove sembra che i praticanti siano usciti pari pari da un film di Karate Kid, allora forse la cosa assume un significato diverso. non si può certamente spigare ad uno che non ha mai studiato la necessità degli opposti il senso filosofico dell'iaccompagnare l'avversario nel suo movimento verso di te per imprigionarlo in se stesso. Così come il principio di azione e reazione, che sta alla base della fisica tradizionale e della nostra filosofia e psicologia, è anche il principio fondamentale delle arti marziali. Citazione:
Lo dice sempre anche il mio maestro. Ma se non comprendi cosa vuol dire sembra egoistico. Sono daccordo: deve essere un piacere personale, sennò tutto il resto è privo di fondamento. |
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03-09-2004, 08.59.38 | #9 |
Ospite abituale
Data registrazione: 24-04-2004
Messaggi: 839
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Ciao Aperouge
Capisco cio a cui vuoi arrivare ma volevo precisare lo stesso due dei tuoi punti.
1) sicurezza interiore: era intesa come il mettersi ad agio con il proprio corpo e conseguente sviluppo del coraggio. Non abbiamo pensato minimamente alla certezza di vincere. Credo di poter parlare anche per Milarepa 2) regole di combattimento in combattimento esistono e' come... Ho partecipato (tra l'altro) ad uno stage di Jo-do (forma di Kendo senza protezioni) a Tokyo dove si allenava a colpire, tagliare l'avversario in un punto preciso per rendere il suo annullamento piu "estetico", efficace possibile e ricordare cmq la nobilta' delle arti marziali. Non so' se mi sono spiegato. Il pancrazio (senza esclusione di colpi e regole quale la nobilta') e' vietato per legge gia da un po'. Ciao |
04-09-2004, 12.35.26 | #10 |
Ospite
Data registrazione: 30-05-2004
Messaggi: 29
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Boxe?
Gentile Aperouge Il tai ji quan, venne ufficializzato ai tempi di Chen Wang-Ting quando fu nominato ufficiale nella provincia di San-Tung nel 1618, codificò due nuove forme ( LU ) supplementari: Pao-Twi che significa che i pugni sono molto veloci e violenti come colpi di cannone e il lungo Chuan che aveva centootto posizioni.
Già TA MO ( Bodhidarma) trasferitosi in Cina per diffondere la Dottrina meditativa Buddista, conosciuta in Cina come CH’AN e in Giappone ZEN (piccolo il mondo), elaborò per i monaci di SHAO LIN SZU oltre al BADUANJIN (le otto pezze di broccato prezioso) altri tipi di esercizi: YIN-GIN CHING; HSI-SWI CHING e le diciotto mani di BUDDHA. Così fondò e divulgò la BOXE SHAO – LIN. IL Tai Ji Quan è madre (naturalmente non è una mia affermazione) di tutte le arti marziali, anche del Kung –Fu. Wu-Shu) in Cina comprende tutti gli stili, interni ed esterni; i combattimenti di Tai Ji Quan ci sono, con applicazioni, cadute, colpi e uso delle armi, ed è altrettanto temibile e paragonabile ad altri stili. Naturalmente, chi si avvicina al Tai Ji Quan non ha simili velleità, predilige la meditazione, la respirazione e la consapevolezza del QI, comunque nella mia scuola, chi vuole diventare cintura nera di Kung-Fu, deve portare una forma di Tai Ji Quan di famiglia Yang, Comunque per finire, il Tai ji Quan della famiglia Chen è esplosivo come il Kung- Fu e così il Ba Gua Zhang. Forse è comunque più esatto definire il Tai Ji Quan arte Cinese (Taoista), dietro ogni movimento si trova la filosofia dello Yin e dello Yang (Chang San-Feng) e la relazione con I Ching. Sicuramente mi associo a tutte le affermazioni di Neman1. |