Ed infatti
io non ho mai parlato di "scontro di civiltà", locuzione del tutto impropria a riguardo dei fenomeni cui stiamo assistendo.
Il termine "civiltà" denota un compositum di appartenenze complesso ed articolato, ma soprattutto vasto e trascendente le diverse culture che lo compongono: vi fu una civiltà romana in gallia e nel nord africa, in palestina ed in asia minore, etc...
Su questo punto sono d'accordo con te: a prescindere dal fatto che, nel mondo contemporaneo, inizia a diventare difficile individuare ambiti che circoscrivano vere e proprie civiltà individuabili.
La locuzione più appropriata, a mio parere, sarebbe quella di "conflitto culturale", attibuendo al termine "cultura" il suo significato antropologico (l'insieme di norme e valori immediatamente percepiti come tali all'interno di un gruppo sociale, agenti in modo tale per cui da essi sia possibile, all'interno del gruppo, risalire ad alcuni principi ispiratori di un possibile contratto sociale), e al termine "conflitto" il significato psicoanalitico che esso possiede.
Perchè affermo questo ?
Perchè il mondo islamico, senza ombra di dubbio appartiene alla nostra stessa civiltà, ed il "conflitto" che si pone oggi con l'integralismo non è dissimile da quello tuttora in corso in occidente, ancorchè in grande misura definito ed avviato a soluzione, tra l'emancipazione illuministica dell'uomo e della donna ed il dogmatismo assolutista di stampo religioso o politico (lo stato etico, etc.).
Nell'integralismo islamico io percepisco il riaffiorare di istanze assopite in occidente, ma, appunto, tuttora serpeggianti.
E' un virus.
Ma non un virus autonomo, un agente patogeno che aggredisce dall'esterno: se così fosse noi possederemmo ormai gli anticorpi contro di esso.
Purtroppo è un virus da tempo immemorabile inserito nel nostro patrimonio genetico: esattamente come quei tratti di DNA che, inscrittisi in epoche remote dell'evoluzione persistono silenziosamente nel nostro codice, pronti, ogni tanto, a risvegliarsi ed a trascrivere le proteine del fanatismo, dell'autoritarismo, dell'oscurantismo e del dogmatismo.
Forte di un corpo sociale sempre incline ad esprimere e a far esplodere le molle latenti della distruttività.
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