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12-06-2004, 02.37.06 | #4 |
Epicurus' very son
Data registrazione: 26-12-2003
Messaggi: 375
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Il patriottismo è un argomento che mi sta molto a cuore.
In un altro topic ho accennato ai gruppi in cui un individuo si identifica per istinto. Uno di questi gruppi è lo stato, il proprio stato: la patria. Ora un individuo tende a pensare per sé e ad avvantaggiare se piuttosto che altri individui: istinto di sopravvivenza. L'individuo pone se stesso prima di tutto il resto come ordine di importanza. Se saliamo di un livello notiamo che gli individui tendono ad sentirsi appartenenti ad un gruppo nel quale tutti i membri hanno qualcosa in comune. L'individuo dopo se stesso pone questo gruppo come seconda cosa più importante (che si deve cercare di salvaguardare). Esistono più gruppi nidificati uno nell'altro che si allargano man mano che si sale di livello e aumenta il numero di membri. Un esempio di gruppi potrebbe essere: individuo, famiglia, città, stato, etnia, specie, classe, regno. Tra i membri di uno stesso gruppo, l'individuo preferisce avvantaggiare quelli appartenenti al proprio sottogruppo perché li riconosce come simili. Questo per rispondere alla domanda su come mai esista il patriottismo. Io per esempio sono orgoglioso di essere italiano ed europeo. Mi riconosco come appartenente a queti due gruppi. In line di massima cerco di fare in modo che le mie azioni giovino all'Europa piuttosto che ad un altro continente e all'Italia piuttosto che ad un altro stato europeo. Questo non vuol dire che faccia di tutto per danneggiare gli appartenenti a gruppi diversi dal mio! Io noto che il sentimento patriottico sia poco diffuso tra gli italiani. Perché? Proverò a dare una risposta. Molti di noi vedono lo Stato come un organismo a noi estraneo, come un mostro, un Leviatano a noi ostile che cerca di imbrogliarci e dai cui bisogna difendersi. Al contempo lo Stato è visto come un qualcosa o qualcuno che bisogna fregare, che bisogna sfruttare. Sembra che nessuno si ricordi più che lo Stato è "gli italiani" e "gli italiani" sono lo Stato. Questa dimenticanza che può essere vista come un senso di appartenenza piuttosto debole, probabilmente è causata dalla situazione storica della penisola italina. L'Italia è uno stato unitario di recente formazione e prima era stato per secoli spezzettato in diversi staterelli. Questo può spiegare la scarsa coesione, la poca fiducia nell'Italia intesa come nazione unica. Ma mi sembra che sia passato anche un tempo sufficiente per familiarizzare e considerarci un popolo unico: il popolo italiano. Dunadan, tu paragoni lo stato ai tifosi di una squadra di calcio. Se posso permettermi correggerei il tuo esempio. Infatti, giustamente, tu fai notare come i tifosi parlino delle azioni della squadra come delle proprie azioni e definisci ciò "finzione". La realtà dello stato, però, è diversa. Sarebbe più giusto paragonare lo Stato alla squadra non hai tifosi, infatti noi cittadin italiani siamo cittadini e costituiamo parte integrante ed attiva dello stato sempre, non solo i fine settimana. Tu potresti obbiettare che i gol non li facciamo direttamente noi, ma è comprensibile: non possiamo mica avere una camera con 60 milioni di parlamentari. Per restare nella tua metafora calcistica potremmo dire che noi cittadini facciamo il cross e che i nostri rappresentanti segnano. Sul fatto che si dia più importanza alla singola morte di un italiano piuttosto che a numerose morti di altre etnie ha varie spiegazioni. Una di queste è il sentimento di similitudine che proviamo per ciascun gruppo di cui ho parlato all'inizio. Un'altra è il fatto che ciò che accade lontano da noi perde un po' di importanza proprio perché è percepito come distante. Un'ulteriore concausa è una cosa che mi capita di notare spesso (purtroppo): quando il numero delle morti è sufficientemente alto, non potendo dare la stessa importanza che meriterebbe ciascun morto, si attribuisce al fatto poca importanza. Non solo: più è grave il fatto e più è grande la porzione di importanza che non gli viene attribuita. Più è grave il fatto e più ci sembra estraneo, oserei dire "impossibile". Un accenno a questo si può estrapolare da alcuni passi della Arendt. |
13-06-2004, 01.48.09 | #5 |
Ospite abituale
Data registrazione: 19-11-2003
Messaggi: 978
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Ciao Knacker
Ottima analisi, che in linea di massima condivido. Diciamo che in me vi sono due tendenze: 1- che prende lo stato come è, che ringrazia di vivere in uno dei primi paesi al mondo, che ama lo spirito di gruppo. Non sono nemmeno di quelli che hanno sfiducia nella classe politica, io ho fiducia nell'opposizione anche se non per Berlusconi. Questa mia prima tendenza è più o meno ciò che hai descritto te nel tuo messaggio. 2- L'altra tendenza è, a volte, di guardare me stesso, chi sono, come individuo singolo, individuo che non ha sfiducia nell'Italia, ma che sta male in una situazione innaturale creata dai suoi simili: il modello di vita moderno nelle città. La repressione degli istinti che sarebbero propri dell'animale UOMO. L'idea di LIBERTà, ma che tipo di libertà? Parlo di livertà vera, dell'uomo animale, dell'uomo che non è costretto alle leggi dello Stato, dell'uomo singolo che non ha contratti con altri, ne di tipo politico ne economico... E allora questa seconda concezione che ogni tanto ho in mente, si va a scontrare con fatti reali, come magari chiamata al servizio militare, ad esempio !!! E allora, quell'animale che è costretto a un regime di vita inpostogli dai suoi simili e dalla storia dei suoi simili è costretto anche a diventare un vero e proprio schiavo dello Stato, un soldato, uno che deve fare tutto ciò che gli viene detto, come una macchina. Poi magari deve anche partire, combattere e magari ci lascia anche la pelle. ecco, sicuramente dovrò trovare un equilibrio, tra cittadino modello e fantasticatore e ANIMALE. Forse dovrei pensare che è come se avessi scritto un contratto nella costrizione, costretto a vivere in uno Stato. Quindi, ad esempio, facendo il soldato non farei altro che entrare per qualche mese in una maschera, una maschera che era nel contratto, senza fare tante storie. ciao |
13-06-2004, 08.52.41 | #6 |
Utente bannato
Data registrazione: 15-05-2003
Messaggi: 876
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io trovo
che il discorso di knacker possa aver anche senso se riferito ad uno stato-concetto uno stato sano una patria veramente Madre sotto la cui ala protettrice tutti noi ci si possa rifugiare sereni e beati ma lo stato reale è una concatenazione di gangli burocratici impegnati a cavarci i soldi dalle tasche per poi sperperarli nei modi più incredibili e cercando al contempo di mantenere integro il sistema al minor costo possibile . . . Patria & Bandiera sono ideali che probabilmente andavano bene per i nostri nonni ma al giorno d'oggi trovano sempre meno sprovveduti disposti a crederci ciecamente (ma ancora troppi,secondo me) lo stadio superiore dell'essere richiede la cancellazione dei confini ed una cooperazione mondiale per salvare l'umanità stessa è inevitabile è l'evoluzione a richiederlo da villaggio a città a stato a continente a MONDO INTERO ! quindi - patriottismo ? sì - ma a livello di tifo sportivo... <<<w.>>> |