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Cultura e Società - Problematiche sociali, culture diverse. >>> Sezione attiva sul forum LOGOS: Tematiche Culturali e Sociali |
30-11-2003, 01.49.41 | #14 |
Ospite abituale
Data registrazione: 19-11-2003
Messaggi: 978
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Rivolgendomi a Franco
Concordo con la risposta di Marco. Volevo porre il mio punto di vista alla domanda "l'uomo è un animale sociale?" Io credo che l'uomo sia animale sociale nel senso che ESSERE SOCIALE per me significa "avere interscambio che possa aiutarmi a sopravvivere". Quindi l'uomo è sociale, ha bisogno degli altri e li usa. Ma Hobbes con la frase "l'uomo non è animale sociale" intendeva dire quello che abbiamo discusso fino ad ora, cioè che l'uomo nel caso fosse completamente indipendente e soddisfatto di se stesso, non cercherebbe "il simile". ESSERE SOCIALE = stare assieme da 2 un su, con zero compromessi . Molti che hanno risposto al mio post hanno per l'appunto portato esempi di uomini che amano stare in società avendo un tornaconto. |
30-11-2003, 02.21.40 | #15 |
Vivi!
Data registrazione: 28-10-2003
Messaggi: 1,159
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Re: L'uomo è animale sociale?
L'uomo è un'animale sociale, come la maggior parte degli esseri viventi. La differenza che c'è tra questo e un animale (nel senso letterale), risiede nella capacità dell'uomo di agire per un fine prospettico grazie alle sue capacità mentali. Il fatto che la società umana sia peggiore di quella animale, dipende esclusivamente dall'uso improprio di queste capacità, che vengono rivolte a fini al di là dei bisogni naturali, che la maggior parte delle volte, pur nella loro indiscussa utilità, nascono e si sviluppano nella prospettiva egocentrica dell'individuo e della comunità di cui fa parte verso altre comunità della stessa società. In questo caso, la differenza tra l'animale e l'uomo, non esiste, in quanto l'animale nell'incontro con un altro branco, cerca a pari dell'uomo di "avere la meglio". Questo è frutto di un'utilizzo errato e distorto delle capacità mentali umane, che sono in grado di comprendere, se lo si vuole, l'utilità del "bene comune" e non di un'elite. Per questo dico che la società umana, ora e in passato, è peggiore di quella animale: perchè pur nella loro uguaglianza nel comportamento nei confronti dell'altro, l'uomo rende inutile il suo possesso di facoltà mentali più sviluppate, e proprio per la sua capacità di agire per fini prospettici non di sussistenza, è in grado di anientare tutto ciò che lo circonda, e quindi anche se stesso, agendo sulla materia per scopi al di là della sua natura e quindi contro se stesso, nella presunzione di poter essere uguale a quel Dio che tanto cerca.
Finchè non comprenderà questo, si deve considerare alla pari dell'animale per sua scelta, in quanto per sua natura non lo è, e causa prima del suo male di vivere e del futuro non molto promettente delle sue sorti e del suo ambiente naturale. Ciao, e anche se dovrei essere triste per tutto questo, sono ottimista riguardo l'evoluzione della consapevolezza, quindi e . |
30-11-2003, 14.31.40 | #16 |
Ospite abituale
Data registrazione: 12-01-2003
Messaggi: 85
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X Marco
Guarda che ti sbagli....se aiuto un amico non è per sentirmi a posto con la coscenza ma è solo perchè il mio amico ha bisogno di aiuto.
La gratificazione personale è solo un piccolo effetto colaterale rispetto all'effetto di aver aiutato concretamente il mio Amico. Conosco gente che si è messa in grossi guai per aiutare amici in difficoltà... E' ovvio, è naturale, è normale che alla base delle nostre scelte ci sia me stesso. Dove la stranezza ? Non eiste un animale che agisce diversamente.......diverso sarebbe il giudizio su chi userebbe questo argomento per giustificare una filosofia della vita basato sullo fottere il prossimo. Saluti Franco1 |
30-11-2003, 14.35.20 | #17 | |
Vivi!
Data registrazione: 28-10-2003
Messaggi: 1,159
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Ciao Franco, forse non hai fatto attenzione a quanto ri-posto di seguito :
Citazione:
Ciao. |
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30-11-2003, 19.39.41 | #18 |
Ospite abituale
Data registrazione: 19-11-2003
Messaggi: 978
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L'abbiamo detto, è la cosa più naturale del mondo. Nulla di strano.
Perchè parli di giustificazione per fottere il prossimo? Noi stiamo facendo solo un'analisi DEL COME NASCONO E FUNZIONANO I COMPORTAMENTI SOCIALI. Se il tuo amico ipotetico ha problemi e te decidi di passare una notte da lui a consolarlo, sapendo che quel disgraziato non ti ripagherà mai di questo, comunque lo fai perchè pensi CHE SIA LA COSA MIGLIORE DA FARE, hai un appagamento in te. Ti senti di fare IL BENE, il GIUSTO, LA COSA MIGLIORE. Ed il tuo fisico è lì da lui fisicamente, il tuo cervello decide che la decisione di lasciare il tuo fisico a casa sua è la migliore. La migliore per lui, e PER TE che ti sentirai bene avendo amici che stanno bene. E' anche un fatto di armonia generale della tua vita, amici, famiglia...società. Tutto ciò che fai nasce da un miglioramento di te, te tendi sempre prima di tutto al tuo meglio, è LA NATURA. |
29-01-2004, 15.15.51 | #19 |
Ospite
Data registrazione: 21-12-2003
Messaggi: 6
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Genile Dunadan,
Tu affermi trarre ispirazione da T. Hobbes, e sostieni sia indispensabile interpretare correttamente il pensiero di un filosofo. Vorrei però farti notare che l'autore de Il Leviatano non solo crede l'uomo non sia un animale sociale, ma scrive addirittura per smentire questa affermazione. Lo stato di natura, descitto da Hobbes, è lo stato di "Homo Homini lupus", di "omnia contra omnium", della guerra perpetua. In esso v'è libertà estrema e totale assenza di collaborazione tra gli uomini. Solo un Patto Sociale crea lo stato, e con esso la collaborazione degli individui. Dunque l'uomo non è naturalmente sociale, ma lo diventa nel momento che ritene questo sia vantaggioso, in quanto uomo razionale (ratio est computatio). Naturalmente ciò che dice Hobbes non è legge, però direi che il fatto che l'uomo non è un animale sociale è vero. La società può crollare (ce ne accoriamo durante una guerra, una catastrofe naturale od anche solo un black out), e l'uomo deve combattere per tenerla in piedi. Se esso fosse naturalemte sociale non avrebbe bisogno di fare alcun sforzo mantenere l'attuale stato di cose(così ragionava aristotele, che riteneva la polis la natura aggregazione dell'uomo), mentre la storia dimostra che i pensatori che hanno studiato la società ed elaborato teorie sociologiche sono numerosissimi. E' invece secondo opinabile il fatto che l'uomo si avvicini agli altri per puro interesse: l'uomo agisce in maniera irrazionale molto spesso (a volte anche essendo cosciente) dunque non calcola, e quindi non agisce per se stesso, ma agisce e basta. La dimostrazione dell'irrazionalità stà semplicemnte nell'inefficenza delle scienze economiche: perchè economisti non riescono mai a spiegare completamente i fenomeni di massa? Essi partono dal presupposto che l'uomo agisca solo nel proprio interesse, dunque il presupposto è sbagliato. L'amico che si ferma per la notte non è detto si fermi con l'intezione di sentirsi appagato il giorno dopo, egli a volte si ferma e basta, senza porsi ragioni, Molto più spesso si ferma perchè lo ritiene giusto, perchè si sente obbligato dai suoi valori, ma in questo caso non sceglie, si limita a reagire. Infine l'amico può anche fermarsi per sentirsi contento, ma credo quest' ultima possibilità sia assai rara. Questo è quello che credo, naturalmente non è detto che cò sia vero, ma mi piacerebbe volessi obiettare anche a me qualcosa(visto che lo hai fatto con tutti gli altri visitatori). |
29-01-2004, 20.56.08 | #20 |
Ospite abituale
Data registrazione: 27-01-2004
Messaggi: 343
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paicere e dolore?
personalmente ho sempre pensato che le molle delle azioni umane fossero solo due, il piacere e il dolore;si insegue la realizzazione di un piacere(inteso nella sua accezione più soggettiva e quindi molteplice nella sua interpretazione)e si rifugge dalla presenza di un dolore(anche qui soggettivamente inteso e quindi del tutto arbitrariamente definibile )
di solito si fa di più per fuggire il dolore imminente anche se questo sottende un piacere futuro, a meno di non operare un cambio di visione facendo intendere il dolore presente come un piacere mascherato e da scoprire in vista del piacere ancor maggiore, ma sempre a livello soggettivo nell'istaurarsi di una socialità la creazione di una difesa comune dall'esterno,la possibilità di interscambio che faciliti certe difficoltà credo abbiano avuto il loro peso nelle definizione di un piacere della collettività, ben intesa una certa tendenza all'isolamento all'interno della società stessa creata(vedi,ad esempio, il diritto di privacy ) a che pro la necessità di difesa se si fosse animali sociali?se il senso di giustizia sociale fosse innato non esisterebbero i tribunali e gli eserciti.... in tutta questa sarabanda di soggetività la tensione verso l'altro , la socialità ,per me è poco intesa in vista della realizzazione di un piacere extra personale e collettivo scevro da un interesse personale in senso stretto. d'altra parte se la socialità fosse innata nell'uomo come spiegare i fenomeni di chiusura sociale, come la caste o la xenofobia, presenti anche nelle società evolute, comprensibili anche come tentativo di difesa del proprio hortus conclusus di fronte gli'assalti''esterni? non so, io questo animale uomo me lo vedo cicero pro domo sua... Ultima modifica di mark rutland : 29-01-2004 alle ore 21.02.37. |