Ospite abituale
Data registrazione: 05-04-2002
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Premetto! Non sono un pacifista a tutti i costi. Sono d'accordo sul fatto che alle volte la guerra s'impone come unica soluzione possibile a situazioni oramai degenerate non altrimenti risolvibili… classico esempio: il secondo conflitto mondiale. Lì, al cospetto di una si palese aggressività germanica e del suo tirannico leader, non credo vi potessero essere alternative al conflitto, in difetto staremmo tutti marciando in divisa nera e con il braccio alzato. Piuttosto, per quel periodo storico, ritengo valga sempre la pena interrogarsi sulle cause che hanno consentito ad un individuo di precipitare un intero continente in un disastro di tali proporzioni… ma su questo tema hanno scritto a profusione gli storici, senza peraltro trovarsi mai troppo concordi nell'analisi e nelle conclusioni - vedasi il Revisionismo.
Non credo nel fatalismo, tantomeno nel determinismo… la storia è materia umana e suo terreno d'azione preminente. I fatti della storia, ritengo siano determinati da due fattori: il caso e l'agire umano. Quest'ultimo, generato dalle scelte, dai dibattiti e dal confronto, anche introspettivo, s'inserisce fattivamente nella causalità degli accadimenti. I due elementi non sono scindibili, ma l'agire umano opera affinché la congiuntura imbocchi una determinata direttrice anziché un'altra, quella, presumibilmente, più consona ai vantaggi, ai desiderata e ai benefici di chi quell'agire in massima parte induce. Il caso, a sua volta, interagisce con l'opera dell'uomo, e i due elementi, coagenti, interagiscono entrambi in un rapporto dialettico, dinamico. L'attività di analisi critica degli eventi in corso condiziona le scelte umane che, a loro volta, condizionano e sono condizionate dalla casualità. Ora, va da sé che l'azione umana non è sempre - quasi mai - conseguente a scelte totalmente razionali, e non sempre è la migliore risposta possibile fra le tante disponibili. Le scelte umane sono condizionate, oltreché dal caso, come già visto in precedenza, anche da una serie di fattori, endogeni a chi opera dette scelte, fattori che la psicoanalisi ha più volte reso palesi. Ne risulta, così, un quadro comportamentale assai variegato, non riconducibile ad un paradigma ottimale o preordinato, quasi inscatolato in un marmoreo ed immutabile percorso decisionale prefissato. E' questo composito catalogo delle opzioni possibili, più o meno razionali, più o meno corrette, più o meno istintive che rappresenta il campo dell'indagine storica, coeva e/o retrospettiva, all'interno del quale si sviluppa l'analisi e il dibattito fra uomini. E il dibattito, inteso come confronto delle diverse posizioni emerse dall'indagine testé accennata, che forgia il pensiero da cui emergono le idee, è un altro elemento che concorre, per certi versi, a comporre l'intero mosaico sintetizzato e reso concreto dalla scelta finale adottata.
La Storia e le scelte umane sono prive di certezze, perché, come ben fai osservare tu, non possono essere ancorate ad alcuna ostentata sicumera che possa preconizzare gli eventi in fieri. E' una costruzione difficile e faticosa che comporta, sempre, un elevato livello di attenzione e discernimento affinché il caso, privo di alcuna regola, o la pancia, non razionale, non siano gli unici suoi elementi costitutivi.
<il pugno lo vibra l'odio, non l'ideologia>
Questo è vero, ma è sempre valido il teorema (forse mio) che l'odio, non essendo autogenerato, nasce e scaturisce da fatti concreti, anche, forse, mal interpretati o artatamente contraffatti (ancora l'analisi razionale ed onesta, quindi non pregiudiziale); io ritengo, appunto, utile, oltreché necessario porre questi fatti concreti sotto un raggio indagatore razionale, non meccanico o governato dagli istinti.
Le caratteristiche peculiari dell'uomo, quelle che lo hanno allontanato dallo status di primigenia animalità irrazionale, si esaltano quando è questo (l'Uomo) a governare la Storia, viceversa, si mortificano allorquando la subisce, perché in questo secondo contesto sarebbe l'animalità e il caso a costringere il suo agire, che, così, avrebbe un ruolo conseguente, non causante.
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