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08-11-2003, 13.33.47 | #22 |
Utente bannato
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Vedo che visechi ha ancora qualche perplessità su cosa si intende per "verità".
... parliamone... La verità è determinabile e modificabile nel presente e nel futuro, quando qualunque cosa é in grado di costruirla nel corso del continuo succedersi di attimi di presente. C'è, però, la verità storica, che non può affatto essere modificata: la si può conoscere, ignorare, travisare o distorcere a proprio comodo e piacimento, ma niente di tutto questo potrà mai cambiarla. Una verità non é altro che l'insieme delle cose, delle intenzioni e dei fatti, tutti legati tra loro che hanno costituito un "oggettivo soggetto", che é poi l'argomento al quale é riferita quella verità. La Verità non é altro che l'insieme delle uniche verità riferite a tutti gli "oggettivi soggetti". La Verita, proprio perchè definisce l'esatta essenza di tutte le cose, va a coincidere, come significato del termine, con la parola "Realtà". Le religioni, ciascuna nella propria presunzione di dare per "reale" la propria presunta verità, attraverso la realtà del loro numero (che sono tante) dimostrano che solo una di esse potrebbe essere "vera"... ma non possono dimostrare quale di esse lo sia semplicemente perchè nessuna, e ripeto nessuna, conosce altro che una realtà storica (pur volendola accettare per verità) e non ha tra le mani l'indeterminabilità delle infinite verità che andranno a comporsi, attraverso il presente, nel futuro; perciò, NESSUNA religione del passato o del presente può affermarsi "vera" fintanto che ci sarà ancora anche un solo attimo di futuro. In in teoria, sarebbe possibile definire la vera Religione nell'ultimo attimo di presente del Tempo, quando tutto sia ormai compiuto e tutte le verità siano diventate "verità storiche" immodificabili. In sintesi, dico che nulla che sia legato al tempo può identificare la vera religione, perciò, "siete" tutti dei... PAGANI !!!! In verità, in verità vi dico: il vero credente é colui che dubita! Ciao |
10-11-2003, 17.58.09 | #23 | |||||
Ospite abituale
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Citazione:
Non sarei completamente d'accordo: in religione esiste la Verità (Veritatis splendor… diceva qualcuno), da cui discenderebbero i valori… ma non è mia intenzione intestardirmi oltre. La questione del crocifisso credo sia importante perché, se è vero che la sua eliminazione non inciderebbe sul Valore in sé, di sicuro minerebbe un simbolo del Cristianesimo e, come saprai, per le religioni la simbologia è un elemento fondante, non un accidente. Citazione:
Noto che parli spesso di valori oggettivi, contrapponendoli o mettendoli in raffronto a quelli religiosi, quasi volessi affermare una certa superiorità gerarchica dei valori che regolano l'umano consesso rispetto a quelli che regolano il rapporto con il divino. Poi parrebbe che voglia affermare, in campo umano, l'esistenza di valori oggettivi, e, a tal proposito, citi la vita, che, a parer mio, non potrebbe essere annoverata fra i valori, piuttosto questa sarebbe uno status. Ma anche volendola annoverare fra i valori intangibili, saprai bene che non sarebbe un valore assoluto…. Facile anche immaginare i motivi di questa mia affermazione: un valore oggettivo, quindi assoluto, in quanto valido erga omnes e non discutibile, dovrebbe rimanere tale in qualsiasi circostanza e non potrebbe ami essere posto in subordine rispetto ad altri che, per effetto dell'urgenza dettata dalla circostanza, anche se forse solo momentaneamente e limitatamente a quell'evento, vanno ad assumere una rilevanza maggiore, tale da porlo in subordine… sappi che esistono svariati casi in cui il diritto alla vita è posto in subordine rispetto ad altre urgenze, magari uno sforzo immaginativo può aiutare. Citazione:
Questo passaggio non sono proprio riuscito a comprenderlo. Qual è il nesso fra valore e sesso? E in quest'ambito, a quale dogma fai riferimento? Citazione:
Vedo che Mistico ha ancora soverchie difficoltà a comprendere che quando si parla di presunte Verità, vi devono essere due piani di discussione che conviene sempre tenere ben distinti, pena una gran confusione. Esisterebbe una verità tipicamente umana: quella, per esempio, che scaturisce da un'aula di tribunale e che si forma, tassello per tassello, nel corso del dibattimento. Essa sarebbe il compimento, o la somma delle diverse soggettive verità: quella dell'imputato, della parte lesa, dei testimoni e del giudice o giuria che dir si voglia, che porta a sintesi, quest'ultima, quelle testimoniate da tutte le parti comparenti. La verità storica dei fatti, quella per intenderci disponibile per l'uomo, essendo la risultante di tante altre verità, è anch'essa una soggettività più ampia delle soggettività che la compongono… poi, eventualmente, la realtà storica fattuale risiederebbe sempre ad un livello per noi non disponibile, starei per dire che trascende le nostre capacità di sintesi, comprensione e conoscenza… sempre disponibile a provare ad analizzarne qualcuna. La verità umana, non definendo la reale essenza delle soggettività, e men che meno dell'oggettività, non corrisponde perfettamente alla Realtà, posto che ve ne sia una… io intanto dubito. Viceversa, la realtà sarebbe coincidente con la Verità, solo ad un livello più alto rispetto alla nostra capacità intellettiva, di analisi e di conoscenza… anche in questo caso, sarei quasi tentato di affermare che quanto indicato da Mistico, eterno distratto, corrisponde ad una Verità/Realtà che ancora una volta sopravanza le nostre misere capacità cognitive. L'uomo non è ancora in grado di descrivere con perfezione e minuzia la realtà che lo circonda, e forse non lo sarà mai. Le religioni, a dispetto di quanto affermato così tenacemente da Mistico, affermano invece, ciascuna, una Verità fattuale… non sarebbero religioni, altrimenti… almeno le tre monoteistiche. E ciascuna di esse predetermina un cammino di 'FEDE' per giungere alla conoscenza di quanto testimoniato, almeno nella loro teoretica centrale. Ciascuna lo fa dichiarando l'esistenza di un nucleo teologico intangibile ed immodificabile nel tempo, diversamente ammetterebbero la possibilità, inusitata, che anche la divinità cui fa riferimento, possa essere intesa come un'Entità in perenne divenire, modificabile nei propri attributi essenziali e priva d'essenza intrinseca, che si formerebbe attraverso la composizione e la determinazione delle diverse, soggettive ed umane verità che la storia degli uomini andrebbe a costituire. In definitiva, le religioni affermano l'esistenza di un nucleo metafisico attinente alla figura di Dio, immodificabile e fisso nel tempo - un punto unico, L'Unicità - attorno al quale si condensano altri aspetti - relativi alla tradizione, alla dottrina, alla morale, all'educazione etc… - che non ineriscono all'essenza stessa di Dio, definita una volta per tutte, e alle caratterizzazioni che ciascuna religione innegabilmente Gli attribuisce. Sono appunto questi 'addendum', spesso dottrinari, costituitisi nel corso della storia, che le religioni ammettono possano anche essere figli dei tempi, della storia e del contesto… sempre che non si scada nel fondamentalismo, che difficilmente è propenso ad ammettere alcunché di mutabile nell'intero corpus scritturale che manifesta le religioni ai fedeli. Citazione:
Detto questo, non posso evitare di soffermarmi con piacere sull'ultimo passaggio di Mistico: <il vero credente é colui che dubita!>. Non so se chi dubita possa essere annoverato fra i credenti, però certo è che acqua n'è passata sotto i ponti… chi ha orecchie per intendere e memoria per ricordare, intenda e ricordi. |
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10-11-2003, 18.24.21 | #24 | ||
Vivi!
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Citazione:
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Forse ora ci siamo capiti meglio, ma ho i miei dubbi…non saprei che dire riguardo una tua presunta fede, non rigorosamente religiosa…per te non esistono valori che riuscirebbero ad unire tutti i culti e non?….attenzione, ho detto valori, non Verità… |
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10-11-2003, 23.59.33 | #25 | |||||
Utente bannato
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Citazione:
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mentre quella che tu definisci "verità umana" Non é necessariamente "la verità", ma, ancora una volta una risultanza. Citazione:
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Citazione:
Infatti, ancora molta acqua é passata sotto i ponti mentre l'oro sotto la "lama" bruciante del fuoco si libera delle sue scorie e diviene una sfera piccola, ma brillante come un piccolo sole sotto gli occhi di Dio. ( ) ...basta come provocazione? Scherzi a parte, non é che io abbia cambiato idee... anzi! Ma c'é una differenza tra me e quello che tu ricordi come "Mistico": ora io ne rido di più e ne contratto e ne spiego di meno. In fondo, le mie idee di chi sono? ... e allora?! Ciao Sir! |
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12-11-2003, 21.40.10 | #26 |
Ospite abituale
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Come spesso succede mi sembra che il discorso sia fuoriuscito dai suoi binari originali che erano di parlare della dinamicità e della contestualità di Valore e Verità e sia sia spostato tutto verso la Verità… se esiste o non esiste, se è possibile definirla o meno…. etc…. (Beh Marco ecco perché io abbino dinamicità e contestualità il “valore” che, secondo mè, meglio si presta all’uopo)…comunque non era questo il motivo del mio scrivere qui…. Il motivo è che volevo farti (a Marco) una domanda….
Ho letto il tuo 3d, (per altro bello), in filosofia dal titolo “credo in solo Dio”….. e volevo chiederti come fai ad associare i valori (e le verità) divine, che per definizione sono assolute a quanto si esprimeva qui su contestualità e dinamicità di Valore e Verità? Ti ringrazio se vorrai rispondermi.... (mi interessa veramente) Ciao. |
12-11-2003, 23.52.00 | #27 |
Vivi!
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Re : VanLag
Acune V/V, che per definizione sono assolute, corrispondono e possono essere confermate quanto tali in tutti i contesti in cui sono ammessi.
Faccio un esempio....il Valore "non negare la vita", comune a tutti gli esseri umani, innato nei nostri pensieri, anche se a volte non rispettato, se contestualizzato in una situazione in cui questo viene rispettato, è un valore "assoluto"(termine errato), Vero, in quanto non c'è motivo di agire diversamente. Questo non vuol dire che questo valore è assouto, perchè purtroppo ci si trova in qualunque epoca di fronte a omicidi ecc.. Davannti a un'omicidio, contestualizzando quel valore, deve essere accettato, nel senso che non essendo giusto privare della vita un assassino e essendo un individuo razionale, posso evitare di punirlo con la morte e quindi dicharare tale Valore, come Vero. Davanti un genocidio, secondo la ragione e conseguente a tale valore, il Giusto diviene salvare la vita di chi ne potrebbe essere privato. La soluzione, per fare quanto detto, contestualizzando tale valore, non è comprensibile, in quanto davanti a plotone di mirta non m posso difendere a parole, quindi, dal tale contestualizzazione risulta che se non c'è soluzione alternativa, l'uccisione è ammessa. Quanto detto vuole essere una semplice spiegazione, e non è da associare a niente di più di quello che voule spiegare, in quanto nella maggior parte delle volte l'omicidio deve e può essere omesso. Spero di non essere frainteso e di aver chiarito quanto da te richiesto. |
13-11-2003, 09.53.31 | #28 |
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Per Marco....
Non sono sicuro di avere compreso bene….. comunque tu dici….
Faccio un esempio....il Valore "non negare la vita", comune a tutti gli esseri umani, innato nei nostri pensieri, anche se a volte non rispettato, se contestualizzato in una situazione in cui questo viene rispettato, è un valore "assoluto"(termine errato), Vero, in quanto non c'è motivo di agire diversamente. Questa tua prima affermazione parrebbe non vera….. infatti in alcuni contesti c’è il motivo di agire diversamente, anzi il sacrificio della vita diventa un valore etico e morale superiore alla sacralità stessa della vita…….. Cito da un altro mio post…. ……durante la seconda guerra mondiale ci sembrò normale mandare a morire sui campi di battaglia milioni di giovani. Il perché ci sembrò “normale” quel sacrificio è semplice c’era in gioco un altro valore che in quel contesto era più importante e questo valore era la libertà dei popoli. Ma poi alla fine tu stesso sembri smentirti quando dici: - se non c'è soluzione alternativa, l'uccisione è ammessa. P.S. Se ti ho frainteso mea culpa..... |
13-11-2003, 11.06.29 | #30 |
Ospite abituale
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anche io ti ho fatto vedere la stessa cosa.....
Ma allora non hai risposto alla mia domanda cioè:- come fai a fare convivere il divino che per definzione porta a valori assoluti con la dinamicità e la contestualità del valore? - |