E la falla credo si trovi nel singolo individuo che forma la società.
L’uomo è bestiale ed egoista, ma è anche tenero e fragile, esso si compone di radici che lo legano indissolubilmente alla terra e di rami che si protendono verso il cielo. Io credo che non cambi l’uomo se non cambi la cultura in cui è intriso, così come non cambi la cultura se non cambi l’uomo. Il 3d in oggetto è focalizzato sull’aspetto culturale.
Forse la difficoltà nel spiegare il mio punto di vista stà nel fatto che siamo così presi dai nostri problemi personali che non riusciamo a scindere il problema individuale da quello sociale.
Mi rifaccio chiaramente alla mia esperienza personale, che è l’unica che conosco, ed individualmente vedo che mi basta poco per stare bene ed avere una vita serena, ma non appena entro in relazioni con le strutture complesse quali l’azienda dove lavoro, il traffico cittadino, oppure il sistema sanitario, piuttosto che la burocrazia comunale per allargare una finestra di casa mia, ecco che la semplicità del mio essere viene sommersa da tali e tante problematiche, capaci di sconvolgere l’equilibrio semplice del mio sistema individuale.
Ne posso pensare, dal basso della mia semplicità, di semplificare la struttura sociale, e neppure mi posso porre fuori da essa, se non al prezzo di fare una vita da eremita isolata e solitaria.
Ecco quindi che il mio equilibrio interiore si “corrompe” nella proiezione della mia individualità, nel corpo sociale ed è in questo preciso punto, secondo me, che si dovrebbe inserire quei “sistemi di pensiero” capaci di attutire questa frizione.
La rassegnazione che l’uomo sia cattivo e che tutto quanto è stato detto, scritto e pensato fin’ora non ci abbia aiutati a sgravarci dai nostri pesi sono legittime ma non per questo certe, anzi le storture che tu Mary evidenzi sono oggi così evidenti che, a mio avviso, sono proprio il segnale di un cambiamento ormai vicino.
Ciao …