Ospite abituale
Data registrazione: 16-08-2003
Messaggi: 242
|
"Recentemente sulla biosicurezza c'è stato un incontro a Montreal, dopo il fallimento di Cartagena, avvenuto un anno e mezzo prima, che ha portato un parziale successo, poiché finalmente gli Stati Uniti hanno riconosciuto che altri possono avere nel proprio ordinamento il principio di precauzione, benchè loro non lo ammettano. In base al principio di precauzione noi abbiamo bloccato l'importazione di carne estrogenata dagli USA, questi ultimi intendevano imporre l'accettazione di questa carne, in quanto loro non riconoscono tale principio, la WTO, ma anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità se è per questo, altrettanto no riconosce il principio di precauzione. Sulla base di questa divergenza c'è stato un conflitto commerciale. La vicenda è anche emblematica della differenza fra due modi di vedere le cose.
Solo adesso emerge la consapevolezza che noi da anni stiamo mangiando prodotti transgenici, stiamo subendo una sperimentazione di massa, siamo tutti cavie da laboratorio, e non siamo ancora ben certi dei rischi che tutto ciò comporta.
Riepilogando: un primo rischio è l'inserimento nel cibo di nuove proteine, il che vuol dire che è del tutto possibile che una parte della popolazione reagisca con intolleranze o allergie a queste nuove proteine;
un secondo rischio è che insieme con il gene per il carattere desiderato ( sostanzialmente due sono le principali modificazioni operate: l'inserimento del gene per la resistenza agli insetti, che ha provocato la morte di insetti utili e l'assuefazione in insetti nocivi; e, un'operazione portata avanti soprattutto dalla Monsanto, l'inserimento del gene per la resistenza ad un erbicida, il glifosato, di produzione della stessa Monsanto, ma recentemente il glifosato è stato dimostrato essere associato allo sviluppo di un particolare tipo di linfoma, quindi di un tumore; perciò quando io ho una pianta resistente al glifosato, questa pianta può assorbirne in quantità rilevanti, senza subirne danno, sicchè quando poi mangio la pianta, mangio anche il glifosato accumulato in essa, con una forte esposizione al rischio di contrarre un tumore), si inserisce anche un gene marcatore, che dà resistenza agli antibiotici, avente la funzione di verificare se l'operazione di modificazione è andata a buon fine. In questo caso resistenza agli antibiotici significa una certa probabilità che il carattere venga assorbito, in quei pochi minuti prima della digestione, da batteri presenti nel nostro intestino, per un fenomeno noto in microbiologia, questi batteri, divenuti resistenti, possono cedere la resistenza anche a batteri patogeni che sono entrati nel nostro organismo. La conseguenza è che questi batteri patogeni non sono più in grado di essere tenuti sotto controllo dagli antibiotici. E questo è un danno grave alle possibili difese, esterne a quelle naturali, quali sono appunto gli antibiotici.
Ultimo e più inquietante rischi per la salute dell'uomo è che comunque, come è stato visto avvenire nelle piante, l'inserimento del gene estraneo, per il modo in cui è inserito, può portare all'instabilità del patrimonio genetico, aumentando il fenomeno di ricombinazione. In natura questo fenomeno esiste e là dove si verifica, per esempio con il trasferimento dei transposoni, una particolare struttura del DNA che può spostarsi da una parte all'altra. Quando si hanno questi fenomeni le zone coinvolte possono subire delle alterazioni per cui i geni interessati possono o bloccarsi, o attivarsi, o avere un'espressione maggiore o minore di quella naturale; questo vuol dire che, per esempio, che in una pianta può succedere che per effetto dell'aumento di ricombinazione, posso avere dei geni che si attivano e producono una sostanza che normalmente o dove normalmente non la producono, o ne produce di più là dove normalmente ne produce pochissima. Nelle piante abbiamo sostanze tossiche prodotte solo in parti che noi non mangiamo, oppure sostanze tossiche, ma prodotte in quantità ridottissime; ebbene, se la patata, che produce la solanina, che è tossica, comincia a produrla nel tubero che noi mangiamo, evidentemente questo diventa un problema. E non è un problema teorico, come ha dimostrato il caso del professor Putszai, presso lo stesso istituto di ricerca scozzese della pecora Dolly, che scoprì che mettendo un gene del bucaneve nella patata, la patata diventava tossica per gli animali che se ne cibavano. Questo caso ha fatto clamore perché quando il ricercatore comunicò questa scoperta, fu allontanato dall'istituto e diffamato dai suoi superiori, ma dopo un anno e mezzo è venuto fuori che ciò che diceva era vero.
Per concludere: è vero che noi stiamo subendo una sperimentazione di massa, ma è anche vero che i cittadini di tutto il mondo, Italia compresa, hanno cominciato a pretendere quantomeno un'etichettatura dei prodotti transgenici. A partire dal mese di aprile avremo un'etichettatura che però nasconde un inganno, giacchè si è stabilito che al di sotto dell'1% di contaminazione di transgenico venga considerato come non transgenico. Peraltro non è ancora chiaro come si farà l'analisi per determinare quest'1%, ecc.
Ad ogni modo questo è già indicativo di come si stia facendo qualcosa di concreto per arrivare all'etichettatura, il che sta mettendo in crisi le multinazionali. Già nell'agosto dello scorso anno la Deutsche Bank disse che se i cittadini avessero ottenuto l'etichettatura, si sarebbero creati due mercati, il mercato del transgenico e quello del naturale, ed è evidente che dinanzi alla scelta il cittadino preferirebbe il prodotto naturale.
L'Europarlamento ha verificato che dal 75 all'80%, a seconda dei paesi, i cittadini in caso di etichettatura non comprerebbero il transgenico, quindi il mercato del transgenico sarebbe destinato alla caduta. Proprio per questo motivo nell'agosto del '98 la Deutsche Bank ha scoraggiato gli investimenti in OGM.
Guarda caso la Monsanto è entrata in crisi, guarda caso c'è stato qualcosa come Seattle, come protesta mondiale contro questa logica e guarda caso quest'anno negli USA ci sarà un 20% in meno di terre coltivate a transgenico. Segnale chiaro del fatto che se noi, da passivi consumatori, diventiamo cittadini protagonisti, informati, e in grado di scegliere, il mercato lo decidiamo anche noi e non saranno solo gli altri a decidere per noi."
credo che quest'articolo risalga all'anno scorso, ma la sostanza non cambia...
|