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25-02-2008, 00.00.09 | #3 |
Ospite abituale
Data registrazione: 30-06-2007
Messaggi: 710
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Riferimento: La realtà del web nel nostro spazio-cuore
Ciao Gyta.
Hai tracciato, con l'abilità ammirevolissima di concepire ed esprimere sintesi forti e potenti, le coordinate di un dubbio atroce. Con la capacità oggettiva di evocarlo persino in chi ne fosse totalmente indenne. E infatti... una mia parte resta col desiderio di poterti leggere ancora, per andare sino in fondo. L'altra mia parte - pur scossa dal dubbio - è indotta invece a relativizzare e sdrammatizzare, e proprio il tuo titolo mi soccorre. "La realtà del web nel nostro spazio-cuore". Ogni cosa lambisce lo spazio-cuore e lo nutre: una lettura, un viaggio, un film, una conversazione, un atto artistico-creativo.... e belli o brutti che siano. Non ogni cosa può da sola colmare lo spazio-cuore, neanche quando sublime: non la lettura, non il viaggio, non il film, non la conversazione, non l'atto artistico creativo... e neanche quando siano sublimi. La realtà del web è un caleidoscopio di colori da cui poter sentire lambito il proprio spazio-cuore. Beneficiarne per tornare più vivi ... a colmare dal vivo il proprio spazio-cuore, trovo possa essere solo potenziale ricchezza. Illudersi che possa colmare il proprio spazio-cuore credo anch'io sia devastante, illusorio, fuorviante. |
25-02-2008, 00.16.48 | #4 |
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Data registrazione: 02-02-2003
Messaggi: 2,614
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Riferimento: La realtà del web nel nostro spazio-cuore
Sono d'accordo con ciò che scrivi, Noor!
Non parlo del celare parti di sé, del proprio pensiero ma dell'approccio stesso che inocula lento il virus della mancata reale interazione sostanziale, non <programmata> Non mi è forse ben riuscito di comunicare il senso fondamentale di ciò che a mio avviso è in essenza il rapporto sostanziale e simbolico col/nel web.. Sento che la modalità stessa è trappola pronta, è angolo contenitore che supplisce a mancanze della comunicazione reale sempre meno sentita, voluta, coltivata, cercata.. Questo intendo dire.. Vedo in quest'approccio quello stesso che gradualmente sta inquinando la capacità dell'uomo di interagire sul serio, tutto intero, completo: faccia, volto, corpo, voce, fisicità che non tradisce, empatia ed incontro che realmente può essere possibile, una costruzione, una verità di <seme dentro>. Vedo questa modalità <asettica> progredire e farsi sangue nel sociale togliendo man mano la capacità all'individuo di <sentire>, sentire.. realmente! Un saluto! Gyta |
25-02-2008, 01.24.31 | #5 |
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Data registrazione: 02-02-2003
Messaggi: 2,614
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Riferimento: La realtà del web nel nostro spazio-cuore
<Caleidoscopio>.. impazzito di colori, traboccante, mai pago, sfornante senza posa..
quasi rammentante il ritmo incessante della produzione a catena che non si deve mai fermare! quasi a simbolo del bisogno inarrestabile del consumare per essere.. dell'ingurgitarsi ancora ed ancora di scatole-emozioni, di nastri senza rito.. di un assorbire che non si mischia, che non matura, che non metabolizza se non in una sterile apparenza di contenuti-contenitori, di interazioni prive di agire.. Eppure, si.. certo(!) la rassicurante risposta d'adattamento per la sopravvivenza, disperato, incosciente adattamento al nuovo Archetipo sostitutivo dell'essere, del sentire.. Come se dietro e dentro tante o poche parole ci si potesse davvero toccare, essere, assieme.. essere. Ogni cosa lambisce il nostro spazio-cuore, lo nutre.. ogni cosa che non porti in sé il potere annebbiante di una apparente coscienza, che non consti in strumenti che allontanino l'uomo dall'uomo, dalla sua carne, dal suo sangue, dal suo odore, dal suo.. ritmo! Eppure, sì.. Donatella, anch'io <devo> sdrammatizzare proprio per non crollare in altre trappole di apparenza: gli opposti, gli estremi che escludenti tagliano e sezionano l'anima non peggio dell'oblio inconsapevole dei bisogni sani della propria natura non alienante, non livellante! Certo, la visione dietro e dentro lo specchio degli specchi tutela dalla dispersione di sé.. da quel "nulla" tanto ben descritto nel "La storia Infinita".. dove a distruggere il regno di Fantàsia è il Nulla dilagante che tutto incorpora e mangia.. Un empatico seppur virtuale.. abbraccio! Gyta |
25-02-2008, 09.51.06 | #6 |
Lance Kilkenny
Data registrazione: 28-11-2007
Messaggi: 362
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Riferimento: La realtà del web nel nostro spazio-cuore
La comunicazione virtuale è sintomo prima e causa poi sì della difficoltà del condurre rapporti interpersonali, ma anche della loro necessità ineludibile.
gyta, dici che molti rapporti fisici vengono sostituiti da quelli virtuali, ma credo che ancora di più, molti di più, sono quelli resi possibili dalla virtualità, che non esisterebbero mai in assenza della medesima.Una parte di questi poi si materializza. lo strumento virtuale si presta molto alla narrazione di sè e all'autoascolto, entrambi non ostacolati da feedback apparentemente inoppugnabili poichè virtuali. mentre invece l'identità virtuale diviene subito una gabbia, a mio avviso altrettanto angusta rispetto alla più provinciale delle etichette. perchè se è vero che il virtuale esclude la connotazione somatica, la conseguente verifica e prescrive l'assenza teorica di vincoli per qualunque rapporto in esso 'vissuto', insomma caratteri digitati e stop, è anche vero che il modo in cui questi si combinano disegna peculiarità (ancora) più peculiari di quelle afferenti alla persona letta nella sua totalità psicosomatica. così, non è tutto come a volte sembra.... |
25-02-2008, 10.56.34 | #7 |
Lance Kilkenny
Data registrazione: 28-11-2007
Messaggi: 362
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Riferimento: La realtà del web nel nostro spazio-cuore
"lo strumento virtuale si presta molto alla narrazione di sè e all'autoascolto, entrambi non ostacolati da feedback apparentemente non inoppugnabili poichè virtuali." edit, |
25-02-2008, 11.38.56 | #8 |
like nonsoche in rain...
Data registrazione: 22-09-2005
Messaggi: 1,770
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Pensieri s-connessi...
“Complesso” questo argomento, poiché parlando dentro questo contenitore ne vorremmo definire i limiti e forse noi possiamo, siamo le ultime generazioni che possiamo farlo, dato siamo vissuti, chi più chi meno, in un’epoca dove questa comunicazione “virtuale” era pressoché assente. E probabilmente saranno importanti i nostri contributi, quelli di questa “epoca di mezzo” alle generazioni future che si potranno trovare alle prese con problemi di non facile soluzione, proprio perché ormai totalmente immersi inseparabilmente in questa realtà-vitale-virtuale.
Procedendo razionalmente, se ora non vi fossero questi mezzi, cosa faremmo, come utilizzeremmo questa volontà, questa spinta a comunicare, al confronto, alla riflessione? Ho questa idea ora e la dico, frutto di un’immagine che ho in testa che parlerà così, alla rinfusa: queste nuove tecnologie si sono progressivamente sviluppate nel senso d’appagare delle potenzialità umane che non erano state sinora espresse per la mancanza di mezzi, quelle di una comunicazione (quasi) in tempo reale senza barriere geografiche. Il web è come un teletrasporto, ci si connette ad un forum e le menti giungono in questa piazza virtuale e comunicano tra loro; è vero, manca tutta una parte essenziale della comunicazione umana, il viso, la voce, la fisicità, ma d’altro canto questo consente d’esplorare possibilità che sarebbero state impensabili prima; c’è dunque un baratto. Comunque la nostra fisicità scompare: questo però non era già quello che accadeva nelle numerose corrispondenze epistolari del passato? Intere vite, opere, poesie, libri sono stati scritti sulle lettere nei secoli ed ugualmente “virtuale” era quel tipo di comunicazione. Il web non farebbe dunque che espandere enormemente la voglia di superare le barriere geografiche e di “essere” laddove ci pare impossibile e fisicamente lo è. La nostra stessa mente non è più confinata nel ristretto spazio ambientale intorno a quello che percepiamo essere il nostro corpo, ma proietta i suoi contenuti in questo iper-spazio sterminato, che fatica a com-prendere data l’immensa mole di informazioni che si rende conto esistono e di cui non ha conoscenza: parte della nostra stessa mente è sui server di Riflessioni.it ed a volte mi chiedo che fine farà... dove andrà... ma questo non è l’argomento. Questa parte dell’immagine la vedo come uno slancio, un qualcosa di costruttivo, dai contorni futuri incerti, ma comunque di dinamico e vitale, dalle enormi potenzialità. Dall’altra parte, però, lo slancio è strappo; è come se da una gabbia ci slanciassimo verso quella che pare essere una voliera più grande, dalle immense possibilità, ma vi precipitiamo dentro come se avessimo le ali tarpate da una forza invisibile. Contemporaneamente vediamo gli orizzonti geografici espandersi a perdita d’occhio, ma lo spazio intorno a noi ridursi sempre più; nell’Infinito di Leopardi c’è quella siepe, “...che da tanta parte/dell’ultimo orizzonte il guardo esclude”, per noi invece ci sono i monitor dei nostri pc e la differenza con le epistole del passato è che il ritmo, la velocità richiesta all’interazione è enormemente aumentata e lontana dal lento ritmo di alcuni moti umani: si riflette, certo, ma spesso è la superficie che entra nel contatto, nella comunicazione ovvero i primi e più facili elementi che passano attraverso il nostro “censore” (super-io?). Si pensa di conoscersi, dopo migliaia di messaggi, dopo aver parlato di cose con interlocutori che non facilmente avremmo trovato nella “realtà” ed invece, è cosa risaputa, bastano anche pochi contatti più intimi (dipende dalle persone) perché parte delle maschere inizino a cadere e sono maschere nostre nei nostri confronti, in primis e poi di conseguenza in quelli degli altri. Dato che è solo la mente che proietta i contenuti, e ne scrivevo brevemente un po’ di tempo fa, c’è il rischio che questo mezzo favorisca una riduzione dell’empatia nei confronti dei nostri simili, poiché in realtà maggiormente avviene il rapporto con se stessi, pur quando si leggono scritti altrui: non si risponde alle persone, ma si seleziona con cura, facilitati dall’assenza effettiva dell’”altro”, ciò che trova specchio, ciò che di noi viene riflesso dalla falsa presenza dell’altro. In ciò, dunque, concordo con Gyta, il web è un’ottima palestra dove esercitare le nostre corazze e maschere, esercizio che poi ci servirà nelle attività di tutti i giorni; è come se il mezzo ci fornisse un allenamento alla nostra lontananza da noi stessi... |
25-02-2008, 11.39.28 | #9 |
like nonsoche in rain...
Data registrazione: 22-09-2005
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Ogni uomo vive nello spazio mentale che si costruisce e sembra che il rapporto con il web, il rapporto con questo sé privato di se stesso implichi almeno per il tempo dell’effettivo “contatto” sicuramente una sorta di isolamento e di fuga dal “reale” inteso come spazio mentale dell’ambiente di tutti i giorni: questo singolo aspetto in sé è proprio pure della lettura, dell’ascolto della musica o di attività creative quali la poesia o l’arte.
Sembra l’uomo abbia una tendenza a questo, una tendenza al voler espandere il proprio spazio, il proprio dominio connettendo la propria mente all’”iper-spazio” o semplicemente allo spazio ampliato delle proprie percezioni ed emozioni, come accade per le arti creative, che dunque non sono "fuga" da se stessi. Vedo da un po’ di tempo in aumento persone che passeggiano o per lo più corrono in giro con un affare collegato all’orecchio, non i classici auricolari, ma un mini telefonino lampeggiante appeso all’orecchio come fosse un ornamento; beh, credo abbia proprio la funzione di ricevere i segnali radio dei cellulari e suppongo anche inviarli se dotati di mini microfono. Queste persone svolazzano a volte intorno a me, ma non sono lì ed io non sono lì per loro, ciò è quello che dicevo a proposito di empatia; il corpo sembra si riduca a mero supporto organico per queste menti connesse, non con la “realtà” ambientale, ma il cui spazio è più grande, molto più grande, una persona dall’altra parte del mondo, una multi conversazione con più menti in contemporanea, ma il cui orizzonte nell’ambiente “reale” in cui si trovano è molto ridotto, rimpicciolito rispetto a prima. Anche quando non riceve, l’affarino è sempre lì a ricordarci che l’orecchio e dunque il cervello di quella persona è in stand-by in attesa di connessione. Una volta sono andato ad ascoltare Beppe Grillo in un palasport; c'era un enorme schermo che proiettava la sua immagine dietro al palco, affinché anche le persone più lontane potessero vederlo e lui che parlava tra il pubblico, sbracciandosi e cercando di coinvolgere la gente come al solito. Ebbene molte delle persone che di volta in volta si ritrovava vicine, non guardavano lui, ma la sua immagine allo schermo... tant'è che spazientito prende uno e gli urla, tra l'ironico ed il sarcastico: "ehi, io sono qui, non lì!! Allora è proprio vero che la tv vi è entrata nelle vene!!" Credo volesse dire: "allora è proprio vero che la finzione vi è entrata nelle vene!". Nella finzione c'è una riproduzione della realtà, mediata e privata però di buona parte di se stessa e sembra che l'uomo ne abbia un intimo bisogno per avere una "realtà", un ambiente in un certo modo più "semplice" da gestire, nonostante sia più difficile per altri versi, di cui brevemente ho accennato. E’ vero, il web può favorire in un certo modo la narrazione di sé e l’autoascolto, ma lo priva di tutta una realtà esistente e dunque pare non sia poi vero autoascolto che è tale se integra ogni sensazione, ogni sentire a partire dal proprio corpo sino ai pensieri più elevati. Sta mutando lo spazio mentale dell’uomo e non so in quale direzione, sembra tenda a privarsi del suo intimo rapporto con la natura e con gli esseri vicini a sé, in primis se stesso; non so questo perché, ma la tendenza mi pare chiara: si preferisce vedere un tramonto attraverso una foto digitale su un monitor di un pc, piuttosto che girarsi verso la finestra e nutrirsi dello spettacolo della natura. Forse si sta barattando questa realtà, ove vi sono certi umani limiti, con una iper-realtà dagli enormi contenuti, dove quei limiti umani non vi sono più, poiché è l’uomo a non esserci più completamente. Non c’è giudizio morale in ciò, si tratta di una esplorazione o di una mutazione delle sue possibilità, forse. |
25-02-2008, 14.18.59 | #10 | |
Perfettamente imperfetto
Data registrazione: 23-11-2003
Messaggi: 1,733
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Internet... fra libertà e responsabilità
Citazione:
Concordo con parecchie delle osservazioni che fai, Gyta, ma devo dire che secondo me forse metti in rilievo più gli aspetti di rischio, negativi, piuttosto che quelli costruttivi, quelli favorenti gli incontri, l'occasione di proficui scambi e conoscenze. A mio avviso, invece, si tratta sempre di vedere come si usa o si è usati dallo strumento mass mediatico. Dipende dall'uso e dall'abuso, dal cosa e dal perchè... Dipende anche stavolta dal grado di consapevolezza con cui si gestisce o ci si fa gestire da questo potentissimo strumento. Si può usarlo per rimbambirsi come per evolversi, per far danni come per crescere... dipende da noi. Le opportunità che offre Internet, sotto molteplici aspetti, sono interessanti , utili... per una infinità di motivi. Certo, ci sono anche pericoli, ma ciò è normale come nel mondo sociale. Per mia esperienza, e per l'uso che ne faccio, per me il bilancio finora è assolutamente positivo. In tutti i sensi. La testa può essere riempita comunque da pensieri stupidi e banali, buoni o malvagi, anche nel posto più isolato, perchè aldilà degli stimoli che ci vengono dai mass media, siamo noi che scegliamo cosa trattenere e o scartare... Quindi internet non può essere demonizzato, o esaltato acriticamente, come causa o concausa di ulteriore confusione, creatore di nuove patologie, aberrazioni, manie o dipendenze, etc... Poi, a mio parere, non dipende dalla sempre maggiore quantità di informazioni che ci sono a disposizione e che bombardano quotidianamente la nostra mente che noi assumiamo comportamenti o atteggiamenti scorretti o antietici, ma dalla nostra capacità di discernimento della qualità delle cose e dati di cui ci nutriamo mentalmente e che vogliamo o meno assimilare. E' sempre il grado di Consapevolezza che c'è a monte dell'uso del mezzo che fa la differenza. E poi non bisogna investire il cuore di aspettative profonde in questo spazio. L'approfondimenti dei relazioni affettive e umane avviene eventualmente nell'incontro relale, fisico. Non è nella natura della virtualità soddisfare bisogni che vanno appagati in altre dimensioni. |
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