Moderatore
Data registrazione: 08-02-2004
Messaggi: 706
|
Genitori si nasce o si diventa?
Affronto un argomento per me di grande attualità, ed al tempo stesso di grande difficoltà: la genitorialità oggi.
Ne parlo da profana, non avendo figli.
Ne parlo da figlia, più che da madre.
In altro post avevo espresso l’idea che fosse necessario, oggi, pensare di istituire corsi che insegnassero ai futuri genitori ad essere genitori.
Certo è un pensiero difficile, è difficile perché storicamente si ritiene che ad essere genitori si impara sul campo.
Tuttavia, in questo paese in cui la formazione – per ragioni reali o prettamente economiche, non saprei – è divenuta un imperativo categorico, trovo che forse si dovrebbe incominciare a parlare dell’importanza di formare i genitori.
Tutto questo, dal mio punto di vista, non ha niente a che fare con l’amore.
L’amore, nel mio ragionamento, è parificabile al talento.
Il talento a fare i genitori o lo si ha o non lo si ha: se lo si ha, la tecnica può venire in soccorso; se non lo si ha, la tecnica può venire in soccorso.
Esattamente come per la danza: talento e tecnica.
Col talento ci si nasce, la tecnica si impara.
Mi sono chiesta spesso quale influenza abbia nel nostro modo di crescere e vedere i bambini, la presenza centrale di un Dio-Bambino nella nostra formazione.
Il bambino viene venerato, sempre – salvo forse nei fatti non esserlo mai – e viene difeso sempre – salvo renderlo incapace di difendersi.
Il/La bambino/a rimane tale per molti, spesso troppi, anni.
Capita, forse, che anche nel momento in cui si diventa genitori quella maturità (intesa come consapevolezza) non sia totale, e porti a sbagliare.
Spesso a sbagliare in nome dell’amore che per i figli si dice di avere.
Si è detto spesso, ad esempio, di come i figli siano strumenti di ricatto nelle crisi della coppia, strumenti di scambio alle volte.
E se smettessimo di dare per scontato che queste cose siano chiare? Se si cominciasse ad insegnare ad i genitori – fin da quando i bimbi sono piccoli – che esistono delle tecniche di educazione che devono essere rispettate? Che, ad esempio, strumentalizzare un figlio, ancor prima di ferire l’ex coniuge, ferisce il figlio?
Uno dei miei telefilm preferiti, molti anni fa, era “I Robinson”.
Famiglia ideale, un sacco di figli da gestire, una grande complicità di coppia con realizzazione professionale di entrambi.
Ricordo che ogni volta che uno dei figli, nel tentativo di “raggirare” il genitore più tenero, gli/le chiedeva qualcosa, l’interpellato rispondeva – prima di sì o no – che doveva parlarne con l’altro, ed avrebbero deciso insieme.
La mia esperienza di vita, come figlia, mi ha fatto comprendere quanto tutto questo sia importante: perché non ci può essere educazione dove c’è conflitto sulle scelte da prendere.
E nel conflitto, semplicemente, i figli accrescono la loro diseducazione.
Capita che mi trovi dinanzi a figli adolescenti di coppie separate che alternativamente passano dalla casa del padre a quella della madre, non in virtù della nuova legge sull’affido condiviso, ma semplicemente in virtù di situazioni di comodo dettate dai divieti estemporanei.
Il genitore che consente di più, è il prescelto. Non appena il genitore in questione inizia a dettare alcune regole basilari educative e di convivenza, ecco che il figlio accampa una scusa e si sposta nuovamente verso l’altro, nel tentativo di aggirare i divieti.
Il mio esempio riguarda gli adolescenti, momento critico in cui è ben più difficile recuperare delle linee educative chiare.
Diversamente sarebbe se fin dall’infanzia si sensibilizzassero tutti i genitori circa le tecniche educative necessarie, non dando per scontato che esse siano innate in ciascuno di noi.
Certo è difficile, i bambini, come gli animali, apprendono per prima cosa attraverso l’imitazione.
Niente possono mille parole giuste, a fronte di un comportamento concreto sbagliato.
Ascoltavo un medico veramente in gamba, che si occupa di disagio giovanile, raccontare di come aveva personalmente assistito ad una scena di ordinaria diseducazione stradale: un papà che per la fretta di portare il bimbo a scuola aveva preso un bel divieto d’accesso e successivamente parcheggiato in divieto di sosta.
Potrà quel padre pretendere da parte del figlio divenuto adolescente il rispetto delle regole stradali? Io temo che non potrà.
Si può insegnare che il fumo fa male reggendo una sigaretta? Si può dire di bere con moderazione versandosi un altro bicchiere? Si può negare l’acquisto di un motorino perché “costa troppo”, a bordo di un BMW nuovo fiammante?
I comportamenti sbagliati dei genitori, che esistono, a mio avviso sono spesso dovuti più all’ignoranza che alla malafede.
Per questo sono convinta che educare ad educare dovrebbe avere un ruolo centrale nella nostra società.
Spesso la pigrizia di un no mai pronunciato, così come la frettolosità di un divieto non motivato, hanno conseguenze tragiche quando non si può più tornare indietro.
L’eccessivo zelo nello spianare la strada può generare l’incapacità di prendere le redini della propria esistenza.
C’è un programma tv molto carino, anzi due, pur nei limiti del format televisivo “spicciolo”, vanno in onda su La7 al martedì.
Il primo è “S.O.S. Tata”, il secondo “Adolescenti: istruzioni per l’uso”.
Io devo dire ho imparato cose interessanti, specie sul corretto modo di comunicare con i figli.
Mi piacerebbe qualche vostro commento, o esperienza.
La mia domanda è: sareste favorevoli o contrari alla formazione "tecnica", attraverso corsi e cose simili, dei neo-genitori?
|