Utente bannato
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Le nuove demoiselles d'Avignon
Per anni ho guardato la televisione per molte ore, con spirito clinico e divertito. Le mie fidanzate, potete immaginare... che il Signore le abbia in gloria per tanta pazienza.
Eravamo un gruppo di amici che rivaleggiavano a trovare il programma televisivo più idiota, a farne una lettura paradossale, trovando il genio nella omologazione, nella banalità, nel qualunquismo, di cui la televisione è sempre stata generosa senza soluzione di continuità.
Ricordo con milinconia che l’immondizia come fenomeno artistico, di cui il video è sempre stato pieno, raggiungeva il suo picco nelle televendite, di cui eravamo conoscitori fanatici. Nella sublimazione del trash incosapevole, le televendite delle TV remote andavano davvero “oltre” rispetto ai palinsesti istituzionali, che comunque non scherzavano affatto quanto a sublime artistica bruttezza.
Da parecchi mesi non guardo più la televisione con continuità. A casa mia è quasi sempre spenta. Senza che vi sia alcun concerto tra di noi, nemmeno i miei amici la guardano più, più o meno dallo stesso momento in cui ho smesso di guardarla io. Perchè?
Perchè la televisione generalista è morta.
E’ un dato tecnico.
Interessa sempre meno, per una ampia serie di ragioni. E ciò è irreversibile.
Gli ascolti latitano. Chi deve individuare target che guiderà le scelte dei palinsesti è ormai progressivamente orientato a scovare utenti televisivi relagati a sottoculture, emarginazione, immigrazione extracomunitaria.
I rantoli sconnessi della televisione morente Rai-Mediaset sono – da un punto di vista umano – molto avvilenti. Punto. Su di un piano artistico, occorre invece una analisi un minimo meno tranchante, ma che potrebbe essere divertente.
I personaggi sedicenti “noti” che abitano in TV sono degli emeriti sconosciuti ai più. Ciò è bellissimo. Le trasmissioni-Isola che uniscono VIP a non VIP non consentono più di distinguere gli uni dagli altri, come in una scomposizione di figure cubiste.
Loro credono di essere “famosi”, e invece sono solo un po’ truccati dal visagista; nessuno se li fila se non qualche mitomane malato di mente o, per interesse, il padrone del ritorante puzzone di turno che frequentano, a cui qualcuno pagherà il conto.
MaurizioCostanzone è sempre più parossistico con la protesi dentaria precaria, ormai usata appositamente malferma per dare un qualche interesse ad una figura mediatica che non può più dar luogo a nessun interesse. La dentiera di Costanzo è Costanzo. Altrimenti Costanzo ontologicamente non esisterebbe, se non nelle anagrafi dei signori pensionabili.
Mi dicono che Mike Bongiorno si sia presentato a fare Miss Italia, con un’altra figura medievale-medievalista, nota come Loretta Goggi. Ci si chiede: perchè? Perchè offendere la immagine della vecchiezza, della morte, di Mike e di Loretta e del nostro tempo, e costringere degli anziani a lavorare in quel modo? Perchè Mirigliani patron in formaldeide di missitalia? Perchè?
Perchè tutto ciò si trova distrattamente dentro a un video e non in una opera di David LaChapelle?
Perchè la Ventura-addicted di ipercinetismo artificiale si ostina a fare sul serio la – ? – “presentatrice”, con lo stesso piglio estraneato dalla realtà (solo un po’ piu’ sovraeccitato diciamo) dell’orchestra del Titanic, mentre il Titanic affondava?
Perchè la Ventura si tinge i capelli, mentre più dignitosamente dovrebbe presentarsi in TV con 2cmt di crescita di capelli grigi sotto la tinta bionda, se volesse davvero rendere se stessa una opera d’arte coerente rispetto al momento dell’ultima tragedia, dell'epilogo-TV?
Da un punto di vista estetico, artistico, se vogliamo tutto ciò è ancora meglio del trash del passato, che – ad ogni modo – ha dato tanto quanto a sublime squallore e indigenza intellettuale.
Il canto del cigno.
Oggi (o al massimo fra tre ore) la televisione non esiste(-rà) più.
Appaiono ancora in video dei cadaveri che la cocaina riduce ad automi, a robot pantomime dell’orchestra del Titanic. Tra poco il rigor mortis.
Ci vuole stomaco per guardare tutto ciò senza scoppiare in un pianto sincero per la disavventura umana del popolo, numerosissimo e sconosciuto, che sta dentro al video, che, oggi come sempre (o forse più di sempre), è il recinto dello zoo umano decerebrato. Piangere senza sosta, sarebbe la unica reazione composta astrattamente richiesta allo spettatore; come si potrebbe fare di fronte ai lavori di Rothko, quelli commissionati dal Four Season, esposti insieme alla Tate Modern a Londra.
Ci si chiede qui (e la domanda è ancora interessante…) qual è il programma televisivo più stupido, più brutto, che per me equivale a dire qual è il programma televisivo più bello.
C’è forse ancora qualcosa che ricordi i fasti del passato? Esiste ancorta “un” programma televisivo, mi chiederei prima di tutto?
Forse sì.
Non è un programma però. E’ una vera e propria video-installazione, video-art che probabilmente starebbe bene alla Biennale, o al Moma o dove volete voi, ma di fianco a Rauschenberg, a Fontana, a Duchamp, ai grandi.
Su Rai 2 la domenica pomeriggio c’è la Ventura, che crede di essere viva mediaticamente (e quindi viva ontologicamente), mentre invece è morta, cadaverica. Contemporaneamente, su Mediaset, c’è l’ex marito che – cerebralmente morto – emette fonemi e peti con la bocca, in un ping pong irricostruibile e non esistente (come tutto il resto), giocato inconsapevolmente con la ex moglie che sta di là, sull’altro canale.
La morte, anche giuridica, del loro matrimonio (privato) si sovrappone alla morte della televisione tradizionale e del mezzo (collettivo, pubblico) che le due icone interpretano con decadentismo perfetto, fatto di lampade Uva, di vestiti-ricchioni di dolce&bandana, di maestro Mazza e altri orchestrali da balera dal viso gonfio di serate passate in locali di provincia bevendo birre calde, oppure su divani frustranti accanto a mogli vipere ed odiose.
Uomini in sovrappeso (gli orchestrali) che soffiano aliti pesanti dentro trombe e sassofoni, talvolta indossando occhiali da sole per avere più carisma e sintomatico mistero, o forse per celare esistenze di penosa indigenza. Suonano la Marcia Funebre della ex-coppia Ventura-Ridolini, la Marcia Funebre della televisione istituzionale, a reti unificate ma scomposte.
Molto scomposte e zompettanti in una tragica farsa dell’ultimo giorno, ancora intrisa di un clima anni '80 di nani e ballerine.
Ballerine culotte – (ma le ballerine di oggi sono un peccato veniale..) – che non eccitano più nessuno se non il magrebino che non tromba da quando è rimasto sotto chock per la traversata del mediterraneo nottetempo, con lo scafista sul gommone, e per l’arrivo in Italia che non gliela da nessuna.
Come la Iva Zichicchi, altro peccato veniale.
Immagino infatti (…non lo vista, ma non importa, tanto nessuno saprebbe dire se veramente esiste..) che ci sia una tale Iva Zanicchi che ciodola lì intorno, ansiosa di emettere fattura a fine mese (peccato che non si può prenderli in nero...), e riempire il frigorifero anche lei come può, negli ultimi scampoli di una (non-)esistenza televisiva ormai rivolta ai più poveri di Tirana o agli operai nord-africani che lavorano nelle concerie dei distretti del Nord-Est.
Peccati veniali e peccati mortali, ma anche immagini dal grande contenuto artistico.
Non quel contenuto artistico che loro – i robot cocainomani della tv – credono di avere perchè canticchiano canzoni stonate che fanno oo-oh!, o ballicchiano mossette cafone sotto il controllo di una Paola Perego in sovrappeso, un tempo fidanzata figa e cliché calciatore-cocaina, e oggi solo fiera del suo ruolo di apripista, di velina cum calciatore ante litteram..
No, no, noo. Non è mica quello lì il contenuto artistico vero… No.
Loro NON sono gli artisti (ovviamente, che ve lo dico a fare..). Loro sono l’opera d’arte!
E l’artista che sarà mai?
Credo Damian Hirsch. Cattelan non ce l’avrebbe mai fatta.
Ecco il botto: Ventura e Bettarini come Le Demoiselles d’Avignon di Picasso, un secolo dopo. Un millennio dopo.
Meraviglioso.
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