Ospite abituale
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personaggi dell'inquietudine novecentesca
Nella letteratura italiana degli anni '20 appaiono alcuni personaggi situabili tra la patologia delle emozioni e una desolata indifferenza. Una breve pesentazione:
L'annoiato bibliofilo T. Gambi (Tre croci, F. Tozzi), mai certo di realmente vivere risolve l'incubo di aver violato il perbenismo con un suicidio dimostrativo.
L'avvocato F. Rubè (Rubè, G. A. Borgese), arrivista mancato e disilluso, crede solo nel suo intelletto, consapevole che la vita per lui non ha senso. Fugge l'ipocrisia nella solitudine, nella morte psichica, nella malattia.
Lo pseudoinventore S. Babe (L'uomo nel labirinto, C. Alvaro), sensibile provinciale sradicato nella labirintica città. Risolve l'attesa, il rimpianto, la vana speranza, la "vita conclusa" in un fallimentare erotismo.
Il Padre (Sei personaggi in cerca di autore, L. Pirandello) incompreso monologante deietto sul palcoscenico smantella pregiudizi, conscio di un impossibile riscatto dall'eterna condizione umana che tuttavia vorrebbe replicare.
V. Moscarda (Uno , nessuno, centomila, L. Pirandello), in ossessiva crisi d'identità. Per gli altri non siamo ciò che pensiamo di essere e ognuno impone la sua verità; incomunicabilità che risolve nella vita vegetativa.
Il nevrotico "teorista" Zeno Cosini (La coscienza di Zeno, I. Svevo) giudica la vita una malattia, indugia sulla vecchiaia e sulla morte. Demistificatore, incerto, possibilista, autocritico e autoironico; nichilista che augura un'"esplosione enorme".
L. Degli angeli (I puri di cuore, M. Moretti). Dolce e sensibile ma succube della madre. Assorto, impacciato, estraneo, inutile, incompreso che vuol lasciarsi morire. Il suo orizzonte è racchiuso "tra il giorno prima e il giorno dopo".
Arsenio, poetico emblema del "non essere" (Ossi di seppia, E. Montale). Delirante per l'inutile attesa, incapace di staccarsi dalla "ghiacciata moltitudine di morti", esprime alienazione e disagio esistenziale.
M . Ardengo (Gli indifferenti, A. Moravia), giovane nostalgico di una vita autentica e nauseato dagli pseudovalori, finisce per adeguarsi alla "commedia".
G. Sabò (Un uomo provvisorio, F. Jovine) medico annoiato e tormentato dalle vuote parole che celano aridità e solitudine, ha vissuto tutto quello che poteva e non gl'importa ripeterlo.
Disadattati, inetti, solitari, indifferenti, nevrotici, abulici, introversi, autoanalisti, teorici, problematici, estraniati, conflittuali. Inquietanti e non di facile consumo, ma profondi, rivelanti, significativi. Oscillano tra estraneità e ansia ma sono caratterizzati anche da chiaroveggenza e critica sociale.Se va bene imparano a convivere in difficile equilibrio con l'infelicità.
Li conoscete, ne conoscete altri?
Personaggi attualizzabili? Se in linea con la depressione esistenziale del nostro tempo: difficoltà ad accettare la routine ed il fallimento, non sentirsi all'altezza delle proprie e altrui aspettative, incapaci di progettare la vita e di porsi in relazione con gli altri e con se stessi
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