Riflessioni sull'Esoterismo
di Daniele Mansuino indice articoli
L'organizzazione esoterica che domina il mondo
- Quinta parte
Maggio 2022
È stato un momento importante quando, nel 1996, l’organizzazione ha sorpassato il massimo numero di membri mai raggiunto in passato, continuando poi a procedere verso il traguardo che nel secolo scorso si era prefissa: raggiungere con grande anticipo il numero di membri che viene considerato necessario per l’uscita allo scoperto.
In verità, sbaglierebbe chi considerasse il momento dell’uscita allo scoperto come una data già stabilita: nel panta rei della storia, dove tutto cambia a ogni momento, un evento di tale rilievo è piuttosto paragonabile ad una marea che sale, bagnando con le sue onde la nostra consapevolezza per un attimo, poi ritraendosi, poi ritornando ancora.
È un fatto che nella nostra epoca, molto più che in qualsiasi età storica precedente, molte persone per così dire comuni hanno già intuito l’esistenza dell’organizzazione o ne percepiscono la presenza, anche se l’inesistenza di una seria informazione su questi temi le spinge perlopiù a conclusioni complottiste, o comunque molto lontane dalla verità.
Anche a causa di questi problemi, il processo di cooptazione dei nuovi membri è ancora molto cauto, e così sarà probabilmente finché il sistema dei contenuti dell’informazione mondiale non sarà interamente sotto il controllo dell’organizzazione (quello dei contenitori lo è da sempre), ed essa potrà allora dedicarsi ad un’informazione più seria, più obbiettiva - e, soprattutto, più unitaria di quella che attualmente è delegata ai sottocentri, spesso e volentieri l’un contro l’altro armati.
I candidati più apprezzati per la cooptazione sono le persone capaci di pensare con la loro testa, ma non per questo disincantate: la sensibilità, la tolleranza verso il prossimo e la capacità di amare sono infatti qualità indispensabili per potersi integrare fruttuosamente in qualsiasi forma di lavoro di gruppo, quindi viene considerato prioritario che il candidato sappia tenere a freno gli aspetti più aggressivi e corrosivi del proprio carattere.
C’è un certo automatismo nel modo in cui le persone provviste dalla natura di queste qualità recepiscono ed accumulano inconsciamente quelle che, suppongo, Ouspensky avrebbe definito le Influenze C: ovvero quella parte dei menù energetici destinati al genere umano che determina, nei profani predisposti, lo sviluppo controllato dell’immaginazione - una sequenza ad personam di intuizioni e riflessioni sulle vicende del mondo che lo conducono, gradualmente, ad alimentare e sviluppare il pensiero dell’organizzazione.
Si tratta di qualcosa di ben diverso dalle ossessioni complottiste su fantomatici poteri che governerebbero i nostri destini: è piuttosto una tendenza a considerare costantemente gli avvenimenti in una prospettiva globale, ma senza aderire ai modelli di pensiero che il mainstream propone per decifrarli, né - all’opposto - indulgere ad un rigetto acritico, sterile e sconfortato.
Quanto più, col passare del tempo, il profano verifica i buoni risultati che un simile modo di procedere determina nella qualità del suo pensiero, tanto più acquista fiducia che l’incontro con l’organizzazione sia possibile. Anche se non gli è ancora accaduto di incontrarne materialmente nessun membro, sente tuttavia che i modelli di pensiero dell’organizzazione stanno affermandosi in lui, arrecandogli una visione della realtà più ampia e matura; ed anche, anzi soprattutto, un’energia vitale superiore alla media, come se ci fosse qualche angelo o amico invisibile che lo aiuta.
Questo è un periodo della vita molto bello e ricco di speranze, e non bisogna commettere l’errore di avere fretta di passare agli stadi successivi del percorso: la cosa migliore da fare è soffermarsi nell’approfondirlo, mettendolo il più possibile a frutto per conoscere meglio sé stessi.
Se così verrà fatto, col tempo il profano imparerà a discernere le diversi componenti delle nuove correnti energetiche di cui sta beneficiando, col risultato di migliorare ulteriormente la propria visione della realtà e di ricevere senza errori il flusso energetico proveniente dagli alti gradi (ponendo così le basi per quello che sarà, un giorno, il suo lavoro nei gruppi: ovvero, replicarlo).
La cooptazione nei gruppi transita appunto attraverso questo curioso processo, ovvero diventarne membri acquisendone gradualmente i modelli di comportamento, senza avere mai incontrato nessuno che ne faccia parte e senza che - nella vita di tutti i giorni - nessun evento fuori dal comune si sia verificato. Semplicemente, una mattina, il candidato si sveglia e si rende conto di essere diventato senza accorgersene un membro dell’organizzazione - e attenzione, non sto dicendo con questo che non esistano effettivi rituali di iniziazione, o che gli incontri con gli altri membri siano destinati a non verificarsi mai; sto dicendo però, e cerco di affermarlo con la massima chiarezza, che al candidato di tutto ciò non gliene deve fregare niente - non deve pensarci proprio, deve andare avanti e basta, cercando di comportarsi, nella vita di tutti i giorni, il meglio possibile - non c’è bisogno dell’aiuto diretto di nessuno per imparare la partecipazione attiva e consapevole alla creazione di una nuova umanità e di una nuova cultura.
Volendo, brevemente, citare una scrittura dell’organizzazione che ne parla: si tratta di un lavoro immenso, ma bellissimo e assai riccamente retribuito. La scienza dell’energia ne è il fondamento, la sua comprensione ed espressione ne sono le applicazioni.
È lecito sostenere che la comprensione del momento evolutivo che l’umanità, nel presente, sta attraversando e l’appartenenza consapevole all’organizzazione siano concetti coincidenti. Quanto più a fondo si comprende il primo, tanto più accrescono, in modo sorprendentemente automatico, le possibilità di agire per influenzare con la propria volontà quanto sta accadendo.
Le profezie sulla fine del mondo, nella lettura che ne fa l’organizzazione, descrivono simbolicamente il termine della fase in cui gli esseri umani andavano avanti sballottati passivamente dal proprio destino, costretti a subordinare le proprie capacità di intervento sul piano della realtà oggettiva ai capricci della fortuna e a mille altre forme di casualità.
La nuova fase che sta arrivando sarà invece caratterizzata dalla presa di potere dell’uomo sul mondo, destinata a transitare attraverso l’uscita allo scoperto dell’organizzazione e la sua assunzione del governo mondiale (anche se, a proposito di quest’ultima espressione, bisogna procedere molto cautamente nel formularla, e lavorare molto a fondo sul piano intellettuale per comprendere veramente cosa significhi, come in articoli passati di questa serie mi è già accaduto di accennare).
Nella fase odierna, l’organizzazione (intendendo con questa espressione i suoi membri attivi e consapevoli) è già presente dappertutto, e la sua capacità di influenzare il corso della storia ha raggiunto livelli più elevati che non in qualsiasi epoca del passato. Ma, molto più che in passato, si fanno sentire anche i limiti di un modello operativo ancora legato al principio dei pochi che influenzano i molti; una cosa che alla gente piace sempre meno, e che - con l’aumentare della pulsazione mediatica collettiva - porta con sé, di giorno in giorno, sempre più imprevisti.
È questo un tema che sempre più agita il dibattito interno dell’organizzazione, e che poco per volta avremo occasione di illustrare in modo più dettagliato di quanto mai sia stato fatto.
Gli opinion makers dell’organizzazione nel mondo profano (appartenenti perlopiù al livello degli alti gradi inferiori) operano soprattutto ai livelli politico, economico e mediatico, e gran parte dell’opera dei gruppi si risolve nello svolgere per loro un lavoro di sostegno; che però viene vissuto con un livello di insofferenza sempre crescente, soprattutto per via del fatto che i membri dei gruppi, molto più degli alti gradi, vivono immersi nel mondo profano, e le tensioni e insofferenze che colpiscono quest’ultimo si ripercuotono su di loro.
Come ho già esposto negli scorsi articoli, la principale contromisura in corso di adozione contro questi problemi consiste nel passaggio dell’organizzazione dall’azione indiretta all’azione diretta, il che comporta nell’attività dei gruppi notevoli variazioni: dal vecchio compito di ritrasmettere le correnti ricevute dagli alti gradi in forma diluita (questo allo scopo soprattutto che i profani con cui sarebbero entrate in contatto potessero assorbirle senza che si creassero gravi conflitti con i loro sistemi di credenze precedenti), sono ora passati a diffonderle in una forma progressivamente sempre più concentrata - con l’obbiettivo (per il momento ancora teorico) di giungere, un giorno, a quella emanazione energetica allo stato puro che segnerà contemporaneamente la piena uscita allo scoperto dell’organizzazione, e con essa il suo autoannullamento: in quanto gran parte delle attuali modalità di ritrasmissione energetica diventeranno superflue, e l’evoluzione umana imboccherà allora cammini che oggi sono in gran parte inimmaginabili.
Ci sono svariati problemi che accompagnano l’attività dei gruppi in questo delicato passaggio, e non sarà male se, qui di seguito, intratterrò un po’ il lettore perlomeno sui due più importanti.
1 - Innanzitutto, per quanto il progetto non preveda ancora la sua ritrasmissione, l’emanazione energetica allo stato puro raggiunge GIA’ i gruppi, mescolata ai menù (non è tecnicamente possibile separare i due tipi di emissione), e la sua presenza costituisce, di per sé, un problema.
Essa può essere immaginata alla stregua di una forza invasiva e assai pervadente, che raggiunge ed influenza il pensiero consapevole di chi la riceve; ed i suoi effetti più rilevanti si verificano sulle aspirazioni e sui desideri di autoaffermazione dei singoli individui, che l’emanazione energetica allo stato puro (la quale è anche - come ben si può immaginare - autoconsapevolezza allo stato puro, e del tipo più forte che si possa concepire nell’Universo) tende ad orientare in direzione dei propri obbiettivi, non sempre coincidenti con quelli dell’organizzazione e del genere umano.
È in un certo senso paradossale che questa vera e propria super-corrente, tanto difficile da produrre quanto da trasmettere, sia invece tra le prime che il profano riesce a percepire nel corso del suo processo di approccio all’organizzazione; ma questo avviene proprio perché è stata pensata per essere percepita direttamente da tutti, e anche perché (diciamolo pure) l’utilizzazione dell’emanazione energetica allo stato puro è ancora in fase sperimentale, e sta rivelandosi talmente ostica e poco maneggevole che neanche gli alti gradi di livello più elevato riescono a indirizzarla precisamente come vorrebbero.
In verità, tutte le energie e le correnti gestite dall’organizzazione si rivelano difficili da manipolare (mantenere in piedi la percezione di un Universo non è uno scherzo), soprattutto per la necessità di mantenere l’enorme quantitativo in cui vengono prodotte sorvegliato e omogeneo; e il fatto che, di recente, la possibilità di agire direttamente su di esse sia stata estesa dagli alti gradi ai gruppi, da un lato ha migliorato le cose perché ci sono più persone - rispetto a prima - che se ne occupano, ma ha anche abbassato il livello di perizia e di esperienza degli operatori.
Nei gruppi di oggi, sovraccarichi di lavoro, i membri di grado più elevato sono pienamente compartecipi dei fini che le correnti loro affidate sono destinate a provocare, e portano il peso di questa grande responsabilità; invece i membri di livello inferiore possono soltanto intuire gran parte degli effetti che il loro lavoro produce, e si sforzano più che altro di portare avanti nel modo migliore quella che era la funzione originaria dei gruppi: mediare, a livello ideologico, per fare accettare agli esseri umani ciò che avviene al di sopra delle loro teste, sforzandosi di fare in modo che i mutamenti storici innescati dall’organizzazione non siano portatori di un troppo alto livello di sofferenze.
Un altro obbiettivo che i membri dei gruppi di livello inferiore hanno molto chiaro (perché viene, da sempre, martellato con molta insistenza nelle loro teste) è che la loro opera di mediazione deve porsi, come scopo primario, il diminuire negli esseri umani l’impulso alla competitività.
Va precisato in primo luogo che la pratica moderna dello sport, introdotta dall’organizzazione (dapprima in Inghilterra) nella seconda metà del diciannovesimo secolo, non deve essere considerata contraria a questo obbiettivo, ma uno dei mezzi per attuarlo - lo sport è infatti un modo per circoscrivere la competitività in ambienti ristretti, legandola ad un codice etico con risvolti socialmente utili; ed in secondo luogo, che l’idea di una diminuzione della competitività non deve essere frettolosamente associata all’aumento delle difficoltà che è di ostacolo, nella società contemporanea, a chiunque voglia applicare la propria volontà ad un qualsiasi obbiettivo.
È infatti molto facile attribuire la matrice di questo genere di difficoltà a fantomatici poteri forti che avrebbero come obbiettivo di paralizzare ogni forma di iniziativa, per rendere gli uomini più facilmente ipnotizzabili. Ma a fantasie di questo genere, che sono il prodotto di un modo di ragionare scorretto, si può rispondere che il livello di ipnotizzabilità dell’uomo ha toccato il suo massimo con gli eventi remoti adombrati nel mito della cacciata dal Paradiso Terrestre, e da allora in poi - anziché aumentare - è diminuito; ed il fatto che a qualcuno sembri invece che stia aumentando, dipende dal fatto che ci siamo talmente abituati alle forme più fondamentali di ipnosi da non considerarle più tali (per citarne una soltanto: la percezione unitaria del piano della realtà oggettiva, della cui illusorietà i nostri avi erano ben consapevoli, e noi non più), riconoscendo invece come ipnosi solo le sue forme più puerili e marginali, tipo le suggestioni portate dalla politica o dalla pubblicità. Queste ultime, sì, sono in aumento; ma la loro influenza sui formidabili e antichissimi campi ipnotici che mantengono la consapevolezza dell’uomo irrimediabilmente saldata al piano della realtà oggettiva è pressoché inesistente, ed è quindi un errore piuttosto ingenuo il farsi l’idea che, in seguito alla loro azione, la situazione dell’umanità possa peggiorare di molto.
Quello che invece andrebbe cambiato è una particolare qualità degli embrioni di intelligenza che l’organizzazione innestò nell’uomo dell’antichità, quando - al cospetto di un pianeta Terra ancora quasi del tutto spopolato - si ritenne che fosse una buona idea l’accelerare il progresso dell’uomo primitivo con l’innestargli quel principio di separatività che lo rendeva ricettivo all’azione della Quarta Corrente: è proprio questa appunto, e non certo l’impulso alla competizione degli sportivi, la parte di istintualità che oggi l’organizzazione vuole estirpare, in quanto foriera di follie a quei tempi del tutto inimmaginabili, quale ad esempio la corsa agli armamenti del secolo scorso.
È bene ribadire come un compito importante quale è la diminuzione della competitività sia quasi interamente affidato all’iniziativa dei gruppi, che dell’organizzazione sono le strutture di base: un fatto che va citato per dimostrare, una volta di più, quanto poco sappiano - e quanto poco abbiano capito del mondo - coloro che diffondono l’immagine delle associazioni iniziatiche in termini di strutture tiranniche e verticiste.
2 - Il secondo grosso problema legato alla ricezione incontrollata dell’emanazione energetica allo stato puro è l’elevato senso di apprensione e disagio che determina nei membri dei gruppi strutturalmente più qualificati a percepirla.
Non è, di per sé, negativo che fenomeni fisiologici sul tipo di un’abnorme produzione di adrenalina si verifichino transitoriamente nel corso del processo di ritrasmissione energetica, ma bisogna stare attenti a non esagerare; non solo a tutela della salute dei membri dei gruppi interessati dal fenomeno, ma anche perché essi tenderanno ad identificare il proprio stato di eccitazione come un elemento inscindibile dalla ritrasmissione, determinando una progressiva alterazione dei menù loro affidati, destinata ad accrescere gli stress e le tensioni del genere umano.
È questo, d’altra parte, solo un aspetto - anche se il più importante - di un problema più esteso: ovvero la difficoltà, denunciata da molti membri dei gruppi, di restare fedeli nel tempo ai corretti modelli di percezione e ritrasmissione energetica.
Se è normale (e molto umano) che ogni persona tenda a mescolare ai menù le idee ed opinioni che si è formata nel corso della vita, è pure vero che il compito di discernere le correnti deve essere svolto dai membri dei gruppi con il massimo del distacco e dell’obbiettività, e nel caso questo lavoro venga inficiato da concezioni individuali distorte, le conseguenze possono essere molto gravi.
Sono frequenti, soprattutto, gli errori nel distinguere le correnti destinate all’umanità da quelle rivolte alla Terra, dal che derivano pasticci come l’erronea ritrasmissione all’umanità di correnti destinate alla Terra e viceversa. Sarebbe lungo elencare nei dettagli gli inconvenienti che un errore di questo genere comporta, a cominciare da palpabili distorsioni (di cui anche i profani rilevano talvolta la presenza) nelle tematiche legate all’ecologia.
Ho già accennato, nel secondo e nel quarto articolo di questa serie, a come i gruppi destinati ad agire nel sociale abbiano ottenuto la possibilità di integrare il loro lavoro con alcune parti della magia dell’organizzazione, il cui adattamento alle esigenze operative della realtà contemporanea è oggetto oggi di un intenso lavoro sperimentale.
Ebbene, uno dei fini per cui non si supponeva di dovere impiegare la magia dell’organizzazione è proprio il processo di formazione dei membri dei gruppi, che fino a tempi recenti era umanisticamente e ottimisticamente costituito sul consenso, sul libero arbitrio e sull’insegnamento e lo studio della teoria, e nel quale si riteneva fosse scorretto modificare la consapevolezza individuale del candidato per tramite di un intervento dall’alto fondato sul potere magico; ma più si va avanti nella storia e più alta è la posta in gioco, per cui - ad un certo punto - è balzato agli occhi degli alti gradi che non ci si poteva più permettere nessuna forma di dilettantismo nella manipolazione delle correnti che guidano il destino dell’essere umano.
Va sottolineato che i primi a sostenerlo non sono oggi, come si potrebbe supporre, gli alti gradi tradizionalisti, ai quali del bene dell’umanità non importa poi molto, ma i modernisti che si battono per aumentare la partecipazione attiva degli esseri umani al progetto: sono sicuramente loro, infatti, i più interessati a poter disporre di gruppi sempre più professionali ed efficienti, ai quali poter delegare sempre più ampie responsabilità.
Non escludo, in qualche prossimo articolo, di soffermarmi sul tipo di preparazione magica oggi somministrata ai membri di primo grado dei gruppi (1:: - Figlio della Liberazione e della Sostanza), fondata soprattutto sullo sviluppo artificiale dell’intuizione e della capacità di ragionamento astratto. Quello che ora posso anticipare è che anche la parte nozionistica della formazione dei Figli della Liberazione e della Sostanza è importante: essa infatti consiste nella trasmissione integrale di varie parti del progetto, soprattutto di quelle ponenti l’enfasi sul fatto che esso non è rivolto all’umanità in particolare, ma coinvolge l’evoluzione di tutte le forme di vita; e poi, delle tecniche utili a sviluppare emozioni positive caratterizzate da forza, costanza, intuizione e penetrazione molto superiori rispetto a quelle normalmente espresse dagli esseri umani, nonché a tenere a freno e far tacere il chiasso dei pensieri individuali, qualora essi entrino in contrasto con processi di pensiero più elevati.
Ancora, gli vengono svelati i metodi fondamentali volti ad amalgamare il concerto delle correnti che opereranno in lui, aiutandolo a conseguire il giusto equilibrio tra le attività superiori e inferiori della mente; e gli vengono sottoposti esempi delle complesse modalità di pensiero che caratterizzano il dialogo interno dell’organizzazione, perché impari ad assorbirle come nutrimento ed a restituirle sotto forma di nuova energia.
Mi auguro, con questi accenni, di aver reso l’idea di come - poco alla volta - l’immenso e maestoso castello della struttura dell’organizzazione si insedia e prende forma nella mente dell’essere umano; e quanto più l’uomo si compenetra con esso, tanto più le sue energie individuali entrano in risonanza col progetto, e la sua operatività energetica diviene più incisiva e potente.
Di certo, nel mondo profano non esistono altre forme di istruzione in grado di far prendere coscienza ad una persona dei due principali doni che l’organizzazione largisce ai suoi membri: sul piano individuale accrescimento e sviluppo dell’intelligenza a livelli superumani, sul piano collettivo la possibilità di fornire il proprio contributo al progetto.
Se è vero che tanto lo psichismo superiore quanto quello inferiore della mente umana sono espressioni dell’Assoluto, bisogna tuttavia essere in grado di discernere tra i poteri psichici che abbiamo in comune con gli animali (inclusa la chiaroveggenza e vari altri poteri occulti) e quelli che ogni individuo detiene in esclusiva, svolgenti la funzione di imprimere un marchio personale al suo intercorso con il mondo fenomenico, forgianti in lui quella che chiamiamo la personalità individuale.
Dei primi, l’intercorso con l’organizzazione ci fornisce maggiore consapevolezza e coscienza, consentendoci di svilupparli senza il concorso delle inibizioni suggerite dalla ragione; dei secondi, migliora la possibilità di governarli con la mente e col cervello, inducendo doni psichici superiori per mezzo dell’impiego di specifiche tecniche di meditazione.
A questo proposito, uno dei risultati più apprezzabili della meditazione portata avanti dai membri dei gruppi è la capacità di concentrare la propria esistenza su un solo obbiettivo, senza tuttavia che in questa scelta entri alcuna componente di ossessione o fanatismo: la sola modifica di rilievo percepibile, dall’esterno, nella persona che la pratica, è che si nota come la sua forza di volontà sia diventata più efficace.
Uno dei più importanti obbiettivi della meditazione dei gruppi è medicare le ferite psicologiche che si aprono nel cuore dell’uomo in conseguenza della malvagità del mondo. Non è buonismo fine a sé stesso: è necessario che il cuore dell’uomo conosca la pace perché il processo di uscita allo scoperto possa svolgersi senza scosse, in un contesto mondiale il più possibile sereno e privo di sorprese; e non solo, la pace dei cuori è anche necessaria perché l’umanità possa meglio entrare in sintonia con le correnti.
Proprio per questo, sebbene l’organizzazione non possa dirsi cristiana, le correnti ritrasmesse dal primo gruppo sono permeate da una vibrazione di amore che è una replica pressoché esatta di quella propagandata dal Cristianesimo. La loro azione sulla realtà può essere facilmente osservata nei movimenti per la pace, nelle organizzazioni umanitarie e in varie altre forme di iniziative filantropiche contemporanee che l’organizzazione ha prodotto. Ma perché il lettore non venga tratto in inganno da quest’ultima affermazione, è d’uopo ribadire che non si tratta di correnti innocue o imbelli, bensì di correnti magiche tra le più potenti mai esistite al mondo.
Da questa osservazione mi è possibile riprendere la disamina delle attività dei primi tre gruppi, alle quali avevo già accennato nel secondo articolo di questa serie, considerate però questa volta da un punto di vista più strettamente legato al lavoro sulle correnti.
Le correnti utilizzate dai primi tre gruppi, ricordiamolo ancora, vennero prodotte per la prima volta nella remota antichità, al fine di favorire il passaggio evolutivo dall’animale all’uomo. La loro emanazione venne interrotta con l’assonnamento dell’organizzazione, dopo la conclusione di quello che nelle scritture viene definito il conflitto tra i Signori della Forma e i Signori dell’Essere (o anche il Grande Conflitto tra i Maghi Bianchi e i Maghi Neri); se questa serie di articoli proseguirà, in futuro avrò occasione di tornare su questo evento fondamentale, le cui remote cronache risulteranno assai istruttive per chi sia in grado di leggere al di là delle apparenze leggendarie del racconto.
Il risveglio dall’assonnamento sarebbe avvenuto intorno all’anno 1530 (anche su questo torneremo), e da allora in poi le correnti dei primi tre gruppi (che a quei tempi erano gli unici, non essendo stati ancora costituiti i gruppi dal quarto al decimo) tornarono a diffondersi nel mondo, originando potenti processi di trasformazione che a tutti sono noti: scoperte, migrazioni, cambiamenti nella politica, nell’economia, eccetera.
Abbiamo visto anche come, ai giorni nostri, l’organizzazione stia cercando di riformare i modelli operativi dei gruppi sulla base delle mutate esigenze del mondo di oggi, ed a questo proposito, il caso delle correnti del primo gruppo dedicate alla pace costituisce un caso esemplare di emanazione diretta: queste correnti, cioè, vengono ritrasmesse all’umanità in forma più o meno identica a come il gruppo le ha ricevute, sintomo che il primo gruppo è oggi uno dei più avanzati nel passaggio dal lavoro mediatico al lavoro telepatico (anche di questo ho trattato nel secondo articolo).
La stessa cosa non si può dire delle correnti ritrasmesse dal secondo gruppo, ancora affidate in gran parte ai media (ovvero trasferite, ad opera dei membri del gruppo, dal livello energetico a quello visivo o verbale) al fine di creare all’interno dell’opinione pubblica uno zoccolo duro di consenso intorno agli ideali dell’organizzazione; e dal secondo gruppo possono anche partire iniziative autonome destinate a raggiungere chiunque, per motivi di carattere geografico o culturale, sia ancora tagliato fuori - in tutto o in parte - dalla ricezione delle correnti.
Diverso dai due precedenti è il caso delle correnti del terzo gruppo, il più strettamente didattico nel senso tradizionale del termine, che lavora per forgiare le nuove classi dirigenti del mondo.
Va detto che non è mia intenzione scendere nei dettagli sulla composizione energetica dei menù, perché questo implicherebbe una trasposizione dal codice usato in uso presso l’organizzazione a quello dell’Ermetismo classico, un compito che non può certo essere svolto in poche parole; ma in questo caso posso fare una piccola eccezione, e svelare al lettore pratico di astrologia che i menù del terzo gruppo sono in massima parte fondati sulla dialettica Giove-Saturno.
Parecchio potrebbe essere scritto sul senso della vita umana nella prospettiva dell’organizzazione, alla quale molti hanno rimproverato una sorta di cinismo, con l’attribuire alla sua pianificazione del corso della storia la responsabilità di molte sofferenze e tragedie.
Ma in realtà, l’organizzazione sa (e non presume soltanto) che la vita umana è un passaggio, e che alla morte seguono esperienze su un altro piano; ed ancora, sa che, in futuri passaggi della storia, la forma umana è destinata ad essere distrutta, e che questo non implicherà la cancellazione della nostra consapevolezza, bensì la sua metamorfosi in forma di esistenza più evolute.
Ciò che vorrei sottolineare è che stiamo parlando di situazioni e sentimenti dei quali l’organizzazione non può essere ritenuta responsabile: semplicemente, è la sola istituzione umana sulla Terra a possedere conoscenze psicologiche tanto estese da prenderne atto, ed a regolare le proprie attività di conseguenza, senza aggiungere motu proprio nessun cinismo a quello che, di per sé, è già contenuto nella legge di natura (è vero al contrario che, in parecchi casi, intellettuali ispirati dall’organizzazione si sono adoperati per cercare di attenuarne le durezze).
Le falle dell’emozionalità umana sono oggetto degli studi dell’ottavo gruppo, il cui metodo per porvi rimedio e raggiungere il pieno controllo mentale si fonda su Quattro Principi; questi ultimi, a loro volta, consistono nell’approfondimento di Quattro Concetti - Evoluzione, Eredità psichica, Leaderismo e Somministrazione di correnti aliene.
Così, il Primo Principio è frutto di un approfondimento del concetto di evoluzione umana, le cui incomprensioni stanno all’origine di un gran numero di affezioni psichiche molto gravi (prima fra tutte, il razzismo).
Il Secondo è una rivisitazione dell’idea induista di karma, epurata però da alcune concezioni che l’organizzazione considera erronee o imprecise; la più rilevante di queste direi che sia l’idea di reincarnazione, considerata la volgarizzazione semplificata di un concetto molto più profondo, la cui comprensione è legata a fatti che avvennero sulla Terra ai tempi del Grande Conflitto tra i Maghi Bianchi e i Maghi Neri. Frammenti psichici degli uni e degli altri sopravvissero insediandosi nella materia, e la loro progressiva reincorporazione nelle individualità umane genera appunto l’eredità psichica di ognuno di noi.
Lo scopo del Secondo Principio consiste nel porre ogni individuo nella condizione di conoscere a fondo la propria eredità psichica individuale.
Il Terzo consiste nella dissezione metodica delle correnti impiegate dai leader contemporanei (tanto in politica quanto in ogni altro campo), per poterle studiare dal punto di vista della loro comune peculiarità: l’impatto energetico che esse sono in grado di produrre a livello di immagine.
Per quanto, visto dal di fuori, questo tipo di studio possa forse sembrare poco importante, è incredibile i miracoli che produce nell’incentivare la capacità dello studente di agire per modificare la propria emissione energetica - spinto in ciò tanto dall’emulazione, quanto dall’euforia ingenerata dalla scoperta che produrre emanazioni energetiche in grado di favorire la propria affermazione nel mondo è (qualora se ne conoscano i principi) un lavoro davvero semplicissimo.
Infine, il Quarto Principio sviscera a fondo il discorso dell’impatto sul nostro pianeta di forze ed energie (aliene) che contribuiscono a modificare la civiltà e la cultura esistenti.
Abbiamo già visto nelle… puntate precedenti che non tutte queste forze sono prodotte dall’organizzazione: per esempio, nell’ambito del sistema a cinque soltanto tre su cinque lo sono, e anche al di fuori di esso agiscono sulla Terra innumerevoli forze provenienti dall’esterno del sistema solare, la cui influenza sulle vicende dell’umanità il bravo membro dei gruppi dovrà essere in grado di prevedere sempre - per evitare, ad esempio, che, in seguito alla loro interferenza, un menù ricevuto e ritrasmesso a regola d’arte generi, contro ogni previsione, effetti deludenti o inadeguati.
L’applicazione combinata dei Quattro Principi costituisce soltanto una minima parte della magia dell’organizzazione, destinata ad essere il tema centrale dell’articolo del prossimo mese.
Come vedremo, la sua principale caratteristica consiste nell’essere interamente rivolta ad attuare il processo di rinascita della civiltà umana, creando ordine dal caos.
Ci furono in passato esperimenti di rinascita limitati al territorio di singole nazioni, come in Francia, i quali mostrarono come i periodi storici a prevalenza caotica sono sempre di breve durata: infatti le società umane tendono spontaneamente a riorganizzarsi, con l’elaborazione in tempi sorprendentemente brevi di nuove strutture sociali destinate a rimpiazzare le vecchie.
Esiste una particolare scienza dell’organizzazione che studia il caos, considerandolo non un prodotto dell’entropia destinato a crescere sempre, ma un athanor al cui interno si generano mondi nuovi.
Le fasi del caos umano sono classificabili in cicli di (approssimativamente) 28 anni, il cui inizio e la cui fine si possono identificare da particolari segni; esiste nelle scritture una gran letteratura in proposito, soprattutto riguardo al ciclo di caos che rivestì un’importanza eccezionale nel secolo scorso, quello che andò dal 1914 al 1941.
Per mezzo dello studio dei cicli di 28 anni si possono prevedere con un ragionevole margine di approssimazione le tendenze future, il che consente di programmare in anticipo una buona percentuale del pool di correnti destinate ai gruppi.
Daniele Mansuino
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