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Meditazione - meditare
La meditazione non è fuga dal mondo; non è un isolarsi e chiudersi in sé, ma piuttosto la comprensione del mondo e delle sue vie. Jiddu Krishnamurti
Uno degli strumenti più immediati e più rigorosi ai fini della conoscenza di sé è la meditazione.
Meditare significa letteralmente andare al centro di sé stessi, del proprio Sé profondo, e mettersi in connessione con esso, stabilire un contatto diretto con ciò che vi è di più significativo, con l’assolutamente significativo e l’incondizionatamente presente e reale, dove il significato e la realtà sono di tipo esistenziale – esperienziale, al di là di ogni teoria, di ogni mistica, filosofia, insomma di ogni struttura di pensiero codificata.
Questo può avvenire in vari modi e attraverso varie tecniche, ma il fine ultimo resta sempre lo stesso: arrestare, bloccare per qualche attimo, minuto, decina di minuti o ora il dialogo interiore, quel flusso ininterrotto di pensieri e sentimenti che costituisce una sorta di rumore di sottofondo, di costante brusio della nostra mente e che la rende così spesso deconcentrata, depotenziata, stanca, priva o carente di energia e vitalità.
Meditare in senso proprio, ossia neutro e aggiungerei laico, come atto immanente, ossia non religioso, mistico, trascendente, significa sviluppare uno sguardo intenso e chiaro verso la propria interiorità più profonda, verso la propria essenza più intima, uno sguardo che con il perfezionarsi della abilità e della capacità meditative, si fa sempre più limpido, lucido e penetrante, fino a diventare col tempo e la pratica una percezione definita del proprio sé, che può essere sempre più affinata e perfezionata.
Questo lavoro su di sé permette di ottenere o ripristinare quell’equilibrio e quell’armonia della psiche che costituiscono il presupposto indispensabile per muovere ulteriori passi sulla via della ricerca di sé e della conoscenza di se stessi.
Una descrizione mirabile, allo stesso tempo semplice e profonda della percezione della realtà che si raggiunge nello stato meditativo la si trova nel celebre racconto di H. Hesse, Siddharta:
“(…) Siddharta ascoltava. Era tutt'orecchi, interamente immerso in ascolto, totalmente vuoto, totalmente disposto ad assorbire; sentiva che ora aveva appreso tutta l'arte dell'ascoltare. Spesso aveva già ascoltato tutto ciò, queste mille voci nel fiume; ma ora tutto ciò aveva un suono nuovo. Ecco che più non riusciva a distinguere le molte voci, le allegre da quelle in pianto, le infantili da quelle virili, tutte si mescolavano insieme, lamenti di desiderio e riso del saggio, grida di collera e gemiti di morenti, tutto era una cosa sola, tutto era mescolato e intrecciato, in mille modi contesto. E tutto insieme, tutte le voci, tutte le mete, tutti i desideri, tutti i dolori, tutta la gioia, tutto il bene e il male, tutto insieme era il mondo. Tutto insieme era il fiume del divenire, era la musica della vita.”
Questo brano ci mostra con esemplare chiarezza come nello stato meditativo profondo si pervenga ad una identificazione e ad una fusione armoniosa tra la percezione interiore e quella del mondo circostante, uno stato di attenzione elevato al massimo grado che riconduce la molteplicità dei fenomeni e degli esseri ad unità suprema.
Ogni cosa è colta nel suo essere se stessa, nella sua assoluta presenza, nel suo perenne fluire, senza giudizi e pregiudizi, percepita cioè non nella modalità del dovrebbe essere, sarebbe bene che fosse o del potrebbe essere, ma dell’è così.
Quella che si esperisce nello stato meditativo profondo non è una conoscenza di tipo discorsivo, ma di tipo realizzativo-intuitivo, cioè una percezione immediata della realtà e dell’essenza di qualcosa, in primo luogo di sé stessi, in virtù dell’attenzione protratta su di sé o su un qualunque altro oggetto, interiore o esteriore di meditazione. Pura presenza della consapevolezza in sé e a sé.
Si tratta di un vedere con gli occhi invisibili e immateriali della consapevolezza, ma altrettanto reali di quelli materiali, nel senso espresso dal termine inglese “insight” o del tedesco Einsicht, vedere dentro, all’interno.
Tratto da: La meditazione come via immanente alla conoscenza di sé di Andrea Bertuccioli.
Meditare non è ripetere parole, sperimentare visioni o coltivare il silenzio. Questa è una forma di autoipnosi. Meditare non è chiudersi in un pensiero ideale, nell'incanto del piacere. Se tu dici: "Oggi comincerò a controllare i miei pensieri, a sedere quieto nella posizione del meditare, a respirare regolarmente" allora sei preso nei trucchi con cui inganniamo noi stessi. La meditazione non è l'essere assorti in qualche idea o immagine grandiosa. Jiddu Krishnamurti
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