Enciclopedia Indice
Hare Krishna
di Satyaraja Dasa
>>> indice dizionario religioni
Per illustrare compiutamente le radici del Movimento Hare Krishna è necessario risalire fino alla creazione.
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Origini della successione disciplina
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La conoscenza dall'interno della tradizione
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Dalla sincerità del cuore la conoscenza
Origini della successione disciplica
Essendo amico di molti eruditi che insegnano induismo e la cultura dell'Asia meridionale, a volte mi è stato chiesto di assumere il ruolo di conferenziere ospite per esporre agli studenti universitari le mie esperienze nel Movimento Hare Krishna e le tradizioni dell'Oriente. Quando capita un'opportunità così, mi affretto sempre a spiegare le differenze tra una religione settaria come l'induismo e la coscienza di Krishna, che rappresenta la philosophia perennis ovverosia la verità permanente, che è alla base di tutte le tradizioni religiose. In India, questa verità viene chiamata sanatana-dharma cioè l'eterna funzione dell'anima. E questo è molto lontano dall'induismo contemporaneo.
Invariabilmente mi viene chiesto di esporre l'origine del movimento Hare Krishna e questo porta a un dibattito sulla creazione dell'universo e sull'inizio della religione come la conosciamo oggi. Perché una domanda sulle origini di un movimento moderno si sviluppa in una discussione in merito alle origini più lontane? Considerate la mia consueta risposta ad uno studente che vuole sapere quando è cominciato il movimento Hare Krishna: "Se dovessi prendere un punto del tempo in cui il movimento è nato, dovrei dire che è iniziato con il catur-mukha Brahma, il progettista dell'universo dotato di quattro teste, il primo essere creato all'alba della creazione." Questo chiarisce un po' le cose?
Naturalmente, poiché la maggior parte delle persone non è consapevole della natura eterna della coscienza di Krishna e, a causa della mancanza di conoscenza, la identifica con l'Induismo, inizio spiegando come le origini dell'Induismo siano avvolte nel mistero e che le sue radici si trovano nel sanatana-dharma. Spiego che a differenza delle altre religioni del mondo, l'Induismo non può essere riportato ad un unico fondatore; in realtà è un insieme di religioni di tradizioni diverse di cui il Vaisnavismo costituisce il nucleo. Allora spiego che cos'è il Vaisnavismo: l'adorazione del Supremo Signore, Visnu, in ognuna delle Sue diverse manifestazioni, compreso Krishna, Sua originale manifestazione. Questa verità costituisce il cuore del sanatana-dharma e fu rivelata al primo essere creato, Brahma. Quando Brahma apparve per la prima volta, racconto loro, portò con sé la conoscenza vedica.
Il Signore Visnu, Dio, il creatore originale, dette a Brahma rapide visioni della realtà e del mondo spirituale e anche informazioni su come vivere in questo mondo. Questa conoscenza fu trasmessa da maestro a discepolo in una successione esoterica. Lascio che capiscano che in un certo senso sto permettendo loro di entrare in questa tradizione esoterica. Questo è il modo in cui la parampara o successione disciplica funziona: sto introducendo gli studenti a ciò che ho imparato da Srila Prabhupada, che fu istruito dal suo maestro e così indietro fino a Brahma. La saggezza di questa tradizione ha una lunga storia e su questo punto gli studenti vogliono saperne di più.
Memore delle affermazioni accademiche, spiego quanto poco si sappia sulle origini di "Indù": negli anni '20 nel cuore dell'India furono scoperti i resti di un'antica civiltà indù. Queste antiche rovine hanno una speciale caratteristica pari a quelle della Mesopotamia, della Cina e dell'Egitto, che la classifica come una delle quattro più antiche civiltà conosciute dall'uomo. Si stima che sia esistita dal 3000 avanti Cristo al 1800 avanti Cristo, ma le sue radici penetrano nel periodo neolitico, 7000-6000 anni prima di Cristo. Al suo apice (secondo quanto dicono gli storici moderni) la Indus Valley era sorprendentemente sviluppata, con città progettate, agricoltura, opere scritte, architettura e così via.
I siti dove si è scavato all'inizio erano sul fiume Indus, nella parte nord-occidentale del subcontinente indiano, cosa che spiega perché questa civiltà sia stata così chiamata. Nel momento del suo maggiore sviluppo, che gli eruditi indicano nel 2200 avanti Cristo, la Indus civilization occupava un'area più grande dell'Europa. E tuttavia che cosa sappiamo veramente di essa? Effettivamente molto poco. La scoperta più promettente comprende un'antica forma di scrittura, che però è completamente indecifrabile. Naturalmente vengono proposte regolarmente varie teorie: alcuni dicono che questa scrittura è una forma dell'antico Aryan (indo-iraniano o indo-europeo), altri propongono trattarsi di una parte della famiglia di lingue Munda, largamente parlate nell'India orientale e connesse ad alcuni dialetti dell'Asia sud-orientale.
E, ancora altri — la cui teoria è forse la più popolare di tutte — affermano che essa proviene dalla famiglia di linguaggi dravidiani dell'india meridionale. Nessuno però conosce la verità. L'immaginazione corre senza freno sulle possibili ramificazioni di un'accurata decifrazione. Oggi dopo settant'anni in cui un infinito numero di eruditi ha disperatamente fatto ricerche alla cieca su manufatti deteriorati, che risultano semplicemente frammenti di una cultura dimenticata. Aggiungi a questo la Teoria dell' Invasione Ariana*, ora messa fortemente in dubbio, che afferma che la Indus Valley fu violata da invasori esterni in un momento imprecisato del secondo millennio prima di Cristo e questo chiarisce che il mondo degli eruditi ha contribuito ben poco alla ricerca sulle origini indù.
La conoscenza dall'interno della tradizione
Data questa mancanza d'informazione, dico agli studenti che diventa più importante vedere quello che la tradizione vedica dice di se stessa. L'universo viene ripetutamente creato e distrutto. All'inizio, impariamo, prima del tempo e dello spazio, c'è solo Visnu, l'essere primordiale favolosamente maestoso con quattro braccia, con lunghi capelli neri corvini ed una carnagione scura, meravigliosamente bella. Egli solo esiste, ma con uno scopo. Dalla sua posizione regale nell'infinito mondo spirituale, Egli crea una nuvola nel cielo, nella cui ombra manifesta un grande oceano. L'acqua di questo oceano è trascendentale — spiritualità in forma liquida. È da qui, affermano i testi Vaisnava, che si origina il mondo materiale. Esso è quindi chiamato: "le acque della creazione". Nella freschezza di queste acque divine Visnu si sdraia per dormire. Mentre è in questa condizione di riposo, immerso nelle acque, Egli comincia a respirare profondamente con respiri regolari, e con questi si manifesta il tempo. Trascorrono gli Eoni.
Poi mentre continua a respirare, dal Suo corpo divino emanano gli universi a forma di bolle, che a turno attendono di diventare innumerevoli mondi. Sebbene queste bolle trascendentali si allontanino da Lui, esse non sono separate dalla Sua essenza esistenziale. Anzi, Egli si espande in numerose forme secondarie di Visnu, quasi identiche alla Sua immagine originale nel sonno cosmico e penetra in ognuna di esse. Ora in ciascun universo, con gli elementi basilari materiali presenti in alcune forme, Egli si distende sulle spire di un serpente dalle mille teste, Sesa, che Lo culla gentilmente avanti e indietro, precedendo il Suo atto primario della creazione. Per raggiungere questa finalità, Visnu fa spuntare dal Suo ombelico un magnifico loto che cresce e fiorisce in una corona ornata da migliaia di petali. In cima ad essa, Brahma, il primo essere creato, fa la sua apparizione nel mondo delle tre dimensioni. Egli è la prima creatura di Visnu, prescelta per creare tutto il resto.
Brahma nasce adulto, ma vede solo oscurità. Il sole non è stato ancora creato e neppure la luna. Intorno a lui nessuno e niente. Guarda a destra, a sinistra, davanti e dietro. Mentre guarda intensamente in tutte le direzioni, improvvisamente appaiono quattro teste al posto della sua. Anche con questa maggiore capacità però non vede niente e non può capire il mondo vuoto attorno a lui e lo scopo della sua presenza. Decide di scendere lungo lo stelo del loto. sperando di risolvere il mistero della sua origine. Mentre discende prudentemente lungo lo stelo appena creato, vede svolgersi una creazione — tracce turbinanti di mondi non formati, pianeti che stanno per formarsi.
Tutto questo fa muovere qualcosa nel suo intimo. Comincia a intuire la ragione del suo esistere, il suo scopo originale, il suo servizio a Visnu. Egli è fatto per creare. Questo lo sa, ma non è sicuro su come affrontare il suo compito. Allora, meditando profondamente sull'opera che lo aspetta, prega di avere qualche indicazione su come procedere. Deluso, con poco più di un vago senso di quello che deve fare, si gira e comincia il suo lungo viaggio di ritorno lungo lo stelo del loto. Improvvisamente, in risposta alla sua preghiera, sente due sillabe: ta-pa. Ascoltando intensamente, le sente di nuovo — ta-pa — e il suo percorso diventa un po' più chiaro. La parola significa "austerità".
Da questo allora comprende che il Signore gli sta mandando un messaggio: per servire il Signore in questa funzione così fondamentale, collaborare alla creazione, gli viene richiesto di qualificarsi con una profonda meditazione e di sviluppare un profondo senso di austerità. Ora completamente al sicuro nella sua culla del fiore di loto, siede con le gambe raccolte in posizione yogica, con la schiena dritta, meditando sul compito che lo aspetta. Dopo mille anni celesti, la meditazione di Brahma s'interrompe. Ora sa cosa fare e come farlo. La sua profonda concentrazione gli ha dato una visione del mondo spirituale, dove risiede il suo amato Visnu. Per Brahma i confini tra mondo materiale e spirituale svaniscono e lui vede la realtà in tutta la sua bellezza.
Sopraffatto dalla forma del Signore, dalla Sua natura e dal Suo splendore, dai Suoi meravigliosi associati e da ciò che lo circonda, Brahma compone centinaia di versi che successivamente vengono raccolti in un libro conosciuto come Brahma-samhita. Poi, riacquistando la sua compostezza, rivolge l'attenzione al compito imminente. Dalla sua mente nasce una progenie e da essa un'imponente schiera di specie per popolare i pianeti, le acque ed i cieli. Fra tutti i primi figli di Brahma, Narada è il più caro e forse il più importante nel nostro attuale contesto. Brahma gli spiega la verità del mondo spirituale e gli chiede di condividerla con le moltitudini che ora popolano il mondo. Trascorrono gli Eoni e la missione di Narada ottiene il suo più grande successo quando egli consegna il messaggio a Vyasa che mette in forma scritta le verità vediche, raccogliendo quella conoscenza che per millenni era stata trasmessa oralmente.
Vyasa prende l'unico originale Veda e lo divide in quattro parti per facilitarne la comprensione. Successivamente, per dare l'essenza della verità vedica che non era chiara nelle opere precedenti, compila il Mahabharata e i Purana. Affida ciascuna di queste opere ad eruditi di perfetta formazione ed essi a loro volta insegnano i testi ai loro discepoli e ai discepoli dei discepoli. In questo modo vengono fondate le rispettive scuole del pensiero vedico. Queste, naturalmente, danno finalmente origine all'induismo come noi lo conosciamo oggi. Le successioni discipliche esoteriche continuano a trasmettere il nucleo essenziale della verità vedica. Una di queste successioni discipliche va da Brahma a Narada a Vyasa e giù fino a Srila Prabhupada, fondatore-acarya del movimento Hare Krishna.
Shiva, il deva il cui compito è la distruzione dell'universo, è il fondatore di una successione disciplica nota come Rudra-sampradaya. Laksmi, la dea della fortuna e moglie di Visnu, ne fonda ancora un'altra. E i quattro Kumara, figli di Brahma che praticano il celibato, un'altra ancora. Queste quattro successioni discipliche vengono organizzate rispettivamente da Madhvacarya, Visnusvami, Ramanuja e Nimbarka, i più elevati tra i grandi santi-insegnanti dell'India medioevale. Oggi in India — e per la grazia di Srila Prabhupada in tutto il mondo — coloro che conoscono bene le antiche tradizioni non apprendono la conoscenza vedica dai libri di scuola o dai racconti trasmessi dalle loro nonne. Invece, se una persona è seriamente impegnata a livello spirituale, avvicina un maestro della successione disciplica e studia con serietà sotto la sua guida. E non è soltanto con lo studio, ma vivendo la propria vita in questo modo che la verità si apre, proprio come il fiore di loto di Brahma all'inizio della creazione.
Dalla sincerità del cuore la conoscenza
A questo punto gli studenti avvertono che non sono esattamente in linea con i loro insegnanti dell'università, che c'è qualcos'altro in gioco. "Sì," dico, "la verità religiosa non può essere compresa col semplice intelletto o con giochi cerebrali di parole. Non potete capirla diventando esperti di sanscrito o ottenendo una laurea in filosofia. Queste cose sono lodevoli e in qualche modo possono anche essere utili lungo il cammino. Quello che conta però è un cuore sincero, desideroso di sottomettersi a un maestro spirituale con reverenza e attitudine di servizio, per apprendere da qualcuno che sa — non uno che ha semplicemente imparato dai libri, ma uno che sa. Per entrare nelle verità della trascendenza, si deve essere desiderosi, come Brahma, di vedere oltre l'oscurità sottomettendosi al Signore.
Noi non possiamo meditare per mille anni celesti come ha fatto Brahma, ma se riusciamo anche una sola volta ad invocare Dio con totale sincerità, otterremo quello che Brahma ottenne: la conoscenza di chi siamo e per cosa siamo fatti. Questa è la ragione per cui nel movimento Hare Krishna enfatizziamo il canto del maha-mantra
Hare Krishna, Hare Krishna,
Krishna Krishna, Hare Hare
Hare Rama, Hare Rama,
Rama Rama, Hare Hare
Noi supplichiamo il Signore di permetterci gentilmente di servirLo: "O Signore, o energia del Signore, per favore impegnami nel Tuo santo servizio." All'inizio c'era la Parola, dico loro, e anche per porre fine alla nostra permanenza nel mondo materiale la Parola gioca un ruolo. Sintetizzo spiegando che c'è molto da imparare dalla storia di Brahma. Oltre ad informarci sulla creazione del cosmo, la sua storia costituisce una metafora per il viaggio spirituale dell'uomo.
Nasciamo nell'ignoranza, che è come l'oscurità dei mondi ancora non creati di Brahma. Come lui dobbiamo chiederci con determinazione la nostra identità e il nostro scopo. E quando sentiamo la chiamata del Signore, dobbiamo essere desiderosi di meditare e di compiere austerità, di fare qualsiasi cosa sia necessaria per raggiungere il nostro scopo. Se agiamo così, facciamo parte della linea disciplica che nasce da Brahma. Per finire, dico loro che, anche se questa storia della creazione con Visnu e Brahmà può apparire mitologica, essa ci da il senso delle origini primordiali, dell'esistenza di un'altra realtà oltre la sfera materiale — della realtà definitiva. In altre parole essa ci narra di una realtà più sostanziale del cosiddetto mondo reale e perciò si distingue molto chiaramente da tutto quello che riguarda la mitologia. E se prendiamo in considerazione la scrittura non decifrata della Indus Valley e le innumerevoli domande sulla Teoria dell'Invasione Ariana, diventa chiaro che non ci sono assolutamente teorie in contrasto. C'è solo la verità, rivelata dalle scritture e da Dio stesso.
Satyaraja Dasa
Satyaraja Dasa, discepolo di Srila Prabhupada, che collabora regolarmente a Back to Godhead ha scritto più di venti libri. Vive con sua moglie e sua figlia vicino a New York City.
*La Teoria dell'Invasione Ariana, che sostiene che i Veda furono portati in India da nomadi di alcune regioni esterne, forse l'Asia centrale o l'artico o il sud-est europeo — nessuno sa con certezza — è stata sistematicamente demolita in alcuni recenti studi di eruditi. Si veda in particolare Edwin F. Bryant, The Quest for the Origins of Vedic Culture: The Indo-Aryan Migwlion Debaie. (New York: Oxford University Press 2001) e Klaus Klostermayer, A Survey of Hinduism (Albany: State University of New York Press, 1994 reprint).
Materiale gentilmente fornito dalla Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna (ISKCON) di Villa Vrindavana Firenze
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