Riflessioni Filosofiche a cura di Carlo Vespa Indice
Il ritorno ad Ermete e gli emblemi ermetico-geroglifici nei secoli XV-XVIII
ricerca inviata da Marisa
Perché è importante penetrare il significato dei simboli.
Una adeguata comprensione critica dell'accostamento "arte/alchimia" è stata effettuata solo da tempi relativamente recenti, coincidente con la pubblicazione di un testo fondamentale che è "Psicologia e Alchimia", uscito nel 1944 e tradotto in lingua italiana solo nel 1950. L'autore è quel Karl Gustav Jung che, pur non mettendo in stretta relazione le due cose, riscontrava "le analogie dell'immaginario alchemico con l' inconscio collettivo"(1), contrapponendolo all'inconscio individuale esplorato in chiave del tutto diversa da Freud.
E 'ipotizzabile, quindi, l'esistenza di determinati archetipi, sopiti nel nostro inconscio collettivo di "umanità", momenti e simboli ricorrenti nell'immaginazione, dal mito all'arte.
Fu tuttavia solo negli anni '60 che questo campo venne ulteriormente indagato, ad opera soprattutto di italiani.
I Filosofi o Alchimisti si sono sempre compiaciuti di celare nelle Poesie, nelle Favole, nelle Opere Musicali, i segreti del Magistero Alchemico.
Tutta questa componente di mistero e di occultazione, è dovuta principalmente al fatto che l'alchimista ricerca la decifrazione e la conoscenza delle Leggi della Natura, delle norme che la regolano, che la trasmutano, in quell'incessante flusso che va dall'Uno al Molteplice e viceversa. Il più Grande Mistero dell'Uomo e del senso della vita.
Per fare questo, egli ha fatto ricorso ad un vocabolario espressivo che ha attraversato i millenni e che, in Occidente, risale per la maggior parte ed iconograficamente ai codici tardo medievali, che sono giunti fino ad oggi in varie copie compilate dai pazienti amanuensi.
Trattati greci e siriaci molto antichi, probabilmente derivati da influssi Egizi, vennero tradotti dai filosofi e da studiosi Arabi che, nel XII secolo li diffusero in trattati alchemico-neoplatonici. Gli stessi che, nel XV secolo, giunsero poi in tutta Europa, soprattutto manoscritti egizio-ellenici (ad opera dei sapienti bizantini).
La cultura classica e la "branca" cristiana più attenta all'esegesi simbolica delle Scritture, trasmisero a quella umanistica e rinascimentale la convinzione che l'antico Egitto costituisse un punto di riferimento indissociabile dalla genealogia delle conoscenze umane. In questo contesto assunse sempre maggiore spicco la figura di Ermete Trismegisto, il tre volte grande, considerato il padre fondatore del sapere e scriba degli dèi, per molti collegabile al dio egizio Toth, inventore dell'alfabeto, depositario di tutte le Conoscenze. Divenuto Ermete per i Greci e i latini, che gli attribuivano l'invenzione delle arti e delle scienze, venne citato come autorità dottrinale anche da alcuni Padri della Chiesa come Tertulliano e Lattanzio, che lo definì "perfettamente dotato di ogni sapere".
Ermete (Mercurius)
Trismegisto
raffigurato in un mosaico
presente nel duomo di Siena
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Così come la leggiamo oggi, si può dire che risale all'incirca al IX secolo, di matrice islamica redatta su fonti precedenti, e fu fatta circolare da personaggi dei quali si fanno i nomi più svariati, a cominciare da Alessandro Magno, che ne sarebbe entrato in possesso tramite un suo soldato che l'avrebbe rinvenuta in una delle piramidi di Giza.
Ma cos'è l'ermetismo? Si differenzia dall'esoterismo? E dalla religione? Perché l'uomo porta con sé una "Conoscenza", una "gnosi", da dove essa deriva? Chi gliel'ha data e perché tutte le Tradizioni l'hanno in comune?
Vediamo di riflettere su queste cose, senza pretesa di riuscire a rispondere!
Alla base di tutto c'è il rapporto del "sacro" con l'anima umana. Tutte le religioni si occupano di fondere questo connubio dal momento che -conoscendo il sacro- l'essere umano può trasformare sé stesso in un essere spirituale e che oltre la materia esiste qualcosa di impalpabile e di indicibile, di immortale. Ma possiamo affermare che l'unità trascendentale delle religioni è l'unità dell'esoterismo, il cui significato etimologico è "nascosto, segreto", così come l'anima è invisibile e interiore.
L'esoterismo è una dottrina, una Scienza che spiega i misteri dell'universo e i suoi fini e che articola due livelli di sapere, quello trasmesso oralmente (base della Tradizione, la Parola, il Verbo) e in maniera scritta (il Testo Sacro, che conserva i misteri occultandoli sotto un linguaggio ambiguo (decifrabile con un'apposita chiave di lettura), che va debitamente interpretato. L'esoterismo ha una vocazione universale e, in quanto "gnosi", ha un linguaggio universale: sintetizza i simboli e i miti presenti in ogni Tempo, riunifica le religioni stesse in una comune Origine, che è la Rivelazione primordiale.
Dio, o gli dèi, l'hanno posseduta da sempre e i Profeti, i Maestri l'hanno portata avanti quale retaggio ancestrale. La comprensione non del tutto semplice di questo concetto porta l'uomo ad una profondissima riflessione interiore, in cui cercare la propria conoscenza e la propria natura "divina", quel "germe" che aspetta di crescere e fiorire dentro ognuno di noi.
Socrate, il grande filosofo greco vissuto tra il 470/469 e il 399 a.C, ha rivelato la chiave della scienza delle corrispondenze: "Conosci te stesso e conoscerai l'universo degli dei".
L'esoterismo comincia con l'origine delle razze, umane, con l'origine delle lingue, ha una storia ed una archeologia. Ha un suo linguaggio che, di volta in volta, è stato codificato e cifrato nelle varie Culture e Civiltà (geroglifici Egizi, lingua sanscrita, Cabala ebraica, araba, Testo Biblico. ognuna conosce le chiavi di una linguistica del sacro, che traduce i messaggi ispirati). Così gli dèi della mitologia "prendono forma" ovvero non sono più-a questa luce- "delle semplici immagini ma proiezione di esperienze significative delle forze concepite direttamente nell'uomo, nella natura o nell'aldilà" (5).
L'unità dell'esoterismo risiede nella struttura sacra della natura umana, nel fatto di partire dalla concezione fondamentale che l'uomo è una creatura divina, da un UNO proveniente e a Lui somigliante in tutto e per tutto.Chiamare 'Dio', UNO o 'Tutto', o 'Principio' questa 'struttura originaria' è ininfluente ai fini della comprensione che esiste una Coscienza Superiore, alla quale ognuno può arrivare attraverso l'iniziazione, la meditazione, l'ascesi...Ognuno deve volgersi a riscoprire ciò che in ogni Tempo i Maestri, i Santi, i profeti ci conducono:la nostra 'riunficazione'con il Tutto, la fusione del microcosmo con il macrocosmo.
La Rivelazione originale si perde nella notte dei tempi ed è segnalata solo dal riferimento alle nomenclature mitologiche L'ermetismo o "scienza di Ermete" (Trismegistos) è miticamente riferito alla rivelazione del dio egizio Thot (ellenizzato in Ermete-Thot), divenuto un archetipo culturale del nome patronimico del Dio di tutte le iniziazioni. Cosa significa questo? Che è un "polo", come una calamita del nostro inconscio, che genera in noi (o dovrebbe generare) un ricordo, attirare una memoria simbolica vivente, un linguaggio, uno stile di pensiero. Per questo quando abbiamo parlato di alchimia abbiamo parlato di "immaginazione", proprio perché si tratta di mentalità simbolica. Alchimia ed ermetismo sono coincidenti e in definitiva possiamo assimilare l'ermetismo con ogni forma di tradizione esoterica.
Una curiosa analisi del termine "Ermete", ci dicono i Saggi, si riferisce al linguaggio propriamente detto: "hermeneus" equivale ad interprete, messaggero (ed Hermes era Mercurio per i Greci, il messaggero degli dèi), borsaiolo, commerciante e "che froda con le parole", cioè colui che "trama con la parola", che la padroneggia e simula agli altri, che non la comprendono per quella che è realmente (il profano non capisce il linguaggio degli inziati) e non vanno oltre. Ermetismo, pertanto, inteso come funzione esoterica del linguaggio. L'ermetismo restituisce alla cultura il senso delle sue mitologie, delle metafore, delle allegorie religiose, ci apre l'accesso al mondo degli dèi e dei simboli.
Ermete incarna il "vecchio saggio", l'Archetipo cui si riferiva K.G.Jung.
Nel XVII e XVIII secolo, l'iconografia ermetica si arricchisce con immagini simboliche di provenienza sia neopagana rinascimentale sia da una sintesi proposta dai libri di emblemi e di imprese.Ma cosa indicano esattamente questi ultimi termini?
Nel 1531 esce un lavoro, ad opera di Andrea Alciato (6),dal titolo "Emblemata" (Emblematum Liber), in cui compaiono per la prima volta questi "accostamenti": da un lato c'è una figura, un'immagine (chiamata "corpo") che ha valenza allegorica, dall'altro delle parole che esprimono un motto, (chiamate "anima"). Possono essere accompagnate da brevi frasi in versi o prosa che tentano di dare una spiegazione di tale accostamento. In genere sono costituiti da fini incisioni che le ornano (in genere sono conosciuti più per queste ultime che per altro). L'intelligenza deve portare a superare l'apparente dicotomia per rintracciarvi l'intenzione simbolica unificatrice.
Il prototipo degli "emblemata" può farsi risalire agli "Hyerogliphica" di Horapollo, un trattato breve che risale ai primi secoli dopo Cristo, in cui vengono spiegati i geroglifici usati dagli Antichi Egizi in base al loro senso morale e simbolico, tramite una lettura ideografica e che giunse in Europa per mezzo di una copia acquistata nel 1419 nell'isola greca di Andro e da lì portata a Firenze, dove iniziò a destare notevole interesse nell'ambiente neoplatonico di Marsilio Ficino. Gli umanisti vi scorsero,infatti,la testimonianza di un linguaggio arcano in cui c'era un tramite tra l'immagine e la parola, che non potevano essere disgiunte.
Si recuperò la sacra Sapienza Egizia dopo che era caduta nell'oblìo per quasi dieci secoli (l'ultimo tempio 'pagano' in Egitto, a Philae, in cui perdurava il culto della dea Iside, fu chiuso nel 560 per ordine dell'Imperatore Giustiniano,che ne fece portare le statue del culto a Costantinopoli e incarcerare i sacerdoti presenti). La scrittura geroglifica ammette una frattura tra il senso primario di un testo religioso (fonetismo) e il suo significato profondo (il glifo inteso come simbolo vivente). La parola diventa quindi "Sacra" (o il sacro si articola alla parola) e diventa simbolismo esoterico, ovvero comprensibile a colui che lo padroneggia, tanto che per tutti gli altri è impenetrabile senza l'apposita "chiave" di lettura. J. Francois Champollion (7), nel suo "Precis de systeme hieroglyphique": distinse infatti tre tipi diversi di scrittura del nome del Sovrano: fonetico, figurativo e simbolico. Gli Egizi adottavano una scrittura per i testi sacri e un'altra per i libri contabili, opportunamente celata dall'utilizzo di simboli che indicavano il significato "divino" (rivelazione, materia prima) della prima o il carattere materiale della seconda scrittura.
Naturalmente possiamo ritenere che tutti gli antichi testi contengano una duplice chiave di lettura e di interpretazione (nell'inno 10.71 dei "Rig Veda" (8) sono riassunte le idee dei Rishi sul linguaggio: "La parola sacra è un'invenzione degli antichi saggi... solo l'eletto è chiamato a "vedere". L'iniziazione passa da un apprendimento attraverso la lettura)".
Nel 1499 venne pubblicato a Venezia il più celebre libro illustrato rinascimentale, opera di Francesco Colonna (9), dal titolo "Hypnerotomachia Poliphili", che nel 1600 venne ristampata a Parigi in una versione diversa firmata da Bèroalde de Verville (10), che intese rivelarne i contenuti alchemici (e che pare rifarsi ad un precedente lavoro di Jacques Kerver del 1546). Verso il 1540 Nostradamus (11) scrisse "Interpretation des hièroglyphes de Horapollo".
La strada era ormai tracciata (dal '500 all' '800 prolifereranno gli emblemi su base mitologico-pagana) e molti alchimisti si riferiranno nei loro scritti appunto a questi, nei quali il segno sacro diventa rappresentazione della presenza delle forze cosmiche, in cui sono insite le geometrie nascoste della Natura, con i suoi Numeri, Pesi e Misure.
Nel 1588 viene pubblicata a Roma un'opera, di Principio Fabrizi, intitolata "Delle allusioni et emblemi sopra la vita, opere et attioni di Gregorio XIII", in occasione della celebrazione del Papa. Le incisioni sono chiaramente di ispirazione pagano-alchemica.
Nel 1612 viene stampato il primo grande trattato alchemico sui miti greci ed Egizi, "Arcana Arcanissima", dovuta ad un paracelsiano e rosacroce, medico e segretario privato dell'Imperatore-alchmista Rodolfo II a Praga: Michael Maier (12) (1568-1622). In quest'opera l'autore colloca la mitologia pagana quale allegoria ermetica dell'Antica Scienza Alchemica, opera che diverrà un caposaldo per tutti gli alchimisti dei tempi seguenti. Nel corso del 1600 vedono la luce altre opere fondamentali per l'iconografia ermetica: l'Atalanta Fugiens, sempre del Maier, costituita da cinquanta incisioni eseguite dal maestro tedesco Matthaus Merian il Vecchio,e il Viridarium Chymicum, di Daniel Stolcius (13), costituito da centosette incisioni.
In essi, il concetto di "emblema" comunemente inteso, viene "trasferito" sul piano alchemico e alle varie fasi dell'opus alchemico e sul modo in cui procedere.
Contemporaneamente anche molti scritti filosofici vengono recuperati o interpretati, segno che gli alchimisti vogliono discutere della loro scienza.
Nel 1593 compare una Iconologia, di Cesare Ripa (14), che vedrà la prima pubblicazione illustrata nel 1603, in cui vi sono schedate ed elencate varie figure cui potranno riferirsi stereotipatamente gli alchimisti seguenti, e nel 1686 appare un "opera costituita da incisioni in-folio, "Escalier des Sages ou la Philosophie des Anciens", composta da Barent Coenders van Helpen (15).
Nel 1758 A. Joseph Pernety, compilerà "Les fables egyptiennes et grecques dèvoilèes", l'ultimo e più completo trattato sull'argomento, che gli era stato ispirato dall'opera di Mair, "Arcana Arcanissima".
La cosa di fondamentale importanza è che l'iconografia alchemica che compare nel primo '600, rappresenta la saldatura, di natura iconologica, di due basilari aspetti della cultura europea del 1400 e del 1500: la rivisitazione dei miti pagani e la ricerca filologica di stampo umanistico sulle immagini geroglifiche. Molti artisti rinascimentali, che respirarono questo clima, quantomeno furono attratti dall'Arte Regia, quando non si accostarono direttamente ad essa (i colori usati per molti dipinti furono preparati con procedimenti alchemici) ed intesero trasporne i contenuti occultandoli (a volte neanche troppo) nelle loro opere. Di questa visione e volontà di trasmettere un messaggio preciso non si è ancora tenuto debito conto, in quanto ancora poco indagato il significato alchemico contenuto in molti dipinti e sculture, che purtroppo vengono ancora viste dai più attraverso un canale puramente estetico.
Il momento della riflessione sul simbolo deve essere quello della conversione dello sguardo su sé e sul mondo. Assistiamo attualmente ad un'epoca in cui c'è molto bisogno di riconciliarsi con il Sé, inteso come Universo e le sue manifestazioni. Quindi, dobbiamo riuscire a trovare nei simboli la funzione unificatrice. Gli Antichi lo sapevano ed erano in grado di farlo "vivere" per armonizzare il "grande" con il "piccolo", il Cielo con la Terra, lo Spirito con la Materia.
Mi sia consentito citare un passo di Micheal Mirabail (16):" Il tempo unificatore del simbolo non ha mai disertato la temporalità dell'esperienza umana, soggetta ai cicli evolutivi e non ripetitivi delle mitologie, nel momento stesso in cui crede, dopo il XIX secolo, di poter spezzare il modello ellittico dell'evoluzione a favore della storia lineare, sintomo della frattura tra significante e significato, tra senso e linguaggio, delle nostre culture schizofreniche".
NOTE:
(1) Carl Gustav Jung, "Sulla psicologia dell'inconscio",
Boringhieri,Torino. "Vivendo tale archetipo (Ermete, n.d.a.), il moderno fa l'esperienza della modalità più antica di pensiero,come attività autonoma di cui si è
l'oggetto. Ermete Trismegisto o il Thot della letteratura ermetica,
Orfeo, Pimandro, e il Pimen (Pastore) di Hermas che gli è apparentato,
sono altre formulazioni della stessa esperienza. A tale archetipo converrebbe anche il nome di Lucifero, se tale nome non fosse così
compromesso". Jung aggiunge anche che questo archetipo di 'vecchio saggio'
è associabile a Zarathustra, ed è l'"archetipo del senso".
(2) L'opera è stata analizzata in modo rigoroso da Festugière in "La Rèvelation d'Hermes Trismègiste", 4 volumi, Gabalda, 1944-54.
(3) Marsilio Ficino (1433-1499), filosofo e letterato italiano che è considerato il principale esponente dell'Umanesimo; dedicò la propria vita alla traduzione di testi
classici (i dialoghi platonici, gli inni attribuiti ad
Omero e Orfeo, la Teogonia di Esiodo,ecc.) che gli permisero di 'conciliare' la filosofia classica con la religione cristiana in una concezione
'armonica' dell'universo, nel quale l'essere umano è contemporaneamente centro e mediatore tra l'Uno
(Dio) e la molteplicità delle Sue manifestazioni.
(4) "E' vero senza menzogna, certo, assolutamente veritiero. Ciò che sta in basso è come ciò che sta in alto, e ciò che sta in alto è come ciò che sta in basso, per fare il miracolo di una cosa unica. E come tutte le cose sono state prodotte e sono venute da uno per la mediazione di uno, così tutte queste cose sono provenute da questa cosa unica per adattamento.
Il Sole è suo padre, la Luna è sua madre, il vento l'ha portato nel suo grembo; la terra è la sua
nutrice. Il padre di tutto, il telesma di tutte le cose è qui. La sua forza o potenza è intera se è convertita in terra.
Tu separerai la terra dal fuoco, il sottile dallo spesso, dolcemente, con grande industria.
Esso sale dalla terra al cielo, e di nuovo ridiscende in terra, e così riceve la forza delle cose superiori e inferiori.
Tu avrai per questo mezzo la gloria di tutto il mondo e per questo ogni oscurità fuggirà da te.
E' la forza forte d'ogni forza perché essa vincerà ogni cosa sottile e penetrerà ogni cosa spessa.
Così il mondo è stato creato. Da questa (forza) nasceranno mirabili mutamenti, il mezzo dei quali è qui (rivelato).
E' per questo che sono stato chiamato Hermes Trismegistos, colui che possiede le tre parti della Filosofia del mondo
intero. Ciò che ho detto dell'operazione del Sole è perfetto, è compiuto".
(5) Veda, Marabout Universitè, vol.I,pag.14.
(6) Andrea Alciato (1452-1550) illustre giurista lombardo che prestò la propria professione di insegnante ad
Avignone, Bruges, Bologna e Pavia ma che ha lasciato una celebre opera di stampo
filosofico, "Emblematum Liber", in cui raccolse epigrammi latini accompagnadoli con figure allegoriche in cui emerge la sua notevole conoscenza della classicità
antica. Vi ricorrono riferimenti mitologici, simbolici e favolosi. L'opera venne ripubblicata ben 180 volte nell'arco di duecento anni e fu tradotta in varie lingue.
(7) J. F. Champollion (1790-1832) è considerato il moderno decifratore dei caratteri geroglifici Egizi dandone l'interpretazione fonetica ed ideografica.
(8) Raccolta di 1070 testi di incerta datazione (almeno prima del 1600
a.C.) che rappresentano il più antico trattato della letteratura
indiana. I "Veda" completi sono costituiti da altre tre raccolte di documenti scritti.
(9) Francesco Colonna è famoso per il più celebre libro illustrato
rinascimentale (in italiano "La Battaglia d'amore in sogno di Polifolo"),
edito da Aldo Manuzio. Personaggio misterioso, viene identificato con un omonimo frate veneziano ma è più probabile che possa trattarsi del protonotaro apostolico nonché patrizio
romano, Francesco Colonna, signore di Palestrina.
(10) Bèroalde de Verville, nome vero Francois Brouard (1566 ca.-1629 ca.) fu medico, dedito all'alchimia, poligrafo, umanista, abiurò il protestantesimo. Fu autore di molte opere.
(11) Michel de Nostredame (1503-1566) era provenzale e fu medico ed astrologo alla corte del re Carlo IX, protetto dalla regina Caterina dè Medici, sua madre e reggente. Con lo pseudonimo di Nostradamus scrisse le famose ed enigmatiche
"Centurie" profetiche.
(12):M.Maier: godette nel '600 grande notorietà,in parte per i libri dei suoi emblemi(oltre all'Atalanta Fugiens,ricordiamo "Symbola Aureae Mensae"), in cui per la prima volta rivisita in modo organico i miti pagani, interpretandoli in chiave ermetica.
(13) Daniel Stolcius fu alchimista alla corte dell'imperatore Rodolfo II
(1552-1612).
(14) C. Ripa (ca. 1500 -1620 o forse 1625) intese riferirsi costantemente ai miti pagani e l'opera citata ha costituito uno dei repertori figurativi più seguiti da
poeti, pittori e scultori fino al 1800.
(15) la sua identità non è nota, anonimo scrittore di alchimia del 1600.
(16) M.Mirabail, docente di psicopedagogia e studioso di esoterismo, nel 1976 ha fondato un Centro di Ricerche Esoteriche in Francia.
Bibliografia consultata per la ricerca:
"Atlante storico della filosofia", Nikolao Merker- I Edizione, 2002 -
Editori Riuniti.
"Dizionario dell'esoterismo - Le 50 parole chiave", Michel Mirabail -
Arnoldo Mondadori Editore.
"Arte e Alchimia", Maurizio Calvesi, Mino Gabriele - Art Dossier -
1986 - Giunti Editore.
Libri pubblicati da Riflessioni.it
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