Riflessioni Filosofiche a cura di Carlo Vespa Indice
Considerazioni sul pensiero scientifico
di Clericus
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[1] Il concetto kantiano di "sintesi" va inteso nel senso che anche quelle proposizioni matematiche, che a
prima vista sembrano delle identità (es. 7 + 5 = 12) e quindi per niente
"sintetiche" , devono invece essere considerate tali in quanto il risultato,
benchè calcolabile con un metodo universale e identico alla somma dei due
numeri, non è immediatamente presente all' operatore: cosa che è più evidente -
dice K. - quando il numero di cifre è grande. Cioè: la conoscenza del risultato
non è immediata, ma richiede l'intuizione o dei passaggi, e non è quindi
"contenuta" nel concetto della somma di due numeri dati.
[3]
A tutto rigore, un teorema è definito come una "formula ben formata", cioè costruita rispettando certe
regole di formazione, tale che sia l'ultima di una dimostrazione; però il
concetto di teorema non è sempre ef
Il fatto che la matematica e la fisica esistano non dipende quindi solo dall'esistenza di dimostrazioni. Non dipende neppure dall'esistenza di un metodo generale di costruzione delle dimostrazioni / teorie. Dipende invece dalla possibilità di costruire sequenze simboliche - non importa come - e di verificarne la coerenza: intrinseca nel caso della Matematica, con l'insieme dei risultati sperimentali nelle scienze e in Fisica, in particolare.
Insufficienza delle indagini e delle "soluzioni" storicamente proposte
A mio avviso, il ruolo della sintesi - non propriamente secondo l'accezione kantiana, ma intese come processo di
formazione delle connessioni simboliche, cioè del pensiero razionale - non
è stato adeguatamente considerato nell'epistemologia moderna, diciamo da Mach
in poi. Né Popper,
né Kuhn, Wittgenstein e i positivisti logici hanno posto
questo problema in primo piano: essi hanno cercato di definire un concetto
generale della "scienza" e del "significato" o "senso" compatibile con
l'immagine che ne avevano, cioè operando essi stessi delle sintesi che
verosimilmente non soddisfacevano neppure i canoni che arbitrariamente avevano
prefissato - anche se i loro sforzi non sono stati inutili.
Il fatto è che, detto banalmente,
non c'è costruzione della scienza se non c'è qualche idea nuova, e a
questo punto potremmo convenire che non vi è descrizione soddisfacente della
"scienza" se non si esplora come si costruiscono le novità, cioè come
avviene la sintesi. E' evidente che non esiste un algoritmo che produca tutte
le sintesi, anche se molte sintesi possono essere prodotte mediante algoritmi;
in un certo modo anche la deduzione è un processo di sintesi, tuttavia la
costruzione di un algoritmo o richiede un altro algoritmo - e allora abbiamo un
recesso all'infinito, dato che non abbiamo nessun algoritmo massimo capace di
elaborare tutti gli altri algoritmi possibili - o, appunto, qualcosa che non è
algoritmo, cioè una costruzione non derivabile da altro, ma in sè
auto-sussistente. Ma come è possibile? La risposta è semplice: le regole cui le
sintesi debbono soddisfare sono del tutto insufficienti a produrle, cioè la
risposta è nella non-esistenza dell'algoritmo massimo (o, se si vuole, di una
teoria ultima a priori). Ma - si dirà - questo preclude la possibilità
di una soluzione definitiva al "problema della scienza" , cioè all'impossibilità di fissare l'epistemologia in un risultato finale. E chi ha mai detto che vi
sia una soluzione?
Tuttavia, è possibile indicare
qui sommariamente alcuni caratteri costituitivi delle sintesi. Innanzitutto, la deduzione di una teoria a partire da osservazioni già interpretate e da un quadro concettuale-formale predefinito. Sottolineo che non
importa che nella deduzione si trovino elementi non-empirici ed estranei allo
stesso quadro concettuale di sfondo; la deduzione non è un meccanismo
ergo qualcosa del genere ci deve essere - vedasi la costruzione della
gravitazione universale di Newton; essa deve soddisfare le regole di in
- la negazione di una
qualche ipotesi, specie se generalmente accettata; è chiaro che nulla ci
permette di in
- l'ispirazione che può
derivare da infinite occasioni: immagini che si producono spontaneamente,
colloqui avuti con altre persone, e perché no, fraintendimenti e
reinterpretazioni di quanto già detto...
- la creazione dal nulla di una nuova idea. Per
Infine, un punto debole di quasi
tutta l'epistemologia moderna è la poca analisi degli esperimenti. E'
impossibile definire i caratteri della scienza moderna se si parte da
definizioni generali e si costruiscono sistemi ipotetico-deduttivi.
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