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Canone (canonico)
Il termine "canone" deriva dal greco kanôn, sostantivo che denota anzitutto un’asta diritta e rigida. Poiché la bacchetta diritta era impiegata per drizzare altre cose o per verificare che altre cose fossero diritte, kanôn designava la livella, il regolo o l’archipendolo usato dai carpentieri, oppure il righello dello scrivano. In senso lato, canone fornisce un criterio o modello (latino norma) i rapporto al quale si può determinare la dirittura di opinioni o azioni, oppure la norma, la regola di qualche cosa; una persona esemplare era per i Greci canone del bene. In riferimento alla letteratura, il canone era per i grammatici alessandrini la raccolta di opere classiche ritenute degne di essere imitate. Per Paolo (Gal 16,10) il canone "kanôn" è il comportamento cristiano esemplare. Per i Padri prevale il significato di regola o norma della fede, e nel 341 d.C. fu dato il nome di "canoni" alle deliberazioni del concilio di Antiochia. Il termine venne quindi applicato, come avvenne appunto per i libri della Bibbia non più tardi del IV secolo, ad una lista di scritti normativa o orientativa.
La parola canone applicata alle Scritture, quindi, ha un primo significato di "norma di fede e di vita" per i credenti: gli scritti che ne fanno parte si impongono cioè come norma, regola della fede e della vita cristiana (i teologi sono soliti parlare di "canone attivo". Poiché questa norma di vita e fede si identifica con i libri che la contengono, tali libri, rappresentanti la regola concreta, la norma per i cristiani, sono appunto i libri canonici "canone passivo". Perciò per "canone biblico" si intende il catalogo ufficiale dei libri che compongono la Bibbia che la Chiesa ha riconosciuto come ispirati, i quali costituiscono la regola della fede e dei costumi del cristiano.
fonte: http://www.christianismus.it
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