Riflessioni Filosofiche a cura di Carlo Vespa Indice
Blaise Pascal - L'altra faccia della ragione
di Michele Paolini Paoletti
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LA RAGIONEVOLEZZA DEL CRISTIANESIMO: LA
SCOMMESSA.
Dopo aver delineato la prima parte della sua
(ipotetica, perché non vedrà mai del tutto la
luce) Apologia del Cristianesimo come
pars destruens di tutti i falsi
insegnamenti della scienza (razionalismo) e
della filosofia (stoicismo e
scetticismo), e
dopo aver spiegato la differenza tra la
ragione ed il cuore, Pascal si occupa ora di
dimostrare la ragionevolezza della religione
cristiana. La ragionevolezza, comunque, non la
razionalità: il cristianesimo, difatti, non
deve essere inquadrato secondo gli schemi
dell'esprit de géométrie ed esaurito in
un discorso argomentativo, ma può essere
intravisto, mediante una serie di riflessioni,
come la soluzione più adatta ai problemi della
condizione umana. Esso, infatti, come abbiamo
già scritto, esalta la grandezza dell'uomo
senza rinnegarne la miseria, collocandolo in
una posizione mediana tra Peccato e
possibilità di Salvezza, in una tensione tra
il Nulla e l'Infinito, che ciascun cuore,
secondo Pascal, anche quello meno religioso,
dovrebbe riconoscere come propria.
Il Cristianesimo è dunque un atto di fede in
un evento, storico, che trascende la ragione.
Ma proprio perché storico, tale evento può
esser compreso, in una certa misura, dalle
stesse facoltà conoscitive umane, le quali,
indirizzandosi ad un atteggiamento che
favorisca la Verità, possono essere
ricompensate da Dio col dono della fede. La
ragione non può convertire, ma può aprire la
strada della conversione. Gli argomenti
apologetici di Pascal hanno perciò una duplice
missione: da un lato, difendere l'autenticità
del Cristianesimo e le sue peculiarità contro
ogni tentativo di tradire la reale essenza di
questa religione, che sia perpetrato dalla
scienza, da Cartesio o da Mointaigne, o dallo
stesso pontefice; dall'altro, tentare di
accostare lo stesso interlocutore ateo e
libertino, che accusa il Cristianesimo di
falsità, a Cristo ed alla Sua Parola di
Salvezza.
La scommessa di Pascal
Celeberrimo, in quest'ultimo caso, è
l'argomento della scommessa. Pascal si
rivolge, appunto, ad un uomo che non crede,
evidentemente esperto scommettitore, e gli
chiede di scommettere sull'esistenza o meno di
Dio. "Su quale delle due punterete? Secondo
ragione, non potete puntare né sull'una né
sull'altra" (233). E se non volessimo
puntare? "Scommettere bisogna: non è una
cosa che dipenda dal vostro volere, ci siete
impegnato". Cosa scommettere, allora?
"Vediamo. Siccome c'è uguale probabilità di
vincita e di perdita (pari, ndr), se
aveste da guadagnare solamente due vite contro
una, vi conviene già scommettere (.).
Ma qui c'è un'eternità di vita e di
beatitudine. Stando così le cose, quand'anche
ci fosse un'infinità di casi, di cui uno solo
in vostro favore, avreste pur sempre ragione
di scommettere uno per avere due (.).
Ma qui c'è effettivamente un'infinità di vita
infinitamente beata da guadagnare, una
probabilità di vincita contro un numero finito
di probabilità di perdita, e quel che
rischiate è qualcosa di finito. Questo tronca
ogni incertezza (vous abêtira): dovunque ci
sia l'infinito, e non ci sia un'infinità di
probabilità di perdere contro quella di
vincere, non c'è da esitare: bisogna dar
tutto". In sintesi: l'unica cosa che
possiamo scommettere, sull'esistenza di Dio, è
la nostra vita finita. Se scommettiamo che Dio
non esista, vinciamo il finito, che poi
comunque perderemo, e non conquistiamo
l'infinito. Se, invece, ammettiamo l'esistenza
di Dio, perdiamo una vita finita, comunque
destinata ad essere abbandonata, per
conquistarne una infinita.
E' ragionevole, così, vivere ed agire come se
Dio esistesse: come ricompensa alla nostra
condotta, Dio, e soltanto Lui, perché né la
ragione né il cuore possono produrla, ci
ricompenserà con la fede piena.
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