Riflessioni Filosofiche a cura di Carlo Vespa Indice
Blaise Pascal - L'altra faccia della ragione
di Michele Paolini Paoletti
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E SUA GRANDEZZA.
Già per il solo fatto di poter essere
cosciente dei propri limiti e dei propri
difetti, comunque, l'uomo costituisce per
Pascal un essere unico all'interno di tutto
l'universo. Pur nella sua fragilità e
nell'esile consistenza del proprio esistere,
infatti, l'uomo viene nobilitato dalla propria
capacità di pensare, di riflettere su quanto
lo circonda nell'universo e di tentare di
comprendere se stesso, la propria limitatezza
e l'immensità del proprio desiderio di bene,
felicità, verità: "L'uomo non è che una
canna, la più debole della natura; ma è una
canna pensante. (.) Anche se l'universo
lo schiacciasse, l'uomo sarebbe ancor più
nobile di chi l'uccide, perché sa di morire e
conosce la superiorità dell'universo su di
lui; l'universo, invece, non sa niente"
(347), pertanto "mediante lo spazio,
l'universo mi circonda e mi inghiottisce come
un punto; mediante il pensiero, io lo
comprendo" (348).
Se, inoltre, possediamo in noi stessi una
minima idea di bene, felicità e verità (in
quanto oggetti di desiderio), pur non
potendola acquisire dalle bassezze della
nostra condizione, è ragionevole pensare che,
in un tempo lontano, potessimo godere del
sommo Bene, della somma Felicità e della somma
Verità: siamo "egualmente capaci di
ignorare in modo assoluto e di conoscere con
assoluta certezza, tanto che è manifesto che
siamo vissuti in un grado di perfezione dal
quale siamo sventuratamente caduti" (434)
e, pertanto, "che mai ci gridano quest'avidità
e questa impotenza se non che, un tempo, ci fu
nell'uomo una vera felicità, di cui gli
restano ora soltanto il segno e l'impronta
affatto vuota, che esso cerca invano di
colmare con tutto quanto lo circonda,
chiedendo alle cose assenti l'aiuto che non
ottiene dalle presenti, e che non può essergli
dato da nessuna, perché quell'abisso infinito
può essere colmato soltanto da un oggetto
infinito ed immutabile: ossia, Dio stesso?"
(425)
Come dei "re decaduti" al momento del Peccato
Originale, che ci ha posto nel mezzo del nulla
e dell'infinito, del massimo dolore e della
massima felicità, cerchiamo conforto nel mondo
per sfuggire a noi stessi, anche se, alla
fine, il mondo non ci basterà mai. Da qui la
scelta fondamentale: o l'angoscia, o la
conversione al Cristianesimo, l'unica
religione ragionevolmente umana, perché ha
conosciuto "la grandezza e la miseria, e le
cause dell'una e dell'altra" (433). Al di
là di ogni dimostrazione razionale, è
probabilmente questa la prova più forte della
verità cristiana: l'unica verità in grado di
rivelare ai cuori un "Dio di amore e di
consolazione: un Dio che riempie l'anima e il
cuore di coloro che possiede" (556).
LA RAGIONE ED IL CUORE.
Ma cosa sono la ragione ed il cuore, nella
terminologia utilizzata da Pascal? Per il
filosofo di Clermont - Ferrand, l'uomo è
dotato di due organi di conoscenza: il
coeur e la raison, appunto. Essi
hanno dei campi di interesse opposti e,
talora, entrano pure in conflitto, poiché la
ragione, nelle presunzioni degli scienziati e
dei filosofi, tenta di prevaricare il cuore
nell'indagine esistenziale dell'uomo,
riducendolo o esaltandolo a seconda della
prospettiva assunta.
In realtà, lo spirito razionale non potrà mai capire del tutto l'essere umano ed i suoi desideri, dato che "il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce" (277). Per calarci maggiormente nelle connotazioni filosofiche che il binomio cuore - ragione prende, poi, possiamo stabilire che, mentre la ragione è dominata dall'esprit de géométrie, lo spirito di geometria, il cuore è caratterizzato da uno spirito estremamente differente, l'esprit de finesse.
L'esprit de géométrie si interessa delle cose esteriori e procede tramite dimostrazioni e ragionamenti, a partire da principi primi prestabiliti. Tali principi, tuttavia, non possono essere spiegati dalla stessa ragione, ma devono essere accettati come risultati dell'intuito, dell'esprit de finesse: le intuizioni di spazio e di tempo sono un tipico esempio.
L'esprit de finesse ha viceversa per oggetto di ricerca l'uomo e la sua interiorità e si avvale del sentimento e dell'intuito, cioè di una forma di conoscere che "avverte" l'unità, il tutto, senza aver bisogno di mediazioni razionali. L'esprit de finesse è dunque alla base della morale e della religione, o meglio: di una coscienza del senso religioso dell'esistenza cui Dio può successivamente donare la fede: "Il cuore, e non la ragione, sente Dio. E questa è la fede: Dio sensibile al cuore e non alla ragione" (278). La stessa morale del sentimento è superiore a quella della ragione, in quanto "il cuore ama l'essere universale naturalmente e se stesso naturalmente, secondo che si attacca all'uno e all'altro", anche se può sbagliare se "s'indura contro l'uno o l'altro a sua scelta" (277). Il fondamento più valido per la morale, comunque, rimane pur sempre, per Pascal, l'insegnamento evangelico e quello della Chiesa, come vedremo più dettagliatamente in seguito.
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