Testi per Riflettere
Relazioni tra legge di causa-effetto e legge della Provvidenza
Estratto dal volume "Il codice delle leggi morali - approccio olistico al cambiamento!" di Bruno E.G. Fuoco - Settembre 2011
Le filosofie spirituali hanno evidenziato che alcuni importanti profili applicativi della legge di causa-effetto sono governati da una Legge superiore, cioè dalla Legge della Provvidenza (cfr., supra, cap. II, paragrafo 4).
Mentre la nascita di una situazione debitoria o creditoria è stabilita sulla base dei nostri comportamenti trascorsi, in modo ineludibile e ferreo dalla legge di causalità, restano indeterminati per noi i tempi e le modalità di pagamento o di riscossione.
Le filosofie spirituali spiegano che il “come e il quando” si manifestano nella nostra vita in un’ottica evolutiva e imprevedibile per noi, in quanto ogni cosa che accade è interrelata anche ad altre vite ed in ragione di ciò occorrerebbe possedere la consapevolezza del “Tutto” o “dell’Unità” che, normalmente, sfugge alla nostra coscienza ordinaria.
L’individuazione esatta del momento temporale e delle modalità concrete sono rimesse alla Legge di Provvidenza, in quanto la legge di causa ed effetto non è fine a se stessa, ma preordinata all’evoluzione dell’individuo. La legge morale non impone modalità penalizzanti: ”che cosa vuole il Cielo? Che noi miglioriamo. Non ha nessun desiderio di opprimerci … Il Cielo vuole soltanto che diveniamo più coscienti, più saggi” (1).
Non a caso, (forse) la meccanica quantistica “ci insegna che il percorso generale di una reazione può essere prevedibile, mentre non lo è il percorso esatto. C’è una espansione probabilistica nel sentiero che connette la causa con l’effetto” (2). Nella fisica quantistica opera il principio di indeterminazione: “Nell’ambito della realtà le cui connessioni sono formulate dalla teoria quantistica, le leggi naturali non conducono ad una completa determinazione di ciò che accade nello spazio e nel tempo” (3).
D’altronde, la coscienza ordinaria incontra difficoltà anche nel decifrare, da subito, il “senso”, la “direzione” dell’esperienza che sta vivendo: “anche se in apparenza il destino di un essere si presenta sotto l’aspetto più sfavorevole, in fin dei conti non si sa se quegli avvenimenti non lo porteranno verso un bene più grande; e viceversa. Vi legate a un certo uomo o a una certa donna, scegliete il tal mestiere, andate ad abitare in una determinata città, avete la tal malattia … e non sapete dove tutto questo vi condurrà. Anche se il vostro legame o il vostro mestiere non sono un successo, anche se la vostra malattia vi tiene a letto per mesi, può essere forse il destino che, per vie traverse, vi conduce verso ciò che in definitiva si rivelerà il meglio per voi. Non potete pronunciarvi finché la vostra vita non è giunta al suo termine, perché spesso è per quelle vie “insondabili” che il mondo invisibile vi porta verso la luce" (4).
La legge della Provvidenza è superiore a quella di causa ed effetto in quanto permea il Tutto e finalizza il Tutto all’evoluzione della creazione e dell’uomo che ne è parte. Questa legge non solo dirige il “come e il quando” della legge di causalità, ma genera ulteriori situazioni di vita: sia in termini di crescita tramite eventi apparentemente oppositivi (cfr. paragrafo successivo) e sia in termini di condizioni favorevoli alla realizzazione interiore (5). Anche le opportunità realizzative, appena menzionate, sono beninteso correlate al mondo interiore dei singoli, ma in una forma diversa da quella di causa-effetto, in quanto sono fondate sull’amore, piuttosto, che sulla giustizia retributiva (cfr. cap. II, paragrafo 4). Il fatto che l’Universo favorisca la legge dell’Amore o della Provvidenza, superiore a quella di causa e di effetto, non deve indurci, però, a sottovalutare quest’ultima.
La legge di Provvidenza, affermano le filosofie spirituali, contempla in circostanze eccezionali ancorate alle nostre condotte altruistiche, effetti estintivi, riduttivi o sospensivi della legge di causa-effetto. La Legge superiore della Provvidenza pur non cancellando la necessità oggettiva di riparare l’equilibrio violato, può ridurre la portata degli effetti ostativi derivanti dalle azioni pregresse quando, realmente, l’uomo ha già iniziato a destinare tutte le sue energie ad un Ideale di servizio (6). Afferma O. M. Aïvanhov: “Chi vuole entrare nella regione della Provvidenza divina, deve diventare un operaio nel campo del Signore. Così, quando i suoi creditori – ossia le leggi della morale cosmica da lui trasgredite – lo rintracceranno esigendo che egli paghi i propri debiti, minacciandolo altrimenti di essere trascinato in giudizio, il Signore risponderà: «Lasciatelo tranquillo, perché è un mio servitore! – Sì, ma ha contratto dei debiti! – Quali? Quanti? – Ha commesso il tale errore, ha infranto la tal regola. – D’accordo, ho capito, ma è un mio operaio, lavora per Me. Dunque, state tranquilli: pagherò Io i suoi debiti». Essendo giusto, Dio non scaccia i creditori, che a buon diritto reclamano, ma dice semplicemente: «Sono Io che pagherò per lui, state tranquilli». Evidentemente, questo breve dialogo tra il Signore e i creditori è simbolico: significa che saremo sempre salvati dal nostro lavoro spirituale” (7). Anche P. Deunov afferma: “può accadere che il Cielo paghi per coloro che sono buoni e pronti e che non hanno finito di pagare tutti i debiti; il Cielo può fare loro la Grazia. La Provvidenza aiuta gli esseri ad uscire dalle situazioni nelle quali sono caduti. Altrimenti, la bontà non avrebbe alcun senso “ (8).
La mera penitenza se intesa come semplice rimorso, senso di colpa o vergogna, è, invece, di per sé insufficiente al fine di attivare gli effetti della legge della Provvidenza (9). Nel diritto ordinario chi commette un abuso edilizio e si pente, dovrebbe demolire quanto realizzato e ripristinare la situazione iniziale; oppure chi non ha versato i tributi, dovrebbe provvedere a versare una somma a titolo di riparazione. Anche le autorità pubbliche hanno il diritto di pentirsi (ius poenitendi) e ciò concretamente si traduce nella revoca di un atto, precedentemente, adottato. Quindi, dopo il rimorso occorrono una effettiva presa di coscienza, la volontà di voler riparare e l’avvio in concreto dell’azione riparatrice. La vera penitenza suppone un percorso concreto, un’attività e non passività (10). Il pentimento autentico può aprire un nuovo scenario nella nostra Vita in quanto può rallentare la morsa del Karma ed ampliare la nostra libertà: ”È scritto nello Zohar che quando Dio ebbe creato il mondo, Si rivolse a tutte le Sue creature, una dopo l’altra. Quando la Legge si presentò dinanzi a Lui, Egli le parlò così: «Ogni volta che l’uomo trasgredirà i tuoi ordini, sarai implacabile, ma non appena si pentirà e farà penitenza, cesserai di tormentarlo, tacerai e lo lascerai libero». Ecco perché la Legge è terribile, implacabile, ma si piega non appena gli esseri umani si pentono e correggono i propri errori. Tutti avete il potere di fermare l’applicazione dei decreti più severi della Legge. Il comando di Dio è che questa si ritiri non appena avete compreso i vostri errori e cominciate a ripararli” (11). Anche quest’ultima affermazione comprova che esiste una Legge superiore a quella della Karma, ma l’entrata in azione di questa legge Superiore nella nostra vita dipende dalla nostra ferma e luminosa iniziativa. I debiti che tutti noi abbiamo contratto non devono, dunque, bloccare il percorso evolutivo. Il Karma non deve diventare il padrone della nostra vita (12).
L’essere che conduce una vita istintiva ed egocentrica non ha le opportunità sopra indicate, precisano le filosofie spirituali, in quanto Egli opera nel piano della necessità, non in virtù di una punizione, ma in ragione del fatto che ha sprecato le sue energie, destinandole solo a se stesso. L’egocentrismo rende, infatti, l’uomo anche meno libero. Le energie destinate ai fini egocentrici sono energie perdute sul piano evolutivo (13). Le energie destinate ai fini impersonali sono, invece, un investimento sul piano evolutivo. I gradi di libertà sono, dunque, correlati al livello evolutivo del singolo, cioè alla pratica di un ideale altruistico (capitale spirituale accumulato).
La legge della Provvidenza, in termini riepilogativi:
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imprime una direzione evolutiva alle modalità di applicazione della legge di causa ed effetto, agendo sul “come e quando”;
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può ridurre o estinguere il debito a carico della persona, a seconda della condotta individuale intrapresa;
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può accordare opportunità per realizzare gli ideali spirituali, a seconda della condotta individuale intrapresa;
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imprime una direzione evolutiva agli eventi oppositivi (legge di polarità).
Una riflessione ulteriore occorre dedicare al pagamento dei debiti contratti con i nostri comportamenti. Accettare la legge del Karma e le conseguenti sofferenze durante la vita terrena, avvertono le filosofie spirituali, evita alla nostra anima di attraversare quelle stesse sofferenze, successivamente, alla partenza dalla terra, in uno stadio in cui tali sofferenze sarebbero avvertite con maggiore intensità (14). L’anima che sulla terra non ha pagato i propri debiti, sarà, infatti, costretta a rivivere, prima di reincarnarsi, le sofferenze provocate negli altri. Invece, laddove l’Anima abbia già pagato sulla terra, non attraverserà, successivamente, questa fase di forte sofferenza, ma potrà più velocemente accedere alle realtà superiori di pace e di gioia.
Relazioni tra legge di causa-effetto e legge della polarità
Ogni cosa si conosce dal suo opposto, si legge nel Giardino della conoscenza (15). La vita, in effetti, si fonda sull'esistenza dei contrari e su tale opposizione crea il movimento. Se i due principi o i due poli non esistessero, vivremmo nell'indifferenziazione in quanto la vita non avrebbe modo di manifestarsi (16).
La legge della polarità è presente nei fenomeni cosmici, nella vita biologica e nella realtà subatomica: ”Può trattarsi di un flusso tra poli con diverso potenziale, come nei fenomeni elettrici, oppure, una alternanza tra fasi distinte (notte-giorno, inspirazione-espirazione, contrazione-rilassamento ecc.); o ancora una interazione tra forze "opposte" (gravitazione-moto orbitale, repulsione elettromagnetica-attrazione nucleare forte ecc.). Perfino la struttura stessa della materia risulta imperniata sul gioco di polarità opposte, come nel rapporto tra protoni e elettroni ... Passando dal cosmo agli organismi viventi, il flusso/gioco continuo tra poli opposti si può osservare nell'alternanza tra inspirazione ed espirazione, tra veglia e sonno, tra vita e morte … e infine, sappiamo che neppure ciò che appare statico si sottrae al principio della dualità: la materia "inerte" è tale solo ai nostri, limitati, sensi, mentre è in uno stato di continua vibrazione a livello molecolare e di incessante moto orbitale a livello atomico (e anche in questo caso troviamo il gioco delle polarità: in particolare quella termica e quella elettromagnetica). Tuttavia, "polarità opposte" non significa necessariamente "antagoniste", ma semmai complementari: entrambi collaborano pariteticamente a rendere possibile l'esistenza materiale e l'evoluzione: gli elettroni sono necessari non meno dei protoni, così come le donne sono necessarie per la specie umana non meno degli uomini. L'universo, la vita, la materia esistono innegabilmente come flusso dinamico prodotto da opposizioni cooperative tendenti a un equilibrio” (17).
Emblematica è la relazione cooperativa giorno-notte: ”Tutta la vita è sottomessa alla legge dell'alternanza, che è la legge dei contrari. Al mattino, la luce scaccia le ombre della notte, e la sera, sono le ombre che riguadagnano terreno... È lecito, per questo, dire che la notte è opposta al giorno, e il giorno alla notte? Sì e no. Sì, perché la luce è l'opposto delle tenebre; no, perché il giorno e la notte lavorano insieme per creare e preservare la vita. Prima di venire al mondo, il bambino passa nove mesi nascosto nel grembo della madre ... Per germogliare, i semi devono restare per un certo tempo sotto terra ... quanto alle api, esse tappezzano l'arnia di cera perché hanno bisogno dell'oscurità per produrre il miele, ecc. Quanti lavori hanno inizio nell'oscurità, prima di uscire alla luce! Luce e oscurità rappresentano delle entità, delle correnti, delle energie che la natura utilizza per il suo lavoro"(18).
In questo senso è condivisibile l’affermazione degli scienziati secondo i quali il bene e male “sono cose della mente e non della materia” (19).
Quando l’uomo usa scorrettamente le risorse psichiche contro la loro destinazione assegnata, allora, questo è il male. Il male presente nella società deriva, infatti, dalle scelte compiute da singoli uomini. Le ambizioni di dominio e di possesso che tanti danni provocano nella nostra vita, derivano da singoli uomini che hanno scelto di assumere questi istinti a metro comportamentale.
La legge della polarità ci insegna che le energie istintive sono fisiologiche e che pertanto, bisogna imparare ad usarle per trasformarle in energie costruttive: “Non si può negare che il male esista; occorre vederlo e prendere delle precauzioni. Ma anche se esiste, non è una buona ragione per non vedere altro. Purtroppo, ci sono persone che si compiacciono nel male come se fosse per loro un nutrimento ... per gli scandali, le catastrofi, le sordidezze … Sostengono di parlare del male per denunciarlo, per combatterlo. No, è falso; ne parlano perché lo amano. Senza il male si annoierebbero, non avrebbero niente da dire, niente da scrivere. Bisognerebbe abituare i bambini sin da piccoli a interessarsi di preferenza a tutto ciò che è bello, buono, nobile, puro. È talmente più benefico per la loro formazione! Del resto, è questa la vera pedagogia: sforzarsi di nutrire nei bambini l’amore per tutto ciò che esiste di meglio, perché solo l’amore per la bellezza, per la bontà e per la giustizia permette veramente di neutralizzare il male in se stessi e negli altri” (20).
La legge della polarità ci insegna che possiamo subire nella nostra vita eventi oppositivi quali momenti fisiologici di crescita umana: le cosiddette “prove”. Tali eventi sono cooperativi e ci spingono ad una lettura, ad una interpretazione più evoluta ed elevata del nostro ruolo nella vita. Le prove ci spingono ad approfondire il senso della vita e a trovare nuove energie dentro di noi. Questa legge è subordinata, quindi, alla legge di Provvidenza. Infatti, le sofferenze e le prove, afferma Peter Deunov, inviate dalla legge della Provvidenza, racchiudono sempre dei beni nascosti: con ogni sofferenza, Dio vuole attirare la nostra attenzione su un punto di vista utile per noi.
Come afferma Aïvanhov, con la notoria semplicità e profondità, in Natura, il programma di una vita facile non risulta scritto da nessuna parte: “Quelle che definiamo ‘prove’ altro non sono che una serie di problemi che dobbiamo risolvere nel corso della nostra esistenza, esattamente come ne devono risolvere i bambini a scuola e gli studenti all’università. Via via che questi fanno dei progressi, vengono loro presentati esercizi più difficili, con la richiesta di approfondire maggiormente gli argomenti. Naturalmente, arriva sempre il momento in cui essi lasceranno la scuola o l’università, ma mai nessuno lascia la scuola della vita. Gli esercizi e gli sforzi che gli esseri umani dovranno fare nel corso della propria esistenza saranno dunque senza fine. Perciò, anziché lamentarsi e ribellarsi per il fatto di avere ancora un fardello da portare o un ostacolo da superare, essi devono prima comprendere la causa e il significato di quelle prove, e poi devono anche rallegrarsi di avere nuove esperienze da fare e nuove verità da scoprire, poiché tali esperienze e tali verità sono le uniche vere ricchezze. Se, dopo una prova, la loro forza e il loro amore aumentano, significa che hanno passato bene l’esame, e quella forza, quella fede e quell’amore accresciuti sono come dei diplomi che essi hanno conseguito” (21).
Anche il famoso genetista giapponese Murakami, riconosce che “Tutti abbiamo un enorme potenziale, ma a volte per attingere a esso dobbiamo ritrovarci in ristrettezze, in una situazione difficile al fine di attivare i nostri geni benefici” (22).
Attraverso le prove ”noi impariamo le lezioni della vita. Le prove non sono fatte per distruggerci: Esse fanno parte della naturale legge dell’evoluzione e sono necessarie per noi per avanzare da un livello più basso ad uno superiore. Tu sei molto più forte di tutte le tue prove. Se non lo capisci adesso, dovrai capirlo più tardi. Dio ti ha dato il potere di controllare la tua mente e il tuo corpo e così liberarti dai dolori e dai dispiaceri. Non dire mai: «sono finito»“ (23).
Tali eventi oppositivi hanno una genesi diversa rispetto alle situazioni apparentemente analoghe derivanti dalla legge di causa ed effetto: “Occorre imparare a distinguere due tipi di sofferenze, in modo da evitare quelle che indicano che si è preso il cammino sbagliato, e accettare invece quelle che si incontrano necessariamente quando si avanza lungo la via del bene. Ovviamente, nel momento in cui si soffre non è sempre facile discernere la natura di quella sofferenza e neppure è facile capire se essa è costruttiva o distruttiva. Ma voi conoscete i criteri, e se avete imparato ad analizzarvi, ve ne renderete conto velocemente” (24). Ogni uomo dovrebbe possedere una conoscenza completa delle leggi del pensiero e del loro funzionamento, solo così sarebbe possibile vivere tranquillamente in questo mondo. Colui che utilizza le forze del pensiero, raggiunge questo fine nel migliore dei modi. Egli sarà in grado di vincere le forze contrarie e le correnti antagonistiche (25).
In conclusione, la legge di polarità ci insegna che nella misura in cui viviamo sulla terra, dobbiamo misurarci con gli eventi oppositivi, con le energie istintive e che, pertanto, dobbiamo accettare una filosofia di vita dinamica al fine di ritrovare l’Uno, partendo, giustappunto, dalla dualità. Un approccio interiore diverso, cioè di non vigilanza rispetto alla dualità, ci rende, in effetti, sempre impreparati e in balia degli inconvenienti della vita. L’energia che ci sospinge a non subire le forze istintive e gli eventi oppositivi e a lavorare sulla dualità per ritrovare l’Unità, proviene dalla legge di Evoluzione, manifestazione della Legge della Provvidenza. Il regista di questi eventi si trova, infatti, nelle regioni dello Spirito dove risiede il nostro Sé superiore che è compartecipe della regia. Non a caso, talora riusciamo a cogliere da subito il senso dell’opposizione che stiamo attraversando e riusciamo ad evitare condotte disarmoniose. Tutti noi, a mano a mano che sviluppiamo il contatto con il nostro Sé superiore, riusciamo a cogliere il “Senso” delle nostre vicende di vita e a non subire passivamente la forza propagata dalle onde della Vita.
La legge della polarità non ricade nelle leggi morali in senso stretto, in quanto a prescindere dai singoli comportamenti umani, occorre sempre misurarsi con i due poli della vita manifesta. Appariva, nondimeno, utile darne contezza in questa sede per evidenziare l’esistenza di un fascio di situazioni della vita non riconducibili, esclusivamente, alla nostra semina. Il nostro modo di affrontare la dualità, invece, ricade nel campo di applicazione delle leggi morali.
Le riflessioni fin qui esplicitate, se condivise, ci fanno toccare con mano il fatto che la Vita sulla Terra, appare simile, effettivamente, alla frequentazione di una “Scuola”. Ma di queste problematiche non si occupa la nostra “scuola”.
La versione elettronica de "Il codice delle leggi morali – approccio olistico al cambiamento!" di Bruno E.G. Fuoco, può essere prelevata gratuitamente su:
www.codiceolistico.it/ilcodicedelleleggimorali.pdf
Bruno E. G. Fuoco (1959), dopo aver conseguito con il massimo dei voti la Laurea in Giurisprudenza all’Università di Roma, ha perfezionato i suoi studi giuridici presso l’Università R. Cartesio di Parigi. Docente in corsi di formazione in materia di autotutela e azione amministrativa, autore di vari volumi e saggi in materia giuridica, svolge attualmente attività di consulenza giuridica. Si occupa, altresì, di educazione civica e di giustizia in prospettiva olistica. Nel recente volume “Il codice delle Leggi morali – approccio olistico al cambiamento”, ha raccolto gli esiti della sua ricerca olistica.
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