Sul Sentiero I
Dalla “divina inquietudine” alla Gioia
di Bianca Varelli
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“Verdi pascoli”
Rudolf Steiner, fondatore dell’Antroposofia, afferma che il Sentiero, almeno al livello evolutivo medio dell’Umanità, consiste, in sintesi, nel trasformarsi “da creature in creatori”, ovvero nel dominare (diventare “dominus”, signore) la propria vita su ogni piano.
Nonostante la nebbia emotiva e le illusioni dell’ego, qualsiasi autentico cammino spirituale prima o poi trasformerà l’individuo, anche a prescindere dalla pochezza delle motivazioni di quest’ultimo. La Verità è sempre più forte del piccolo io, e nel lungo termine, finirà con il prevalere. Il cammino e il Maestro usano la debolezza e le ambizioni dell’individuo per creare delle lezioni che alla fine eroderanno l’ego e sveleranno le ambizioni, mostrandole per ciò che sono e portando lentamente allo scoperto l’intento dell’anima che si trova al di là di esse.
Alcuni, almeno inizialmente, avranno solo una conoscenza intellettuale o un’intuizione fugace di espressioni come “il maestro interiore”, “tutto è uno” e “la vita è una Scuola”; altri ne comprenderanno davvero il significato, interiorizzandolo. Ciò a causa della più ampia saggezza originata dalla maturità dell’anima, e dall’elevazione della coscienza determinata dal consapevole lavoro di allineamento con il Sé.
Egli ha sperimentato che il cammino spirituale è un processo di graduale disillusione nel quale tutte le nostre convinzioni riguardo a chi siamo, a cos’è la vita, a cos’è Dio, a cos’è la Verità e a cos’è lo stesso cammino spirituale vengono smontate e distrutte.
Ha sperimentato, anche, che è un sentiero degno di essere percorso, perché la demolizione e lo smantellamento portano alla nuda Verità, alla luce della quale - soltanto - l’anima può ri-velarsi (togliersi il velo).
Ha sperimentato che è un percorso vivente e mutante, che si evolve davanti ai suoi occhi.
Ha sperimentato che su di esso è necessario affrontare con l’anima e i sensi desti le sfide che si presentano e i “draghi” interiori che ci minacciano poiché, se è vero che non possiamo avere certezze sul nostro progresso e sulle nostre conquiste spirituali, sappiamo con sicurezza che la Paura è il più grande ostacolo all’evoluzione.
In questo periodo della ricerca, spesso vengono meno anche i consueti "punti di riferimento" affettivi, poiché non sempre coloro che sono vicini al ricercatore hanno intrapreso un medesimo cammino di consapevolezza, e sono pertanto percepiti come "non in sintonia". L’aspirante-ricercatore tende allora a ricreare una "famiglia dell'anima", collegandosi a chi, come lui, attraversa fasi di dubbio e di ricerca di una spiritualità non dogmatica, in cui la sua ragione venga rispettata, e che dia senso alla sua vita.
L’aspirante-ricercatore giunge infine ad un punto del suo cammino terreno in cui sente che nulla ha più importanza del perseguire il senso del suo “stare al mondo”:
Questa ignoranza dello scopo della vita è la più grave malattia da cui siamo affetti ed è la causa della nostra schiavitù.
(Kirpal Sing)
Egli comincia a porsi i quesiti esistenziali di tutti i Pensatori, che spesso percepisce in modo doloroso e struggente: Perchè vivo? Perchè soffro? Quali leggi regolano l’Universo? Qual è il senso del mio passaggio sulla Terra?
In uno stadio più avanzato, quando sceglierà di porsi al servizio dell'umanità, si domanderà: Qual è il mio Compito?
Non sarà, naturalmente, compreso.
Molti troveranno queste aspirazioni e questi interrogativi "troppo seri" o "idealistici" o “strani”.
Altri non crederanno alla sua buona fede, ricercando motivazioni recondite alla sua ricerca.
Altri, per timore di essere tratti fuori dall' Aula dei giochi e del disimpegno nella quale si attardano, rideranno, o lo derideranno, continuando la loro vita consueta, alla quale non intravedono alternative.
Altri sceglieranno di continuare a trastullarsi con disquisizioni filosofiche o con brillanti conversazioni tra amici sulla “spiritualità" o con gli infiniti modi per "strutturare il tempo", secondo l'espressione dello psicologo Erik Berne. Essi parlano anche, talvolta, del Sentiero, ma non lo percorrono.
Altri ancora sceglieranno la via dell'opposizione polemica e del pregiudizio, non intendendo ancora introdursi nella via stretta della disciplina personale e del servizio all’umanità.
Sono tutti comportamenti logici, del tutto naturali per l'Io che non ha ancora scelto di servire il Piano.
Infine, quando l’anima, attraverso successivi gradi di consapevolezza, è pronta ad aprirsi alla Luce, comincia a delinearsi, in modo sempre più chiaro e dettagliato, la Meta.
Egli abbandona il terreno brullo e arido delle illusioni e si incammina per “verdi pascoli”:
Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla; su pascoli verdi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce.
(Salmo di Davide, 23, 1-6)
Bianca Varelli
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