Religioni?
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di Paolo Bancale indice articoli
Il “dialogo” tutto può essere tranne che un monologo autoritario
Agosto 2016
Platone fece parlare i filosofi del suo tempo solo attraverso dialoghi, Galileo se ne è servito per i massimi sistemi, dialogano Candide di Voltaire e Zarathustra di Nietzsche, nel dialogo riposano il successo di un matrimonio e di una amicizia. Il dialogo è un ponte a due sensi che apre allo scambio paritario, il dizionario Zanichelli lo definisce “Comprensione reciproca basata sul parlare, sul desiderio di capire e di farsi capire” tra posizioni non concordi ma di pari dignità, a differenza di quello magistralmente interpretato da Chaplin tra Hitler e Mussolini nel film “Il dittatore”. Attività dianoetica direbbero i filosofi, maieutica avrebbe detto Socrate, introspettiva Freud.
Un ordine gerarchico non presuppone un dialogo, una situazione di fatto a proprio vantaggio che non si voglia cambiare parimenti non presuppone l’esistenza di un dialogo: ed allora con quale onestà intellettiva si può far dire al papa davanti ai maggiorenti della UE: ”La pace sarà duratura nella misura in cui armiamo i nostri figli con le armi del dialogo insegnando loro la buona battaglia dell’incontro e della negoziazione”. Figli… dialogo… negoziazione…?
I nostri figli, in Italia, dalle Alpi alla Sicilia, sono obbligati, comunque la pensino, a subire dalle elementari alla maturità tredici (13 !) anni di dottrina, mitologia e politica cattolica, e soltanto cattolica, insegnata da gente incaricata dal locale vescovo cattolico e alla torreggiante presenza di un crocifisso cattolico. In queste condizioni così partigiane e oppressive di che d-i-a-l-o-g-o si può parlare se non di un condizionamento ideologico e imprinting, che piaccia o no?
Francesco, per varie cose ci piace, ma che non bluffi. Quello di cui parla a proposito di figli, scuole e dialogo, in Italia, e lui lo sa, è il dialogo-monologo di Chaplin che nelle vesti di Hitler gioca col mappamondo, o meglio è un monologo autoteferenziale senza aporie: il cattolicesimo imperiale non è fatto per i dialoghi, ce lo ricordano anche le storie di Panikkar, Merton, de Lubac , Kung che ebbero problemi con i Goebbels vaticani.
Il parossismo compulsivo missionario, autocratico ed escludente del “ extra ecclesiam nulla salus” rende inconcepibile il dialogo, interpretato dal cattolicesimo come la magnanimità di offrire l’ultima sigaretta al condannato a morte. Chi vuole e pensa in termini di dialogo si muove in altro modo: la protestante Angela Merkel, figlia di un pastore luterano, che a Roma va spontaneamente ad una messa cattolica, e il nuovo sindaco di Londra, l’islamico Khan, che sceglie di fare il suo giuramento sul Corano in una chiesa protestante. Questi sono acta concludentia ovvero atti concludenti, una spontanea e leale forma di manifestazione tacita di volontà negoziale e di DIALOGO, che mancano anche a Francesco.
Il relativismo religioso rimane l’antidoto fondamentale per limitare l’influenza gerarchica delle religioni.
Paolo Bancale
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