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Ognuno di noi è ciò che pensa
E’ autentica la nostra vita quotidiana? Perché non la sappiamo vivere in modo straordinario? Ci perdiamo in inutili desideri ed illusioni mentre la mediocrità domina in quasi tutto il nostro agire, conseguenza della superficialità del nostro pensiero.
E’ vero che ognuno di noi è ciò che pensa?
Se mentalmente costruiamo idoli, finiamo per immedesimarci in essi.
Diventiamo tutt’uno con essi. Gli idoli sono delle mete che vogliamo raggiungere, ma che sono finalizzate a se stesse. Se, ad esempio, la nostra principale meta è possedere una bella casa, la nostra mente sarà indirizzata lì e tutte le energie interiori si esauriranno in questo desiderio che fossilizzerà la nostra mente. Non riesce ad andare oltre perché si è creata una barriera.
Se coviamo delle illusioni diventiamo anche noi illusione, se ci lasciamo avvinghiare dalle delusioni diventiamo “delusione” e quindi viviamo da depressi.
Non è facile essere sinceri con noi stessi: siamo attaccati a pregiudizi, ideologie, condizionamenti. A volte alcuni barlumi di lucidità ci indicano lo stato della nostra mente in modo più genuino, ma subito dopo torniamo nelle nostre abitudini, appesantiti da desideri banali che ci inabissano nella solita mentalità piccolo-borghese rimanendo costantemente mediocri.
Ma quando la nostra vita è autentica? Quando è autentico il nostro pensare.
Dobbiamo scoprirlo da soli. Nessuno può conoscere a fondo i nostri contenuti mentali, solo noi abbiamo la possibilità di farlo, anche se parzialmente. Su questo punto non dobbiamo dipendere dal giudizio di alcuno perché ognuno è imprigionato dal suo limitato punto di vista e non può conoscere la nostra dimensione interiore così come l’abbiamo vissuta e la stiamo vivendo.
Gli altri sono necessari perché anche involontariamente ci aiutano a scoprire qualcosa di noi, ma nessuno può pretendere di conoscerci realmente a fondo. Neanche i famigliari e nemmeno noi stessi perché gran parte dell’inconscio ci sfugge in quanto la dinamica delle pulsioni e delle idee hanno le loro origini nel nostro bagaglio genetico e nel vissuto reale e relazionale.
L’autenticità richiede profondità interiore, la quale non significa arrovellarsi il cervello con sofismi finalizzati a se stessi, ma consiste semplicemente nell’attenta e pacata osservazione di quello che siamo e del mondo circostante nella purezza dello sguardo.
Ma questo si ottiene nel vuoto interiore, quando si è disposti a cogliere attentamente il dinamismo della vita e gli eventi, per poter interpretare il senso della nostra esistenza senza chiuderci alla Trascendenza.
Il filosofo Louis Lavelle aveva ragione: "Il Tutto è sempre lì davanti a noi e in noi, senza subire frantumazioni persino nell’oggetto più miserabile, che già solleva tutte le questioni fondamentali" (L’errore di Narciso, 1939).
In sintesi il messaggio fondamentale che l'autore vorrebbe trasmettere attraverso questo libro:
Progresso ed etica sono in continua evoluzione, ma se non diventano complementari portano all'implosione strutturale della società privata di tutti i valori umani che in migliaia di anni di storia, tra sofferenze e gioie, sono stati tramandati alle generazioni successive.
Emerge così il profilo dell'uomo integrale del 24° secolo, molto comune ed apprezzato .
Un uomo che utilizza le tecnologie più sofisticate per la promozione umana, per la scoperta della pura Verità, per la salvaguardia del Pianeta, per la riscoperta dell'attività più inconscia della mente, per la contemplazione dell'esistenza stessa, per la solidarietà e la creatività finalizzata al miglioramento della qualità della vita di ogni essere umano presente e futuro.
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