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Amore e Morte

di Fedro Anacoreta

Ottobre 2017

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Amore

 

Chi è amato non conosce morte, perché l'amore è immortalità, o meglio, è sostanza divina. Chi ama non conosce morte, perché l'amore fa rinascere la vita nella divinità” (E. Dickinson)

 

Parlare dell'Amore non è semplice anche se è piuttosto palese la funzione che esso svolge nella vita di ognuno di noi, contribuendo, di fatto, a determinarne il senso.
Inoltre con il termine “amore” indichiamo non solo il classico legame romantico tra due persone ma anche un insieme di accezioni del tutto differenti tra di loro.
Parliamo di amore tra genitori e figli e verso entità ideali quali il bene, la giustizia, la propria nazione. Vi è l'amore per se stessi, per “il prossimo” e tra uomo e Dio. Identifichiamo anche un amore per gli oggetti (il denaro) o per determinate attività (gioco, lavoro) che spesso possono anche trasformarsi in vere e proprie ossessioni.
Ma quindi l'Amore, in ultima istanza, è uno solo, o invece tendiamo ad indicare realtà totalmente diverse con la stessa parola?
Che cosa è l'Amore?
Che cosa significa Amare?
Nel mondo antico l'amore viene identificato con Eros, inteso inizialmente come una forza che esprime la sovrabbondanza d'essere e che vuole riversare al di fuori di sé questa ricchezza.
Ma quando “Il più bello tra gli immortali”  assume soprattutto il ruolo di figlio di Afrodite acquista anche la funzione di fatto più conosciuta, quella di relazione tra due esseri umani per mezzo della seduzione: la relazione erotica appunto.
Ma è proprio la relazione erotica a celare il senso umano della propria incompletezza, del bisogno dell'altro, della ricerca nel proprio “oggetto amoroso” di ciò che ci manca per sentirci completi. A proposito di questa visione dell'amore come ricerca dell'unità Nicola Abbagnano ha scritto: “L'unità...non ha niente a che fare con l'amore, ed è anzi negazione di esso perché esclude il rapporto e la comunità che costituiscono l'amore in tutte le sue manifestazioni. E' abbastanza ovvio che dove c'è una cosa sola non c'è chi ami né chi sia amato”.
Platone, oltre ad assegnare all'amore-Eros questa valenza di mancanza, da cui nasce la ricerca e il desiderio di ciò che si ama, è stato il primo a descrivere anche un'altra forma di sentimento che va al di là del mero rapporto fisico con la persona amata, trasformandosi in contemplazione delle idee di Bellezza, Verità e Bene.
Questo Amore Platonico che trascende la realtà sensibile verso il Mondo delle Idee è stato ripreso anche da Plotino il quale lo ha trasformato nel desiderio di tornare al proprio all'Uno.
Successivamente l'Amore di Dio per l'uomo e degli uomini per Dio e tra di loro diventa il fondamento del Cristianesimo che lo considera come immagine stessa della Trinità. In ogni amore, infatti, ci sono sempre tre elementi: chi ama, ciò che è amato e l'Amore stesso.
Per Sant'Agostino l'amore per il nostro prossimo non solo deriva da Dio, ma è Dio stesso.
Con la Filosofia Scolastica nasce la distinzione dell'Amore in due tipologie: l'”Amor benevolentiae”, nel quale si desidera il bene di chi si ama, e l'”Amor Concupiscentiae”, dominato dal desiderio di possesso, in cui c'è l'amore solo di chi ama, non dell'amato.
Il pensiero moderno rivaluterà poi l'istinto erotico e le pulsioni sessuali come componente fondamentale dell'Amore.
In particolare Sigmund Freud ipotizzerà l'esistenza di una energia psichica, la libido, che opera in tutte le fasi della vita dell'individuo determinandone i comportamenti.
Oggi giorno, anche al di fuori della sfera religiosa, l'Amore autentico viene descritto come costituito da reciprocità e libertà; esso deve mirare alla felicità della persona amata, anche qualora si dovesse fondare sulla rinuncia a possedere l'essere amato, e all'altruismo. L'Amore diventa così naturale tendenza a volere il proprio bene con l'impegno a cercare il bene degli altri, in quanto oggetto d'amore.
Infine, nella realtà odierna, l'amore  “diventa un assoluto (soluto ab, sciolto da tutto) in cui ciascuno può liberare quel profondo se stesso che non può esprimere nei ruoli che occupa nell'ambito sociale... E' come se l'amore reclamasse, contro la realtà regolata dalla razionalità tecnica, una propria realtà che consenta a ciascuno, attraverso la relazione con l'altro, di realizzare se stesso. E, in primo piano, naturalmente, non c'è l'altro, ma se stesso” (U. Galimberti)
Il pensiero neghentropico individua, fondamentalmente, due forme di amore.
Vi è un amore istintivo, erotico, fatto di passione ed infatuazione, più o meno limitato nel tempo, che vede la propria ragione di essere nell'”istinto di sopravivenza” e nell'attività delle aree cerebrali più arcaiche (sistema limbico).
Ma vi è anche, o forse soprattutto, un Amore Assoluto, inteso come esempio sublime di fattore illuminante, che ripone la propria ragione d'essere nella “Volontà di Sopravvivenza” dell'universo fenomenico e che risiede nelle aree cerebrali filogeneticamente più recenti ed evolute (corteccia) da cui originano anche le funzioni cerebrali superiori (mente, pensiero, memoria).
E' proprio questo Amore Assoluto l'oggetto di indagine del paradigma neghentropico il quale, pur essendo una dottrina profondamente laica, vede nelle parole di Papa Benedetto XVI il senso principale della ricerca e del significato dell'Amore:
“Tra l'Amore e il Divino esiste una qualche relazione: l'amore promette infinità, eternità, una realtà più grande e totalmente altra rispetto alla quotidianità del nostro essere”. (Benedetto XVI).
Ma qual è questa realtà altra, infinita ed eterna, se non quella dell'Essere atemporale e alocale da cui deriva l'intero universo fenomenico?
Come può l'Amore renderci partecipi di tale realtà?
E' indubbia la sensazione di benessere totalizzante che si accompagna ad esso, indipendentemente dall'oggetto d'amore.
E perché questa sensazione di Benessere?
Perché, di fatto, nell'atto di amare si diventa consapevoli, grazie all'altro, del proprio valore trascendente, della propria singolarità.
Possiamo quindi definire l'Amore Assoluto come uno Stato di Grazia che consegue alla contemplazione dell'immagine riflessa nell'altro, dell'Universo Trascendente presente in noi stessi.
Questo Stato di Grazia è, di fatto, uno stato ad elevato Potenziale Neghentropico che consente, quindi, un maggiore scambio di informazione con l'Ordine Implicito.
Si parla volutamente di scambio in quanto il canale comunicativo generato dall'incremento di PN consente alle informazioni di transitare in entrambi i sensi. Colui che ama, quindi, non solo può percepire uno scorcio di Verità Assoluta, ma può anche improntare la matrice alocale e atemporale dell'Ordine Implicito con la propria immagine riflessa e i propri ricordi più vivi, compreso quello dell'oggetto amato.
L'Amore Assoluto diventa così una porta per l'infinito.
L'Universo dell'Amore Assoluto non è quello dei sensi bensì quello della mente, prodotto dall'interazione tra l'Ordine Implicito e l'Ordine Esplicito. In questo mondo non può esistere alcun legame fondato sul desiderio di possesso né sull'istinto di sopravvivenza, e non esistono disuguaglianze: ognuno è libero di essere se stesso.
E' vero, per la maggior parte degli individui l'Amore Assoluto è un'esperienza temporanea, più o meno rapidamente soffocata dal potere entropico delle incombenze quotidiane e delle responsabilità sociali. Talvolta, però, Esso può assumere i connotati di una vera e propria estasi mistica, non solo totalizzante ma anche imperitura e immune a qualsiasi artificio deviante dell'universo fenomenico.

 

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