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- Raccolta di lettere inviate dai visitatori
Amore e Morte
di Fedro Anacoreta
Ottobre 2017
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Prologo
PARTE PRIMA
Introduzione al paradigma neghentropico
PARTE SECONDA
Prologo
V aveva 5 anni quando si ammalò.
Giunse in Ospedale in primavera e la diagnosi fu inappellabile; una neoplasia maligna del cervello. Nessuna possibilità di intervento né di guarigione, solo quella di cure palliative per rimandare il più possibile l'inevitabile decesso.
I genitori non si arresero; sentirono svariati pareri, provarono cure convenzionali e non, finirono tra le mani di sospetti luminari che sottoposero V a trattamenti sperimentali dal dubbio fondamento scientifico.
Pochi mesi dopo, l'inverno successivo per essere precisi, V lasciò questo mondo.
E con lei il suo sorriso, la sua gioia di vivere, i suoi sogni di bambino, tutto il suo amore.
Quando conobbi V avevo già visto soffrire e morire molti bambini.
Pensavo di essermi costruito una spessa corazza. Ma V la infranse in pochi attimi.
Aveva qualcosa che la rendeva drammaticamente penetrante ed ossessivamente speciale.
Qualcosa che non mi faceva dormire la notte, che mi faceva piangere nel silenzio di un bagno d'ospedale e che continuava insistentemente a pretendere che dessi un senso a tutto questo, smettendo di fuggire.
Pensare a lei faceva male ma era anche sottilmente piacevole perché, nonostante avessi smesso di credere in Dio da tempo, mi convinse del fatto che l'esistenza e il vissuto di quella splendida bambina avessero un senso profondo che, se solo fossi riuscito a comprendere, mi avrebbe insegnato ad accettare la sofferenza e la morte.
In poche settimane, mentre V festeggiava il suo ultimo Natale, terminai il lavoro teorico sul paradigma neghentropico.
Ma quando tornò per l'ultima volta in ospedale, mi resi conto che non ero ancora pronto.
Mancava un tassello fondamentale per comprendere la profonda relazione e il significato dei due aspetti essenziali della vita di V e di quella di tutti noi: l'Amore e la Morte. Perché non esiste vita senza morte e una vita senza amore, breve o lunga che sia, non è degna di essere vissuta.
L'intuizione giunse mentre la piccola varcava la soglia dell'infinito.
E questo manoscritto, nato dal dolore e dall'addio, è, per me, il più grande dono di V.
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