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Vecchio 28-03-2008, 18.54.38   #11
Anakreon
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Cause e processi.

Quel che scrive il Craveri, citato dal nostro Vanlag:

"Il processo, se ebbe davvero luogo, fu celebrato esclusivamente dall’autorità romana, con l’imputazione a Gesù di agitatore politico o almeno di personaggio suscettibile di divenire pretesto ed occasione di qualche tumulto in città",

è senz'altro vero:
solo il prefetto di Giudea aveva il diritto di spada, cioè di condannare a morte, e dunque solo egli poteva instruire un processo legale, secondo le leggi vigenti, che erano quelle stabilite da Tiberio Giulio Cesare, il quale teneva l'imperio proconsolare in quegli anni.

Tuttavia, se consideriamo la questione proposta dal nostro Socrate:

"in questi giorni che preparano alla Pasqua, spesso mi chiedo (ammessa la verità storica della figura di Cristo) chi principalmente abbia avuto interesse a far condannare Cristo alla crocifissione, se gli Ebrei del Sinedrio (con a capo i farisei ) oppure se si sia trattato di una specie di complotto dei Romani",

dobbiamo investigare non tanto chi abbia celebrato il processo legale, perché questo è indubitabile, quanto piuttosto chi abbia reputato che Cristo fosse pericoloso per sé o per la sua fazione.

E veramente, se è probabile che Ponzio Pilato, temendo tumulti, abbia giudicato opportuno, anzi necessario estirparne la causa, sia che l'accusato predicasse solo un rinnovamento della religione avita sia che meditasse anche eversioni dell'ordine civile; non è improbabile che, dinanzi al tribunale del prefetto, l'accusa sia stata deferita dai sacerdoti e dai principi dei Giudei, o perché essi fossero fedeli alle tradizioni e stimassero il reo empio e sacrilego, o perché, paventando che Cristo volesse farsi duce d'una ribellione contro i Romani, volessero prudentemente prevenire il sospetto d'averlo favorito, ovvero anche per ambedue le ragioni.

In somma, mi pare difficile supporre che, in una città tanto frequentata e turbolenta, qual era Gerosolima nel tempo della festa Giudaica più solenne, il prefetto abbia potuto eleggere il perturbatore del giorno e condannarlo alla pena capitale, affinché fosse d'esempio a tutti, senza l’aiuto alacre dello stesso popolo Giudeo o, al meno, d'una fazione potente.

Del resto, se sono veridiche le narrazioni circa i casi di Paolo di Tarso, non altrimenti accadde a lui, accusato dinanzi al prefetto di Giudea, Porcio Festo, dai Giudei di Cesarea, e dinanzi al proconsole d'Acaia, Anneo Gallione Novato, dai Giudei di Corinto:
la vera causa di tutto erano ancora i dissidii tra Giudei novatori e Giudei conservatori, i Romani essendo solo spettatori armati, pronti ad usare la spada per mantenere la pace nelle provincie, ma infastiditi dalle risse per numi esterni.

Anakreon.
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Vecchio 29-03-2008, 23.49.09   #12
Flavio**61
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Riferimento: Quale possibile "verità" sul processo a Gesù?

Citazione:
Originalmente inviato da VanLag
Questo è quanto scriveva Marcello Craveri nel suo libro: - La Vita D Gesù - in merito al fatto di cui parli.

Diversi studiosi tra cui lo storico della chiesa H. Lietzmann, G. Omodeo, J. Salvador, sostengono che tutta l’esposizione dei vangeli sinottici del dibattito davanti al Sinedrio è falsa e che Gesù è stato condannato soltanto dai romani.
Altri tra cui A. Loisy, O. Cullman, M. Goguel, sono disposti a concedere che il Sinedrio abbia tenuto una consultazione ufficiosa, un semplice interrogatorio destinato a fornire le prove per accusare Gesù alle autorità romane uniche competenti a condannarlo. I tradizionalisti, Ricciotti, Tondelli, etc invece attribuiscono all’interrogatorio davanti al Sinedrio il valore di un vero e proprio processo necessitante solo più della ratifica romana.

Anche se così fosse, la procedura seguita, secondo quanto riferiscono i Vangeli, sarebbe stata del tutto irregolare. Il Sinedrio, (in ebraico Sanhedrin), presieduto dal Sommo Sacerdote col titolo di nasi (principe) e composto da settantun membri, scelti tra le famiglie sacerdotali e tra quelle più cospicue per censo, purità di razza, teneva le adunanze in un locale del tempio detto Gazith, presso l’Attrio degli Israeliti. Ma le sedute potevano avere luogo soltanto dall’olocausto perenne del mattino (circa le ore 9) all’olocausto perenne della sera (ore 16). Tra l’interrogatori e la sentenza doveva poi passare un intervallo di ventiquattro ore.
Questa era la procedura prima dell’occupazione romana, e che comunque, stando al racconto dei Vangeli, non venne rispettata nel processo a Gesù. Per di più il Sinedrio non teneva mai riunioni i sabato o nei giorni festivi, e tanto meno a Pasqua.
Un acuto esame dell’illustre professor N. Jaeger rileva i numerosi vizi procedurali del processo, secondo il diritto ebraico: Udienza tenuta in ore notturne, votazione immediata della sentenza, difetto di almeno due testimoni perfettamente concordi, valore attribuito arbitrariamente a dichiarazioni dell’imputato provocate ad arte dal giudice etc.

I Vangeli riferiscono che il processo fu tenuto subito dopo l’arresto, cioè al massimo alle ore 3 o 4 del mattino del 15 Nisan, (Luca lo fa ripetere qualche ora più tardi) e per di più in casa del Sommo Sacerdote e non nella sede legale delle riunioni. Anzi gli evangelisti non sono nemmeno d’accordo sul nome del Sommo Sacerdote: Marco e Luca non lo nominano, Matteo dice che era Caifa (in realtà Caiafa) e ciò corrisponde al vero, mentre Giovanni fa il nome di Hanna (in realtà Hanan), il quale era scaduto di carica da almeno 15 anni.
Gli armonisti cattolici cercano di conciliare queste notizie discordanti e di rendere meno palesi le illegalità del processo supponendo: prima un breve interrogatorio notturno in casa di Hanan ex Sommo Sacerdote, poi il processo regolare al mattino da parte del Sinedrio presieduto da Caifa.
Ma probabilmente l’episodio notturno è stato inserito soltanto per riempire la lacuna della notte stessa – le poche ore dalle 3 alle 9 – che Gesù avrà passato sotto buona scorta di guardie.

L’incertezza attribuita a Pilato, la sua condiscendenza verso i capi giudei, e, nello stesso tempo, la sua benevolenza nei riguardi di Gesù non hanno alcun fondamento storico. Esse sono il risultato di un’opportunistica deformazione della verità, operata dai cristiani, col diffondersi della loro religione nell’impero, per scagionare i romani dalla responsabilità della condanna di Gesù.
Questa riabilitazione di Pilato (fino al proverbiale gesto di “lavarsene le mani”) ha portato, per converso, ad addossare ogni colpa al popolo ebraico, che si è così, immeritatamente, guadagnata per secoli l’esecrazione del mondo cristiano, con l’infamante taccia di “popolo deicida”.
A questo risultato mira anche la notizia, contenuta per altro nel solo Vangelo secondo Luca, che Pilato, avendo appreso che Gesù era Galileo, volle mandarlo alla corte di Antipa, perché lo giudicasse egli stesso. E’ una notizia non soltanto discutibile, ma senza alcun dubbio falsa. Giuridicamente non esisteva la necessità di un rinvio dell’imputato dal “forum delicti commissi” al “forum originis”, perché unico giudice competente era il procuratore romano; ne era nello stile di questi, anche per la dignità della sua carica, mostrare una simile deferenza verso il piccolo tetrarca Galileo.

Il processo, se ebbe davvero luogo, fu celebrato esclusivamente dall’autorità romana, con l’imputazione a Gesù di agitatore politico o almeno di personaggio suscettibile di divenire pretesto ed occasione di qualche tumulto in città.
Pilato lo condannò in base alla – lex Julia majestatis – senza bisogno di giustificare agli occhi dei Giudei la sua decisione. La pena della crocifissione (prevista dal codice romano e non da quello ebraico) venne comminata con la sentenza rituale: - Condemno, ibis in crucem. Lictor, conliga manus. Verberetur! – (“Io ti condanno: andrai in croce. Littore, legagli le mani. Sia flagellato!”).


Questo se si vuole rispondere alla domanda chi uccise Gesù….



La condanna a morte era decisa dai romani giusto …..ma …

Forse non sai che coloro che venivano condannati alla morte in croce ….non venivano flagellati ..

La flagellazione portava ugualmente alla morte ….era anche quella una condanna a morte ….

Ora perché Gesù è stato prima flagellato e poi crocefisso ?

Credo che a questo proposito la versione che abbiamo visto nel film di Mel Gibson sia la più

attendibile …..

Dire che nei vangeli ci siano contraddizioni è aria fritta …..ormai è stra risaputo….

I vangeli NON sono testi storici……sono libri di fede per chi già crede.

Ciao Flavio
Flavio**61 is offline  
Vecchio 30-03-2008, 17.08.26   #13
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Pene e flagelli.

Caro Flavio,

così la flagellazione come le verghe non erano per sé pene capitali, ancorché, se inflitte a uomini non molto robusti, potessero facilmente apportare la morte.

Tuttavia era consuetudine flagellare il condannato alla croce, affinché il supplizio non durasse per troppo tempo:
un corpo, già debilitato dal flagello, non sarebbe sopravvissuto per molti giorni appeso alla croce.

Nel caso singolare, non è inverisimile che il prefetto di Giudea abbia irrogata la flagellazione, quale pena per il sospetto che il reo fosse stato fomite di tumulti tra la plebe e, quindi, dimostrata l'accusa d'empietà e sacrilegio, abbia deliberata senz'altro la condanna capitale per sospensione alla croce.

Non dimentichiamo che il culto del dio venerato dai Giudei era, nell'imperio del popolo Romano, religione lecita e, dunque, gli atti perpetrati contro quel nume e contro le cose, gli uomini ed i riti a lui sacri, erano stimati sacrilegii dalla legge Romana:
i magistrati erano per ciò tenuti a concedere azione di legge a chiunque proponesse l'accusa ed a reprimere il delitto.

Per altro, se è vero che il titolo del crimine, applicato alla croce fu, in lingua Greca e Latina:
"Gesù Nazareno, re dei Giudei",
è lecito congetturare che Ponzio Pilato abbia proceduto piuttosto per il delitto di maestà diminuita del popolo Romano, che per quello d'empietà o di sacrilegio contro il nume avito dei Giudei.

Ma i due crimini non erano poi molto lungi uno dall'altro, se consideriamo che il perturbare, perpetrando atti sacrileghi ed empii, un popolo soggetto all'imperio del popolo Romano, era anche un diminuire la maestà stessa del popolo Romano, il quale, in virtù del suo primato e della potestà dei suoi magistrati, assicurava la pace, la pietà e la religione di tutti.

Anakreon.
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Vecchio 09-04-2008, 19.10.37   #14
Duca di Mantova
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Riferimento: Quale possibile "verità" sul processo a Gesù?

Ritengo che tutte queste discussioni siano fuori luogo. Infatti non è ammissibile giudicare storicamente una verità di fede. I Vangeli non hanno nessuna attendibilità storica, di conseguenza ogni possibile discussione è aria fritta.
Duca di Mantova is offline  
Vecchio 09-04-2008, 19.41.37   #15
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Verità e giudizii.

Caro Duce dei Mantovani,

il giudizio, dinanzi al tribunale d'un magistrato, non è una verità rivelata:
dunque se ne può opportunamente disputare.

Altro è stabilire quanto, di ciò che circa quel giudizio i libelli Cristiani riferiscono, sia vero e quanto sia stato distorto dalla venerazione verso il reo; ma questo è l'ufficio d'interpretazione proprio dello storico e del filologo, che vale per qual si voglia narrazione che tratti di qual si voglia caso umano:
non gli antichi solamente usavano ampliare, diminuire, mentire, accecati dall'odio o dall'amore.

Anakreon.
Anakreon is offline  

 



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