Ospite abituale
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Venearel ti rispondo con una favola....
Tanto tempo fa, nella valle di Akson, al centro del mondo, viveva felicemente immersa nella natura, una popolazione di ominidi, (homo insipiens). La valle era un’immensa distesa di pendii che si concentravano morbidamente in una vasta pianura, al centro della quale c’era il BOG. Come tutti sappiamo, il BOG, era un meteorite rosso caduto nella notte dei tempi dal cielo. Una stele che, per gli aksoni aveva valore perché, in quell’immensa valle verde, indicava la strada per il villaggio.
Gli aksoni vivevano felici e spensierati nella loro valle fertile e ricca di cacciagione, finché una notte buia e tempestosa un fulmine polverizzò il BOG.
Un aksone burlone, che era presente alla scena, ne raccolse polveri e frammenti. Grande fu la confusione fra gli aksoni quando, l’indomani svegliandosi, non trovarono più il loro BOG rosso. Ne nacque una sorta di babilonia confusa e instabile, nella quale più nessuno sapeva orientarsi dato che, mancava quel riferimento che da tempo e memoria era un segno inequivocabile per il popolo.
L’aksone burlone iniziò a comparire in mezzo ai suoi compaesani con piccoli frammenti del meteorite, dicendo che il cielo gli aveva parlato e gli aveva rivelato che, per riavere il BOG, dovevano portare polli e grano al grande masso che c’era lungo il fiume. Quelle offerte sarebbero andate metà al cielo e metà al lui, quale mediatore tra il popolo ed il cielo stesso.
Vinti dalla paura di non poter riacquisire il “valore perduto”, gli aksoni cedettero alla seduzione di quella promessa e diedero credito all’aksone burlone, istituendo così una casta di privilegiati che appoggiavano i loro privilegi sulla presunzione di essere mediatori tra il cielo ed il popolo.
Quando il popolo si spazientiva e chiedeva con troppa insistenza, quando il BOG sarebbe tornato, i mediatori, irritati, dicevano che era necessario avere fede.
La cosa continuò così per lungo, lunghissimo tempo, durante il quale il mondo degli aksoni si era evoluto. Ormai avevano lasciato la valle e si erano sparsi su tutto il globo. Le schegge e le polveri del BOG erano finite, ma non il suo ricordo. Le strutture di pensiero, le filosofie, degli aksoni, iniziarono a deviare, dalle problematiche reali. Una schiera di dotti, saggi e pensatori si unì ai discendenti dell’aksone burlone, ed iniziò a disquisire sulle qualità del BOG, facendo passare quel meteorite, da un valore concreto e pratico, ad un mito, a cui vennero saldati i concetti di bene, di bello, di buono.
Molto tempo era passato, e molte cose erano cambiate, l’unico segno di continuità era dato da quella promessa non mantenuta che incattiviva il popolo. Spaventati dal senso dell’urgenza che invadeva il popolo, i mediatori tra il cielo ed la terra, non poterono fare altro che aumentare le loro menzogne. Iniziarono a dire che il BOG era in un luogo ideale, un luogo bellissimo e pieno di benessere. Un luogo che ogni aksone avrebbe raggiunto dopo la morte. Dissero che, se gli aksoni non ricevevano aiuto dal BOG, era per le loro colpe, per la loro cattiveria, perché loro non erano uguali alla grandezza ed alla bellezza del BOG.
Ormai la finzione aveva superato la realtà, e nel cuore di ogni aksone era subentrata la ferma convinzione di mancare di qualche cosa e tutte le azioni del popolo erano fatte per recuperare il valore perso. Nessuno, in verità, sapeva più cosa fosse stato originariamente quel valore al quale ormai, si erano associati i concetti come: - bene supremo, eterna felicità, gioia permanente. - ma tutti cercavano incessantemente.
E, mentre si cercava quell’ipotetico paradiso perduto, tutto ciò che rimaneva al popolo era l’amarezza di una promessa mancata, che da una parte faceva aumentare l’urgenza del bene, mentre, dall’altra faceva aumentare la convinzione di essere cattivi ed indegni.
Così gli aksoni invece di mettere in dubbio l’esistenza del problema stesso e tornare a vivere una vita serena, diventarono sempre più avidi. Non c’era scorrettezza, nefandezza, orrore, atrocità o ingiustizia che ogni aksone non avrebbe perpetrato pur di ghermire quel sogno irrealizzabile, nel quale si era concentrato ogni valore.
Tutto andò avanti così finché un bambino, lo stesso che aveva gridato che il re era nudo, non contento delle botte che aveva preso l’altra volta, trovò questo scritto in un cestino di un server di internet.
Angosciato per la confusione che vedeva attorno a se, scrisse ai discendenti degli aksoni dicendogli che il BOG era stato un meteorite che serviva ad orientarsi e che oggi non esisteva più. Disse che oggi per orientarsi c’erano delle comode e poco costose bussole e che, quindi, la smettessero di farsi del male ad inseguire un mito.
Con la vocina flebile ma con molta determinazione spiegò agli aksoni che era quella promessa di un bene supremo suffragata dal BOG che aveva defraudato il nobile popolo di akson dalla gioia di vivere, impedendogli di vedere il bene che pervadeva ogni atomo di questo universo.
Quel bambino urlò che era stanco di re nudi e di BOG inutili. Urlò che lui aveva fame e che i nobili discendenti degli aksoni, invece di sprecare il loro tempo a cercare inesistenti valori, pensassero al valore di un pasto da dare a lui ed a tutti gli altri bambini della terra, perché, nel mondo del 2000, non c’era più posto per la menzogna, per la falsità, per l’astuzia, e per la disonestà intellettuale.
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